«Allora dirigiamoci da questa parte, saliamo sulla sinistra e avviciniamoci di lato. Dove siamo diretti esattamente?»

«E una gola. Ci siamo arrivati dalla sua sommita. Il terreno e piu accessibile a nord, dove ci troviamo, mentre dall’altra parte e piu scosceso. Gli argini si livellano sulla destra mentre diventano piu alti sulla sinistra.»

Nina mi guardo. «Che ne pensi di girare sulla destra e arrivare dal lato a monte?»

«Mi sembra una buona idea.»

«Allora andiamo.»

Adesso procedevamo ancora piu lentamente e respirando in silenzio. Tutt’a un tratto avevo cominciato a osservare ogni pezzo di legno che spuntava dalla neve, assicurandomi di non passarvi troppo vicino. Ci muovevamo tutti insieme disposti in una sorta di quadrato di lato inferiore ai due metri e ognuno teneva sotto controllo il proprio quadrante.

Connelly ci fece avanzare lungo il lato sinistro. Il terreno comincio a salire rapidamente, formando un crinale scosceso, e dovetti usare la mano libera per tenermi alle rocce mentre ci inerpicavamo. Ero stanco morto e avevo la testa sempre piu confusa. Il mio piede scivolo sulla roccia bagnata e sbattei con il ginocchio, ma me ne accorsi appena perche avevo dolori un po’ ovunque. Quando arrivammo in cima mi voltai protendendomi per aiutare Nina a issarsi.

Il suolo della foresta declinava da ambo i lati, come se stessimo camminando sulla spina dorsale di un animale enorme.

Scivolammo tra gli alberi, rimanendo accovacciati e respirando lentamente.

Improvvisamente, dalle profondita della foresta sotto di noi sali un vento minaccioso che porto con se un gelo simile a un chiodo piantato in un orecchio e che agito i rami intorno a noi.

«Gesu,» bisbiglio Nina.

Il rumore prosegui, un turbinio diffuso accompagnato da un gelido ululato. Sembrava una forza difficile da contrastare e per farlo uno di noi, o piu d’uno, si raddrizzo leggermente. Di quel tanto che bastava.

Si udi un crack sordo e un lamento. Vidi Connelly voltarsi di scatto e cadere sulla schiena.

«Oh cazzo, capo, no…»

Mi resi vagamente conto di Nina e Phil che si muovevano rapidamente intorno a me, cercando riparo tra gli alberi. Mi buttai a terra e strisciai fino allo sceriffo.

Il viso di Connelly era teso. «Sto bene,» disse.

Aprii la sua giacca e vidi una macchia scura che si allargava sul lato sinistro del petto, in basso. Misi la sua mano sulla ferita e la premetti forte. Il respiro di Connelly era profondo e regolare. Quell’uomo aveva la pelle dura.

Guardai davanti a me e vidi Nina accovacciata a tre metri di distanza, con le braccia tese e la pistola puntata nella direzione dalla quale eravamo venuti. Il vicesceriffo si abbasso tenendo la schiena contro un albero. Il vento stava trasformandosi in un ruggito regolare.

«Phil, vieni qui,» dissi. Non appena si alzo si sentirono altri due spari. «Stai giu!» Si butto in avanti e striscio rapidamente fino a me. Nina sparo nella direzione da cui erano provenuti i colpi.

«Merda, capo,» disse Phil quando vide il sangue.

«Rimani con lui,» gli dissi.

Raggiunsi Nina. «Lo vedi?»

Lei scosse la testa. «E troppo buio. Forse ci stava seguendo da mezz’ora, in attesa del momento giusto.»

«Stando alla direzione dalla quale e stato colpito Connelly il colpo doveva provenire da quella direzione,» dissi indicando un punto in basso a destra. «Sta cercando di prenderci alle spalle.» Guardai la roccia. «Voglio provare a risalire da questo lato e scendere dall’altro, per cercare di prenderlo di sorpresa. Se vedi qualcosa muoversi, spara.»

«Fai attenzione,» disse.

«Ci provero.» Cominciai a muovermi, ma lei afferro il mio braccio. Guardai il suo volto freddo e pallido. «Okay,» dissi. «Faro meglio rispetto all’ultima volta.»

