e capelli corti e grigi.

«Be’, io ho il cuore, ora tocca a te scoprire chi ha il Luna» dissi a Benny.

E io e Lula ce ne andammo.

«Cavolo» disse Lula quando risalimmo in moto. «Sei stata fighissima. Per un attimo ho pensato che sapessi veramente il fatto tuo. Ho quasi creduto che ce l’avessi per davvero quel cuore.»

Io e Lula tornammo in ufficio e il mio cellulare vibro proprio mentre varcavo la soglia.

«Tua nonna e con te?» domando mia madre. «E andata dal fornaio questa mattina presto per comprare dei panini e non e tornata.»

«Non l’ho vista.»

«Tuo padre e uscito a cercarla ma non l’ha trovata. E ho chiamato le sue amiche. Non si vede in giro da ore.»

«Da quante ore?»

«Non saprei. Da un paio d’ore. E solo che non e da lei. Viene sempre direttamente a casa dal fornaio.»

«Okay» dissi «vado a cercarla. Fammi uno squillo se si fa viva.»

Chiusi la comunicazione e il cellulare vibro di nuovo.

Era Eddie DeChooch. «Ce l’hai ancora il cuore?» mi chiese.

«Si.»

«Bene, ho qualcosa con cui fare cambio.»

Avvertii una brutta sensazione allo stomaco. «Il Luna?»

«Ritenta.»

Si senti un trascinare di piedi e poi all’altro capo del telefono arrivo la nonna.

«Cos’e questa storia del cuore?» mi chiese la nonna.

«E una faccenda complicata. Stai bene?»

«Ho un po’ di artrite al ginocchio oggi.»

«Volevo sapere se Choochy ti tratta bene.»

Sentivo in sottofondo DeChooch che le suggeriva qualcosa. «Dille che sei stata rapita» le borbottava. «Dille che ti faccio saltare la testa se non mi consegna il cuore.»

«Non glielo dico» replico la nonna. «Come ci rimarrebbe? E non farti strane idee. Solo perche mi hai rapita non significa che sono una facile. Non faccio niente con te se non prendi le dovute precauzioni. Non voglio rischiare una di quelle strane malattie.»

DeChooch torno al telefono. «Le cose stanno cosi. Tu porta il tuo cellulare e il cuore di Louie D al centro commerciale di Quaker Bridge e io ti chiamero alle sette. Se qualche sbirro ci si mette di mezzo, tua nonna e morta.»

Capitolo 11

«Che cosa voleva?» domando Lula.

«DeChooch ha nonna Mazur. Vuole barattarla con il cuore. Devo portarlo al Quaker Bridge e poi lui mi chiamera alle sette per darmi altre istruzioni. Dice che se mi trascino dietro la polizia la ammazza.»

«E quello che dicono sempre i rapitori» disse Lula. «E scritto nel manuale del bravo rapitore.»

«Cosa hai intenzione di fare?» domando Connie. «Hai idea di chi abbia il cuore?»

«Ascoltate un momento» disse Lula. «Louie D non aveva il suo nome scolpito sul cuore. Perche non ne prendiamo uno qualsiasi? Come fa Eddie DeChooch a sapere se si tratta del cuore di Louie D? Scommetto che potremmo rifilargli un cuore di vacca e lui non se ne accorgerebbe. Andiamo da un macellaio e gli diciamo che ci serve un cuore di vacca. Non andiamo da un macellaio del Burg perche potrebbe spargersi la voce. Andiamo da qualche altra parte. Ne conosco un paio su Stark Street. Oppure potremmo provare al Price Chopper. Il reparto carni e molto ben fornito.

«Mi sorprende che DeChooch non ci abbia pensato. Voglio dire, nessuno ha mai visto il cuore di Louie D a parte DeChooch. Che tra l’altro non ci vede un accidenti. DeChooch ha probabilmente preso l’arrosto dal freezer di Dougie pensando che si trattasse del cuore.»

«L’idea di Lula non e da scartare» disse Connie. «Potrebbe funzionare.»

