polpaccio, era pallido e aveva l'aria sofferente ma era rimasto in piedi, aveva ritrovato l'equilibrio, aveva fatto allontanare i suoi uomini e si era avvicinato di nuovo al toro. Perdeva tanto sangue, si vedeva: a ogni passo gli sprizzava dalla scarpa. Poi ha puntato il toro e lo ha infilzato. L'hanno portato subito all'ospedale. Que hombre, que torero.»

«Vostro cugino Pepe», disse Alejandro, che aveva sentito quella storia gia troppe volte, «Pepe Leal. Ha qualche possibilita per la Feria?»

«Non e nostro cugino», lo corresse Manuela, dimenticando per un momento il suo ruolo. «E figlio del fratello di nostra cognata.»

Alejandro scrollo le spalle. Voleva ingraziarsi Javier. Sapeva che Javier era il confidente di Pepe e che la mattina della corrida andava sulla plaza, quando il lavoro glielo consentiva, a scegliere il toro per il giovane torero.

«Quest'anno no», rispose Javier. «E andato molto bene a Olivenza in marzo, gli hanno dato un orecchio di ognuno dei suoi tori e lo hanno invitato per la Feria de San Juan a Badajoz, ma non pensano ancora che sia al livello della Feria de Abril. Puo solo stare li e sperare che qualcuno si ritiri.»

Gli dispiaceva per il ragazzo, Pepe, che aveva diciannove anni e un grande talento, ma anche un manager che non riusciva mai a inserirlo nelle plazas di prima categoria. Non era tanto una questione di capacita quanto di stile.

«La moda cambiera», disse Manuela, consapevole che il fratello si sentiva responsabile per Pepe.

«E convinto di essere ormai troppo vecchio per poter sfondare», spiego Javier. «Si confronta con El Juli, che sembra sull'arena da decenni e che ha solo un paio d'anni piu di lui. E si scoraggia.»

Alejandro ordino altre tre birre. Manuela stava fissando Javier, un sopracciglio inarcato.

«Che c'e?» domando Falcon.

«Tu», rispose lei. «Tu e Pepe.»

«Lascia perdere.»

«Ricordi, vero, quello che ha scritto quel tizio su 6 Toros l'anno scorso?»

«Un idiota.»

«Tu sei piu vicino a Pepe di quanto non lo sia suo padre. Ha un mucchio di affari in Sudamerica, ma non va a vedere suo figlio quando si esibisce in Messico.»

«Stai facendo del sentimentalismo, come quel giornalista», commento Javier. «Io mi limito ad aiutare Pepe con i tori.»

«Sei fiero di lui come non lo e nemmeno suo padre.»

«Non sei giusta», obietto Falcon e poi, per cambiare argomento: «Oggi mi e capitato di vedere una foto di papa…»

«Devi trovarti una donna, Javier», lo interruppe Manuela. «Non va bene questo star li a guardare i vecchi album.»

«Era una fotografia trovata nello studio di Raul Jimenez. Si trovava a Tangeri piu o meno nello stesso periodo. Papa non si era accorto di essere fotografato.»

«Stava facendo qualcosa di imperdonabile?»

«La data era agosto 1958 e lui stava baciando una donna…»

«Non dirmi… non era Mama?»

«Proprio cosi.»

«E per te e stato un colpo?»

«Si», rispose lui. «Era Mercedes.»

«Papa non era un angelo, Javier.»

«Mercedes era ancora sposata a quel tempo, no?»

«Non lo so», disse Manuela, scacciando ogni cosa con la sua sigaretta. «Era la Tangeri di quei giorni, tutti quanti su di giri a scopare di qua e di la.»

«Puoi cercare di ricordare? Eri piu grande di me, io non avevo nemmeno quattro anni.»

«Che importanza puo avere?»

«Penso soltanto che potrebbe essere di aiuto.»

«Per l'omicidio di Raul Jimenez?»

