«E sospettate anche cosa sto per chiedervi?», dissi.
Sospiro ancora. Mentre l’aria gli usciva dai polmoni, tutto il suo buonumore, tutta la sua forza, tutto il suo coraggio, sembrarono andarsene con essa, finche compresi, con mio sconforto e sgomento, che stavo fissando un uomo fragile, dal cuore spezzato, con le occhiaie sotto gli occhi miopi.
«Non lo sospetto, lo so. E la risposta e: si, John».
«Io sono vostro figlio», dissi, con il tono pacato per l’incredulita, mentre pensavo:
«Tu sei mio figlio», disse, con una tale tranquilla convinzione, una tale tenerezza, un tono di scusa talmente sentito, che gli credetti immediatamente. Emozioni conflittuali mi assalirono: dubbio, rabbia, amore, sollievo. Sembrava tutto orribilmente, orribilmente sbagliato; ma sembrava anche orribilmente giusto.
Di fronte al mio turbamento, la sua espressione si fece preoccupata.
«Lo sapevi, John, che eri stato adottato?», mi chiese.
«Si», risposi, con la voce tesa al punto di sforzarla; con mio imbarazzo, ero sul punto di piangere. «Si, ma non e questo. Voglio sapere perche…».
E, a quel punto, la mia voce si spezzo veramente; non riuscii a dire altro.
«Perche sono stato tuo amico e maestro per tutti questi anni e non te l’ho detto».
Annuii ciecamente, ricacciando indietro le lacrime, mentre lui mi faceva cenno di sedere.
Mi sedetti sul pavimento freddo e lui comincio a raccontarmi una storia che era cominciata molto tempo fa, quando un Principe chiamato Vlad, che, molto piu tardi, sarebbe stato conosciuto come l’Impalatore (Tsepesh) o il figlio del Drago (Dracula), stipulo un Patto con l’Oscuro Signore. Ogni generazione della sua famiglia gli avrebbe offerto l’anima del figlio primogenito, maschio, che fosse sopravvissuto, in cambio di una continua immortalita. Ma, prima che quell’anima fosse offerta, il suo proprietario doveva risultare corrotto di propria volonta. Se invece l’agnello sacrificale fosse morto da uomo buono, onesto, allora Vlad avrebbe perso la sua immortalita, e sarebbe morto.
«Mio padre, Arkady, era il primogenito della sua generazione; lui mori incorrotto ma, preso dalla disperazione, Vlad lo morse per intrappolare la sua anima tra cielo e terra. Poi Arkady fu distrutto… e Vlad divenne debole e vecchio ma, per qualche ragione, non mori».
Io lo fissavo come colpito da un fulmine rivelatore; sapevo che il professore aveva avuto un solo fratello che era morto da molto tempo.
«Allora voi…».
«Io sono l’erede di Dracula», disse amaramente. «E il primogenito maschio sopravvissuto della mia generazione. Hai sentito, penso, Arminius che parlava del manoscritto».
Annuii, nuovamente ammutolito.
Distolse lo sguardo.
«Soltanto a causa sua Vlad ha osato minacciarmi. John», disse poi, volgendosi verso di me all’improvviso e afferrandomi le braccia per la disperazione, «ti giuro su ogni cosa buona che non sarei mai venuto qui se avessi saputo degli accresciuti poteri di Vlad. Lui era debole, perdente;
Gli feci capire la mia accettazione stringendo a mia volta le sue braccia, ma la mia mente era andata avanti e stava lottando per comprendere il mio passato e il mio stesso destino.
«Io… io sono il vostro figlio primogenito, non e cosi? Avevate un bambino che mori…».
Lui fissava il pavimento e, per la prima volta da quando lo conosco, parlo con una voce impastata di lacrime. «Un bambino che io uccisi», disse, e lo spasimo di un dolore che gli attraverso il viso fu cosi intenso e violento che io distolsi lo sguardo. «Il mio Jan. Il mio piccolo Jan…».
A quel punto scoppio in singhiozzi talmente forti e strazianti che non potei fare altro che fissare in basso e guardare sgorgare le mie stesse lacrime.
Dopo un po’, ci riprendemmo entrambi, e lui continuo con voce rauca:
«Zsuzsanna — la nipote di Vlad e la sua compagna Vampira — lo morse, trasformandolo in un piccolo mostro. Non avevo altra scelta che liberarlo».
«Quindi, quando aveste un altro figlio, lo mandaste via», dissi. «Lontano, e non diceste a nessuno dov’era».
«Per proteggerlo, ma vedi, John», e apri le mani disperato, «vedi quello che e stato di tutti i miei sforzi per risparmiarti il dolore che ho conosciuto. Come dicono i buddisti, il tuo karma e quello di soffrire per mano di Vlad; senza che il Vampiro sapesse della tua esistenza, ha scovato e ucciso la donna che amavi».
«Ma il vostro… amico, Arminius, vi aiutera».
«Si». Annui cupamente. «E qui per dare il suo aiuto e ci aiutera, penso, ad assicurarci che Miss Lucy sia libera dalla maledizione, ma lui verra quando vorra, e io non so dire quando ci aiutera ancora».
«Ma non preoccupiamoci ancora, finche il lavoro di domani non sara fatto». Mi alzai in piedi e lo aiutai ad alzarsi. In quel momento non provai altro per lui che compassione e gratitudine, poiche vedevo che terribile fardello aveva portato per tutta la sua vita e che portava ancora; non volevo altro, in quel momento, che renderglielo piu leggero. Lo abbracciai e dissi: «Sapete, credo, di avere sempre guardato a voi come a un padre, e ora il mio affetto per voi e doppiamente giustificato. Comprendo che tutto cio che avete fatto, lo avete fatto per amore».
Si sentiva troppo soffocato per parlare, e cosi ricambio l’abbraccio stringendomi. Ci lasciammo in silenzio, con le lacrime agli occhi e un dolore ancora piu profondo nei nostri cuori.
Per lungo tempo, mentre giacevo nel letto, il sonno non venne e, nel mezzo del mio inquieto rivoltarmi, mi venne l’agrodolce pensiero:
Stamattina, quando mi sono svegliato con la luce del sole, ero un uomo diverso; piu turbato, si, ma anche piu deciso a sbarazzarmi del mondo malvagio che e la mia eredita. Andremo alla tomba di Lucy a mezzogiorno e cosi il mio primo sforzo sta per cominciare.
Mi auguro solo che Arminms non ci abbandoni ancora.
Sto scrivendo sul treno. Ho detto agli altri che ero diretto ad Amsterdam e, per una volta, e vero. Nonostante l’assistenza di Arminius, io so che il compito piu pericoloso deve ancora venire; cosi vado a trascorrere alcune ore al capezzale di mamma, per timore che lei mi sopravviva.
Capitolo quindicesimo
Tutti, sembra, si sono innamorati di Madam Mina: incluso me, lo confesso. Si e assunta il ruolo di padrona