Erma.

«Li abbiamo presi», esclamo in tono di trionfo il nuovo capo del Mossad, spiegando succintamente quanto era avvenuto al lago Mead. «Pero», concluse in tono tetro, «i nostri agenti hanno recuperato una sola testata nucleare, non ancora innescata.»

La gioia iniziale di Oswald fu sommersa dall’inquietudine. «Una sola? Quindi dobbiamo aspettarci altri otto attentati. E la buona sorte non puo assisterci all’infinito.»

Castello di Valnure. Dicembre 1314

Luigi poso sul tavolo il dispaccio appena arrivato da Parigi, lasciando vagare lo sguardo nel salone dove aveva visto morire suo padre e sua moglie.

Gli risuonavano ancora nella mente le ultime, solenni parole pronunciate da Jacques de Molay per ammonire i suoi grandi nemici e giustizieri che si sarebbero presto trovati al cospetto di Dio.

Clemente V era morto dopo soltanto un mese, e — diceva il dispaccio — Filippo IV lo aveva seguito il 29 di novembre. Una Giustizia, dunque, esisteva.

Luigi sarebbe dovuto essere contento, ma quale bene poteva trarre dalle sventure altrui? Niente avrebbe mai potuto porre riparo al male che gli avevano fatto quei due potenti, ora tornati polvere.

Al contrario, il suo cuore era pieno di angoscia, seppure per un altro motivo.

«Devi partire, Lorenzo. Un Muqatil non piange mai», disse al bambino che si era precipitato nella sala piangendo e aggrappandosi a lui.

«Pero stai piangendo anche tu.»

«E vero, figlio mio. Perche ti voglio bene piu che alla mia stessa vita. E stare lontano da te e un grandissimo dolore anche per me. Ma il nonno si occupera di te come ha sempre fatto, e vedrai che presto ci rivedremo.»

«Io sto bene con il nonno, ma tu mi mancherai.»

«Mi mancherai anche tu, Lorenzo, ma per adesso e molto meglio che tu stia con il nonno. Quando sarai piu grande, ti prendero con me e ti insegnero tutte le arti di un vero guerriero.»

Queste parole ebbero il magico potere di far cessare i singhiozzi.

«Dici davvero, padre?» E gli occhi color cobalto di Lorenzo s’illuminarono.

«Ti ho forse mai mentito?»

«Vedrai, mi esercitero moltissimo, e l’anno prossimo saro gia in grado di combattere.»

«Certo, esercitati, mio piccolo Muqatil. Quando il prossimo anno ci rivedremo, ti regalero una spada vera.»

Lorenzo era ormai raggiante, e soltanto qualche lacrima gli rigava ancora le guance quando il nonno lo prese per mano, portandolo via.

Il bambino avrebbe atteso con ansia ogni opportunita di tornare accanto al padre per apprendere i segreti di un’arte nobile e antica. Ma avrebbe anche imparato che la lealta della cavalleria e spesso macchiata da interessi personali e da scopi tutt’altro che nobili.

Questo avrebbe imparato a poco a poco quel bambino dalla carnagione scura e dagli occhi color cobalto, fino a quando non fosse diventato un vero Muqatil.

EPILOGO

30 luglio 1999

Intorno alla americana Amundsen Scott Station, nella sconfinata superficie ghiacciata dell’Antartide, la temperatura era scesa a oltre quaranta gradi sotto zero.

David Cohen stava per terminare il suo turno. Era uno dei quattro geologi, e quella destinazione in una stazione scientifica nel cuore della terra piu inospitale del mondo era dovuta a un suo atto di ribellione nei confronti del padre, un pio ebreo di New York, che lo avrebbe voluto studioso della Legge rabbinica e non di rocce e terremoti.

Cosi David si era offerto volontario per quella missione al polo Sud: due anni lontano da casa non potevano che fare bene sia a lui sia al suo testardo padre.

