rotolata sulla sabbia, giu, sentendo duro sotto di me, umidita, pendio)stava salendo, puntava direttamente verso di lei. Non riusciva a capirne la forma. Al centro, se si poteva dire che avesse un centro, c’era un foro, e in mezzo al foro c’era un albero (un albero) e la sensazione di sabbia nella bocca, acqua (che mi investe, che mi fa rotolare, che mi tira, nella bocca e nel naso) sale e sabbia e un rumore rombante. Disorientamento, tempo che scorre lateralmente, una sensazione di nausea che aumenta in fondo allo stomaco…

Mi alzai nell’onda e barcollai come un’ubriaca, nuda, bagnata, confusa. Feci un passo e caddi mentre la terra ondeggiava. Sulle mani e sulle ginocchia, vomitai nell’acqua schiumosa. Cominciai a trascinarmi, intontita, concentrata completamente sui ciuffi bagnati di capelli che mi penzolavano davanti, oscillando. Vidi le mie mani che afferravano la sabbia, e sarebbero potute appartenere a qualcun altro.

Il sole stava tramontando. Era la cosa piu maestosa che Lilo avesse mai visto.

Si rannicchio sotto un gruppo di arbusti battuti dal vento, stringendosi le gambe contro il corpo. Il vento veniva dal mare ed era freddo. Batteva i denti. Forse sarebbe congelata prima della fine della notte.

Le era impossibile ricordare quando aveva deciso che non era morta, che quello non era l’aldila. Era restata molte ore stesa sulla sabbia, insensibile, con la mente ingombra di troppe cose impossibili. La lucidita era tornata solo gradualmente, con cautela, pronta a svanire di nuovo in un qualsiasi momento.

Il freddo l’aveva aiutata. La percezione di quel disagio l’aveva costretta a controllarsi, a strisciare al sottile riparo delle piante, a rannicchiarsi per combattere i brividi.

Mentre guardava l’oceano col sole che tramontava dietro di lei, si era resa conto di sapere dove si trovava. Le stelle spuntarono a una a una, tremolando debolmente. Dunque ammiccavano, non era una favola per i bambini.

Scese la notte, e dopo molte ore di brividi e di fame qualcosa si levo sopra le acque. Era la Luna.

Era nel continente nordamericano e stava guardando l’oceano Atlantico.

La regione era piatta. Erano diverse ore che Lilo camminava verso sud, sulla spiaggia. Una volta si era spinta verso l’interno per qualche centinaio di metri, ma il terreno era soffice e bagnato e nuvole di insetti si erano alzate a tormentarla. Aveva la pelle punteggiata di macchioline.

Non aveva un vero piano, se non quello di continuare a muoversi. Sperava di trovare un riparo e possibilmente qualche pianta commestibile. Aveva esaminato alcune bacche verdi e un tipo di alga marrone, le aveva assaggiate tutte e due e aveva ripreso a camminare. Avrebbe dovuto avere molta piu fame per ridursi a mangiarle. Stava evitando l’idea di catturare animali e cibarsene. Tutte le carni che aveva mangiato fino ad allora venivano da piante mutate. Non aveva considerato il fatto che forse non sarebbe riuscita a catturare niente. Una parte della sua mente non riusciva a smettere di pensare che quella fosse una disneyland al di sotto della superficie lunare. Sarebbe stato facile crederlo, a parte la costante pesantezza che avvertiva. Le caviglie e i polpacci le pulsavano a causa della gravita e del continuo scivolare della sabbia sotto i piedi.

La spiaggia si restrinse fino a diventare un punto; a ovest c’era l’estremita settentrionale di una grande baia. Si lascio cadere sulla sabbia e guardo la terra dall’altra parte. Era troppo lontana per raggiungerla a nuoto, cosi dovette decidere se tornare indietro o continuare lungo la parte interna della baia. Dalla sua posizione non era possibile sapere se fosse davvero una baia o se si trattasse di un’isola.

Rimase sorpresa nel rendersi conto di quanto fosse stanca. Le girava la testa e si sentiva accaldata. La sabbia le sembro molto comoda quando ci si stese sopra e si giro su un fianco per proteggersi la faccia dal sole. In pochi minuti si addormento.

Lilo si sveglio con un dolore che non aveva mai provato.

Si alzo in piedi gridando. Si sentiva divorata dalle fiamme e cercava freneticamente di spegnerle. Ma toccandosi non faceva che peggiorare la situazione.

Niente di quello che aveva provato prima d’allora l’aveva preparata a tanto. Le poche volte che si era fatta male, il dolore era stato facilmente controllabile; le era bastato arrivare a uno dei terminali di pronto soccorso che si trovavano a ogni angolo. Quando vide che il dolore durava da quindici minuti e non dava segni di diminuire, perse la testa e corse alla cieca sulla spiaggia finche non cadde.

