«Doug e andato al mio appartamento per cercarmi. Qualcuno l’ha messo sottosopra e ha rubato i miei documenti.» Scrollo le spalle e sembro esausta piu che triste. «Avevi ragione, Ward. Era giunto il momento di andarsene.»

«Mi dispiace.»

«Non importa,» disse sbrigativamente. «Il caso Gary Johnson comincia a scottare. Hanno scoperto che attorno a questo avvocato della Louisiana ruotano un sacco di soldi e un forte vento in poppa.»

«Ma tu guarda. Mi domando da dove arriva.»

«Gia. Monroe e nei casini anche se sopravvive. Sai come vanno queste cose: quando qualcuno solleva un macigno di queste dimensioni, deve trovare qualcosa sotto per giustificare quel gesto. Io so di non aver omesso nulla nel caso Johnson, ma chi ci dice che Monroe non abbia preso qualche scorciatoia? Voleva risolvere il caso. E cosi che e diventato agente speciale.»

Smise di parlare e rimase in silenzio per un po’. La lasciai stare fino a che non arrivammo sani e salvi sulla 18, con la 90 in vista.

«Non gli hai detto cosa abbiamo scoperto,» dissi, accendendomi una sigaretta.

«Cosa crediamo di avere scoperto.»

«Come vuoi, ma non gliel’hai detto.»

«No,» disse piano. «Questo mi rende forse una persona cattiva?»

Scoppiai a ridere, ma poi mi accorsi che lei non faceva lo stesso. La guardai per un attimo pensando quanto fosse difficile conoscerla a fondo. «Agli occhi della legge, si. E un po’ come nascondere una prova. Puo portarti dritto all’ergastolo.»

Annui, ma non disse nulla.

«Dai, Nina,» dissi. «L’accordo vale per entrambi.»

«Lo so. A lui non ho detto nulla perche non credo che ci sia qualcuno oltre noi che ha davvero intenzione di andare dove e necessario.»

«E dove sarebbe?»

«C’e un posto per gli uomini che infilano oggetti nelle teste delle donne e non e una prigione.»

«Non dirai sul serio?»

«In questo preciso momento, si. Anche se si tratta di John. E non ho detto nulla a Doug perche ha fatto cenno di sfuggita a qualcosa, e dopo non mi sembrava…» Si volto verso di me e finalmente sorrise. «Ce la fai a guidare ancora un po’?»

«Credo di si.»

«Hai presente la macchina di cui ci ha parlato Monroe, quella che era stata vista passare per Snoqualmie la notte prima del ritrovamento di Katelyn?»

«Si, e allora?»

«Tre ore fa uno sceriffo locale ha fatto una verifica. Non ha portato a nulla perche e a noleggio e non era stata rubata, ma Doug ha registrato la posizione e ha detto che qualcuno, domani, potrebbe andare a dare un’occhiata. La segnalazione e arrivata da un posto a un centinaio di chilometri da Snoqualmie. Penso che dovremmo arrivare li per primi.»

«Quindi dove siamo diretti esattamente?»

Guardo velocemente sulla cartina, poi poso il dito su un punto che sembrava proprio in mezzo alle montagne.

«Qui. A Sheffer.»

Verso l’una di notte Nina si addormento con la testa reclinata, ma con le braccia incrociate sul davanti. Ascoltavo il suo respiro mentre mi dirigevo a est lungo la 90. Il paesaggio era troppo scuro per distinguerlo chiaramente, ma un qualche organo interno di rivelazione registrava un costante aumento di altitudine. Ogni tanto incrociavamo una macchina, un viaggiatore alle prese con un’altra avventura.

Salimmo ancora e io rallentai a settanta chilometri all’ora, e poi a sessanta quando la strada divenne piu tortuosa. Stava diventando molto freddo e c’erano anche fantasmi di nebbia tra gli alberi che incombevano sulla strada, illuminati dai fari al sodio e da una luna che sembrava giocare a rimpiattino con le nuvole. A un certo punto accostai per capire meglio dove eravamo diretti. Nina si mosse senza pero svegliarsi, e io rimisi in moto la macchina il piu dolcemente possibile.

