sotterraneo, nella segreta piu profonda, custodiscono il legittimo re d’Inghilterra di sette secoli prima, solo che ora e diventato un mostro a forma di rospo e deve bere una vasca piena di sangue di vergine ogni volta che spunta la luna… in ogni caso, c’e questo sacro pegno che custodiscono e che devono giurare di conservare, e quando il figlio ha tredici anni il padre deve dirgli tutto, con un mucchio di domande e risposte rituali, come Chi Grida Nella Notte? E il pegno, Cosa Dobbiamo Dargli? Quello Che Vuole, Cosa Vuole? Un Secchio Di Sangue, e cosi via e poi quando il padre ha detto tutto al ragazzo e gli fa vedere il mostro, il ragazzo ha un attacco di cuore e da allora non e piu capace di far niente, se non pasticciare in biblioteca e in giardino e di dire la verita a suo figlio, quando sara il momento. Capisci cosa intendo dire, Cully?

— Pressappoco — rispose giudiziosamente l’altro.

— Be’, comunque e cosi che il comportamento di mio padre mi ha spinto a considerare il Trust dei Cervelli. Dio, quel nome mi ha fatto impressione fin dall’inizio! Anche quando ero bambino sapevo che c’era qualcosa che puzzava di malaugurio, nei precedenti della mia famiglia. Il mio caro papa era allergico alle uova e non ammetteva l’argenteria sulla tavola, neppure placcata. Una volta cadde svenuto quando un nuovo robot inglese, arrivato fresco fresco da Sheffield, gli porto per colazione un uovo posato, guscio e tutto, su un portauovo d’argento. E una volta mi porto a una festa per bambini e si senti male durante una gara che non era stata annunciata, sai, una di quelle in cui i bambini devono far rotolare le uova. E poi c’erano le misteriose telefonate che io intraudivo a proposito della Nursery e che, secondo me, era quella in cui dormivo io; e sono stato terribilmente male, lascia che te lo dica, la volta in cui sentii papa dire (fu durante i Terzi Moti Anti Robot) “Credo che dovremmo tenerci pronti a portarli sottoterra e a fare saltare in aria la Nursery con un solo istante di preavviso, giorno o notte”.

“Per peggiorare la situazione, papa non era il tipo che amava aspettare; e non avevo ancora nove anni, altro che tredici!, quando mi porto alla Nursery, alla loro Nursery, e me li presento tutti e trenta. Dapprima pensai che fossero una specie di menti-robot, naturalmente, ma quando mi disse che dentro ciascuno di essi c’era un cervello vero, caldo e umido, gettai via i biscotti e per poco non vomitai. Ma papa mi costrinse ad ascoltare e a vedere fino alla fine, e poi mi porto a una lezione di equitazione… papa apparteneva alla vecchia scuola. Una delle teste d’uovo mi disse: ‘Tu mi ricordi un mio nipotino che mori ottantenne centosette anni or sono’. Ma il peggio fu quello che mi rise in faccia e mi disse: ‘Ti piacerebbe venire qui dentro con me, piccolo?’.

“Be’ in seguito sognai per settimane le teste d’uovo, tutte le notti, e i sogni avevano sempre la stessa spaventosa conclusione realistica. Io ero a letto nella mia Nursery e la porta si apriva senza far rumore nell’oscurita e entrava, galleggiando a due metri dal pavimento, con gli occhi simili a fiochi carboni accesi, una di quelle cose con quello spaventoso aspetto da cranio semifinito con l’enorme calotta metallica”.

La porta dell’ufficio si apri, senza far rumore.

Flaxman si raddrizzo sulla sua sedia, in modo che il suo corpo si trovo a un angolo di quarantacinque gradi rispetto al pavimento. Gli occhi gli si chiusero e un tremito (non forte ma evidente) lo scosse.

Ritto sulla soglia c’era un robot, sciupato al punto da sembrare butterato.

— Chi sei, ragazzo? — chiese freddamente Cullingham.

Dopo cinque secondi buoni, il robot rispose: — L’elettricista signore — e levo la chela destra alla fronte brunita e quadrata in saluto militare. Flaxman riapri gli occhi.

— E allora ripara la serratura elettrica di quella porta! — ruggi.

— Subito signore — disse il robot con un nuovo vivace saluto. — Non appena avro sistemato la scala mobile. — E richiuse di scatto la porta.

Flaxman fece per alzarsi, poi si lascio ricadere sulla sedia. Cullingham disse:

— Strano! A parte il fatto che e cosi butterato, quel robot e l’immagine del rivale di Zane… sai, quello che una volta era fattorino in una banca, Cain Brinks, l’autore dei romanzi di Madame Iridio. Deve essere un modello molto piu comune di quanto credessi. Bene, adesso, Flaxy, tu dici che le teste d’uovo ti danno fastidio, ma senza dubbio ti sei comportato con coraggio ieri, quando c’era qui Ruggine.