Dopo un po’ noto che il dolore continuava a essere forte come prima ma riusciva a sopportarlo. Si alzo a sedere, si asciugo le lacrime e si esamino. Era rossa come una ciliegia dalle caviglie alle spalle. Aveva ustioni profonde su tutta la schiena.

Non aveva pensato che sulla Terra potesse succedere una cosa del genere. L’atmosfera doveva agire da schermo protettivo contro i raggi ultravioletti, altrimenti non avrebbe potuto esserci vita. Non si era mai trovata a pensare ai possibili effetti dannosi della luce del sole. Le sole volte che aveva avuto a che fare con essa, o era dentro una tuta o dietro lo schermo di plastica di un solarium pubblico.

Capi che c’erano lezioni che era meglio imparare.

Adesso il terreno era meno paludoso. Dopo aver seguito la baia, aveva deciso di spingersi all’interno appena la riva aveva cominciato a curvare verso ovest. Vicino all’acqua non aveva trovato niente di commestibile; sperava di avere maggiore fortuna nell’interno.

Lilo noto che allorche andava verso nord — per quanto riusciva a valutare — procedeva senza molte difficolta. Quando si dirigeva a est o a ovest, il terreno era segnato da grosse fenditure. Gli alberi e il sottobosco non le permettevano di vedere la zona, cosicche solo salendo su una collina pote guardare in basso e rendersi conto che stava attraversando i resti di una citta. Aveva camminato per un’ampia strada. Su entrambi i lati c’erano file regolari di buche, quasi tutte ingombre di rovi e piene d’acqua a meta. Un tempo c’erano state delle case, e ora non restavano che le fondamenta.

La distruzione era stata metodica, ma non assoluta. Rimanevano tracce di artefatti sotterranei, di oggetti in cemento e acciaio mezzo sepolti. Trovo un pezzo di conduttura di rame che sporgeva di due metri dal suolo.

Cammino tutto il giorno, e quando restava solo un’ora di luce solare, arrivo in un punto in cui la baia si restringeva e sembrava piuttosto un fiume. Constato stupita quanto poco riuscisse a capire della natura del terreno nonostante ci stesse camminando sopra. La zona al di la del fiume assomigliava molto a quella che aveva gia visto. In alcuni punti essa distava meno di un chilometro, in altri era piu lontana. Non sapeva se la terra piu vicina fosse un’isola sul fiume o una punta che si allungava dall’altra parte.

In mezzo all’acqua, davanti a lei, c’erano due isolette, ed era certa che erano artificiali. Guardando piu attentamente la collina su cui si trovava, scopri una costruzione in muratura. Un tempo il fiume era stato attraversato da un ponte sospeso, non c’erano dubbi.

Scese giu dalla collina e ne esploro i fianchi, cercando l’entrata di un’eventuale stanza nascosta. La notte era vicina e sperava di trovare un qualche riparo. Ma non c’era niente.

Un grosso felino maculato la osservava dai rami di un albero. A parte i gabbiani e i granchi, era la prima forma di vita animale che incontrava. Lilo sapeva qualcosa delle specie animali, ma quella non la riconosceva. Poteva sembrare un giaguaro, o un leone africano, ma di taglia piu piccola. Gli volto la schiena e riprese a camminare.

Qualcosa la fece girare.

Vide il felino con la coda dell’occhio, poi se lo trovo faccia a faccia. Era sceso a terra e correva verso di lei a velocita incredibile. La sua testa diventava sempre piu grande nel suo campo visivo. Apri la bocca e salto.

Gli eventi si susseguirono troppo in fretta perche Lilo riuscisse a seguirli. Ricordo di aver sentito il rumore di una collisione, e il felino che la urtava, sbattendola a terra, Lilo vide confusamente l’animale che si leccava una zampa posteriore e il sangue che spruzzava da dove gli si era conficcata una lunga asta di legno. Poi il felino si alzo e comincio a muoversi, e lo stesso fece Lilo. La cosa successiva che ricordo fu di essere salita tre metri su per un albero, con le mani sanguinanti.

In basso c’era un essere umano, in lotta col felino: la belva l’aveva addentato a un braccio, mentre l’uomo la colpiva con una piccola ascia. Vide la bestia cadere al suolo e l’uomo raddrizzarsi. Alzo gli occhi su di lei, poi si guardo l’avambraccio e osservo la bestia: aveva la testa spezzata in due, ancora fremente. Lilo scese lentamente dall’albero.

«Sei solo un ragazzo,» esclamo sorpresa. Lui la guardo di nuovo, nervosamente, senza capire. Lei comincio a domandarsi se fosse davvero un ragazzo.

Era basso, non arrivava neppure a due metri. Sarebbe potuto stare sotto il braccio teso di Lilo. Aveva i

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