Guardai in quella direzione. Sessanta metri piu avanti si poteva notare che i tronchi lasciavano un vuoto scuro.

Doveva essere per forza l’orlo del precipizio.

Phil bisbiglio. «Andiamo avanti diritti?»

«No,» rispose Nina. «Tu passerai dalla destra, io al centro. Ward, tu arriverai dalla sinistra. Appena vedete qualcosa, sparate e poi urlate forte.»

Annuimmo. Phil si allontano velocemente, infilandosi nel sottobosco il piu silenziosamente possibile.

Nina mi fece un segno di avvertimento col dito, poi prosegui diritto. Dopo aver fatto un mezzo giro a destra, mi avviai a mia volta, procedendo lungo il fianco del declivio il piu velocemente possibile.

«E tutto a posto,» continuavo a ripetere a me stesso. Fino a che non udii uno sparo.

A quel punto tutto era nelle mani degli dei, e io potevo solo sperare che mi stessero osservando e che non ce l’avessero con me.

Nina comincio a rallentare, a fare meno rumore. Dopo cinque minuti di faticosa avanzata aveva percorso forse trenta metri. Sulla destra poteva distinguere un’ombra che procedeva sul fianco del ripido vallone: Phil. Scomparve dopo pochi secondi dietro qualche albero o in un avvallamento. Non riusciva a vedere Ward sulla sinistra. In quella direzione il terreno era irregolare e scosceso, quindi lui doveva essere stato costretto a passare molto largo. Si auguro che nessuno di loro si perdesse e che nessuno morisse. Non in quel posto, con quel freddo.

C’era un buio pesto. Gli alberi ora le lasciavano solo una via per avanzare, ma i cespugli rendevano comunque difficoltoso seguirla. Passo sotto un tronco abbattuto, si appoggio contro alberi che invece erano ancora vivi. Sebbene fosse in parte coperto dal rumore del vento, riusciva a sentire il gorgoglio solitario dell’acqua. E strano come si possa intuire quanto l’acqua sia gelida solamente sentendone il rumore.

Prosegui con cautela, un passo dopo l’altro. Cerco di scivolare, ma la neve e gli arbusti lo rendevano impossibile. Doveva continuare a sollevare i piedi, con piccoli passi accorti.

Improvvisamente, bang — udi uno sparo.

Si volto rapidamente. Da dove veniva? Non da sinistra, a meno che…»

Poi senti un urlo, soffocato e indistinguibile. Proveniva da destra, ne era certa. Doveva essere Phil che aveva colpito qualcosa.

Lascio da parte ogni prudenza e avanzo con decisione. Ora doveva arrivare in fondo velocemente. Sperava che anche Ward avesse sentito; lui sarebbe arrivato in fretta, ne era certa.

Teneva la pistola puntata davanti a se, abbassando la testa per evitare i rami con le loro fredde e pungenti frustate, e correndo il piu velocemente possibile. Era come lottare contro ragnatele spinose. Si sposto per evitare uno sbarramento di vegetazione. Poi udi un altro urlo, capi che probabilmente significava guai in vista, e trascuro di prendere le dovute precauzioni. Ancora quattro passi e poi cadde.

Mi ero allontanato troppo. Quando ero partito avevo valutato bene la distanza, ma ogni volta che cercavo di discendere all’interno della gola, c’era qualcosa che me lo impediva. Alberi diritti o abbattuti; piante impossibili da scavalcare; rocce scivolose che improvvisamente si separavano formando voragini che non potevo superare con un salto, ma solo aggirare. Continuavo a essere spinto sempre piu lontano sulla sinistra, lungo una cresta che continuava a restringersi.

Alla fine abbandonai questa strada imprecando in silenzio, e tornai indietro salendo fino a che non attraversai un valico roccioso che mi permise per un po’ di avere la strada libera. Continuavo a trovarmi nell’impossibilita di scendere diritto. Il tempo trascorreva inesorabile e ci stavo impiegando troppo. Desiderai che fosse giorno e che Nina avesse chiamato i federali, l’esercito o le Giovani Marmotte. Invece, a coprirci le spalle avevamo due poliziotti, uno dei quali era sdraiato a terra ai piedi di un albero circa cento metri piu indietro e in preda alle convulsioni.

Alla fine riuscii a trovare un piccolo passaggio che conduceva, attraverso una distesa di rocce nude, verso uno spazio aperto alla sommita della gola che pensavo di poter scalare.