— Lo so, ma non credo di poter continuare — disse Flaxman in tono infelice. — Credevo che sarebbe stata una faccenda rapida assegnare loro un compito, sai, “Vogliamo trenta romanzi ipnotici, pieni d’azione, per giovedi prossimo!”; ma se dobbiamo parlare con loro e discutere e convincerli con le buone solo per indurii a provare… dimmi, Cully, cosa fai, tu, quando diventi nervoso?

Cullingham assunse un aspetto pensieroso per un momento, poi sorrise.

— Segreto per segreto — disse. — Tu serba il mio come io serbero il tuo. Vado da madame Pneumo.

— Madame Pneumo? Ho gia sentito altre volte quel nome, ma non sono mai riuscito ad ottenere una spiegazione.

— Proprio cosi — disse Cullingham. — Molti uomini pagano somme con tre zeri soltanto per ottenere le spiegazioni che io sto per darti.

24

— La casa di madame Pneumo — comincio Cullingham — e una casa di piacere molto esclusiva che appartiene ai robot, e gestita dai robot e il cui personale e composto da robot. Vedi, cinquant’anni fa o giu di li, vi fu un robot matto che si chiamava Harry Chernik (per lo meno, io credo che fosse un robot) la cui ambizione era quella di costruire robot che fossero esternamente del tutto simili ad esseri umani, fino all’ultimo particolare anatomico ed epidermico. L’idea dominante di Chernik era che se gli uomini e i robot fossero stati esattamente eguali, e in particolare avessero potuto fare l’amore fra di loro, non vi sarebbe stata piu alcuna inimicizia fra le due razze. Chernik svolse la sua attivita, vedi, circa all’epoca dei Primi Moti Anti-Robot ed era un inter-razzista convinto.

“Ebbene, naturalmente il progetto risulto essere un vicolo cieco per quanto riguardava lo scopo principale di Chernik. In maggioranza i robot non avevano nessuna voglia di sembrare esseri umani, e per giunta tutto lo spazio nell’interno di un robot di Chernik era occupato da meccanismi che dovevano metterlo in grado di imitare perfettamente il comportamento di un essere umano a letto e in altre semplici azioni necessarie nei rapporti sociali (perfetti controlli muscolari, di temperatura, di umidita, di suzione e cosi via) e di conseguenza non c’era piu posto per nient’altro. A parte le loro straordinarie capacita amatorie, i robot di Chernik erano completamente privi di mente: non erano affatto veri robot, ma semplici automi: e per mettere insieme un vero robot e un automa di Chernik nello stesso involucro che avesse l’aspetto di una ragazza, si sarebbe ottenuto un mostro alto tre metri oppure grosso come la donna-cannone di un circo.

“Inoltre, come ti dicevo, risulto che in maggioranza i robot non erano entusiasti dell’idea: volevano essere di agile, duro metallo e nient’altro; un robot o una robicchia morbidi e bulbosi che avessero l’aspetto d’un essere umano, anche di un essere umano bellissimo, avrebbero subito l’ostracismo e sarebbero per sempre stati esclusi dai loro particolari piaceri, specialmente da tutti gli atti di tenerezza tra robot e robicchie.

“Chernik ne fu affranto. Come certi antichi rajah, si stese su un letto enorme circondato da tutte le sue creature piu seducenti, appicco il fuoco alle cortine cremisi del letto e poi si uccise per elettrocuzione. Chernik era matto, vedi.

“I robot che lo finanziavano, pero, non erano matti. Avevano sempre avuto in mente alcuni usi sussidiari altamente redditizi, per gli automi di Chernik, anche se a lui non avevano mai confidato le loro idee. Quindi spensero il fuoco, salvarono gli automi, e quasi immediatamente li misero al lavoro in una istituzione riservata ai maschi umani, limitandosi ad aggiungere alcune garanzie igieniche ed economiche cui l’immaginazione essenzialmente idealistica di Chernik non aveva mai pensato”.

Cullingham corrugo la fronte.

— Non so, in realta, se abbiamo mai fatto qualcosa di simile con gli automi maschi che Chernik dovrebbe avere creato: questa piccola organizzazione di robot e straordinariamente discreta. Ma le loro femmequine, come sono chiamate qualche volta, furono un grande successo. Naturalmente il fatto che fossero prive di intelligenza le rendeva molto attraenti, e in ogni caso questo non impediva che in esse si potesse inserire qualche nastro o qualche meccanismo speciale per compiere qualunque gesto o per mormorare qualunque fantasia che un cliente desiderasse. La cosa migliore, forse, era che qualunque commercio carnale con loro non comportava

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