l’appellativo che avevano dato all’anziana coppia di gay con i quali si scambiavano cenni di saluto sulla spiaggia («I due gentiluomini di Verona»). Naturalmente, c’erano altri posti lungo la costa, e Verona non era certo il paradiso sulla terra (la drogheria funzionava per modo di dire, cosi loro facevano provviste a Cannon Beach), ma non si riesce a trovare un’alternativa solo perche la cerchi. Uno dei muri della casa dell’anima di Patrice era stato portato via e lei non riusciva a farsene una ragione.

Mentre camminavano mano nella mano lungo la strada dopo cena, sempre in silenzio, Bill la colse di sorpresa, proponendo un bicchierino della staffa. I primi tempi avevano preso l’abitudine di osservare la gente nei locali, con Bill che si fumava una sigaretta in tranquillita, sul molo che dava sulla baia. A poco a poco, scoprirono che la cena li lasciava piacevolmente affaticati e si accontentavano semplicemente di tornare nel loro bungalow.

Patrice sorrise e accetto con gioia. Le piaceva vederlo cosi. Non capitava spesso che esprimesse a chiare lettere le cose (nel corso degli anni questo fatto l’aveva anzi irritata in piu di un’occasione), ma capiva sempre. Patrice sedette nella veranda mentre lui andava a prendere le birre. Al di la della baia, poteva vedere, come al solito, alcune delle casette illuminate. Ai suoi occhi erano come stelle, punti di riferimento grazie ai quali navigare attraverso la vita. Si rese conto che la prossima volta quelle luci sarebbero state spente e in quel momento capi che quella era la loro ultima visita. Quando si volto, sentendo Bill che ritornava con un drink in ciascuna mano, i suoi occhi erano umidi.

«Lo so,» disse lui mentre si sedeva di fronte a lei.

Poso le sue mani su quelle della moglie e per un momento osservo le luci lontane. Poi prese il suo bicchiere e lo alzo invitandola a brindare con lui. Patrice scrollo le spalle, non ne aveva voglia. Non c’era niente da festeggiare.

Bill insistette, tenendo alto il bicchiere. Ancora piu strano fu notare che aveva in mano una sigaretta — lui che aveva praticamente smesso di fumare. Patrice comincio a credere che il suo sguardo assente non significava cio che lei aveva pensato. La donna alzo un sopracciglio, e poi anche il bicchiere.

«Ho un’idea,» disse lui.

Mentre stava ancora li in piedi davanti alla finestra a fissare la foresta, Patrice riusci a ricordare quella serata con una chiarezza che non aveva piu ritrovato da allora. L’ultima grande decisione. L’ultima cosa che le era apparsa come un passo in avanti, piuttosto che come una battuta d’arresto o, peggio, una sbandata verso qualche posto in cui non era mai stata.

«Ricordi che avevamo parlato di comprare un po’ di terra, con degli alberi, in qualche posto dove non costasse molto?» disse Bill.

Era vero, ne avevano parlato. O forse l’aveva fatto Bill. Comunque, lei lo aveva ascoltato, annuendo con un atteggiamento timidamente positivo, senza mai pensare veramente che quella cosa si sarebbe realizzata. Non avevano bisogno di andare da qualche altra parte, avevano Verona.

Salvo che… ora non ce l’avevano piu.

«Si,» rispose lei.

«Allora magari lo faremo adesso.»

«Ma non abbiamo abbastanza…»

«Soldi. Si che li abbiamo. Almeno per il terreno.»

«Ma non per costruire una casa.»

«Giusto.» Fece una pausa per prendere fiato. «Allora che ne diresti se domani mattina andassi da Ralph e gli facessi un’offerta per una di queste baite?»

Lei lo fissava, contenta che lui avesse detto una cosa del genere.

«La numero 2,» disse lui, e in quel momento gli occhi della moglie erano di nuovo umidi. «Ci mettiamo d’accordo con Ralph. All’operatore immobiliare non interessano — sono solo un intralcio. Non dovranno abbatterla e noi la faremo trasportare da un’altra parte.»

«Potresti fare una cosa del genere?»

Ne discussero per un’ora, fino a che entrambi non ebbero gli occhi rossi e cominciarono a farfugliare. Il mattino dopo, Bill fece come aveva detto.

