Poi, all’estremita del mio campo visivo, notai un movimento sul ciglio della parete opposta della gola. Non proprio sul bordo, ma leggermente piu dietro. Vidi qualcosa muoversi, impercettibilmente.

Sollevai il busto.

«Vaffanculo, Paul,» dissi. «Non ti daro questo piacere.»

«Come vuoi.» Mi guardo dritto negli occhi e spinse ancora piu forte la canna della pistola contro la tempia di Nina. «Allora lo faro io per te.»

La figura dall’altro lato scivolo piu vicino, fin quasi al bordo della parete. Continuai a guardare Paul senza lasciar trasparire nulla.

«Ward, sparagli oppure lo faro io.»

«John, non fare nulla.»

Aspettai un attimo. Poi scattai a sinistra e gridai: «Ora!»

Paul si volto, arretrando per tenere Nina tra me e lui.

Connelly sparo. Approfittando dell’angolo di tiro a lui favorevole, dalla parete opposta della gola, pianto una pallottola nella spalla di Paul.

L’Homo Erectus ruoto, con la pistola spianata davanti a se, e per un prezioso istante lo vidi senza nessun ostacolo tra me e lui. Sparai tre volte, colpendolo a una spalla, a un braccio, a una gamba.

Si volto goffamente cercando di trattenere Nina, ma lei si dimeno e scalcio riuscendo a liberarsi dalla morsa. Cerco di correre ma riusci a fare solo qualche metro prima di cadere.

Nel frattempo stavo gia scendendo lungo la parete. Nella discesa sparai ancora, e stavolta lo centrai al corpo. Paul ando a sbattere contro la roccia, perdendo la pistola.

Mi frapposi rapidamente tra lui e Zandt. Non ero sicuro che sarebbe servito a qualcosa, ma John non sparo.

Attraversai il torrente. Camminai nell’acqua gelida fino all’altra sponda e mi fermai a meno di due metri.

Alzai il braccio puntando la mia pistola su di lui.

Paul era disteso ai piedi della parete rocciosa e sanguinava copiosamente. Era difficile credere chi fosse.

Mi guardo.

Il suo viso era cosi simile al mio.

Cannon Beach

Quattro giorni dopo seguimmo il consiglio di Patrice. Scendemmo fino a Pordand e poi ci dirigemmo verso ovest sulla Route 6. Piovve lungo tutto il tragitto fino a Washington e continuava a piovere anche quando, per arrivare sulla costa, attraversammo la Tillamook State Forest. E una bella foresta, piena di alberi, come non lo e mai stata prima. Era stata oggetto di disboscamento per molti anni fino a quando, nel 1933, un gigantesco incendio aveva lasciato una zona devastata proprio nel cuore della foresta. Quando le fiamme si estinsero, piu di trecentomila acri di bosco erano andati in fumo e c’e chi dice che le ceneri incandescenti ricaddero su navi a quasi mille chilometri di distanza. Ma alla fine l’incendio fu spento, e vennero piantati nuovi alberi. Per qualche strano scherzo del destino ci furono altri tre incendi nel 1939, nel 1945 e nel 1951, come se fossero una maledizione che si ripeteva ogni sei anni. Cosi la gente pianto altri semi: associazioni di giardinaggio, scout, gruppi civici venivano a passare i weekend li per migliorare le cose. Oggi sembra una foresta come tante altre. Se non si conosce tutta la storia, si potrebbe pensare che la foresta sia sempre stata cosi.

A nessuno di noi due venne in mente di accostare e andare a fare una passeggiata. E sarebbe stato lo stesso anche se non avesse piovuto. Avevamo fatto indigestione di alberi.

Nina non mi permise di sparargli.

Lo stavo per fare, sul serio. Non vedevo un’altra soluzione: era l’uomo che aveva ucciso i miei genitori e distrutto la mia vita; aveva ucciso la figlia dell’uomo che giaceva dall’altra parte della gola e che mi trafiggeva le spalle con lo sguardo; aveva ucciso persone il cui nome non avrei mai saputo e le cui morti sarebbero potute rimanere per sempre ignote. Non sapevo se John aveva ragione a odiarmi per aver fatto cilecca l’ultima volta, ma mi rendevo conto che l’avrebbe avuta se avessi fatto lo stesso errore.