Al termine della salita imboccai una strada locale piu stretta che indicava Sheffer a quindici chilometri di distanza. Se prima avevo percepito le montagne e gli alberi solo come uno sfondo, ora cominciavo a sentirmi un intruso in mezzo a loro.

Sheffer era piccola. Erano le tre meno un quarto del mattino, e tutto era chiuso. Percorsi la strada principale, sentendomi come un invasore alieno che aveva scelto il momento giusto per fare la sua mossa. Passai davanti a un supermercato, a un bar e a un paio di ristoranti. Poi, in lontananza, vidi finalmente l’indicazione di un motel.

Entrai nel piazzale compiendo un arco lento e ampio per parcheggiare. Nell’ufficio non c’erano luci accese. Eravamo fuori stagione e in una citta piccola, e non sembrava nemmeno esserci il campanello per la chiamata notturna. Si preannunciavano un paio di ore di freddo rigido passate sul sedile della macchina.

Spensi il motore e aprii la portiera, scivolando fuori prima che nell’abitacolo entrasse troppo freddo. La mia intenzione era di fumare un’ultima sigaretta prima di tentare di prendere sonno.

Mentre ero in piedi e aspiravo il fumo, mi accorsi improvvisamente che nel parcheggio sull’altro lato c’erano quattro macchine, come accade regolarmente in tutti i motel. Ma a noi ne interessava una in particolare.

Non sapevo che numero di targa stessimo cercando. Nina non me lo aveva detto e in ogni caso non me lo sarei ricordato. E poi, sarebbe stata veramente parcheggiata li, davanti a un motel?

Mi avvicinai alla prima macchina e sbirciai dal finestrino. Il sedile posteriore era pieno di roba da vacanzieri: giacconi, mappe di sentieri, e una quantita di oggetti colorati pensati per prevenire le domande tipo: «Quanto manca all’arrivo?»

L’auto successiva era a circa dieci metri. Faceva molto freddo e avevo finito la sigaretta. Fui tentato di lasciar perdere, ma poi finii per avvicinarmi. Non sembrava il tipo di macchina che uno prende a noleggio. Era enorme, arrugginita e coperta di fango, ma mi protesi comunque per dare un’occhiata.

Sentii un rumore smorzato di passi proprio all’ultimo istante e feci per voltarmi.

Poi la mia testa si riempi di stelle che rapidamente lasciarono posto al buio.

Capitolo venticinque

Qualcosa di rosso, come un faro nel bel mezzo della notte. Un rumore lieve, come lo sciabordio del mare su una spiaggia, il tipo di rumore che il mondo produce quando crede che non ci sia nessuno ad ascoltare. Un rilassamento sonnacchioso, prima che comparissero due tipi di dolore, come due lunghe viti che venivano serrate: il dolore alla spalla e quello alla nuca.

Sollevai la testa e aprii di piu gli occhi. Capii che la luce rossa proveniva da una sveglia. Mi ci volle qualche secondo per distinguere bene i numeri. Dicevano che erano da poco passate le cinque del mattino. La stanza era immersa in quel tipico silenzio tombale che ti fa pensare di poter sentire il rumore della moquette. L’odore era quello di un motel.

Apparentemente ero accasciato su una sedia, piegato in due. Avevo la sensazione che la mia testa fosse ancora immersa nell’etere, mentre i pensieri si facevano strada barcollanti come bambini troppo intraprendenti. Cercai di sedermi in modo corretto, ma senza risultato. Questo fatto mi inquieto, ma solo prima che mi rendessi conto che avevo le mani e i piedi legati alle gambe anteriori della sedia. Anche questo mi allarmo, ma in modo diverso.

Smisi di provare a muovermi e girai invece la testa. Un dolore lancinante parti dalla tempia e arrivo alla spalla, e l’unica cosa che riuscii a fare fu tentare di non urlare. Probabilmente non c’era nessuna ragione perche io mi trattenessi, se non il fatto che quando ti ritrovi legato a una sedia in una stanza buia tendi a non voler attirare ancora piu attenzione di quella ricevuta.

Aspettai qualche istante, mentre le piccole luci che i miei occhi vedevano scomparivano lentamente. Poi

Вы читаете Eredita di sangue
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату