Con delicatezza presi le mani imploranti di Madam Mina tra le mie e l’aiutai a rialzarsi. Mentre la conducevo al divano e mi sedevo accanto a lei, dissi con la sincerita piu estrema:
«Mia cara Madam Mina, da quando sono venuto a Londra in risposta alla chiamata del mio amico John Seward, ho trovato numerose persone — incluso Arthur (cioe, Lord Godalming) e la nostra Miss Lucy — la cui forza di fronte alla disperazione e la cui pieta mi hanno colpito profondamente. Sono onorato di chiamarli amici e di sapere che essi pensino lo stesso di me. Dai vostri scritti e dalla vostra sola presenza, so che voi siete buona e meritevole come loro. Per favore, pensate a me come a un vostro amico, Madam Mina, e sappiate che io aiutero voi e vostro marito in ogni modo.
Ma prima vi dovete calmare e, quando il pranzo sara pronto, dovete mangiare. Dopo di cio, mi potrete esporre in dettaglio i vostri guai».
Mentre parlavo, era gia ritornata calma, e l’ombra si era dileguata dal suo viso, lasciandola controllata ma speranzosa. Scendemmo di sotto per il pranzo, e dopo ci ritirammo nel salotto dove io insistetti affinche parlasse di Jonathan.
Abbasso lo sguardo: in effetti, sembrava guardare dentro se stessa per la soluzione di qualche dilemma.
«Dottor Van Helsing», e a questo punto alzo ancora gli occhi per guardarmi con quel suo sguardo franco e onesto, «cio che vi devo dire e cosi strano che persino io non sono sicura se crederci. Suona tutto come follia; cosi mi dovete promettere che non riderete per cio che vi confidero».
Il mio polso accelero; compresi che stavamo per parlare di Dracula e delle sue azioni. Mrs. Harker non era una pazza, di cio ero certo, e cosi sorrisi mestamente mentre confessavo:
«Mia cara, se solo sapeste com’e strana la ragione per cui sono qui, sareste
Mi guardo intensamente mentre parlava, e io penso che fu la comprensione nel mio sguardo piu che il senso delle mie parole che la convinsero. Si rilasso e assenti, rassicurata.
«Grazie, dottor Van Helsmg», disse, quindi si alzo, ando alla scrivania, e prese nuovamente dal cesto un altro mucchio di fogli, che mi porse.
«Questo e il diario che mio marito teneva mentre era in Transilvania. E lungo, ma io l’ho dattiloscritto; spieghera meglio di quanto possa fare io in poche parole la gravita del suo problema. A dire la verita, quando lo lessi — solo recentemente, e per la prima volta — i dettagli erano cosi complicati e coerenti che quasi vi credetti. Persino ora, sono presa dal dubbio. Non posso dire altro: volete prenderlo, per leggerlo e giudicarlo? Attendero vostre notizie».
«Lo leggero stanotte», promisi, poiche ero ansioso di leggerlo quanto lei di udire la mia opinione al riguardo. «Restero a Exeter stanotte, in modo da farvi sapere subito il mio parere. Posso venire di nuovo domani per vedere sia voi che vostro marito?».
Il grande sollievo sul suo viso fu meraviglioso da vedere; cosi il nostro incontro fu stabilito. Lei naturalmente suppose che io desiderassi fare un esame accurato della mente di Jonathan ma, in verita, volevo vedere da solo se il segno del Vampiro era su di lui.
Cosi trascorsi quella notte in una tranquilla stanza d’albergo, leggendo il diario privato di un uomo che aveva vissuto all’inferno e ne era emerso in qualche modo intatto. Era stato intrappolato da Dracula nel castello per due mesi, povero diavolo, e se le sue impressioni possono essere credute, non fu mai morso da Dracula ma era considerato cibo da lasciare per tre Vampire che lui aveva definito “le tre spose”.
Avrei potuto pensare che, nella sua paura, si fosse sbagliato a calcolarne il numero — poiche Zsuzsanna chiaramente veniva citata, come Dunya e, quando ero stato al castello l’ultima volta, quelle due erano le sole “donne” presenti. Ma sentire che una veniva chiaramente descritta come “dai capelli d’oro” e “con occhi di zaffiro”, — mi faceva pensare che non poteva essere nessuna delle due. La mia ipotesi era che quella doveva essere l’“Elisabeth” di Zsuzsanna; se era cosi, anche lei doveva essere a Londra.
