finestre aperte quell’assurda processione. Le sue mani erano ancora legate davanti a lui, e i suoi occhi dardeggiavano in cerca di un oggetto tagliente che potesse servire a liberarlo.

Uno dei marinai fece uno scatto di corsa e mantenne la porta aperta. L’ufficiale, che stava cominciando ad apparire un po’ meno sicuro di se, entro per primo, ma fu la vista di Woefully Fat nella vela a foggia di toga che fece cadere le penne e i libri mastri dalle mani degli impiegati e li fece balzare in piedi con grida di sgomento. Piu alto di uno qualsiasi di loro e largo come tre, il bocor roteo gli occhi guardando con disapprovazione la stanza intorno a se. Shandy comprese che stava cercando un tratto di suolo giamaicano, non gradendo le assi di legno del pavimento.

Uno degli impiegati, pungolato dal suo canuto superiore, si avvicino al gruppo. «C-cosa state facendo qui?» chiese con voce tremula. Fisso, terrorizzato, Woefully Fat. «Cosa v-volete?»

L’ufficiale della Navy fece per parlare, ma la voce di Woefully Fat, simile al rombo di un terremoto, lo sovrasto facilmente. «Sono sordo. Non posso sentire,» annuncio il bocor.

L’impiegato impallidi e si volto verso il superiore. «Oh, mio Dio, signore, dice che sta per defecare qui!»

Ci fu caos da tutte le parti mentre gli impiegati e i contabili rovesciavano tavoli e calamai nella frenesia di raggiungere le porte — diversi di loro si lanciarono semplicemente dalle finestre — ma Woefully Fat aveva avvistato, attraverso un paio di porte finestre davanti a lui, un piccolo cortile interno con marciapiedi, l’asta di una bandiera, una fontana… ed erba. Si avvio risoluto verso le porte.

«Uh, ferma!» grido l’ufficiale della Navy. Woefully Fat continuo ad avanzare pesantemente, e l’ufficiale sfodero la pistola. Realizzando che nessuno stava prestandogli particolare attenzione, Shandy si trascino dietro al bocor, pochi piedi a sinistra.

Bang.

La pistola fece fuoco e uno spruzzo di sangue e brandelli di tessuto schizzarono via dal nuovo foro nel posteriore della toga di Woefully Fat, ma il colpo non scosse minimamente il bocor, che spalanco le porte finestre e usci sul marciapiedi. Shandy fu subito dietro di lui.

L’ufficiale, che aveva lasciato cadere la pistola scarica, si lancio di corsa e agguanto il gigantesco nero, con l’apparente intenzione di trascinarlo di nuovo dentro; ma riusci solo a tirar via la toga di tela dalle spalle enormi.

Diverse persone, incluso l’ufficiale, strillarono quando videro il troncone del pennone di randa che sporgeva insanguinato dall’ampio dorso, ma Woefully Fat fece un altro passo avanti, e un piede nudo, e poi l’altro, calpestarono il suolo giamaicano.

Shandy lo stava seguendo, e quando il bocor improvvisamente cadde all’indietro, d’istinto lui sollevo le mani legate per interrompere la sua caduta. La sella di randa dentellata recise la corda intorno ai suoi polsi mentre il corpo flaccido crollava, e poi Woefully Fat giacque morto sul marciapiede, i piedi ancora sull’erba e un largo sorriso sul viso rivolto verso il cielo… e Shandy fece forza sulla corda danneggiata finche essa non si spezzo, e le sue mani furono libere.

Scivolo fuori nel cortile interno. Il colpo di pistola aveva richiamato delle persone su tutte le porte vicine, e un buon numero di loro stava impugnando spade e pistole. Shandy comprese che era stato nuovamente catturato… e poi gli venne in mente una cosa.

Con rapida andatura, sperando di non attirare l’attenzione, raggiunse l’asta della bandiera; poi, sbadigliando come per suggerire che si trattava di una routine giornaliera, comincio ad arrampicarsi sull’asta di legno, afferrando diverse volte la coppia di funi che servivano a issare la bandiera per beneficiare di una trazione supplementare. Giunse a meta strada dalla sommita prima che l’ufficiale della Navy uscisse barcollando nel cortile e lo vedesse.

«Scendi giu di li!» urlo l’uomo.

«Vieni su a prendermi,» grido di rimando Shandy. Aveva raggiunto la sommita, ora, e stava ingobbito sulla sfera di ottone in cima al palo, con le gambe incrociate proprio sotto di essa e la bandiera britannica drappeggiata sulla testa come un cappuccio.

