«Non ti fermare», blatero Goldmunsen.

«Vaffanculo», rispose lei.

A quelle parole, Flake ridacchio sadicamente.

«Vaffanculo anche tu, bastardo di uno psicopatico», continuo Kathleen.

«Ehi, puttana, stai attenta a quello che dici.» Flake cerco di colpirla in faccia con un manrovescio, ma lei lo blocco con entrambe le braccia, spostandosi di lato. «Ehi», ripete l’uomo, mentre quasi perdeva l’equilibrio.

«Tieni le tue sporche mani lontano da me», urlo Kathleen, e che andassero tutti all’inferno. Potevano ucciderla anche subito, ma non gliene importava. Nessuno, neanche uno di questi figli di puttana, le avrebbe piu messo le mani addosso. «Stammi lontano!»

Precedendoli entrambi si affretto giu per la discesa, piangendo.

Flake rimase fermo per qualche istante, stupito, imbambolato.

«Forza, ci siamo quasi», disse Goldmunsen. «E questa volta speriamo di poter fare quello per cui siamo venuti, senza complicazioni. Maledette zanzare, mi stanno uccidendo.»

«Hai visto?» stava dicendo Flake. «Hai visto che cosa ha fatto quella puttana?»

La insegui, e quando la raggiunse le si paro davanti, puntandole la torcia negli occhi, per avere la sua attenzione. Kathleen la sposto come se fosse un fastidioso insetto, senza guardare l’uomo.

«Pensi che non usero il coltello su di te?» disse.

«Vai a farti fottere», rispose Kathleen.

Flake non riusciva a credere alle sue orecchie. Rimase a bocca aperta.

«Forza, andiamo», disse Goldmunsen superandolo.

«Ma…»

«Forza!»

Che cosa poteva fare Flake? Si rassegno a seguirli, illuminando la strada.

Kathleen senti che il terreno sotto i piedi diventava piu umido, spugnoso. Le zanzare erano sempre di piu e le rane gracidavano vicine. Poi ci fu una scintilla nel buio, un barbaglio lucido: il raggio della torcia aveva sfiorato l’acqua.

Kathleen ebbe un moto di paura. Erano arrivati, ecco la palude. Degluti, sperando che tutto finisse presto.

Un altro passo e il piede fu a mollo. L’acqua fredda entro nelle sue scarpe da tennis e le bagno le calze. Si fermo, non c’era nessun altro posto in cui andare. Era la fine.

Venne percorsa da un brivido e incrocio le braccia sotto il seno, rassegnata. Mosche e zanzare le ronzavano intorno ma lei non ci faceva caso. Perche prendersela? Tra poco sarebbe morta.

Guardo la distesa d’acqua. Sopra di loro si vedeva il cielo, e anche la luna, ancora bassa sull’orizzonte. Distingueva alcuni gruppi di canne e giunchi e il riflesso delle stelle. Tutto questo, attraverso il velo delle sue lacrime.

Scosse la testa davanti a quella scena notturna, con una smorfia amara. A che serviva tutto questo, se nessuno ti amava? Forse avrebbe dovuto chiedere agli uomini di abbandonarla come aveva fatto suo padre, a suo marito di picchiarla, al suo amante di mentire. Forse, allora, sarebbero stati affidabili, gentili e sinceri solo per farle dispetto, per spiazzarla. Chi cazzo poteva saperlo? Ma chi ci capiva niente, poi, della vita?

Rabbrividi ancora, di freddo. Gesu, perche non si sbrigavano?

Si volto per affrontare quei bastardi, ma si accorse che era arrivata li cosi velocemente da lasciarli indietro. Goldmunsen stava ancora scendendo il pendio, appesantito dalla sua mole, agitando un braccio per non perdere l’equilibrio mentre con l’altro teneva la pistola. Per lui, l’omicidio doveva essere un’abitudine. Flake la stava raggiungendo da sinistra, tenendosi fuori dall’acqua per non bagnarsi le scarpe. Continuava a saltellare, come se l’energia da psicopatico che aveva dentro minacciasse di farlo esplodere. Aveva il volto eccitato, di chi pregusta qualcosa, la bocca contorta in un ghigno di piacere all’idea di quello che stava per succederle.

Anche quei due, Kathleen penso, erano due vigliacchi figli di puttana, nulla di piu. Le facevano schifo.

