individuarlo mentre lui viaggiava verso la Terra, come aveva preso alloggio al suo albergo e come gli era finita contro quel giorno.
Poi, con sorpresa, vide se stesso attraverso il filtro degli occhi di Beth, e l’immagine non era spiacevole. Lei provava un certo disgusto per la sua natura darruuese, ma oltre a quello c’era molta pieta.
Harris tremo.
Una rivelazione dopo l’altra si riversarono nel suo cervello allibito. Lui perse il contatto con la propria identita. Si confuse, s’immerse, divento la donna medlinese che si faceva chiamare Beth Baldwin.
E fini per avere pieta di se stesso.
Questo era il pensiero di Beth. Ma ora era anche il suo. Temette che il cervello gli scoppiasse nello sforzo di contenere la propria mente e quella di lei.
Lui crollo il capo, cocciuto.
Ma i suoi pensieri erano vuoti e senza significato, e lui lo sentiva. Appassivano e si rattrappivano allo splendore abbagliante della mente di Beth. Il pietoso bastione difensivo della civilta darruuese non reggeva all’urto di cio che lui ora sapeva.
L’Universo gli rutilava intorno, adesso. Le stelle parevano girandole e schizzavano dalle loro orbite. E il collegamento continuava, la sua mente era ancora unita a quella di Beth, il connubio telepatico si prolungava. L’anima di lei era la sua. Tutto cio che lei aveva pensato, sperato, temuto e amato era suo, e lei gli apparteneva, e lui apparteneva a lei, e l’esplosione di purezza e bonta era quasi intollerabilmente dolorosa.
Ora vedeva la verita.
Per quanto lo schiantasse, la vedeva chiaramente e non poteva piu dubitarne. I Medlinesi stavano progettando la propria rovina. Lavoravano consapevolmente ed entusiasticamente per portare alla luce una nuova razza. Era una rivelazione sconvolgente. Contrastava con tutto cio che lui aveva fino a quel momento considerato razionale. Ma loro si impegnavano con allegria, entusiasmo, buona volonta.
Sentiva la mente di Beth ritrarsi dalla sua, ora. Si aggrappo al collegamento con disperazione, cercando di mantenerlo intatto, ma non ci riusci.
Il legame si ruppe.
Harris si ritrovo solo, tremante, con l’impressione di essere stato spogliato nudo fino alle ossa. Fisso Beth a pochi passi da lui, e gli sembro che fosse una parte del suo corpo troncata bruscamente dal bisturi di un chirurgo.
Lei gli sorrideva con calore, un sorriso che non tradiva nessuna vergogna per quello che l’altro poteva averle letto dentro.
«Adesso cercate la mente del vostro capo, Carver» disse Beth. «E collegatela a quella.»
«No» protesto Harris, inorridito. «Non…»
Troppo tardi.
Il mondo gli giro di nuovo intorno, oscillo, si stabilizzo. Lui senti l’aroma del vino darruuese, la puntura delle spine dei thuuar, vide le lune brillare nel cielo e le pianure farsi di porpora all’alba.
Poi i ricordi superficiali si scostarono, per permettergli una rapida visione in profondita della mente del darruuese che portava il nome di John Carver.
Era una spaventosa voragine di odio folle. Harris si ritrovo a guardare in un vortice, una specie di buco nero rutilante e torbido, dove forme contorte fluttuavano e giravano su se stesse, e creature con strani artigli arrancavano, disgustose, protendendo verso l’alto tentacoli leggeri. Odio, delitto, ogni concepibile schifezza erano riuniti laggiu. Sentiva la gelida immondezza salire su dal pozzo, sommergerlo. E rabbrividi. Udiva suoni, aspri e discordanti, urla di rabbia, schifosi tuoni ruttanti e, sotto a tutto questo, un rumore continuo come se creature di dimensioni enormi si avvoltolassero nel fango appiccicoso. E, di quando in quando, lo schianto nauseante di mandibole che si chiudevano su membra che andavano in frantumi.
Era un incubo di impensabile orrore. Harris indietreggio barcollando, rabbrividendo, rendendosi conto che il mutante terrestre gli aveva permesso di penetrare solo per una frazione di secondo in quell’inferno.
Si lascio cadere sul tappeto, come un povero fantoccio informe, coprendosi la faccia con le mani. Era ancora sconvolto da quelle visioni d’incubo, dall’odiosa voragine di oscenita e bestemmie che ribollivano in fondo alla mente di John Carver, sotto lo strato esteriore di scene ambientate nel bel paesaggio di Darruu.
Un momento dopo alzo la testa. La bocca si contrasse inutilmente, poi riusci a chiedere: «Che cos’erano quelle… quelle creature?»
«Raccontateci che cosa avete visto» disse Beth.
«Non so descriverlo. Animali… insetti… serpenti… tutti neri o in gradazione di grigio. Una vista nauseante, Beth. Fango, melma, limo dappertutto.»
«I mostri della mente» disse lei, tranquilla. «Le metafore dell’anima di John Carver. Le avete tradotte automaticamente in immagini.»
Lui rabbrividi. «Siamo… siamo tutti cosi?» chiese. «Tutti i Darruuesi? Anch’io? Anch’io ho quelle cose orribili dentro?»
«No» disse Beth. «Non… nel profondo, almeno. Voi avete solo il rivestimento superficiale di odio di ogni darruuese… e di ogni medlinese, per essere sinceri. Ma il vostro fondo e buono. In voi non ci sono ancora mostri come quelli. Carver e completamente guasto. La sua mente e una fogna. E lo stesso puo dirsi degli altri agenti di Darruu che si trovano sulla Terra.»
«Io non sono cosi?»
«Non ancora.»
Rimase li rannicchiato per un poco, poi si alzo in piedi con difficolta.
Si sentiva scosso come mai gli era capitato prima. Il ricordo della comunione con la mente delicata di Beth era sopraffatto dagli orrori che aveva visto nella mente di Carver, e la fronte gli martellava dolorosamente per l’urto di quelle due esperienze contrastanti.
«Le nostre razze lottano da secoli» disse Coburn. «E stato un errore di entrambe le parti, che si e solidificato in un odio sanguinario. E venuto il momento di smetterla.»
«Ma come?» chiese Harris. «Come possiamo tornare indietro e colmare l’abisso che ci divide da tanto tempo?»
«Ha ragione» disse un altro medlinese. «E impossibile. Siamo troppo lontani, ormai. Non si puo guarire la ferita. Dovremmo sottoporre l’intero popolo darruuese… e buona parte ancora di quello medlinese a una psicoterapia, per riuscirci.»
Harris reagi a quell’idea. Il pensiero dell’intera popolazione di Darruu sottoposta al lavaggio del cervello da parte di quei mutanti…
Per un attimo gli antichi sentimenti insorsero, con ardore. Poi ricordo quello che aveva visto nella mente di Carver.
«Come posso collaborare?» chiese.
«Cercate i vostri colleghi darruuesi» disse Beth.
«E poi?»
«Devono morire.» La sua voce era ferma.
«Ma non si possono cancellare migliaia di anni di odio con un nuovo spargimento di sangue!» mormoro Harris.
«E vero» replico Beth «ma non abbiamo tempo per curare i vostri amici. Sono troppo incalliti nell’odio. Bisogna eliminarli. Se non ce ne liberiamo presto, ci ostacoleranno in modo irreparabile.»