Ralph fece una telefonata e mezz’ora dopo l’affare fu concluso. Lo sguardo assente, tuttavia, non lascio gli occhi di Bill: quel pomeriggio le cose avevano preso una nuova piega e loro si erano ritrovati proprietari non di una, ma di tre casette. Bill le disse che avrebbero potuto tenerne una per loro, una usarla come ufficio-studio, e una per gli ospiti. Per i ragazzi, forse. A Patrice non importava granche. La cosa importante era che la casa numero 2 fosse salva. Desiderava ancora che potesse rimanere a Verona, che le Lodgettes restassero li per sempre e che nulla dovesse cambiare, ma se le cose non potevano andare cosi, loro non avrebbero subito passivamente. Patrice voleva attaccare degli adesivi che dicessero che ora quella era proprieta loro.

Una volta proprietari di tre casette cui trovare una collocazione, comprare un appezzamento di terra smise di essere un’idea vaga per diventare il loro prossimo passo. Trascorsero qualche weekend alla ricerca di un posto e la scelta ricadde su un’area poco piu a nord di Sheffer, sulla sponda est delle Cascades. Distava un pomeriggio di macchina da Pordand, prima sulla 5 e poi sulla 90; era una cittadina graziosa, gradevole senza essere artefatta, e la terra aveva ancora dei prezzi ragionevoli. Gli operatori immobiliari avevano messo a disposizione dei lotti sulle strade fuori citta, ma fino a quel momento non c’erano stati acquirenti, e alcuni dei cartelli con la scritta «Vendesi» stavano cominciando a sbiadire. Comprarono un appezzamento di quaranta acri proprio all’uscita della strada di accesso, con una gran quantita di alberi a disposizione e con il suo bel laghetto gelido. Scavalcando la loro staccionata posteriore si entrava nella National Forest e nessuno avrebbe mai potuto cambiare questo fatto. Questa volta la casetta numero 2 aveva una sistemazione permanente.

Avevano a disposizione molti servizi e il resto non richiese molto. Fecero spostare le casette seguendole ritualmente lungo la costa con la loro auto. Una dovette essere praticamente ricostruita a destinazione, un costo che loro non avevano previsto, ma quando le vide tutte al loro posto Patrice rimase immobile a osservarle con le lacrime che le scendevano lungo le guance. Non si volto verso Bill. Sapeva che a lui non piaceva vederla piangere.

Il bungalow numero 2 fu posizionato vicino al lago, quello adibito a ufficio un po’ piu distante e la casa per gli ospiti dall’altro lato. Dopo una settimana che si trovavano sui loro lotti, Bill e Patrice capirono che quello era il posto dove ormai avrebbero vissuto. Vendettero la casa di Portland, si liberarono della maggior parte delle loro cose e si misero al lavoro. Bill sistemo e adatto i bungalow destinati all’ufficio e agli ospiti, scoprendo doti che non si era mai reso conto di avere. Patrice sistemo il terreno intorno alle case prima che arrivasse la neve, e poi si sedette davanti al fuoco con cataloghi di piante e semi, facendo progetti per la primavera. Passarono il Natale a Sheffer, imparando a conoscere la citta, cosa offriva, e cosa non aveva. Entrambi i figli telefonarono il giorno di Natale, il che fu bello.

Il 1° gennaio 2001 Bill condusse Patrice fuori dal bungalow per mostrarle una panchina che aveva costruito intorno all’albero piu grande vicino al lago, trasportando a mano, da solo e in segreto, i pezzi di legno. Si sedettero insieme tremanti, bevvero un grosso thermos di vin brule e lei si scaldo tra le sue braccia, felice come non era mai stata nella sua vita.

A marzo scoprirono che Bill aveva un tumore ai polmoni. Quando, quattro mesi dopo, mori, Patrice avrebbe potuto sollevarlo con una mano sola.

Capitolo quattordici

Da qualche parte su uno schermo una giovane donna in lacrime siede su un divano, prigioniera del passato. Il divano e fatiscente e coperto da un tessuto simil-camoscio color ruggine, che ora comincia a mostrare la sua eta. Il muro alle spalle e bianco e vi sono appesi uno specchio e un grande quadro di discreta fattura raffigurante dei tulipani. La donna e decisamente in buona forma e abbronzata, a eccezione dei pallidi triangoli sul seno; e nuda eccetto per un paio di pantaloncini bianchi attillati. Nella mano destra tiene una sigaretta, la sinistra e tra i capelli che sono lunghi e castani. Il viso e bagnato e contratto, gli occhi aperti ma fissi. Di fronte a lei c’e un tavolino sul quale si trovano un grosso posacenere di vetro, due telecomandi e una tazza di caffe mezza vuota. E l’inizio di una mattina di domenica e lei sembra essere alle prese con i postumi di una sbornia notevole.

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