Nei giorni precedenti aveva gia notato alcune volte una leggera attivita sismica, con epicentro a poche miglia dalla base. Decise che alla fine del suo turno nella stazione sarebbe uscito a verificare.

A Key Largo l’acqua formava un’interminabile serie di variazioni sul verde e sul blu. Il veloce motoscafo d’altura solcava il mare ad alta velocita, con Pat Silver ai comandi. Erano bastati quei pochi giorni per fargli dimenticare quasi del tutto la brutta avventura vissuta, e si stava godendo il sole della Florida in compagnia di una nuova, splendida oca.

Quasi tutto aveva dimenticato, ma non Maggie. Gli pesava ancora molto l’indifferenza con cui lei lo aveva trattato nelle ultime ore sulla nave e poi a Haifa.

Non gli era mai successo, ma doveva ammettere che quell’atteggiamento lo aveva fatto soffrire. Ma, certo, il marito di Maggie si era comportato da eroe, offrendosi come ostaggio al suo posto. Li aveva visti abbracciati come due sposini in viaggio di nozze.

Bah, doveva cercare di non pensarci piu. Ma nonostante gli sforzi, e nonostante la magnifica ragazza che aveva con se, non riusciva a togliersi dalla mente il ricordo di Maggie e dei momenti d’intimita vissuti con lei.

A New York, Timothy strinse a se la moglie con affetto. I suoi ritmi di lavoro non erano cambiati, tra soggiorni a Washington e viaggi. Ma il loro rapporto sembrava aver trovato un nuovo vigore.

Fu lei, scioltasi con dolcezza dalla stretta del marito, a rispondere al telefono. «Sono Gerardo», si senti dire. «Come state voi due?»

«Tutto bene. E tu?»

«Qui in Italia fa un caldo insopportabile, ma ti ho chiamato per darti una splendida notizia.»

«Dimmi tutto.»

«Dovete venire di nuovo tutti a Roma. Ho ricevuto una telefonata dal Segretario di Stato vaticano. Il papa ha espresso il desiderio di conoscere coloro che hanno contribuito a sventare il dirottamento e a salvare le popolazioni costiere del Mediterraneo. Penso addirittura che voglia conferirci un’onorificenza. Ha fissato un’udienza privata per l’11 agosto.»

«Vuoi dire… il papa… quello vero?» chiese incredula la donna.

«Certo, quanti ne conosci? Fammi sapere quando arriverete, in modo che possa organizzarmi per venirvi a prendere. Ho gia provveduto io a Lionel Goose e Arthur Di Bono, ma puoi avvertire tu Derrick, Annie e Pat?»

«Certo, ne parlero con Grant, che come sai e un magnifico organizzatore. Pensera lui a tutto.»

Seduto nell’anticamera dello studio dello specialista che lo aveva in cura, Lionel Goose non riusciva a dissimulare la sua profonda ansia. Altrettanto ansiosa era la stretta alla mano con cui di quando in quando Lisa cercava di confortarlo.

Quando finalmente venne il suo turno, Lionel si alzo e si avvio con un passo che voleva essere spavaldo, ma in realta era rigido come quello di un condannato a morte.

Del tutto diverso era invece quello con cui, diversi minuti piu tardi, usci dallo studio. La fronte era imperlata di sudore per l’emozione, ma lo sguardo bastava a esprimere tutta la sua gioia.

«Non e niente», disse, lasciandosi cadere sulla poltroncina accanto alla moglie. «Cioe… il male e sempre li, ma sotto controllo come prima. Il resto e soltanto una forte infiammazione ai polmoni, probabilmente provocata dagli sbalzi di temperatura e umidita sulla nave, piu tutta quell’aria condizionata.»

E Lionel si lascio sfuggire un sonoro sospiro di sollievo, mentre Lisa gli gettava le braccia al collo.

«C’e una novita», gli disse poi, quando furono entrambi riusciti a padroneggiare l’emozione, mostrandogli il cellulare su cui da casa loro le era appena stata trasferita la chiamata di Gerardo di Valnure dall’Italia.

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