stronzo.»

«Sono almeno in due,» dissi. «Quindi, Phil, abbiamo bisogno di te.»

Phil guardo il suo capo, che gli fece cenno di andare. «Cerca solamente di non farti uccidere,» mormoro Connelly. «La giornata e gia abbastanza di merda cosi senza che io sia costretto ad andare a parlare a tua madre.»

Phil torno indietro con me. «Mi e sembrato di sentire uno strano odore prima,» disse. «Tu lo hai sentito?»

«No,» risposi. «Cosa intendi per ‘strano’?»

Scosse semplicemente la testa.

Quando arrivammo, Nina mi fisso inferocita. «Che c’e Ward? Cosa e successo laggiu? Sei strano.»

«Niente. Ho solo avuto una sensazione. Ora…»

Poi accadde. Un colpo dall’alto e uno da sinistra.

«Merda,» disse. «Avevi ragione.»

«C’e qualcuno con lui?» disse Phil. «Ma chi?»

«Non…» Per un secondo mi attraverso la mente il pensiero di John e Paul alleati. Impossibile. Allora chi…

Poi smisi di pensare, perche come un’ombra improvvisa comparve un uomo che stava risalendo la china, dirigendosi verso di noi e sparando mentre avanzava.

Io e Nina sparammo contemporaneamente e tutti e due mancammo il bersaglio. Phil rotolo di lato e ando a sbattere duramente contro un albero. Si giro per sparare, ma esito troppo. Io mi tirai su e premetti due volte il grilletto.

L’uomo fece un giro su se stesso e poi cadde. Gli sparai altre due volte e udii un lamento.

«Nina, rimani qui,» dissi. «Phil, vieni con me.»

Lei mi guardo e fece okay.

Indicai a Phil di avanzare lungo il crinale. Corsi dietro di lui accucciato e ci dividemmo per girare attorno a Connelly. Una serie di colpi echeggiarono dal punto dove si trovava in origine il tiratore.

«Merda,» disse Phil. «Pensavo che l’avessi steso quel tizio.»

«Allora sono in tre,» dissi.

Rimanemmo vicini e immobili per un momento. Guardammo davanti a noi. In quel punto la foresta appariva ancora piu scura e fitta. Tremavo e mi sentivo strano. Il mio sesto senso mi fece girare di scatto la testa verso sinistra e credetti di vedere qualcuno che correva tra gli alberi a circa venti metri da noi; ma non era possibile perche ancora una volta si trattava di persone che indossavano dei pigiami, il che significava essere dei pazzi in un posto buio e freddo come quello. Ero esausto e sovreccitato, e cominciavo ad avere le allucinazioni. Dovevo fare attenzione. Abbassai la testa e respirai profondamente un paio di volte.

Stavo levando di nuovo lo sguardo quando sentii uno sparo proprio davanti a noi e qualcosa fischio nell’aria tra le nostre due teste per rimbalzare sulla roccia alle spalle. Io e Phil rispondemmo al fuoco.

Poi vidi Nina che cominciava a sparare, sotto di noi.

«Cristo,» dissi, in preda al panico. «Phil, mantieni la posizione. Fai fuori quel tizio se ci riesci. Io torno indietro.»

«Non lo mollo,» disse Phil. Torno a stendersi e comincio ad avanzare velocemente. Sembrava che ripetesse una lezione imparata guardando troppi film di guerra. Tanto meglio cosi.

Mi raddrizzai e mi precipitai dove credevo dovesse trovarsi Nina. Non vidi nessuna traccia di lei, ma sentii degli spari tra gli alberi a sinistra. Superai il corpo del primo uomo e guardai il suo viso: freddo, emaciato, duro. Non lo conoscevo.

Ci furono altri spari tra gli alberi davanti a me, non chiaramente distinguibili perche il vento aveva ripreso vigore. Corsi verso il punto da dove mi era sembrato fossero partiti i colpi. Non riuscivo a capire se aveva fatto fuoco una sola persona oppure due.