Mentre leggevo il manoscritto, mi venne in mente un altro pensiero fastidioso: avrebbe potuto Jonathan essere stato morso, senza esserne consapevole, da Vlad o da una delle donne? Comunque, ero deciso a scoprirlo durante la mia prossima visita alla casa degli Harker.
Ma insieme alla mia paura sia per Madam Mina che per il novello marito si fece strada in me un crescente senso di ammirazione per lui. Era un giovane e ingenuo avvocato che si era trovato improvvisamente nella piu straziante delle circostanze: nel Castello di Dracula, di fronte a Vampire che scomparivano, alle allusioni sadiche di Vlad riguardo al suo destino finale, e alla comprensione che il Principe (cioe, il “conte”, poiche cosi Dracula amava presentarsi ai suoi avvocati di Exeter) non gettava alcun riflesso negli specchi, comandava ai lupi, catturava bambini piccoli e li dava a quelle donne malvage per il loro sostentamento e, peggio di tutto, il fatto che lui, Harker, era chiuso all’interno del castello senza alcun mezzo di fuga.
Si era arreso? Aveva ceduto a quelle immortali seduttrici? No. Invece, sapendo che sarebbe morto se non avesse agito, Jonathan era uscito strisciando dalla finestra a parecchie centinaia di piedi di altezza dal terreno roccioso sottostante e, per pura forza di volonta, si era appeso con i piedi e le dita alle pietre e alle fessure della parete del castello. Cosi era sceso ed era scappato a piedi: un’azione quasi impossibile.
Prima di fuggire, aveva incontrato Vlad addormentato nella sua bara… non una, ma due volte. La maggior parte degli uomini sarebbero scappati in preda al terrore, ma Harker, aveva sentito che il “conte” era un mostro che doveva essere distrutto ad ogni costo. Cosi era tornato
Appena finito questo stupefacente racconto, scrissi a Madam Mina che il diario di suo marito era del tutto veritiero, cosi come il suo cervello e il suo cuore, e che la sua preoccupazione per la sua sanita mentale era inutile. Mandai un corriere dall’albergo, in modo che potesse ricevere queste notizie (le possiamo veramente chiamare buone, o cattive? Beh, erano entrambe le cose) immediatamente.
Entro un’ora ricevetti una lettera dallo stesso messaggero: Madam Mina aveva scritto un risposta immediata, chiedendomi di andare il giorno seguente non per il pranzo ma per la colazione.
Precisamente a venti minuti alle otto di questa mattina, ho risposto al bussare alla porta della stanza del mio albergo, e mi sono trovato faccia a faccia con il coraggioso Mr. Jonathan Harker, che era venuto a prendermi. Sembrava, come sua moglie, molto piu giovane dei suoi anni, con dei capelli ricci castano chiaro e una condotta da uomo d’affari; non lo si sarebbe mai pensato capace delle sbalorditive imprese fisiche e del coraggio professato nel diario. Lo invitai subito ad entrare, con il pretesto che avrei avuto bisogno di un momento per prendere il mio cappotto; ma il vero motivo era di averlo alcuni minuti con me senza essere osservato.
Quando entro, chiudendo dietro di se la porta, mi avvicinai immediatamente e sostenni il suo sguardo. Era un soggetto facile, e cadde in
Non ci fu alcun segno immediato di aura color indaco, ma io non persi un attimo; aprii il colletto e glielo tolsi, poi sbottonai la parte superiore della camicia per esaminare completamente il collo e la clavicola.
Nessun segno. Emisi un sospiro cosi profondo che riuscii a malapena a restare in piedi e, con una scusa silenziosa, rimisi a posto i vestiti di Jonathan meglio che potei. Poi stavo per svegliarlo… ma qualcosa di impercettibile nel suo sguardo e nella sua aura (perfettamente arancione, come quella di Arthur) mi turbo. Era chiara, vibrante, splendente ovunque guardassi, ma nel mio campo visivo, percepii un indizio di incipiente indaco.
Non so cosa volesse dire. In tutti i miei anni di caccia, avevo visto tracce dell’aura scura solo in coloro che il Vampiro aveva morso. E, in tali casi, si era sempre mostrata in modo ovvio, diretto: prima nello sguardo della vittima, poi vagante nella sua aura piu chiara.
Mai l’avevo
Presa la decisione, gentilmente liberai Jonathan dalla