Si direbbe che la Terra non sia importante, per loro.» Gli piazzo il bicchiere vuoto davanti e disse: «Vi spiace andare a prendermi un altro drink?»
«Certo.»
Harris si allontano e raggiunse il mobiletto di controllo. Cosi venne a trovarsi a oltre un metro da Carver, la distanza giusta per il subsonico. Inspiro profondamente, si volto e attivo il generatore che aveva nel fianco.
«Cosa…» comincio a dire Carver. E cadde riverso sul tavolo, mentre il bicchiere vuoto rotolava sul pavimento.
Il cuore gli batteva all’impazzata. La sua mano spari nella tasca, le dita si contrassero sul piccolo calcio freddo dell’annientatore. In quel locale deserto poteva tirare il grilletto e finire Carver in un attimo…
Udi uno scatto alle sue spalle. Uno sportello si apri verso l’interno e una strana creatura meccanica usci dalle viscere dell’autobar.
Dalla griglia che stava sopra la sua testa, la voce disse: «Servire bevande alcoliche a chi e gia ubriaco e contro le leggi federali. Servire bevande alcoliche a chi e gia ubriaco e contro le leggi federali. Servire…»
Il robot si diresse verso la figura inerte di Carver. Era alto oltre un metro, con una testa tonda e lucente, due braccia telescopiche estensibili che sbucavano dai recessi del torace. Attraverso il locale, sempre muovendosi su due ruote, e, mentre Harris lo guardava a bocca aperta, allibito, circondo con le braccia il darruuese privo di conoscenza, lo sollevo senza sforzo e usci in un vicolo adiacente. Un attimo dopo torno solo.
Il piccolo robot scomparve di nuovo dietro lo sportello, che si richiuse immediatamente. La voce dell’altoparlante si spense. Harris mando giu d’un fiato il suo liquore e si precipito nel vicolo.
Carver giaceva bocconi sul marciapiede. L’effetto del subsonico cominciava a dileguarsi. L’uomo gemette, si agito, socchiuse gli occhi.
La sua mano si contrasse sull’annientatore, per la seconda volta. Li, in quel vicolo buio, una rapida scarica di energia fulminante e tutto sarebbe finito.
Non ebbe la forza di farlo.
Tutto il suo corpo tremo e si scosse come un albero al vento. Correnti incrociate di desideri contrastanti lo straziarono.
Chiuse gli occhi e vide Darruu splendere nella nebbia purpurea. Vide la processione annuale dei Servi dello Spirito, ciascuno con la sua candela, udi il canto malinconico, la preghiera portata sulle ali della brezza. «Noi siamo una sacra confraternita. E uccidere…»
Non poteva.
Impossibile.
Esito, tremo, si tese tutto. Lotto contro se stesso per costringersi a puntare l’arma, a tirare il grilletto, a bruciare la vita nell’uomo in stato d’incoscienza che giaceva ai suoi piedi.
Carver gemette.
Una volta ancora Harris vide i mostri contorcersi nella mente dell’altro. Tentacoli sottili spuntavano dal limo ribollente.
Lacrime roventi sgorgarono dagli occhi di Harris. Cerco un’ultima volta di puntare l’annientatore e falli. Carver si mosse di nuovo.
Harris si volto e fuggi.
11
Mormorii di scherno lo inseguirono mentre correva lungo il vicolo. Codardo, traditore, sciocco, debole… era tutto questo e qualcosa di piu. Ma no. Si disse che non era stato pronto, che non era ancora arrivato al punto da poter troncare l’esistenza di un Servo dello Spirito. Forse se avesse mandato giu un altro whisky…
TRE GRANDI SOLDATI TRE! Annunciava un’insegna luminosa. C’era una coda di gente davanti al teatro. Lui si mise in fila. Sbircio all’indietro, temendo di scorgere Carver furibondo che usciva dal vicolo, ma Carver non comparve. La fila si mosse lentamente verso lo sportello dei biglietti. C’erano solo quattro persone davanti a lui, ora. Tre, due, una…
Dietro lo sportello non c’era nessun impiegato. Una macchina lucente lo fisso di rimando e una voce usci dalla griglia dell’altoparlante: «Quanti biglietti? Mezza unita l’uno. Quanti biglietti?»
Harris guardo, a bocca aperta. Le parole non avevano significato, per lui.
«Non capisco» mormoro. E si accorse di avere parlato in darruuese. Qualcuno in fondo alla coda protesto, impaziente. Una voce appena dietro a lui disse: «Che cosa c’e, maggiore?»
«Io… Sono stato lontano dalla Terra per tanti anni…» ansimo Harris.
«Basta che diate alla macchina il denaro. Mezza unita per biglietto, e tutto.»
Harris si cerco in tasca la banconota e la diede al robot, che lo ricambio con un biglietto. Lui l’afferro e si affretto a sparire nel buio nel teatro.
«Il vostro resto, maggiore!» grido qualcuno alle sue spalle.
Ma lui non si fermo.
Cerco una poltroncina. Era morbida, calda, abbracciava tutto il corpo. Si sentiva come se fosse tornato nuovamente nel grembo materno. Alzo gli occhi e vide lo schermo illuminato riempire un arco enorme davanti e sopra la sua testa. Vide figure muoversi, senti pronunciare molte parole.
Ma non capiva.
Se ne stava li, irrigidito dal terrore, guardando le immagini tridimensionali senza senso agitarsi sulla scena. Poco a poco quella paura cieca si calmo. Le parole ricominciarono ad avere un senso. Era una trama assurda, piena di violenze e di assassinii, che lo interessava ben poco, ma gradualmente comincio a immedesimarsi nella storia, fino a che la segui con tutta l’attenzione.
Il corpo si rilasso. I veleni prodotti dalla tensione nervosa abbandonarono il suo organismo, col passare delle ore. Il primo spettacolo fini, e dallo schienale della poltroncina di fronte una voce lo avverti che poteva procurarsi qualcosa da bere senza muoversi dal suo posto, infilando monete in varie fessure. Ma lui non aveva sete.
Dopo un po’, comincio il secondo spettacolo. Era anche piu stupido del primo, ma Harris lo guardo con interesse, affascinato dalla splendente vitalita delle immagini vivide, che sembravano tanto vere da poterle toccare. Infine ritrovo completamente la calma, e la parte razionale della sua mente riprese il sopravvento.
Si aspettava qualche rimprovero del mutante telepate. Ma ci fu solo silenzio. Non lo aveva piu sentito da quando, nel vicolo, era stato avvertito che quello era il momento di agire. Poi… piu niente, come se non valesse la pena di mantenersi in contatto con lui.
Harris si alzo. Usci dal teatro, fuori, nelle tenebre.
Era passata la mezzanotte, ormai. Le strade erano abbastanza tranquille. Cammino, guardingo, fino alla rampa degli elitassi.
«Spaceways Hotel» disse. E si sistemo per il lungo tragitto.
Quando scese dalla rampa e attraverso la strada per entrare nell’albergo, si guardo ancora intorno in tutte le direzioni.
Il segnale del comunicatore incorporato nella sua carne non si era fatto sentire da quando aveva lasciato Carver nel vicolo. Brutto segno. Perche Carver non aveva cercato di mettersi in contatto con lui per una spiegazione? Aveva semplicemente deciso di avvicinarlo ed eliminarlo senza una parola?
Sigillo la porta della sua stanza. Nessuno poteva entrare ora, a sua insaputa.