divisa di un esercito che, benche fosse alleato, non era il loro.

Il primo a essere colpito a morte fu un giovane militare, rimasto in piedi per liberare la carabina assicurata con i legacci allo zaino.

Erano trascorsi solo pochi istanti dall’allarme e gia le mitragliatrici e i fucili degli inglesi stavano rispondendo al fuoco nemico.

I cammelli avanzavano al galoppo e, contemporaneamente, i cavalieri facevano compiere agli animali improvvisi scarti laterali. Questo rendeva molto difficile sparare a colpo sicuro dal treno in corsa. I beduini cavalcavano seduti di lato e stringevano il calcio del fucile tra la guancia e la spalla mentre, col braccio libero dalle briglie, tenevano il fucile in asse e premevano sul grilletto. Non erano dotati di armi moderne: molti dei loro fucili, caratterizzati da una canna di lunghezza inusuale, erano ancora ad avancarica. Ciononostante i loro proiettili — e le loro sciabole in caso di scontro corpo a corpo — non erano meno letali di quelli inglesi.

Le ruote del convoglio stridettero e gli occupanti dei vagoni faticarono non poco a resistere agli effetti della brusca frenata. Molti dei bagagli caddero a terra.

«E molto probabile che abbiano sbarrato i binari», disse ancora Sciarra, rivolto al suo attendente. «Sono almeno quattro volte piu numerosi di noi. Non riusciremo ad avere la meglio su di loro.»

L’esperienza della guerra aveva acuito in Rocco quella scaltrezza, mescolata al buon senso, tipica dei contadini del Sud Italia. «Signore, sono un ottimo cavaliere. Se riuscissi ad arrivare sino al carro bestiame, che mi sembra sia il prossimo vagone verso la testa del treno, potrei tentare una sortita in cerca di aiuto», disse il militare siciliano rivolto al suo superiore, con una luce di fredda determinazione nello sguardo.

«Davvero ve la sentite, soldato?» chiese Sciarra.

«Certo. So bene che il rischio di morire per mano dei beduini e alto, ma preferisco morire in sella a un cavallo, mentre sto tentando di tirarci fuori dai guai, che chiuso dentro questo vagone.»

I due strisciarono sul fondo della carrozza, sino a che non giunsero in prossimita del ballatoio che fungeva da passaggio tra un vagone e l’altro.

Sciarra si sporse e si accerto che i nemici fossero impegnati in coda al treno, ove le mitragliatrici a difesa del carico rappresentavano la maggiore sacca di resistenza. Sciarra e il suo attendente balzarono quindi da un vagone all’altro senza essere visti e si ritrovarono sotto il carro bestiame.

Rocco estrasse la pistola ed esplose un colpo in direzione del catenaccio, scardinandolo. Fulminei entrarono nel vano del vagone appena in tempo per evitare il colpo di fucile di un beduino che si era accorto della loro manovra.

Gli animali scalciavano, impauriti dal rumore della battaglia. Rocco slego un cavallo arabo dai colori chiari, lo monto a pelo e pianto i tacchi degli stivali nel ventre dell’animale nel momento in cui Sciarra spalancava la porta scorrevole. Rocco e lo stallone arabo saltarono nel vuoto.

Il beduino, che era rimasto in attesa, prese la mira con calma, puntando la lunga canna del suo fucile sulla schiena di Rocco che si allontanava. Sciarra gli fu addosso proprio mentre sparava.

I due si avvinghiarono e caddero nella polvere. Sciarra vide la lama balenargli a poca distanza dalla gola, inarco la schiena e fece leva sulle reni con la forza della disperazione. Riusci a liberarsi dalla presa del suo nemico che rotolo su se stesso. Quando il beduino riacquisto padronanza dei movimenti era ormai troppo tardi: il pesante sasso dalla punta aguzza che Sciarra teneva nelle mani si abbatte con violenza sul suo cranio, sfondandolo.

«Speriamo che Rocco non sia stato colpito. E io che pensavo fosse una specie di imboscato. Invece si e rivelato un soldato coraggioso e intraprendente.» L’ufficiale italiano raccolse la pistola che era caduta a terra nella lotta. Alcuni militari inglesi, che avevano assistito alla scena dalla carrozza, gli facevano ampi cenni affinche risalisse sul treno: i ribelli si stavano preparando a un’altra carica.

Una volta rientrato, Sciarra si diede da fare per organizzare la difesa da quello che si annunciava come un assedio senza possibilita di salvezza per gli assediati.

Si erano ormai susseguite quattro cariche da parte dei beduini e in ognuna di queste le perdite tra i ranghi inglesi si facevano sempre piu pesanti.

«Dobbiamo riuscire a liberare i binari», penso Sciarra. «Potrebbe essere l’unico modo per salvare la pelle.»

