— Ma, insomma, pupa, se andassi a letto adesso, forse potremmo anche… sai bene. — E la guardo di straforo, con aria lusinghiera.

— Finalmente ne hai voglia, eh? — fece seccamente lei. — Be’, io credo di non averne. Con quello schermo che hai sulle parti posteriori, continuerei a pensare di essere a letto con l’uomo trasparente. Fra l’altro, ti ci siedi sopra o davanti o di dietro o che altro?

— Sopra, naturalmente. Questo e il bello pupa… e un cuscino d’aria. — Sobbalzo morbidamente un paio di volte a scopo dimostrativo. Il movimento era piuttosto simile a quello di una culla che dondolasse e le palpebre di Homer cominciarono ad abbassarsi.

— Svegliati, — ordino Heloise. — Non voglio avere come cavalier servente uno che russa. Fai qualcosa per rimanere sveglio. Ordina uno stimolante o un caffe alla fiamma.

Homer le lancio un’occhiata ferita mentre chiamava l’apprendista di servizio al loro tavolo.

— Piccola! Portami un bicchiere di latte bi-irradiato a 150 gradi Fahrenheit.

— E infilaci dentro quattro pastiglie di caffeina — aggiunse Heloise.

— Niente affatto, pupa! — protesto Homer in toni virili e pettorali. — Non ho mai fatto una sola corsa da drogato in tutta la mia vita, neppure questa pazza maratona di veglia. Niente eccitanti in quel latte, piccola. Ehi, non ti ho gia visto da qualche parte, prima d’ora?

— Oui, M’sieu Hemingway, mi avete visto — rispose la minorenne con una smorfietta leziosa. — Io sono Suzette, autrrisce con Toulouse La Rimbaud del librrro Vita e amorrri d’una gemella frrancese. La gemella vuol dirrre molte cose, tanto in dispensa che in letto. Ma adesso devo ordinare il latte caldo cosi e cosi per M’sieu.

Homer l’osservo agitare i fianchi sotto la cortissima gonna di seta nera, mentre si affrettava verso una porta di servizio.

— Ehi, pupa — commento — non ti stringe il cuore a pensare che una piccola bambola innocente come quella sappia parlare di perversioni e tutto il resto?

— Quella piccola bambola — rispose seccamente Heloise — sapeva tutto sulle perversioni e sul modo di usarle per farsi amici e conquistar la gente, molto tempo prima che tu posassi con il tuo primo timone sullo sfondo di un ciclorama che rappresentava un tramonto tropicale.

Homer alzo le spalle.

— Forse e cosi, pupa — disse sottovoce. — Ma questo non mi offende. Questa sera mi sento mistico, sognatore, potresti dire, in comunione spirituale con tutte le cose. — E corrugo la fronte quando Heloise lo fisso incredula. — Per esempio, tutte quelle teste lassu, cosa stanno pensando? Oppure penso ai robot. Mi chiedo se i robot soffrono come noi. Quello laggiu che si e appena rovesciato addosso il caffe bollente… sente dolore? Un tale mi ha detto che possono perfino avere il sesso, che lo fanno per mezzo dell’elettricita. Anche il dolore? Quel robot rosa avra sofferto quando l’ho scottato con il lanciafiamme? E un pensiero consolante.

Heloise ridacchio.

— Non poteva avere un buon ricordo di te, a giudicare dal modo in cui ti ha innaffiato di schiuma questo pomeriggio, come se tu fossi un incendio!

— Non ridere, pupa! — protesto Homer. — Ci ho rimesso la mia migliore divisa da marinaio. Quella che mi portava fortuna.

— Sembravi cosi buffo, coperto di quella roba appiccicosa!

— Ecco, anche tu non facevi una bella figura, mentre ti nascondevi dietro di me e ai tuoi scagnozzi per non venire innaffiata. Il che mi ricorda una cosa: perche mi hai raccontato quella bugia a proposito di cio che stava succedendo all’Editrice Razzi e della ragione per cui dovevamo andare la? Non stavano assumendo altri scrittori, a quanto ho potuto vedere, e tu non hai fatto neppure una domanda in proposito. Prima hai cominciato a chiedere qual era il loro segreto e poi ti sei messa a parlare di qualcosa che non avevo mai sentito nominare. Vendicatori dei mulini-a-parole e il Nodo Scorsoio. Che cosa sono, pupa, ad ogni modo?

— Oh, sta’ buono! Era solo una falsa pista che mi aveva fornito Gaspard, quel piccolo imbroglione. Adesso devo tirar fuori i fatti reali.