Nina si mise alle mie spalle. Non disse nulla, ne tento di prendere la mia mano. Avvertii solo la sua presenza li, abbastanza vicina da sentire il calore del suo respiro sul mio collo. Osservai l’uomo ai miei piedi che cercava di muoversi, le mani che scivolavano fiaccamente sulle rocce, come piccole creature pallide ormai vicine al termine della loro vita. Non so come vadano le cose con i pazzi, ma sicuramente hanno forza di volonta. Probabilmente dipende dal fatto di non avere i freni inibitori che invece abbiamo noi, ma puo anche darsi che mi sbagli; forse le loro menti sono semplicemente piu lucide, non offuscate dalle angosce e dalla moralita che ostacolano noi. Forse hanno il coraggio di rivolgere il loro magico pensiero in alto, alle stelle. A ogni modo, la forza di volonta non era sufficiente per lui in quel momento. Non poteva muoversi, non aveva pistola e non era in grado di nuocere a nessuno.

Potevo sparargli, lo sapevo. Nessuno me l’avrebbe rinfacciato. Connelly osservava la scena dall’alto della gola. Aveva il volto teso e riuscivo a sentire il suo ansimare, ma la canna del suo fucile era sempre puntata su Paul. Sembrava in grado di sparare ancora una volta, al posto mio. Sapevo cosa John desiderava. Phil, invece, era un mistero in quel momento: sembrava un tipo a modo e poco incline a fare del male alle persone, ma — dato che l’Homo Erectus gli aveva sparato nella gamba e lo aveva battezzato tenendolo con la testa sott’acqua — ho il sospetto che sarebbe stato dalla parte dei falchi.

Alla fine, abbassai il braccio.

«Fottuto buono a nulla,» mormoro John. Nina ando da lui, si accovaccio e gli disse qualcosa sottovoce, nell’orecchio. Parlo per un po’, poi prese dalle sue mani la pistola.

Avanzo tenendola puntata sull’Homo Erectus mentre io aiutavo Connelly a scendere nella gola. Aveva un aspetto terribile, ma non peggiore del mio. Un uomo in grado di arrivare da solo in cima alla gola partendo da dove lo avevano lasciato, non avrebbe tirato le cuoia tanto facilmente.

Zoppico insieme a me fino al punto in cui, stando alle parole di Nina, si trovava Phil. Cerco di dare una mano, ma alla fine fui io che sorressi il suo vice per portarlo dove si trovavano gli altri. Facemmo molto rumore. Poi lo feci appoggiare contro la parete piu lontana, proprio di fronte a Paul. Connelly si abbasso per sedersi accanto a Phil, mantenendo sempre il fucile puntato su Paul.

Non sapevo cosa sarebbe successo. Stava ancora nevicando. La neve era un po’ diminuita di intensita, ma non sembrava intenzionata a smettere. Eravamo nel bel mezzo del nulla. Ne Phil ne Connelly erano in grado di tornare a casa sulle proprie gambe, e la radio dello sceriffo non aveva segnale. John appariva messo meglio: a giudicare dalle condizioni del suo cappotto, il colpo di Nina non aveva fatto molto di piu che asportargli un pezzo di carne del braccio. Non aveva nessuna intenzione di parlare con me, ne di guardarmi negli occhi.

Nina ando a recuperare Patrice Anders. Non mi ero nemmeno accorto della sua presenza. Sembrava cosi infreddolita come credo avrebbe potuto essere qualcuno scoperto sotto il permafrost a cavalcioni di un peloso mammut. Le due donne scambiarono qualche parola e poi Nina ando da Connelly e gli chiese il GPS.

«Non ce ne sara bisogno,» disse la donna. «Conosco la strada.»

Nina se lo mise comunque in tasca. Venne da me, mi sfrego il braccio per un secondo, poi si tolse il cappotto e me lo diede.

A quel punto le due donne cominciarono a risalire il fiume.

«Verro con voi,» disse John, e si rimise in piedi.

«Stiamo bene, grazie,» disse Nina.

«Forse. Ma ci sono orsi qui intorno. Prima ne ho visto uno, o qualcosa di simile.»

Nina mi guardo. Io scrollai le spalle. Mi sistemai su una grande roccia piatta a un paio di metri da Paul e le guardai allontanarsi.

Durante quella notte accaddero due fatti per me incomprensibili.

Il primo era di minore importanza: mi resi conto che Phil e Connelly stavano parlando a voce bassa, e mi

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