Nel corso della precedente escursione verso la testa del treno, il colonnello italiano aveva avuto conferma alle sue supposizioni sul motivo per cui il convoglio si era bruscamente arrestato: un grosso masso ostruiva i binari. Doveva riuscire a trasportare fino all’ostacolo un paio di casse dell’esplosivo che aveva visto caricare al Cairo. Se fossero riusciti a farlo brillare, il masso sarebbe saltato in aria e il treno avrebbe potuto ripartire e forse seminare i suoi inseguitori.

Sciarra si era diretto verso la coda del convoglio, seguito da quattro militari inglesi. Aveva oltrepassato le carrozze passeggeri e si era bloccato sul predellino della seconda: davanti ai suoi occhi stava infuriando una cruenta battaglia. Le due mitragliatrici continuavano a sputare fuoco e pallottole. Ma la cosa non sembrava preoccupare per nulla gli assalitori.

Sciarra si getto sul bilico, acquattandosi il piu possibile tra le casse che il vagone trasportava. Ma sembrava che i beduini si guardassero bene dal colpire il vagone che trasportava gli esplosivi: era come se conoscessero l’esatta ubicazione delle munizioni e cercassero di preservare l’integrita del loro potenziale bottino.

Sciarra recise con la baionetta la corda che assicurava il carico e scelse con cura le due casse in base alla scritta che ne indicava il contenuto. Le sollevo una per volta e le passo ai quattro che l’avevano seguito. Quindi il piccolo gruppo raggiunse la fine della carrozza collegata al carro bestiame, trasportando l’esplosivo.

Sciarra della Volta fece cenno ai suoi di passare sotto al carro bestiame e di avanzare carponi sulle traversine dei binari. I quattro lo seguirono in silenzio. Erano a un passo dalla locomotiva quando uscirono allo scoperto e si portarono nei pressi del masso che i beduini avevano collocato sulle rotaie. Non c’era tempo per disporre i candelotti di dinamite: Sciarra poso le casse ai piedi del masso. Quindi ne apri una, estrasse alcuni candelotti e li porto con se, mentre tornava verso il locomotore.

Fu a quel punto che la situazione parve precipitare a causa di una nuova carica dei beduini. Le mitragliatrici tacquero e le scariche di fucileria provenienti dai militari asserragliati nei vagoni si fecero sempre piu sporadiche e meno incisive.

Il colonnello italiano diede fuoco alla miccia dei tre candelotti che aveva in mano. Attese che le scintille sprizzassero dalla polvere dello stoppino, quindi scaglio la dinamite in direzione delle casse.

L’esplosione provoco un’onda d’urto tale che anche il pesante locomotore vibro come se fosse stato scosso dal vento. Attesero che il fumo si diradasse e allora Sciarra e i quattro militari inglesi si accorsero che sette arabi con le armi puntate erano immobili davanti a loro.

Ma proprio mentre i soldati stavano alzando le mani in segno di resa, una raffica di fucileria esplose dalla sommita dell’altura che dominava la scena. Cinque dei sette beduini caddero a terra senza un lamento. I due sopravvissuti se la diedero a gambe.

Rocco cavalcava il suo stallone arabo e, al suo fianco, si trovava un giovane ufficiale dei bersaglieri.

Una sessantina di «uomini gallina», cosi gli inglesi chiamavano gli oltre trecentoquaranta bersaglieri di stanza in Palestina, piombarono sui nomadi come falchi in caccia. Fu sufficiente una sola carica di cavalleria perche i nemici si ritirassero al galoppo nel deserto dal quale erano venuti. Sul terreno erano rimasti una ventina di soldati inglesi e piu di cinquanta beduini.

Rocco ando in cerca del suo superiore.

«Colonnello!» grido il soldato siciliano non appena lo vide. «Spero di non essere arrivato troppo tardi.»

«Grazie a voi, Rocco, siamo riusciti a sventare una gravissima minaccia. Pensate a quali sarebbero state le conseguenze per gli alleati se il nemico fosse riuscito a impadronirsi del carico d’armi ed esplosivi che trasportiamo. E grazie anche a voi e ai vostri uomini, maggiore», disse Sciarra, osservando i gradi dell’ufficiale dei bersaglieri accorso in loro aiuto, «un solo secondo piu tardi e quei beduini ci avrebbero passato per le armi.»

«Maggiore Francesco d’Agostino, ai vostri ordini, signore. Attacchi come questo sono abbastanza frequenti lungo la rete ferroviaria, e per lo piu sono opera di tribu di predoni fedeli ai turchi. Se foste capitolati nessuno sarebbe sopravvissuto: i nomadi del deserto non fanno prigionieri. E gia successo altre volte. Purtroppo non sempre siamo riusciti a intervenire tempestivamente come in questo caso. Il guaio e che i miei uomini e io non abbiamo il dono dell’ubiquita e il tratto di linea che dobbiamo sorvegliare e sconfinato. In ogni caso sono doppiamente felice: per aver tirato fuori dai guai gli occupanti del convoglio e per aver incontrato un mio connazionale. Se ci diamo da fare per sgombrare quello che rimane del masso che ostruiva i binari, credo che

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