— Ma io voglio sapere tutto, pupa. Finche non potro dormire, continuero a sognare a occhi aperti e a pensare alle Conserve Baia Verde e alla vita, e vorro sapere tutto di tutto.

— E allora ascoltami mentre sto pensando a voce alta — scatto Heloise. I suoi lineamenti si irrigidirono e comincio a parlare a frasi staccate, sottovoce all’inizio: — L’Editrice Pazzi, che sembrava addormentata, e sveglissima. Avevano infilato un loro tirapiedi nel sindacato… Gaspard. Sono in contatto con i robot scrittori… Zane Gort; e con il governo… la signorina Blushes. Quando gli siamo piombati addosso, si stavano comportando come se avessero qualcosa da perdere, non come se se ne infiaschiassero. Flaxman saltellava come un coniglio davanti a una cantina piena di lattuga. Si stava coccolando le fotografie di certe uova sotto le quali erano scritti nomi che sembrano di scrittori, solo che non riesco a riconoscerne neppure uno… scommetto che tutto questo significa qualcosa.

— Uova? — interruppe Homer. — Vuoi dire cerchi, pupa?

— No, voglio dire uova. — Scrollo le spalle e continuo: — In quanto a Cullingham, era freddo come un cocomero, quando l’ho passato alla griglia.

— Ehi, cosa c’e stato con questo Cullingham? — interruppe di nuovo Homer, sospettoso. — Credevo che cominciassi a prenderti una cotta per lui a giudicare dal modo in cui lo schiaffeggiavi!

— Silenzio! Non meravigliarti, ad ogni modo… quell’uomo mi sembra un buon pensatore a sangue freddo, invece di avere una mente spugnosa come Gaspard o un corpo di muscoli mistici come te.

— Un tipo a sangue freddo non andrebbe bene a letto, pero.

— Non si puo mai dire, fino a che non sono stati collaudati da un’esperta. Cullingham e gelido e abile, ma scommetto che se lo rapissimo, io riuscirei a strappargli il segreto dell’Editrice Pazzi.

— Pupa, se credi che io abbia intenzione di cominciare a rapire i tuoi nuovi amanti per farti un piacere…

— Silenzio! — Heloise era ormai adeguatamente eccitata e assolutamente impaziente. La sua voce non era delle piu soavi e l’ordine, sibilato con forza a Homer, provoco una breve interruzione nella conversazione generale. Senza neppure badarvi, continuo: — Sto parlando di affari, Homer. Ed ecco di che si tratta: quelli della Editrice Pazzi hanno un asso nelle manica… e sono vulnerabili al rapimento!

22

— Quelli dell’Editrice Pazzi hanno un asso nella manica e sono vulnerabili al rapimento!

Le orecchie acute, ai tavoli vicini (e i microfoni direzionali a quelli piu lontani), che fino a quel momento avevano afferrato soltanto frammenti del monologo di Heloise, udirono chiaramente quell’ultima frase.

Coloro che quella sera erano venuti alla Parola in caccia di allusioni e di piste in una promettente ma preoccupante crisi commerciale, decisero di aver trovato il bandolo che cercavano.

I treni dell’azione si misero in moto. Con vari gemiti, scricchiolii e tonfi figurati, le ruote cominciarono a girare. Fra tutti coloro che reagirono, i principali attori rappresentavano un vivido campionario dell’uomo dell’Eta dello Spazio, ossessionato dal danaro.

Wiston P. Mears, agente con quattro stelle dell’Ufficio Federale di Giustizia, mando a memoria il seguente promemoria per se stesso: “La Razzi ha le maniche gonfie. Uova? Cocomeri? Lattuga? Mettersi in contatto con la signorina Blushes”. Gli aspetti fantastici del Caso dei mulini-a-parole non turbavano affatto Mears. Era abituato a una societa in cui quasi ogni azione di ogni individuo poteva essere considerata un reato, ma in cui qualsiasi reato commesso da gruppi od organizzazioni poteva essere giustificato almeno sei volte. Persino la dissennata distruzione dei mulini-a-parole non sembrava fuori dell’ordinario in un mondo abituato a tenere in piedi la propria economia distruggendo oggetti di valore. Mears, grassoccio e rubicondo, aveva assunto la personalita fittizia del buon Charley Hogan, un grosso coltivatore di plancton e di alghe proveniente da Baja, in California.

Gil Hart, procuraguai industriale, comprese che ora sarebbe stato in grado di riferire ai signori Zacheru e

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