Saltai giu da una roccia sporgente rischiando di rompermi una caviglia, ma riuscii miracolosamente a rimanere in piedi. Atterrai su uno strato di neve piu spessa e mi aprii faticosamente la strada, con le gambe impedite, muovendomi come se si fosse trattato di melassa congelata.

Finalmente arrivai su un terreno piu roccioso. Gli spari erano cessati, ma non riuscivo a vedere nessuno.

«Nina?»

Nessuna risposta. Feci un giro su me stesso e cominciai a correre nella direzione in cui pensavo di averla vista andare.

Avevo fatto qualche metro e stavo acquistando velocita quando improvvisamente mi ritrovai senza fiato, schiena a terra, con la neve nelle orecchie e una pietra che mi schiacciava la spina dorsale.

Qualcuno usci da dietro un albero. Poi un piede si poso sul mio petto, premendo a fondo. Io cercavo di respirare, a corto di ossigeno e con fitte lancinanti che dalla schiena si propagavano in tutto il corpo. Gemetti senza volere. Il piede schiaccio ancora di piu e un viso comparve a un metro dal mio.

Capelli corti, occhiali rotondi.

Era il killer del ristorante di Fresno. Mi piazzo la fredda canna di un fucile in mezzo alla fronte e spinse forte.

«Ciao, coglione,» disse.

Nina era a una cinquantina di metri. Aveva sentito qualcosa che correva attraverso gli alberi, qualcosa che non dava l’impressione di essere rallentato ne dalle rocce, ne dalla neve, ne dal terreno irregolare. Doveva essere Paul. Chiunque altro fosse li insieme a lui, Nina sapeva che l’unica persona in grado di muoversi cosi agilmente in condizioni simili poteva essere l’Homo Erectus.

Percio, dopo aver sentito il rumore dei colpi, si era diretta giu lungo il pendio, facendo fuoco all’impazzata, e aveva avuto una fugace visione di qualcosa che si muoveva piu in basso. Ma dopo qualche minuto si fermo ansimando e senza piu riuscire a vedere o a sentire nulla.

Poi udi un urlo alle sue spalle.

«Ward,» disse, cominciando a risalire la china — scivolo e sbatte la faccia contro la roccia.

Continuo a procedere.

L’uomo spinse la canna del fucile ancora piu forte contro la mia fronte.

«E cosi tu saresti suo fratello,» disse. «Al ristorante sei stato fortunato. Stasera meno. Sembra che tu non abbia quello che ha lui. Sei solo un altro dilettante.»

Tossii. Era l’unica cosa che ero in grado di fare.

«Anche lui morira stanotte,» aggiunse l’uomo, premendo ancora piu forte sul fucile. «Grazie al tuo amico.»

«Chi?»

«John Zandt. Come pensi che abbiamo fatto a sapere come trovarvi? Ha fatto un accordo.»

«Non ha ucciso Dravecky, quindi?»

«Il capo e vivo e vegeto. Naturalmente il tuo amico pensa di uscire da tutto questo come se niente fosse, ma si sbaglia di grosso.»

Premette ancora di piu per un attimo. I suoi occhi brillavano dietro i piccoli cerchi di vetro. La sua soddisfazione per il fatto che io non riuscissi a respirare era evidente.

«Adios, testa di cazzo, e tempo di farla finita.»

Riuscivo a vedere il dito che lentamente si stringeva sul grilletto e avevo l’impressione che il terreno si stesse appiattendo per trasformarsi nella mia pietra tombale.

Chiusi gli occhi. Non volevo che la faccia di quest’uomo fosse l’ultima cosa che avrei visto prima di morire.

Sentii il rumore di uno sparo, ravvicinato. Poi altri due, immediatamente dopo.

Aprii gli occhi proprio mentre l’uomo cadeva all’indietro. Voltai la testa e vidi Nina che accorreva.

Si inginocchio al mio fianco. «Stai bene?» Aveva una guancia coperta di sangue.

Mi sollevai sui gomiti con qualche difficolta. Stavo bene, perlomeno nel senso che riuscivo a muovermi ed ero in grado di dire che sentivo male ovunque. Il che presumibilmente significava che la mia schiena era intatta e

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