cerchi di persuaderli. Vedo due, in particolare, che ti contrastano ferocemente, ma non riesco a vedere i loro ragionamenti e i loro scopi. Vedo che tu alla fine perdi la partita, in particolare per l’abbandono di un amico, e te ne vai sconfitto.
“Certo” penso Clawly “puo avere saputo tutto questo in molte maniere”.
Eppure la cosa lo impressiono, come era sempre successo dal primo momento, quando Clawly aveva incontrato per caso… ma si era trattato davvero di un caso?… il vecchio, credendolo un semplice psicologo.
Senza guardare il veggente, con un senso di timore che non provava per alcuno, Clawly domando: — Cosa vedi nel futuro del mondo?
Nella voce cantilenante del veggente si udi uno strano pulsare.
— Solo l’infittirsi dei sogni, molti altri spiriti stranieri che si infiltrano nel mondo sotto maschere umane, l’avvicinarsi del disastro, lunghi artigli che si preparano a colpire… ma dove e quando, non lo so; so solo che il tuo recente sforzo di convincere gli altri del pericolo ha portato il pericolo piu vicino.
Clawly rabbrividi. Poi si mosse sulla sedia. Senza piu timore, aggiro la domanda su Thorn che gli premeva alle labbra, e disse: — Senti, Oktav, devo sapere qualcosa di piu. Vedo benissimo che mi nascondi qualcosa. Se io cerco di sfruttare nel modo migliore le tracce che mi offri, e poi mi dici che io ho sbagliato, mi leghi le mani. Per il bene dell’umanita, devi descrivermi il pericolo imminente in maniera piu chiara.
— E devo attirare su di noi forze che ci distruggeranno entrambi? — Gli occhi del veggente lo fissarono. — Ci sono mondi all’interno dei mondi, e ruote all’interno delle grandi ruote cosmiche. Ti ho gia detto troppo, e noi siamo in pericolo. Inoltre, ci sono cose che, onestamente, io non so, cose celate perfino ai Grandi Sperimentatori… e le mie ipotesi possono essere meno valide delle tue.
Irrigidito da una sensazione di irrealta, la mente di Clawly comincio a meditare. Che cos’era Oktav… cosa si nascondeva dietro quella maschera decrepita? Tutti i volti non erano che maschere? Cosa si nascondeva dietro il volto di Conjerly e di Tempelmar? Dietro quello di Thorn? Dietro il suo? La sua mente poteva dunque essere una maschera, eretta per nascondere qualcosa che si annidava nell’inconscio? Cos’era il mondo… quella fuggevole sfilata di maschere, eventi inesplicabili che spuntavano come lampi dal passato per spegnersi immediatamente nel futuro?
— Ma allora, che devo fare, Oktav? — domando con voce stanca.
Il veggente replico:
— Te l’ho gia detto. Prepara il tuo mondo a qualsiasi eventualita. Armalo. Mobilitalo. Non lasciarlo in attesa quiesciente del cacciatore.
— Ma come, Oktav? E stata bocciata una mia richiesta di un semplice programma di ricerca. Come posso chiedere al mondo di armarsi… senza ragione?
Il veggente tacque. Quando finalmente rispose, nella sua voce pulso, piu forte che mai, l’amara saggezza di secoli e secoli di storia.
— Dunque, devi fornire una ragione. I governi hanno sempre inventato ragioni accettabili da parte della maggioranza della popolazione celando quelle autentiche, troppo drammatiche o troppo fantastiche Devi inventare un pericolo che possa essere compreso dalle loro menti ristrette. Fammi pensare, adesso… Marte…
Si udi un suono soffocato. Il veggente si volto di scatto, con rapidita fulminea, e infilo una mano in tasca. Cerco disperatamente qualcosa, e quando ritrasse la mano di tasca, vuota, un’espressione di immensa costernazione si dipinse sul suo volto.
Gli occhi di Clawly abbandonarono il corpo del vecchio e si fissarono sulla porta che dava sull’interno dell’appartamento.
La figura del nuovo venuto rimase la, immobile, intenta a scrutare Oktav, solo per un istante. Poi, con un movimento del capo perentorio e impaziente, si volto e scomparve alla vista. Ma la mente spaventata di Clawly pote ricordarla anche nei minimi particolari.
