piacere. Potevo vedere ogni luccicante granello della sabbia che formava le pietre nel caminetto, e ogni crepa, sottile come un capello nel mortaio.

Ma la luce delle candele (che ancora bruciavano, sebbene fossero mezze consumate e dritte nella cera fusa) mi acceco gli occhi tanto dolorosamente che le spensi tutte tranne una. Quella fioca luce si dimostro piu che sufficiente, poiche il colore e i dettagli non sbiadirono affatto, sebbene un rapido sguardo alla finestra mi mostrasse l’oscurita e la neve vorticante. Il sole era tramontato e, alla fine, arrivo la tempesta.

Corsi allo specchio, ansioso di esaminare il mio volto in cerca di cambiamenti… ma, ahime!, quando fissai la lucida superficie di metallo, il mio viso era pallido e indistinto, e andava sbiadendo cosi come si potrebbe immaginare un fantasma che si dissolva nella notte. Avevo temuto che una cosa del genere potesse accadere, poiche avevo udito dei racconti dalla mia governante e da altri servi sul fatto che i volti dei morti non si riflettono negli specchi. Era forse la non visibilita il costo segreto del mio Patto?

Vi fu un discreto bussare alla porta: gridai, e udii in risposta la voce educata del mio giovane assassino. I monaci erano ritornati dalla foresta ed erano stati uccisi secondo le mie istruzioni.

Come prova per vedere se restavo visibile ai mortali, aprii la porta e guardai il soldato dalla barba rada.

«Eccellente», dissi, aspettandomi che gridasse nell’udire la mia voce senza corpo, o che invece mi oltrepassasse e guardasse al di la di me, cercandomi all’interno della stanza.

Mi aspettavo perlomeno di vedere quello che vedevo io: un uomo che stava scomparendo, ma lui mi guardo dritto in faccia e s’inchino, senza manifestare alcun segno di turbamento o stupore.

«Benissimo, mio signore», disse, e allora gli ordinai di preparare il cavallo e di portarlo al palazzo, poiche entro breve tempo avrei lasciato il monastero.

«Ma e arrivata la neve, mio signore. Viaggiare non e sicuro».

Risi con disprezzo, poi ripetei la mia richiesta e gli diedi il permesso di andarsene. Non avevo piu alcuna paura del freddo, della neve o di Basarab. Non temevo che una cosa: l’Oscuro Signore.

Ora il cavallo e pronto ma, prima, ho dovuto scrivere la storia della mia trasformazione poiche, sicuramente, nel corso dei secoli venturi ne dimentichero le circostanze e la meraviglia.

Un giorno — ben presto — arrivera l’annuncio che il Principe valacco e morto, poiche e solo questione di tempo prima che il corpo decapitato di Gregor sia scoperto nella foresta. Non ho dubbi che Basarab abbia distrutto il mio esercito e il mio castello a Bucarest, ma io ho ottenuto la mia vittoria. Tra una generazione lui sara morto, mentre io vivro per sempre. Ho mandato un corriere con un messaggio per Ilona e i miei figli affinche mi raggiungano nella nostra nuova proprieta nei Carpazi.

E ora andro a nord, per diventare una leggenda.

Capitolo primo

Lettera da Vlad Dracula, Bistritsa, a E. Bathory, Vienna

15 aprile 1893

Cara cugina,

Sembrano secoli da quando abbiamo tenuto una corrispondenza, e ancora di piu da quando ci siamo incontrati in carne e ossa. Da allora sono accadute molte cose: io ho incontrato difficolta di grave natura, talmente gravi, in effetti, che non so a chi rivolgermi per chiedere aiuto tranne che a te, mia astuta cugina piena di talento.

Verrai, Elisabeth? Sfortunatamente, al momento mi trovo troppo malmesso per viaggiare, o sarei venuto io stesso a Vienna per farti la mia richiesta personalmente e risparmiarti il viaggio fin qui. Ti prometto una dolce ricompensa e il piacere di conoscere la mia affascinante nipote Zsuzsanna e la sua cameriera Dunya, che sono entrambe diventate mie compagne.