Feci un cenno a Phil e gli indicai le mie intenzioni. Lui annui e si dispose in modo tale che il suo fucile fosse puntato nella stessa direzione della pistola di Nina.

Poi mi arrampicai velocemente sulle rocce. Quando raggiunsi la sommita udii un altro sparo provenire dal basso, seguito immediatamente da due colpi di Nina. La sentii imprecare e poi iniziare a ricaricare.

Strisciai per dieci metri e poi rimasi sdraiato sulla pancia per guardare di sotto.

Freddo e spoglio, il fianco della montagna scendeva a picco. In basso non c’era nessun punto di riferimento, nessun elemento riconoscibile. Dappertutto erano solo sagome sparse di tronchi, rami e rocce, e non appena spostavi gli occhi, perdevi il senso della tua posizione. Tutto quello che si poteva fare era usare la massima cautela, girare lentamente la testa…

Lo vidi.

L’immagine era cosi confusa che avrebbe potuto essere solo un’ombra, un’illusione ottica creata dall’oscurita e dalla neve. Ma poi riapparve e capii di averlo visto muovere.

Era a una trentina di metri circa di distanza, proprio dove avevamo pensato.

Strisciai ancora qualche metro lungo il crinale fino a quando non fui coperto da un piccolo gruppo di alberi. Mi sollevai poggiando su un ginocchio e un piede. Guardai avanti e valutai la situazione. Se non mi aveva visto prendere posizione in quel punto, allora potevo farcela. Potevo saltar fuori da li, correre sulla destra e in basso, dirigendomi verso un paio di grossi alberi che riuscivo a scorgere in lontananza, e svuotando il caricatore durante il tragitto. Nell’ipotesi che fossi riuscito ad arrivare laggiu senza essere colpito, avrei ricaricato al riparo degli alberi, pronto per la fase due. A quel punto saremmo stati io e lui da soli, e dovevo riuscire a fare in modo di essere io l’unico a rimanere «eretto».

Uno contro uno: non c’era motivo perche la cosa non dovesse risolversi in mio favore, dopotutto. Infilai la mano nella tasca destra del pesante giaccone, per accertarmi che le munizioni fossero a posto. Il mio cuore batteva forte. Ero consapevole che questo era uno di quei momenti in cui bisogna lasciarsi andare, in cui la riflessione e meno importante della fiducia in se stessi e della rapidita.

Mi spostai lentamente sulla destra di un metro, un metro e mezzo: ero pronto a lanciarmi, ma esitavo. Diedi un’ultima occhiata di lato per sicurezza.

C’era qualcuno.

Era una giovane donna. Era su un rialzo del terreno a dieci metri di distanza. Indossava un pigiama a fiori e aveva i piedi nudi. Stava tra due alberi, quasi come un’ombra e la neve le turbinava intorno, posandosi sulle spalle e sui lunghi capelli. Riuscii solo a distinguere gli occhi e il profilo degli zigomi.

Era Jessica Jones.

«Fai attenzione,» disse. «Sono in molti.»

Poi scomparve.

Persi l’equilibrio e ricaddi all’indietro contro la roccia. Rimasi li immobile per un momento, fissando il punto dove era comparsa. Guardai a destra e a sinistra, ma era sparita.

Mi trascinai in fretta nel punto in cui era apparsa. Non c’era nessuno, ma la neve era smossa. Mi sembro di scorgere qualcosa di simile a un’impronta, forse due, ma erano troppo grandi. E chi cavolo poteva andarsene in giro li fuori a piedi nudi?

Improvvisamente mi ritrovai incapace di fare quanto stabilito. Tornai indietro e sgattaiolai fino a Nina. Lei mi guardo stupita. «Si puo sapere che cazzo combini?»

«Credo ce ne sia piu di uno,» risposi evitando il suo sguardo.

«Cosa? Come fai a saperlo? Chi c’e con lui?»

«Non lo so.»

«E allora cosa hai visto? Che ti e successo, Ward?»

Non risposi perche non potevo, non sapevo cosa dirle.

Invece scivolai verso il punto in cui Phil si trovava, accanto allo sceriffo.

«Come sta?»

«Sto bene,» disse Connelly, ma non sembrava. «Non ho bisogno della balia. Andate a prendere quello

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