Sentiva che qualcosa, davanti a lui, stava attirando la sua mente, in maniera inconscia, irreale. Come se nel suo inconscio vivessero due menti diverse, o forse piu, e la sua, quella che gli era appartenuta fin dalla nascita, non fosse che un’unita in un tutto.

E l’immaginazione si risveglio, sotto lo stimolo sconosciuto.

Immediatamente, comincio a ricostruire il mondo dei suoi incubi. Il mondo che aveva oscuramente dominato la sua vita e lo aveva spinto a compiere ricerche sui sogni, durante le quali aveva trovato incubi simili al suo. Il mondo nel quale era in agguato il pericolo. Il mondo azzurro in cui si moltiplicavano grandi edifici simili alle fabbriche, agli uffici e alle case-formicai dei tempi antichi. E quel mondo invadeva la campagna e la foresta dell’utopia, e lungo strade interminabili scorreva una fiumana di esseri umani ansiosi e inarrestabili… e tra loro si trovava l’altro Thorn, quello del sogno, che lo odiava e lo invidiava, e lo opprimeva con un senso di colpa quasi intollerabile.

Sin dall’inizio quel Thorn del sogno aveva oppresso la sua esistenza… come uno spettro alle feste, come un supplice, l’eterno accusatore alla corte dei suoi pensieri piu segreti… si era agitato come un fantasma insieme a lui, lo aveva accompagnato, spettrale ed elusivo, durante le sue giornate, ed era spuntato, vivido e reale e terribile, durante le sue notti. Durante le vacanze lunghe e piene della sua giovinezza, quando ogni giorno aveva rappresentato una nuova avventura e ogni pensiero una rivelazione, quel Thorn del sogno aveva dolorosamente scoperto il significato dell’oppressione e della paura, aveva visto l’allontanarsi della sicurezza e l’esilio dei genitori, aveva frequentato scuole nelle quali la conoscenza era proibita e ogni uomo doveva apprendere quale fosse il suo posto. Mentre lui stava scoprendo l’amore e la felicita, quel Thorn del sogno aveva pianto senza darsi pace per una giovane moglie a lui strappata per sempre da un ordine arbitrario di un governo autocratico. E mentre lui aveva svolto il lavoro sognato, costruendo un nuovo edificio di conoscenza pietra su pietra, quel Thorn del sogno aveva compiuto monotoni lavori privi di significato, aveva complottato la rivolta con altri della sua specie, era stato scoperto da una polizia segreta mostruosamente efficiente, era diventato un assassino, un uomo pieno di odio.

Giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, l’oscura vita del sogno si era sviluppato, parallela alla sua.

Lui conosceva le emozioni dell’altro Thorn quasi meglio delle sue, ma le vere condizioni e i particolari specifici della vita del Thorn del sogno erano confusi nella caratteristica maniera di tutti i sogni. Gli era sembrato di sognare i sogni dell’altro Thorn… mentre, a causa di uno scambio diabolico, l’altro Thorn aveva sognato i suoi sogni e l’aveva odiato per la sua buona sorte.

Un senso di colpa nei riguardi del suo gemello dei sogni era il fatto piu importante della vita di Thorn.

E ora, addentrandosi nella foresta, comincio a immaginare di scorgere qualcosa nel punto elusivo che stava fissando, a pochi metri di distanza, qualcosa che tremava e svaniva, qualcosa che non era ben certo di vedere, e che pure sembrava l’involucro in cui erano racchiuse le forze misteriose che lo attiravano… un volto pallido e irato, spaventosamente simile al suo.

La necessita di fare presto quasi lo soffoco. Doveva arrivare. La Croce d’Opale, che si intravedeva di quando in quando di fianco a lui, tra gli alberi, secondo i capricci del sentiero, sembrava proprio accanto a lui, e gli faceva credere di compiere progressi minimi. Il volto spettrale svani. Thorn comincio a correre.

Dei rami gli sferzarono il volto. Una radice affiorante apparve improvvisamente davanti al suo piede. Inciampo, barcollo, riusci a riprendere l’equilibrio, e prosegui piu lentamente, sollevato dal fatto di avere scoperto che, perlomeno, poteva ancora controllare la velocita della sua avanzata.

Le forze che lo attiravano erano nello stesso tempo simili e infinitamente diverse da quelle che per un istante avevano controllato i suoi movimenti durante lo spettacolo di sincromia. Mentre quelle erano sembrate di origine totalmente estranea, queste sembravano giungere da una singola mente umana.

Cerco in tasca l’oggetto che aveva rubato al misterioso interlocutore di Clawly. Ora non poteva vederlo chiaramente, ma la sostanza che lo componeva era sempre piu sconcertante. Sembrava dotato di un’inerzia leggermente superiore a quella compatibile con il suo peso. Fu sicuro di non aver mai toccato nulla del genere prima di quel momento.