Prometto anche che ti saro obbligato come lo fui con il tuo antenato Stefan di Bathory, che tanto tempo fa combatte al fianco di un certo Principe Vlad Dracula per aiutarlo a reclamare il suo trono. Ancora una volta, mi affido alla lealta e alla gentilezza della tua famiglia.

Vieni presto, poiche il tempo e essenziale. Qualunque ospite tu voglia portare, sara veramente gradito.

Il tuo grato servo,

V.

Capitolo secondo

Il diario di Abraham Van Helsing

(tradotto dall’olandese)

2 maggio 1893. Sera. E cosi tranquillo qui a casa, e cosi triste! L’allieva infermiera, Katya, era ancora qui quando sono arrivato dalla mia lezione all’ospedale, e cosi ho cenato e sono andato a sedermi un po’ con Gerda.

Come al solito, nessun cambiamento, sebbene le raccontassi i semplici dettagli della mia giornata e le notizie del vicinato con il tono piu allegro che, sforzandomi, mi riesca di fare. La situazione si sta facendo sempre piu difficile, poiche lei sta diventando uno scheletro. Temo che morira prima che Zsuzsanna sia morta.

Ora sto seduto a guardare mamma che dorme. Sono sempre contento di vegliarla di notte, e sempre inquieto quando devo essere lontano dopo il tramonto (di Gerda non mi preoccupo cosi tanto: il segno sul suo collo significa che ben poco danno ulteriore le puo essere fatto).

Quando devo restare lontano, la notte rimane Katya, e questa sera e potuta venire durante la mia lezione. E giovane ma responsabile, con la testa sulle spalle, e puo affrontare ogni emergenza medica, sebbene non sia quello che temo ora che mamma si avvicina all’Abisso. Ho giurato a mia madre che faro in modo che raggiunga senza problemi l’altra vita: non che il suo povero cervello malato comprenda quello che le dico, sebbene sappia che il suo spirito capisce. Non permettero che nessun Vampiro la privi di un’onesta morte.

Ma e cosi duro guardarla morire!

Stanotte sembra un po’ peggiorata, con i capelli argentei, un tempo belli, sparsi sul cuscino, arruffati e intricati, e il viso pallido, sofferente e tirato per il costante dolore.

E duro vederla cosi, lei che e stata il mio solo conforto e la mia sola forza durante tutti questi anni difficili. Da quando il piccolo Jan e morto tanti anni fa (sono veramente trascorsi ventidue anni adesso? Il dolore e cosi fresco!) lasciando la mia povera Gerda completamente pazza, mamma e io ci siamo appoggiati l’uno all’altro.

Eravamo tutto cio che restava della nostra famiglia. Lei non si lamentava ed era coraggiosa, anche in tutte quelle numerose notti in cui viaggiavo e me ne andavo, ogni volta, per giorni — o meglio, per notti — a liberare il mondo dalla malvagia progenie di Vlad. A volte mi sento colpevole nel lasciarla per eseguire il mio macabro compito, ma so che lei non si comporterebbe diversamente. In che altro modo posso vendicare la morte del suo piccolo nipotino e del suo primo e piu autentico amore, mio padre Arkady? In che altro modo posso dare loro la pace insieme alle altre vittime?

Che benedizione sarebbe avere qui, ora, mio padre, avere il suo sapiente aiuto (ma che strano scrivere questo di uno che era un Vampiro). Ricordando i primi giorni dopo che lo avevo conosciuto, la mia scortesia verso di lui nonche la mia repulsione e sfiducia, mi vergogno. Poiche — da quello che mamma mi ha detto e da quello che ho saputo dal suo diario e dal mio rapporto con lui — era evidentemente la piu nobile delle anime, e mori nello sforzo eroico di salvarci tutti dal Male. Anche la maledizione del vampirismo non riusci a macchiare il suo animo buono.

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