«No, no, non credo. E sul piano personale, voglio solo chiarire le cose, tutto qui.»

«Sai, Javier, forse non dovresti vivere da solo in quella grande casa.»

«Ho provato a viverci con qualcuno che non si puo nominare.»

«Questo e il punto. Le vecchie case sono piene e alle donne non piace dividere il proprio spazio vitale a meno che non siano loro a volerlo fare.»

«A me piace vivere li. Mi sento al centro delle cose.»

«Pero non ci vai mai 'al centro delle cose', vero? Non conosci niente che non si trovi tra calle Bailen e la Jefatura. E la casa e davvero troppo grande per te.»

«Come lo era per papa?»

«Dovresti prenderti un appartamento come il mio… con l'aria condizionata.»

«L'aria condizionata?» ripete Javier. «Si, forse aiuterebbe. Aria purificata. Gli ultimi modelli non hanno un pulsante che dice: 'passato condizionato'?»

«Sei sempre stato un bambino strano. Papa avrebbe dovuto lasciarti fare l'artista.»

«Il che avrebbe risolto tutti i problemi, perche sarei stato talmente in bolletta che alla sua morte avrei dovuto vendere immediatamente la casa.»

Sopraggiunsero gli altri amici di Manuela e di Alejandro e Javier fini la birra. Si nascose dietro una barricata di scuse per evitare la cena: il lavoro, insistette piu volte, una cosa che pochi di loro potevano capire, essendo bene al riparo dalle difficolta del quotidiano.

Tornato a casa, ceno con cozze in salsa di pomodoro, fredde. Un piatto che gli aveva lasciato Encarnacion, la quale sapeva che non si poteva mangiare bene senza una donna in casa. Bevve un bicchiere di vino bianco scadente e raccolse il sugo con un pezzo di pane raffermo. Non pensava a niente in particolare, eppure sentiva la mente affannata da un senso di precipitazione. Forse si stava scaricando dalle tensioni del giorno, si disse, ma dopo un po' si rese conto che stava piuttosto «caricando» qualcosa, come un nastro che si riavvolgesse rapidamente: Ines. Separazione. Divorzio. «Tu non hai cuore.» Trasloco in quella casa. Suo padre morente…

Fermo il nastro. Nella testa avverti un deciso scatto. Ando a letto con troppe cose che avvenivano dentro di lui, sbatte contro un muro di sonno e fece il primo sogno che avrebbe ricordato da diversi anni a quella parte. Un sogno semplice. Era un pesce. Pensava di essere un grosso pesce, ma non poteva vedersi. Era pesce, consapevole soltanto dell'acqua che scorreva rapida intorno a lui e di una scintilla nell'occhio che stava inseguendo, il suo istinto gli diceva di inseguirla. Era veloce. Cosi veloce che non vide mai cio che inseguiva istintivamente. Lo ingoio e continuo a nuotare. Solo che… dopo un momento avverti uno strattone, il primo strappo nelle viscere, poi salto fuori dall'acqua.

Sveglio, si guardo intorno, stupito di ritrovarsi nel suo letto. Si premette la mano sull'addome. Quei frutti di mare…?

IX

Venerdi 13 aprile 2001, casa di Falcon,

calle Bailen, Siviglia

Si alzo presto; quel peso sullo stomaco era svanito. Passo un'ora sulla cyclette, regolata grazie al computer per eseguire un circuito che simulava un terreno difficile, e la concentrazione richiesta per sfondare la barriera della fatica lo aiuto a pianificare le ore successive. Non sarebbe stata una giornata di vacanza.

Prese un taxi fino alla estacion de Santa Justa e bevve un cafe solo al bar della stazione. L'AVE, il treno ad alta velocita per Madrid, partiva alle 9.30. Aspetto fino alle nove, poi telefono a Jose Manuel Jimenez, che rispose come se fosse stato li ad aspettare lo squillo.

«Diga.»

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