quella partita. Dovrebbero aver piu cura, di quei ragazzi.

– Come voi avete cura dei vostri clienti.

Lui mise giu la lente e si appoggio all'indietro, per fissarmi con gli occhi freddi, per nulla preoccupati.

– Questo tipo… e il proprietario di Alle Danze. Si chiama Steelgrave.

La ragazza e una mia cliente, sicuro. – Fece un gesto vago, all'indirizzo d'una poltrona. Io mi sedetti. – Che cosa pensavate di chiedere, signor Marlowe?

– Per che cosa?

– Le copie e la negativa. Tutta la baracca.

– Dieci bigliettoni – risposi, e gli fissai la bocca. La bocca sorrise, in maniera piuttosto simpatica.

– Sara necessaria qualche piccola spiegazione supplementare, non vi sembra? Qui io vedo soltanto due persone che mangiano in un locale pubblico. Non mi pare una situazione disastrosa, per la reputazione della mia cliente. Suppongo che voi pensaste a questo, no?

Sorrisi.

– Non potete comprare niente, signor Ballou. Io potrei aver fatto fare una positiva dalla negativa, e una seconda negativa dalla positiva. Se questa istantanea serve a provare qualcosa non potrete mai esser certo di averla distrutta.

– Non e un sistema astuto di farsi la piazza per un ricattatore – osservo Ballou, senza smettere di sorridere.

– Mi son sempre chiesto perche la gente paga i ricattatori. Tanto non puo comprare niente. Eppure li paga, in certi casi li continua a pagare per un pezzo. E alla fine si ritrova esattamente al punto di partenza.

– La paura di oggi e sempre piu forte della paura del domani – affermo Ballou. – Alla base delle emozioni drammatiche sta il fatto che la parte e piu grande del tutto. Voi vedete una stella di prima grandezza, sullo schermo, correre un pericolo mortale e tremate per lei, con una parte della vostra mente. La parte emotiva. Avete paura, nonostante la vostra parte razionale sappia che quella e la protagonista del film, e quindi non le puo succedere niente di grave. Se l'ansia e l'incertezza non sconfiggessero la ragione avremmo ben pochi drammi.

– Verissimo, immagino – commentai, e soffiai in giro un altro po' di fumo della mia Camel.

Il mio compagno strizzo lievemente gli occhi.

– Quanto all'essere in grado di far 'tenere' una compravendita – riprese – se io vi pagassi una grossa somma e poi non ottenessi il valore di quel che ho comprato vi farei servire a dovere. Vi farei battere come un materasso. E all'uscita dall'ospedale, se vi sentiste ancora abbastanza aggressivo, potreste cercare di farmi arrestare.

– Mi e successo – affermai. – Sono un investigatore privato. So quel che volete dire. Perche avete consentito a parlarmi?

Ballou rise. Aveva una risata bassa, simpatica, spontanea.

– Sono un agente teatrale, ragazzino. Io tendo sempre a credere che chi vende tenga qualcosa in riserva. Ma non e neanche il caso di parlare, di dieci bigliettoni. La ragazza non li ha. Guadagna solo mille dollari la settimana, per ora. Pero ammetto che tra poco fara quattrini a palate.

– Una faccenda come questa la insabbierebbe di colpo – osservai indicando la foto. – Niente quattrini a palate, niente piscina coi riflettori subacquei, niente visone platinato, niente nome in caratteri al neon, niente di niente. Tutto in cenere.

Ballou scoppio in una risata sprezzante.

– Allora non avete niente in contrario se mostro questa roba ai ragazzi della centrale? – domandai.

Lui smise di ridere. Strinse gli occhi e domando, con molta calma:

– Perche dovrebbero interessarsene?

– Non credo che finiremo col fare affari, signor Ballou, – dissi alzandomi. – E voi siete molto occupato. Vi levo il disturbo.

L'agente si alzo dal divano e si stiracchio, per tutto il suo uno e novanta di statura. Era veramente un bel pezzo d'uomo. Fece qualche passo e venne a piantarsi vicino a me. Nei suoi occhi nero-pece brillavano delle minuscole pagliuzze dorate.

– Vediamo chi siete, ragazzino.

