Parte II

La strada del fumo

Questo e cio che sono intenzionato a fare, ma non so perche Gerard Schaefer, serial killer Into the mind of the ghoul

Capitolo dieci

Quando l’uomo comparve per la prima volta, Phil Banner se ne stava appoggiato alla macchina davanti all’Izzy’s intento a mangiarsi un sandwich caldo ai funghi e alle uova che non aveva pagato. Non che fosse colpa sua — lui si offriva sempre di farlo, ma Izzy diceva sempre di no — ma la cosa lo faceva sentire comunque un po’ colpevole. Non abbastanza pero per fargli smettere di mangiare, ne per farlo rinunciare a ritornare nel locale quasi tutte le mattine. Il sandwich era buono e riccamente imbottito e non particolarmente adatto a essere mangiato con le mani, e il tizio insanguinato era probabilmente visibile gia da qualche minuto prima che Banner alzasse la testa e si accorgesse di lui. Quando lo fece rimase a osservarlo per cinque secondi buoni, intento a masticare e non del tutto sicuro di quello che aveva davanti agli occhi, prima di mettere giu il panino.

L’uomo stava camminando proprio in mezzo alla strada. Non c’erano macchine perche erano le otto e mezzo del mattino e faceva molto freddo, ma non sembrava che la presenza di traffico avrebbe cambiato il tragitto dell’uomo. Aveva l’aria di qualcuno che non sapesse dove si trovava e aveva indosso uno zaino che sembrava nuovo e malridotto al tempo stesso. Barcollava come un personaggio uscito da qualche film di zombie, strascicando una gamba, e quando Phil fece qualche cauto passo verso di lui vide che era anche sporco di sangue. Era sangue rappreso, o cosi sembrava, ma ce n’era dappertutto. Sulla fronte dell’uomo c’era un grosso bernoccolo attraversato da un brutto taglio, e innumerevoli altre ferite e abrasioni su viso e mani. Il fango secco copriva quasi tutto il resto e praticamente tutti i suoi vestiti.

Phil fece un altro passo. «Signore?»

L’uomo continuo ad avanzare come se non avesse sentito. Respirava regolarmente ma in modo pesante, e il fiato esalato gli avvolgeva il viso. Dentro, fuori, dentro, fuori, come se il ritmo fosse diventato importante per lui. Come se fosse quello o niente. Poi giro lentamente la testa. Continuo ad avanzare, ma stavolta guardo Phil. L’uomo aveva gli occhi iniettati di sangue e la barba di un paio di giorni. C’era del ghiaccio su di essa. Era da molto tempo che Phil non vedeva un uomo che sembrasse cosi infreddolito.

Alla fine l’uomo si fermo. Batte le palpebre, apri la bocca, la richiuse, guardo la strada per un attimo. Sembrava cosi interessato da quello che c’era che anche Phil guardo nella stessa direzione, ma vide solamente lo scorcio di paese rimasto che si aspettava.

«Signore, si sente bene?» Sapeva di aver fatto una domanda stupida. Era evidente che quel tizio non stava bene, ma era quello che dici in questi casi. Incontri una persona con un coltello piantato in testa — non che questa fosse una possibilita concreta in una citta come questa; francamente, era molto piu probabile soffocare per una lisca di pesce — e le chiedi se sta bene.

Ci fu un cambiamento, lento e irregolare, nell’espressione dell’uomo, e Phil realizzo che forse intendeva essere un sorriso.

«Questa e Sheffer, vero?» chiese. I movimenti del volto erano minimi, come se la bocca fosse ormai sigillata dal gelo.

«Si signore, esatto.»

Il sorriso si allargo. «Certo che si.»

«Prego?»

L’uomo scosse il capo, e improvvisamente diede l’impressione di essere piu sicuro, come se l’andatura strascicata fosse stata un modo di camminare assunto per riuscire a superare il punto in cui aveva pensato di cadere. Phil si accorse che l’uomo aveva un aspetto vagamente familiare.

