«Abbassala. Cerca di abbassarla.»

Pen senti le mani di Bodie sui fianchi che la tenevano mentre si lasciava cadere sul divano. Lo sforzo diminui quando Melanie tocco il pavimento con il posteriore.

Di colpo, il suo corpo divenne inerte, la sua testa si inclino in avanti. La ragazza respirava profondamente.

«Stai bene?» domando Pen.

La testa della sorella dondolo leggermente.

Bodie stacco le mani da Pen. Si avvicino a Melanie e s’inginocchio accanto a lei. «Come va?» le chiese con voce gentile.

«Bene, mi pare.»

«Un’altra visione?»

«Credo… credo di si.»

Lui l’aiuto ad alzarsi. Anche Pen si alzo, massaggiandosi la mascella dolorante. Allargo la bocca. Le faceva male l’orecchio.

«Che cosa e stato?» domando Bodie.

«Non lo so.»

Lui accarezzo le guance di Melanie.

«Non riesco a ricordare. Solo che era spaventosa. Ma non mi ricordo. Come quando ti svegli da un incubo ed e svanito.»

«Sta bene, ora?» intervenne Joyce.

Pen trovo interessante che la domanda non fosse diretta a Melanie… come se la donna volesse un parere piu credibile.

Bodie annui, mise le braccia attorno a Melanie. Lei gli si aggrappo, la faccia premuta contro il suo collo. Bodie le teneva una mano immobile in mezzo alla schiena, con l’altra le dava leggeri colpetti.

Pen osservava.

Mosse la mascella da parte a parte.

Poi vide suo padre sul letto, dimentico di tutto. Gli si avvicino.

«Mi dispiace di aver dato spettacolo», si scuso Melanie quando risalirono in macchina.

«Sei sicura di star bene?» s’informo Joyce.

«Si.»

«Ti capita spesso?»

«No, raramente.»

«Mi hai spaventata da morire.»

«Mi dispiace.»

«L’importante e che tu stia bene.» Joyce si stacco dal marciapiede. Poi sbircio verso Pen. «Dove vado? Torni con noi, oppure…»

«Non siamo lontano da casa mia.»

«Sei la benvenuta, se decidi di passare la notte da me.»

«Perche non rimani?» suggeri Bodie, dal sedile posteriore.

«Pen ha ricevuto alcune telefonate oscene, ieri notte», spiego Melanie. «E un po’ spaventata.»

«Non sono spaventata», replico Pen, desiderando che sua sorella non parlasse della sua situazione. Era un fatto personale, non c’era bisogno che Joyce lo sapesse. «Quelle telefonate mi hanno innervosito, ma ora e passato.»

E vero? Si chiese.

Non aveva voglia di restar sola nel suo appartamento.

D’altra parte poteva anche essere un sollievo.

Un lungo bagno caldo. Dormire sul suo letto.

Che ne dici se ti fotto fino a farti impazzire?

Pen senti un’ondata di paura.

Non andra meglio, si disse, alloggiare altrove, anzi potrebbe essere peggio.

«Perche non prosegui e mi accompagni a casa?» suggeri a Joyce.

«Sei sicura?»

«Era solo una voce al telefono. Non mi lascio intimorire da un fatto insignificante.»

«Telefonate oscene», intervenne Melanie. «Tutti ne ricevono. Ne ho ricevute anch’io.»

«Anch’io», disse Joyce.

«Come hai reagito?» volle sapere Melanie.

«Mi sono limitata a riappendere, ma ammetto che per un po’ sono stata nervosa.»

«Si limitano a telefonare», prosegui Melanie. «Credo che al telefono si divertano un mondo perche hanno paura delle donne. Il telefono e sicuro e anonimo. Di solito non fanno mai visita alle loro vittime.»

«Non direi proprio mai», intervenne Bodie. «C’era una storia sul giornale, un paio di mesi fa, riguardo una donna che riceveva telefonate del genere. Il giorno dopo che aveva cambiato numero, e stata violentata e assassinata. Evidentemente, il fatto di cambiare numero aveva convinto quell’individuo a sentirsi respinto.»

«Oh, grazie infinite, Bodie», disse Pen. «Proprio quello che volevo sentire.»

«Credo che tu abbia il diritto di essere preoccupata. La voce di quel tale non mi piaceva affatto.»

«Sono tutti uguali», concluse Melanie.

«Le telefonate sono state registrate sulla mia segreteria telefonica», spiego Pen a Joyce.

«Whit non mi permette di tenere una segreteria telefonica.»

«Conosco le sue idee in proposito», convenne Pen. «Papa le detesta.»

Joyce svolto da Pico Boulevard e imbocco la via laterale in direzione dell’appartamento di Pen. «Sei proprio sicura di non voler stare da noi?» La donna sembrava sinceramente desiderosa che Pen restasse con loro per la notte… magari per tener d’occhio Melanie, nel caso di un’altra visione.

«No», rispose Pen. «Andra tutto bene. Forse verro in mattinata, pero.»

«Vieni», insiste Joyce. «Vieni presto, faremo colazione insieme.»

«Puoi contarci.»

Joyce fermo la Lincoln di fronte allo stabile, Pen apri la portiera. Per un attimo penso di non scendere.

«Ci vediamo domattina», la saluto Melanie.

«Arrivederci», rispose Pen e fece per scendere.

«Ti accompagno», si offri Bodie. «Cosi controlliamo l’appartamento.»

Lei provo un gran sollievo. «Grazie. Mi fa piacere.»

«Vengo anch’io», dichiaro Melanie.

Scesa dall’auto, Melanie si mise fra Pen e Bodie, che prese per mano.

Camminarono fino al cancello di ferro e Bodie l’apri. Pen passo per prima. Sentiva i loro passi appena dietro di lei mentre attraversava il cortile verso la scala. Si sentiva la musica di un party, voci e risate uscivano da uno degli appartamenti al secondo piano. Sebbene le luci fossero spente, noto una coppia in fondo al corridoio. Non riusci a vedere chi erano. Probabilmente non li avrebbe riconosciuti neppure con la luce. Gli altri inquilini erano degli estranei per lei. Preferiva cosi.

Melanie e Bodie la seguirono su per le scale e lungo la balconata fino alla porta. La raggiunsero mentre cercava le chiavi.

«C’e parecchia attivita da queste parti», osservo Melanie.

«E sabato sera.»

«Quel tipo, Manny, abita ancora qui?» s’informo Melanie.

«Oh, si.»

Pen infilo la chiave nella serratura e apri la porta. Mise dentro un braccio e fece scattare l’interruttore.

Si accese la lampada accanto al divano.

Sul tappeto ai suoi piedi giaceva una busta bianca e quadrata, simile a quelle che si usano per i biglietti d’auguri. Pen si accuccio. Non c’era francobollo ne indirizzo. P. CONWAY, era scritto a grandi lettere.

Lei raccolse la busta e senti che era vuota.

«Qualcuno deve averla fatta scivolare sotto la porta», mormoro.

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