Non avrebbe potuto spiegare l’origine dell’idea che gli era balenata in mente, ma a un tratto scopri di domandarsi se quella cosa non fosse una singola molecola. Fantastico! Eppure, esisteva qualcosa capace di impedire in senso assoluto che gli atomi si unissero in una struttura cosi gigantesca?

Una molecola del genere avrebbe avuto piu atomi di quante l’universo avesse stelle.

Molecole gigantesche erano le chiavi della vita… gli enzimi, i fattori ereditari, gli attivatori. Quali porte non sarebbe riuscita ad aprire, una molecola supergigante? Nessuna!

Era la fantasia piu assurda… eppure era spaventosa. Fu sul punto di gettar via la cosa, e invece se la rimise in tasca. Ci fu un fruscio nel fogliame. Un gatto si affaccio per un istante sul sentiero, soffio e lo guardo. Quei gatti erano animali domestici… per secoli e secoli avevano tenuto compagnia all’uomo. Eppure in quel momento, l’animale che andava in cerca di preda sembrava completamente selvatico, e c’era qualcosa di nuovo in esso… un aspetto come di intelligenza acquisito, un’espressione maligna dovuta alla lunga associazione con l’uomo.

Il sentiero giunse a una biforcazione. Thorn si volto bruscamente, e si apri la strada tra grosse radici bulbose che affioravano ovunque. La luce emanata dal sentiero divenne piu fievole e diffusa, in molti punti si dissolveva a causa dell’erosione. In certi punti, poi, la vegetazione aveva assorbito del tutto la sostanza luminescente. Foglie e rami rilucevano debolmente.

Ma al di la del sentiero, da entrambe le parti, la foresta era oscura, era un infinito cupo e soffocante.

Ed era diventata viva.

La sensazione di essere premuto da mille infiniti, provata per qualche istante alla sincromia dell’Yggdrasil, ritorno ora con molta piu forza.

L’Yggdrasil era vero. La realta non era cio che sembrava in superficie. Aveva molte radici, alcune solide e vere, altre contorte e false, che affondavano in mondi diversi.

Affretto il passo. E nuovamente gli sembro di vedere qualcosa… un lucore pulsante, elusivo e bluastro. Era come la sequenza di Nidhogg, nell’Yggdrasil. Nidhogg, il verme che strisciava incessantemente attorno alla radice dell’Albero della Vita che discende nell’inferno. La sua vista rimase offuscata da quel colore affascinante…

Poi, gradualmente, il colore divenne un volto. Il suo stesso volto, sconvolto pero da emozioni sconosciute, contratto da sofferenze a lui ignote, duro, bramoso di vendetta, accusatore… il volto di Thorn del sogno, imperioso, frenetico, ansioso, che lo spingeva ad avanzare verso una destinazione sconosciuta in un gorgo di mondi invisibili.

Con un sospiro in cui si fondevano coraggio e paura, Thorn avanzo verso di esso.

Doveva entrare in contatto con l’altro Thorn, sistemare i conti con lui, bilanciare la quantita di gioia e dolore che ora possedevano in modo cosi disuguale, aggiustare i torti delle loro vite diverse. Poiche, in un certo senso, lui doveva essere l’altro Thorn, e l’altro Thorn doveva essere lui. Ed e impossibile mentire a se stesso.

Il volto spettrale indietreggio mentre lui avanzava, mantenendo le distanze immutate.

La sua avanzata nella foresta divenne una corsa d’incubo in un mondo popolato di alberi giganteschi e oscuri che tendevano verso di lui i rami che gli sferzavano il corpo e il volto.

Il viso dell’altro Thorn si manteneva a una distanza di pochi metri.

E venne la paura, ma troppo tardi… non pote fermarsi.

I veli del sogno che avevano oscurato la sua mente e i suoi pensieri durante la prima fase della fuga dalla Croce d’Opale si squarciarono. Si rese conto che questa era la cosa accaduta a moltissimi altri individui. Capi che una mente straniera stava impadronendosi della sua, che un altro invasore, potenzialmente un amnesiaco nascosto, stava per occupare il suo caposaldo, sulla Terra.

Fu colpito dal pensiero di stare abbandonando Clawly, di lasciare il mondo intero in una situazione drammatica.

Ma lui era soltanto una cosa priva di volonta che correva tendendo le mani in avanti.

Quando passo sulla cima di una collinetta, libera dalla vegetazione, per un istante pote intravedere i solitari pigliastelle… la Blue Lorraine, i Gemelli Grigi, il Mirto Y… ma erano lontani, fuori portata, e sembravano gridargli un addio…

Era ormai allo stremo delle forze.

La sicurezza di aver quasi raggiunto la meta divenne quasi intollerabile.

Ora si trattava di qualcosa che si trovava al di la della prima svolta del sentiero.

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