In quel momento udii uno sparo.

E forse anche un urlo qualche secondo dopo, ma non ne fui sicuro.

Infilai la pistola in tasca e mi aggrappai alle rocce davanti a me. Le avrei superate, senza pensare al dopo. Mi tirai su, mi lasciai scivolare dall’altro lato e vidi che davanti a me il terreno era piu sgombro. Finalmente.

Quando toccai terra, cominciai a correre a piu non posso.

Cadde velocemente, cerco di aggrapparsi a qualcosa, ma perse la pistola. La caduta fu rumorosa e breve, anche se a lei sembro durare un’eternita; poi Nina urto con la pancia contro qualcosa di duro che la fece ruotare cosi rapidamente da farle girare la testa. Atterro di fianco come un sacco di legna lanciato da un aereo.

Si mise immediatamente seduta. Poi, dopo aver ruotato sul fianco, comincio ad avanzare carponi ancora prima di rendersi conto di dove si trovava, guardando in tutte le direzioni alla ricerca della pistola.

Si accorse di essere in un posto buio e roccioso, e che l’acqua era molto piu vicina, adesso.

Ma dov’era la pistola?

Sperava che non fosse rimasta incastrata in alto, in qualche fessura o radice. Ne aveva bisogno piu di ogni altra cosa.

Avanzo a tentoni, tastando il terreno con le mani. Si sentiva ancora sottosopra per la caduta e non riusciva a collocarsi fisicamente da qualche parte. Sotto le mani sentiva ghiaia fredda, bagnata, appuntita. Nel buio era difficile distinguere cosa c’era piu avanti: altra oscurita o una parete di roccia?

Improvvisamente udi qualcosa di simile a un gemito provenire dal lato destro. Non sembrava molto vicino e da quella parte non riusciva a vedere nulla. Questo gemito non e un buon segno, a meno che non si tratti di lui. A meno che Phil non l’abbia colpito. O a meno che non si tratti semplicemente del vento. Se non e il vento, ne l’Homo Erectus, allora non e niente di buono.

Era poi cosi sicura che fosse la direzione in cui era andato Phil? E se si fosse trattato di Ward? Era vicina alla gola? Era questa?

Dov’era la pistola? Dove cazzo era quella pistola di merda?

Vide qualcosa di bianco davanti a se, ma non si trattava di neve. Guardo piu attentamente e vide che si trattava di una donna anziana raggomitolata dentro un grande cappotto. Era seduta sull’altra sponda di un torrente, e teneva la schiena addossata a una roccia.

La donna stava fissando Nina con gli occhi sbarrati, senza battere le palpebre, ne produrre il minimo suono. Aveva la testa e le spalle coperte di neve; era simile a una statua nascosta in un cimitero abbandonato, lontano dai sentieri battuti.

La sagoma e la posizione della donna diedero finalmente a Nina un punto di riferimento visivo, un mezzo per capire dove si trovava. Era vicina al fondo di una gola — della gola — dalle pareti scoscese, ma con un fondo abbastanza pianeggiante, largo circa quattro metri e mezzo, che si stringeva rapidamente da ambo i lati.

Cerco di fissare l’immagine nella sua mente e ricomincio a cercare la pistola, sforzandosi di farlo lentamente, come se non fosse stato molto importante, come se avesse perso un orecchino sulla spiaggia di Malibu, il taxi dovesse arrivare solo dopo un quarto d’ora e l’interrogativo fondamentale della serata fosse se prendere un antipasto oppure degli stuzzichini o semplicemente un buon bicchiere di vino.

Eccola. Grazie a Dio.

Nina avanzo carponi fino al ruscello e tiro fuori la pistola dall’acqua bassa. La scosse, cambio il caricatore. Poi corse fino all’altra sponda e si accovaccio vicino alla donna. Parlo molto piano cercando di controllare il respiro, di mantenerlo regolare.

«Lei e Patrice Anders?»

La donna continuo a fissarla. Aveva del ghiaccio tra le ciglia. Era a un passo dal congelamento. La sua testa sembro muoversi impercettibilmente. Era forse un cenno?

Nina la scosse gentilmente per le spalle. «Signora?»

«Si,» rispose lei a voce alta.

«Shh. C’e qualcuno con lei? Lui e ancora qui?»

Stavolta la vecchia rispose piu piano: «E qui da qualche parte.»

«Chi? Quel Tom o Henrickson?»

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