«Maledetti bastardi», urlo. Detestava che la vedessero piangere, ma non riusciva a smettere. Era troppo terrorizzata e infelice. «Ma guardatevi!»

I due, stranamente, obbedirono e si fissarono come idioti. Lei avrebbe riso, se ci fosse riuscita.

«Se fossi in voi mi vergognerei di respirare, di sprecare l’aria degli altri», disse, e i due uomini la guardarono visibilmente stupiti. Kathleen aveva il volto alterato dalla rabbia. «Forza, bastardi, sparate. Che cosa state aspettando? Non ne posso piu di avervi davanti.»

Flake non credeva alle sue orecchie. Guardava la donna e guardava Goldmunsen, con la bocca aperta, sconvolto.

«Bene, l’hai voluto tu», disse infine. Sposto la torcia dalla mano destra in quella sinistra, per poter estrarre il coltello a serramanico. Lo apri e comincio a balbettare: «Io… io la faccio a pezzi». Non riusciva quasi a parlare.

Kathleen lo guardo sprezzante. «Forza, grand’uomo», disse.

Flake si mosse verso di lei, ma Goldmunsen era stufo di lui. Era stata una giornata lunga, e aveva gia assistito alla stessa scena con il marito di quella puttana. Due passeggiate come quelle nello stesso giorno, e ancora non era morto nessuno. Non ne poteva piu, di Flake e di tutta quella storia.

«Piantala, Flake, dacci un taglio!» disse.

Il tono della voce costrinse l’altro a fermarsi. Era vicino all’acqua e guardava la donna con un odio profondo.

«Stai fermo, cazzo», continuo Goldmunsen. «E tieni ferma la torcia finche non ho finito.»

Flake esito, tremando di rabbia.

«Fai come ti ho detto», urlo Goldmunsen. «Ricordati che il signor Hirschorn ci ha detto di sbrigarci.»

Il nome del capo fece desistere Flake, che emise un sospiro. «Va bene, va bene», mormoro. «Merda.» Alzo la torcia fino a illuminare Kathleen in piena faccia. Lei alzo la mano per proteggersi gli occhi, ma poi riprese a guardarli dritto in faccia, con una smorfia di disprezzo nonostante le lacrime. Flake non capiva, come faceva Goldmunsen a non prendersela? Come poteva ucciderla con un semplice colpo di pistola, senza spazzarle via quel ghigno dalla faccia e farle chiedere pieta?

Ma a Goldmunsen non importava proprio niente della donna, della faccia che aveva o di sentirla chiedere pieta. Voleva eliminarla e chiudere la storia. Anzi, arrivo addirittura a fare un mezzo sorriso di ammirazione.

«Hai piu palle tu di tuo marito, bisogna ammetterlo», le disse.

Poi, con un gesto fluido, sollevo la pistola e miro al petto.

E Jim Bishop gli salto addosso, sbucando dalle tenebre come una pantera.

58

Era arrivato tardi. Anche correndo piu forte che poteva in quel buio, aveva trovato la palude solo in quel momento, all’ultimo istante. Non c’era modo di preparare un agguato, doveva attaccare subito. Spicco un salto, sperando di arrivare addosso al gorilla prima che premesse il grilletto.

Lo raggiunse proprio all’ultimo secondo, deviando il colpo della pistola che si perse nell’oscurita. I due uomini crollarono avvinghiati nel fango.

Per un istante Flake rimase di sasso, completamente sorpreso, con il coltello in una mano e la torcia nell’altra. Vide i due che combattevano, rotolandosi uno sull’altro, ma non riusciva a capire che cosa fosse successo.

Poi se ne rese conto e corse verso di loro, cercando di chiudere il coltello. Non ci riusci e lo butto per terra, per affrettarsi a estrarre la pistola dalla fondina.

Era quasi su di loro quando Bishop si sollevo al di sopra della sagoma del gorilla, un perfetto bersaglio per Flake che, da un metro di distanza, gli punto la pistola alla fronte.

Ma fu Bishop che gli sparo. Lo colpi con la pistola di Goldmunsen, di cui si era impadronito proprio per cercare l’altro scagnozzo. E alzando lo sguardo se l’era trovato davanti: Flake stava ancora prendendo la mira quando Bishop apri il fuoco. Si udirono tre esplosioni, e tre proiettili raggiunsero il petto dello psicopatico, che barcollo e allento la presa sull’arma prima di poter rispondere. Ma in un attimo si riprese, e fu pronto a premere il

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