Mi tese la mano. Vi lasciai cadere il mio portafogli, aperto. Ballou lesse la copia fotostatica della mia licenza, trasse qualche altro documento dalle tasche interne del portafogli e li scorse. Poi mi rese il tutto.

– Che cosa succederebbe, se mostraste quella graziosa istantanea ai ragazzi della Polizia?

– Innanzitutto dovrei dimostrare che ha un legame con un 'caso' al quale stanno lavorando attualmente… un fatto avvenuto all'albergo Van Nuys ieri nel pomeriggio. L'esistenza del legame la dimostrerei per mezzo della signorina… la quale si rifiuta di discutere con me. Per questo sto parlando con voi.

– Me l'ha detto ieri sera – sospiro lui.

– Quanto vi ha detto?

– Che un investigatore privato, un certo Marlowe, aveva cercato di costringerla ad assumerlo, spiegandole che era stata vista in un albergo del centro, troppo vicino al luogo in cui si era commesso un delitto.

– Quanto vicino? – chiesi.

– Non ha precisato.

– Figurarsi.

Ballou si scosto da me e si diresse a un alto vaso cilindrico, in un angolo, pieno di sottili bastoni di malacca. Ne scelse uno e si mise a camminare in su e in giu, facendoselo oscillare abilmente davanti al piede destro.

Tornai a sedermi, spensi il mozzicone della sigaretta e trassi un profondo sospiro.

– Poteva succedere solo a Hollywood – borbottai.

Lui fece un elegante dietrofront e mi lancio una rapida occhiata.

– Prego, avete detto…

– Che poteva succedere solo a Hollywood di vedere un uomo, apparentemente in senno camminare su e giu, in casa, come se stesse passeggiando in Piccadilly, con un bastone in mano.

Ballou annui:

– Mi ha attaccato la malattia un regista della Metro. Un uomo affascinante. Almeno cosi m'han detto. – Si fermo e mi punto il bastone contro.

– Voi mi divertite alla follia, Marlowe. Sul serio. Siete cosi trasparente.

State cercando di servirvi di me, per tirarvi fuori da una grana.

– C'e qualcosa di vero. Ma la grana in cui mi trovo non e niente al confronto della grana in cui si troverebbe la vostra cliente se io non avessi fatto la cosa che mi ha messo in una grana.

Per un istante Ballou rimase completamente immobile. Poi getto via il bastone, si avvicino a un mobile bar e lo spalanco. Verso qualcosa in due bicchieri panciuti e me ne porto uno. Poi torno indietro, prese il suo e ando a sedersi sul divano.

– Armagnac – spiego. – Se mi conosceste apprezzereste il complimento. Questa roba e rarissima, al giorno d'oggi. Se la sono spazzata quasi tutta i tedeschi. E i nostri alti papaveri han fatto il resto. Alla vostra.

Si porto il bicchiere alle labbra e bevve un sorso infinitesimale. Io ingollai il mio liquore in un sorso. Sapeva di cognac francese di buona qualita.

Ballou parve scandalizzato.

– Santo cielo, questa roba la si centellina, non la si butta giu d'un fiato.

– Io la butto giu d'un fiato – dichiarai. – Spiacente. Tornando alla ragazza: vi avra certo detto che se qualcuno non mi chiude la bocca lei si trovera in un mare di guai.

L'agente annui.

– Vi ha anche suggerito il sistema per chiudermi la bocca?

– Ho avuto l'impressione che fosse favorevole all'uso di uno strumento contundente. Cosi io ho provato un misto di minacce e lusinghe. In questa via abbiamo una ditta specializzata nel proteggere la gente del cinema. Ma a quanto pare i nostri uomini non sono riusciti a spaventarvi, e il prezzo offerto per corrompervi non era sufficiente.

– Mi hanno spaventato anche troppo – ribattei. – Per poco non li ho minacciati con una Luger. Il tossicomane con la 'quarantacinque' recita da Dio. E quanto al danaro, che non era sufficiente, e tutta questione di come me lo si offre.

Ballou sorseggio qualche altra goccia di Armagnac. Poi indico la foto, che giaceva di fronte a lui, con i due

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