«Portatemi un’ascia!» strillo l’ufficiale, ma Shandy si era spinto all’indietro, tirando verso di se l’estremita del palo. Questo s’inclino di alcune iarde, poi si fermo, torno dritto e supero il punto centrale per poi piegarsi dall’altro lato. Shandy rimase aggrappato, e quando il palo torno a oscillare nella direzione originaria, tiro indietro con forza ancora maggiore… e nel punto piu lontano e di maggiore tensione della curvatura, l’asta piegata si spezzo. I sei piedi superiori, con Shandy all’estremita, rotearono velocemente nell’aria e si abbatterono sul tetto di tegole mentre la parte restante del palo sferzo all’indietro l’estremita scheggiata sopra il cortile.

Mezzo stordito dall’improvvisa rotazione e dall’impatto, Shandy scivolo a testa in avanti giu per il tetto, verso la grondaia, ma riusci ad allargare la braccia e le gambe e a fermarsi, scorticandosi: la cima dell’asta e diverse tegole infrante lo superarono rotolando nell’abisso.

Piagnucolando per le vertigini, comincio a eseguire una sorta di spasmodico movimento dorsale sulle tegole inclinate, e quando i mattoni e la sezione di asta colpirono con fracasso il marciapiede sottostante, aveva portato le ginocchia sulla sommita del tetto. Si giro su un fianco finche non riusci a sedersi, e poi si alzo in piedi, corse con le ginocchia piegate sulle tegole crepitanti fino ai rami di un alto albero di olivo che spazzavano il tetto, e, con la scioltezza derivatagli dalle tante ore trascorse ad arrampicarsi sul sartiame delle navi a vela, si lascio dondolare e poi cadere al suolo. Un carro stava avanzando nel vicolo dove lui si trovava, e lui salto sulla traversina laterale e si appiatti sul carico accidentato e setoloso di noci di cocco mentre il carro proseguiva sbatacchiando verso l’entroterra, lontano dal litorale.

Si calo giu dal carro quando si fermo davanti a una bottega col tetto di paglia nella strada principale di Kingston. La gente si mise a guardarlo, ma lui si limito a rivolgere loro un sorriso benevolo e a incamminarsi in direzione dei negozi. Gli abiti di Hurwood erano laceri, adesso, e coperti di polvere rossa e setole di cocco, cosi mentre camminava frugo inosservato dentro la fodera della sua bandoliera, lacero la debole cucitura che aveva fatto quella mattina, e poi tiro fuori un paio di scudos d’oro che aveva inserito dentro. Questi, penso, dovrebbero essere piu che sufficienti per degli abiti nuovi e una buona spada.

Si fermo quando un pensiero lo colpi, poi sorrise compiaciuto fra se e se e prosegui, ma dopo pochi passi si fermo di nuovo. Oh, beh, si disse, perche no… male non fara, e te la puoi certamente permettere. Si, puoi anche comprare una bussola.

CAPITOLO VENTINOVESIMO

In qualche modo, il fatto che fosse la notte di Natale enfatizzava l’estraneita di quella terra: gli odori caldi di punch e di tacchino arrosto e di pasticcio di prugne rendevano gli ospiti della cena maggiormente consapevoli degli odori intensi provenienti dalla giungla dell’entroterra; la luce gialla delle lampade e la musica maestosa dei violini che si riversava dalle finestre aperte non riuscivano ad allontanarsi troppo dalla casa prima di essere assorbite dalle tenebre e dallo scricchiolare degli alti palmizi nella brezza della notte tropicale; e gli ospiti stessi sembravano leggermente a disagio nella loro eleganza europea un po’ vistosa. C’era una sfumatura di apprensione nelle loro risate, e la loro arguzia sembrava dilatarsi fino alla negligenza tanto era sofisticata.

Il ricevimento aveva tuttavia attirato parecchi ospiti. Si era sparsa voce che avrebbe partecipato Edmund Mordila, per cui molti danarosi cittadini della Giamaica, incuriositi da questo nuovo arrivato nell’aristocrazia, avevano deciso di accettare l’invito di Joshua Hicks, che per parte sua aveva ben poco, al di la del suo indirizzo, che potesse raccomandarlo.

E il loro ospite era chiaramente sopraffatto dalla gioia per il grande successo di quella serata. Si affaccendava da un capo all’altro della vasta sala da ballo, baciando le mani delle signore, assicurandosi che le coppe fossero piene, ridacchiando piano ai motti di spirito, e, quando non stava parlando con qualcuno, lanciando occhiate ansiose intorno e lisciandosi gli abiti e la barba tenuta in perfetto stato con le mani ben curate.

Alle otto, i cavalli e le carrozze in arrivo stavano tutti in fila d’attesa di fronte alla casa, e Sebastian Chandagnac si scopri incapace di salutare ogni ospite personalmente — anche se si fece un dovere di accorrere verso la torreggiante figura di Edmund Mordila e di stringergli la mano — e avvenne che un uomo scivolo dentro, senza essere notato, e si avvicino, senza che nessuno si rivolgesse a lui, al tavolo dov’era il recipiente di cristallo

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