Sollevai la testa che tenevo fra le ginocchia. «E raccapricciante!»

«Gia» disse Lula. «Quella e la parte migliore.» Guardo l’orologio appeso al muro. «E ora di pranzo. Andiamo a prenderci un hamburger e poi penseremo al cuore.»

Chiamai mia madre dal telefono di Connie.

«Non ti preoccupare per la nonna» dissi. «So dov’e e andro a prenderla questa sera.» Poi riattaccai prima che potesse farmi delle domande.

Dopo pranzo io e Lula andammo al Price Chopper.

«Ci serve un cuore» disse Lula al macellaio. «E deve essere in buono stato.»

«Mi spiace» rispose «ma non abbiamo cuori. Che ne dite di qualche altro organo? Abbiamo del fegato, dell’ottimo fegato di vitello.»

«Deve essere un cuore» disse Lula. «Sa dove possiamo trovarne uno?»

«Per quanto ne so, vanno tutti a finire in una fabbrica di cibo per cani in Arkansas.»

«Non abbiamo tempo di andare in Arkansas» disse Lula. «Grazie comunque.»

Mentre uscivamo ci fermammo davanti a una vetrina di quei negozi che vendono tutto per il campeggio e comprammo un piccolo frigo portatile rosso e bianco.

«Sara perfetto» disse Lula. «Tutto quello che ci serve adesso e il cuore.»

«Credi che avremo piu fortuna a Stark Street?»

«Conosco dei macellai che vendono roba di cui e meglio non sapere la provenienza. Se non hanno un cuore da vendere, se ne procurano uno e senza fare troppe domande.»

C’erano zone di Stark Street che a confronto facevano sembrare la Bosnia una ridente localita. Lula aveva lavorato a Stark Street quando faceva la prostituta. Era una lunga strada di negozi in disfacimento, palazzi in disfacimento e persone in disfacimento.

Impiegammo una mezz’ora per arrivarci, arrancando per il centro citta e godendoci l’attenzione che un bolide come il nostro, con le sue marmitte personalizzate, non mancava di attirare.

Era una bella giornata di aprile, ma Stark Street era tetra. Per la strada rotolavano pagine di giornale che poi finivano contro i marciapiedi e le verande di cemento di tristissime case a schiera. Sulle facciate di mattoni, le bande di quartiere avevano spruzzato con bombolette spray i loro slogan. Ogni tanto c’era un edificio incendiato e sventrato, con le finestre annerite di fumo e inchiodate con assi di legno. Tra le case a schiera si erano inseriti abusivamente dei negozietti: un bar rosticceria, un’autofficina, una ferramenta e una macelleria, l’Omar’s Meat Market.

«Questo e il posto che fa per noi» disse Lula. «Omar’s Meat Market. Se il cuore viene usato per fare cibo per cani, di sicuro Omar lo vende per farci il brodo. Ci conviene solo verificare che non batta ancora quando lo prendiamo.»

«E sicuro lasciare la moto parcheggiata qui sul marciapiede?»

«Assolutamente no. Parcheggiala accanto alla vetrina in modo che possiamo tenerla d’occhio.»

Dietro il banco delle carni c’era un omone nero. Portava i capelli molto corti con qualche spruzzatina di grigio qua e la. Il grembiule bianco da macellaio era macchiato di sangue. Al collo aveva una grossa catena d’oro e portava un orecchino con un solitario. Fece un sorriso a trentadue denti quando ci vide.

«Lula! Ti trovo bene. Non ti ho piu visto da quando hai smesso di lavorare in strada. Niente male il completo in pelle.»

«Questo qui e Omar» mi disse Lula. «Ha piu o meno i soldi di Bill Gates. Gestisce questa macelleria solo perche gli piace infilare le dita nel culo delle galline.»

Omar butto indietro la testa e fece una risata molto simile al rombo che la Harley aveva fatto riecheggiare tra le vetrine di Stark Street.

«Che posso fare per te?» chiese Omar a Lula.

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