E a un tratto tutto gli parve sbagliato.
Che diavolo stava facendo?
Sposto la mano sulla gamba di Melanie. Lei gli afferro il polso e la spinse indietro dolcemente, ma lui libero la mano e si alzo. «Credo che sia meglio rientrare», disse, cercando di tenere la voce ferma. «Comincio a provare un certo malessere. Probabilmente colpa del caldo e della birra, non so. Ci vediamo piu tardi.»
Usci dalla vasca, si avvolse l’asciugamano attorno alle spalle, raccolse la sua camicia e si diresse verso i lastroni di cemento.
«Ciao», saluto Pen. La sua voce risuono strana.
«Ci vediamo dopo», disse Melanie.
Bodie continuo a rabbrividire fino a casa, ma era il comportamento di Melanie che gli faceva battere i denti.
Che accidenti aveva per la testa?
Sii sincero, disse Bodie a se stesso. Forse aveva solo voglia e ha perso il controllo. E perfettamente comprensibile. Sicuro.
Ma lui sapeva che non era cosi.
Offrirgli le mutandine. Come un cane che lascia cadere una palla ai piedi del padrone. Andiamo, gioca con me.
Gioca con me davanti a mia sorella.
Sara il nostro piccolo segreto.
A meno che, naturalmente, lei non se ne accorga. E questo sarebbe ancora meglio, no?
Bodie si fermo davanti alla porta, si asciugo rapidamente le gambe, poi entro in casa.
12
Pen, intontita e accaldata per il vino e il tempo trascorso nella vasca, decise di farsi una doccia. L’acqua fredda la inondo scivolandole sul corpo. Indossava ancora il bikini per risciacquarlo dal doro. Se lo tolse e lo appese alla porta della cabina.
Penso a Melanie. La ragazza era entrata nella jacuzzi a torso nudo.
Niente di strano, penso Pen. Anch’io sarei entrata in acqua nuda, se non ci fossero stati loro due.
Be’, e questo il punto, no? Se Melanie fosse entrata solo con Bodie, o solo con me… Ma c’eravamo tutti e due. Ecco perche ti sembra cosi strano.
Come se volesse dimostrare qualcosa. A Bodie o a me? Forse a se stessa.
Pen si chiese se la brusca partenza di Bodie avesse qualcosa a che fare con il comportamento di Melanie. Lei era seduta vicino a lui. Forse gli aveva messo la mano dentro il costume?
Pensando a questo, Pen provo un senso di calda eccitazione. Smise di insaponarsi e piego la faccia verso il getto.
Cerca di capire, si disse. Melanie sta solo cercando di salvaguardare i suoi interessi… di tenere Bodie per se. Probabilmente ora e peggio per via di papa. Qualcosa che da sfogo alle emozioni, che altera la tua prospettiva.
Dovrei farle capire che non ho nessun progetto su Bodie.
Sicuro. Lei, pero, non ci crederebbe.
Quando ebbe finito con la doccia, usci e si asciugo.
La doccia fredda non era stata sufficiente a dissipare il caldo e il vino, e un leggero velo di sudore fece aderire la vestaglia alla pelle.
Nel corridoio, Pen spense la luce e passo rapidamente davanti alla porta chiusa della camera di Joyce. Anche la porta di Melanie era chiusa. Una lama di luce filtrava da sotto. Passando davanti all’uscio senti una radio. E Melanie.
Rapidi gemiti soffocati, non abbastanza attutiti dalla voce di Kenny Rogers alla radio.
Pen entro in camera sua e chiuse la porta. Si asciugo la faccia sudata con la manica della vestaglia. Il suono della musica giungeva attraverso la parete. Rimase immobile ad ascoltare, ma non senti Melanie.
Getto la vestaglia sul letto, ando alla finestra e l’apri. La investi la brezza della notte, raffreddando il suo corpo umido.
Ora alla radio cantava Waylon Jennings. Poi senti un grido soffocato che le diede una stretta allo stomaco.
Corse a frugare nella valigia, prese il phon e l’accese. Il rumore cancello la musica e Melanie.
Entro nella stanza d’ospedale e il letto era vuoto. «Dov’e papa?» chiese. «E andato a casa?»
«Non vuoi saperlo?» disse il dottore sogghignando. Era basso e ossuto, con i capelli neri.
«Dov’e papa?» ripete lei.
«Prima fammi vedere le tette.»
«Va’ all’inferno.»
«Non stuzzicarmi. Lo so che mi vuoi.» Il dottore le tiro il top del bikini.
Lo sapevo che dovevo vestirmi prima di venire qui.
Il bikini si lacero. Lei incrocio le braccia sui seni.
«Va tutto bene, sono un medico.» Lui prese lo stetoscopio. «Fammi solo sentire il cuore.»
Pen non era tanto sicura di tutta questa storia. Probabilmente si trattava di qualche trucco. Ma lui poteva dirle dov’era papa. Abbasso le braccia.
Il dottore si chino e premette il disco di metallo su un capezzolo. «Tossisci», ordino.
Non e un medico. Il cuore non e li. Un autentico medico lo saprebbe.
«Non lo sento. Sdraiati.»
«Per far che cosa?»
«Per fottere fino a farti impazzire.»
«Sei
Lei gli caccio un coltello nel ventre, cosi forte che lo fece piegare in due e lo sollevo da terra. Lui cadde sul pavimento. «Dov’e papa?»
«Non c’era bisogno di ammazzarmi.»
«Tu non sei morto, parli.»
«Ti prendero!»
Lei corse fuori dalla stanza e guardo dietro quando senti i passi alle sue spalle. L’uomo la inseguiva, estraendo il coltello dal ventre mentre correva. Il sangue colava dalla ferita imbrattando il pavimento e la parete.
Pen premette il tasto dell’ascensore.
Lui correva sempre piu vicino, agitando il coltello sopra la testa.
Ascensore. Sbrigati.
Crepa! Crepa!
Pen saltellava da un piede all’altro, busso contro la porta dell’ascensore.
L’uomo aveva un ghigno selvaggio. Comincio a ridere, il sangue gli esplose dalla bocca e dalle narici.
Le porte dell’ascensore presero a scorrere. Pen balzo dentro. Lui si slancio per raggiungerla, ma le porte si chiusero in tempo, intrappolando un braccio all’altezza del gomito.
L’ascensore comincio a scendere. Il braccio fra le porte sali fino al soffitto, si stacco e cadde sul pavimento. Non mollo il coltello. Il braccio rotolo, la lama puntata in direzione di Pen compiva piccoli cerchi. Pen indietreggio. L’ascensore guadagnava velocita. Precipitava.
Dove va?
Perche non rallenta?
Si fermera di colpo e io cadro sul coltello. Ma non sara cosi.
Sedette sul pavimento dell’ascensore.
Ti ho fregato, bastardo.