La cosa piu impressionante era stato il senso di antichita… molto piu evidente che in Oktav, sebbene, (o forse era quello il motivo) a differenza del vecchio, il corpo dell’uomo era quello di un giovane, dai capelli neri e dal volto vigoroso e giovanile. Ma gli occhi, e l’espressione di quel volto… conservavano l’esperienza di innumerevoli secoli. Si trattava di un’esperienza priva di saggezza, o magari con un simulacro di saggezza ristretto, puritano, limitato e detestabile. Un miscuglio sgradevole di ignoranza inconscia e di consapevolezza della propria forza. L’animale-uomo diventato dio, senza trasfigurazione.
E l’impressione piu penetrante, addirittura ripugnante, gli fu data dagli abiti dello sconosciuto. Indumenti scomodi, stretti e non funzionali, che coprivano la parte superiore e inferiore del corpo, ed erano fatti di pelo animale compresso, lavorato e modificato, ed erano tenuti assieme da pezzi di osso o di corno. L’indumento che copriva la parte superiore del corpo aveva, sotto di esso, un duplicato di fibra vegetale di qualita sconosciuta, munito sul collo di due oggetti… il primo, una striscia annodata strettamente, dai colori violenti; il secondo, un colletto alto e rigido e bianco, della stessa sostanza che componeva la camicia, forse plastificato in maniera primitiva.
Fu dopo un breve periodo di tempo che Clawly comprese che gli indumenti del diciannovesimo e del ventesimo secolo, dei quali aveva visto delle immagini nei libri di storia, avrebbero avuto esattamente quell’aspetto, se fossero stati preparati seguendo gli antichi procedimenti, e fossero stati indossati da un essere umano.
Senza spiegazioni, Oktav si alzo e si diresse verso la porta interna Infilo nuovamente la mano in tasca e continuo a cercare, ma si tratto di una semplice ripetizione meccanica del gesto precedente. Quando Clawly vide il suo volto per l’ultima volta, pote leggere su di esso costernazione, uno sforzo di memoria disperato, e la gelida maschera che appare sul volto di un uomo intelligente la cui mente sta cercando di sfuggire a una trappola mortale.
Oktav oltrepasso la soglia.
Non si udi alcun rumore.
Clawly attese.
Passarono i minuti. Clawly cambio posizione, si trattenne, tossi, attese, tossi ancora, si alzo, si diresse verso la porta interna, torno indietro e sedette di nuovo.
C’era tempo, troppo tempo. Tempo per ripensare a quella strana superstizione che parlava di uomini vestiti di abiti dell’Alba della Civilta i quali apparivano a volte nel mondo. Tempo per fare le supposizioni piu pazzesche sull’eta evidente negli occhi di Oktav e dell’altro.
Finalmente, si alzo e si diresse verso la porta interna.
Al di la di essa si trovava una piccola stanza priva di mobili, senza finestre o altre porte, il tipico complemento di appartamenti-uffici del genere. Le pareti erano spoglie e prive di fessure.
E non c’era nessuno.
5
Con uno strappo che gli procuro una sensazione di malessere, uno strappo che sembro squarciare in un istante distanze superiori a quelle che esistevano nel cosmo intero… uno strappo nel quale erano coinvolte molte piu cose che le semplici ossa e la pelle… Oktav segui colui che lo aveva chiamato in una regione di notte non solo visiva.
La nella Zona, al di fuori della bolla dello spazio-tempo, ai confini dell’eternita, anche gli atomi erano immobili. Solo il pensiero si muoveva… ma un pensiero dalla forza superiore a ogni immaginazione, un pensiero che poteva creare e distruggere degli universi, un pensiero non indegno degli dei.
Era ancor piu strano, di conseguenza, comprendere che si trattava di un pensiero umano, appesantito dagli stessi pregiudizi e dalle stesse debolezze. Come se si fosse scoperto, su un altro pianeta di un altro universo, un casolare di campagna con il comignolo fumante e una scure piantata in un tronco d’albero abbattuto.
Topi che corrono di notte in una grande cattedrale deserta… e l’idea assurda di presenze, altre presenze, all’interno della grande cattedrale.
Oktav, o la cosa che era stata Oktav, si oriento servendosi dei soli mezzi di percezione che funzionavano nella Zona. Era una specie di tatto, ma un tatto del raggio d’azione troppo vasto, e sensibile soltanto al pensiero o a qualcosa di simile al pensiero.