«Questo e quel che si dice avere il senso dell’orientamento,» disse l’uomo. «Non c’e che dire.» La sua faccia si contrasse.

Phil vide che Izzy e un paio di clienti del posto erano usciti dal locale e che un gruppo altrettanto numeroso si stava radunando nel piccolo parcheggio del mercato dall’altra parte della strada. Era giunto il momento di prendere in pugno la situazione.

«Signore, ha avuto un incidente?»

L’uomo lo guardo. «Bigfoot,» disse, annuendo, e poi cadde lentamente all’indietro.

Due ore dopo Tom Kozelek si trovava nella stazione di polizia. Era avvolto dentro tre coperte e teneva fra le mani una tazza di brodo di pollo. Era seduto nella stanza che normalmente veniva usata per gli interrogatori, in quelle rare occasioni in cui la polizia di Sheffer doveva interrogare qualcuno, mentre al di fuori di questi casi veniva usata come ripostiglio per cappotti e scarponi bagnati, e per la roba che non si sapeva dove mettere. C’erano una scrivania, tre sedie e un orologio. In precedenza quella stanza era adibita a cucina, ma ormai questa era stata spostata al piano di sopra per essere vicina alla restaurata zona dell’amministrazione, e aveva una parete parzialmente a vetri che avrebbe potuto darle un po’ l’aspetto di una stanza di una qualche struttura delle forze dell’ordine piu grande e piu urbana, se la vetrata non fosse stata tappezzata di adesivi che celebravano la parata cittadina di Halloween. Tutti gli anni gli adesivi venivano disegnati dallo studente piu creativo della scuola d’arte, ed era per questo che la parete in vetro non aveva un’aria professionale: o qualcuno aveva bendato i ragazzi prima di dar loro in mano i colori, oppure Sheffer non avrebbe mai ospitato nessun famoso museo cittadino. Phil Banner aveva in qualche occasione espresso l’idea di farli realizzare a qualcuno che sapesse un minimo disegnare. Gli era stato ribattuto che se avesse avuto dei figli l’avrebbe pensata diversamente. Avrebbe dovuto aspettare per verificare se era vero.

Phil era in piedi vicino a Melissa Hoffman. Melissa viveva a cinquanta chilometri, a Ellensburg, dove lavorava nel piccolo ospedale della contea. Il medico di Sheffer, il dottor Dandridge, era benvoluto, ma era ormai vecchio come il Padreterno, e decisamente meno infallibile, cosi negli ultimi tempi era Melissa che si preferiva chiamare in caso di necessita. Aveva passato da poco i trenta, ed era piuttosto carina, anche se non sembrava esserne consapevole. Era felicemente sposata con un bestione che possedeva un piccolo negozio di libri usati e fumava Marlboro Light senza interruzione. Immaginatevi che quadretto.

La donna distolse lo sguardo dalla vetrata. «Direi che sta bene,» disse. «La caviglia e malconcia. E ammaccato un po’ dappertutto. C’e un principio di assideramento, ma niente congelamento. Non e molto preciso sui dettagli, ma da quanto dice si e procurato la maggior parte delle contusioni due giorni fa: se avesse avuto una commozione cerebrale, si sarebbe gia manifestata, e lui non sarebbe qui ora. Ha solo bisogno di mangiare e dormire e stop. Gli e andata bene.»

Phil annui. Sperava vivamente che il capo fosse li e non a centinaia di chilometri per far visita a sua sorella. «E in quanto al resto?»

Lei scrollo le spalle. «Ho detto che sta bene fisicamente. Dal punto di vista mentale e tutta un’altra storia.» Si volto verso la scrivania dove lo zaino dell’uomo si era ormai scongelato. L’acqua ghiacciata che lo copriva stava gocciolando sul pavimento. Prese una penna dal barattolo nell’angolo e la uso per frugare, tenendo cautamente lo zaino aperto con l’altra mano. «Questa roba e zuppa di alcool e tu mi hai detto che aveva bevuto prima.»

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