animata eco del traffico sul Tappan Zee offriva uno stridente contrasto con quel sordo lavoro.
Era passato solo un quarto d’ora, quando Washington si fece avanti con un’aria colpevole sul viso. «Lasci fare a me, signora», prego. «Non e giusto. Infrangeremo un pochino i regolamenti.»
«Ma no, ce la faccio benissimo», rispose Vera.
Ma Washington vedeva la sua faccia pallida e spaventata. Tra la confusione generale, ossessionato dai regolamenti di polizia, il sergente non aveva pensato che in realta Vera stava scavando per cercare il corpo del marito.
«Dia a me, signora. La prego, si metta la a sedere.» Con dolcezza, le tolse la vanga di mano.
«Grazie», sussurro Vera, e Washington pote scorgerle gli occhi luccicanti di lacrime.
Il sergente affondo la pala nel terreno, tirandone su tre o quattro volte di piu di quanto fosse stata capace Vera. Il suolo era duro e l’umidita lo rendeva ancora piu pesante. Elmer Greer si arrese e fu sostituito da uno degli uomini di Washington.
Un radiomessaggio gracchio nella ricevente dell’auto di Washington e fu distintamente udito dal punto dello scavo. Il poliziotto torno lentamente alla macchina e rispose spiegando che stava ancora «analizzando» la situazione al motel.
La fossa raggiungeva la profondita di quasi un metro e mezzo.
Washington era zuppo di sudore da capo a piedi. Scavava per accontentare Vera, convinto tuttavia che non ne sarebbe uscito niente. «Signora», disse, «chiunque seppellisca un uomo in un bosco come questo, normalmente non scaverebbe cosi a fondo, sa?»
«Lei non crede che Harry sia li sotto?» chiese ingenuamente Vera.
«Signora, non so dove sia. Ma non penso proprio che si trovi qui sotto.»
Vera sospiro profondamente, dolorosamente, poi chino gli occhi su Annie, che era seduta su una coperta, mezza imbambolata dal sonno. «Tesoro, tu che cosa ne dici?»
«Papa e li», rispose la bimba.
«Ne sei certa?»
«L’ho visto, mammina.»
Washington e l’agente si scambiarono un’occhiata scettica, che non sfuggi a Vera.
«Non so che cosa dire di piu!» esclamo questa. «Vi sono grata di quanto state facendo, ma non posso chiedervi di aiutare se pensate che e inutile.»
La Neuberger intervenne bruscamente. «Io a questa piccola credo», affermo decisa. «Lavorero io.»
«Non glielo permetterei, signora», replico pacatamente Washington.
«Dobbiamo scavare ancora», riprese la psicanalista. «Dobbiamo avere la certezza. Una normale fossa e profonda circa due metri. Forse questo assassino era un perfezionista. Si, ne ho visti altri del genere.»
«D’accordo», acconsenti Washington. «Andremo giu ancora un po’.» Ritorno al lavoro, assieme all’aiutante.
Vera guardo ansiosa Annie. La testa della piccola ciondolava. «E cosi tardi», disse rivolta alla Neuberger. «Forse e meglio che la riporti al motel.»
«No», si oppose la Neuberger. «Potremmo averne bisogno qui. Potrebbe avere un’altra visione. In quella squallida stanza sarebbe inutile.»
Vera non obietto.
Intanto il televisore all’
Vera avvertiva una sensazione sempre piu pressante d’impotenza mista a paura.
E in quel momento… Washington si fermo.
«Che cosa c’e?» chiese la Neuberger.
Il sergente non le rispose. Si giro invece verso l’agente che lo aiutava. «Fammi luce qui», gli disse con un tremito improvviso nella voce.
Vera e la Neuberger si fissarono a vicenda.
Washington scruto nella fossa, guidato dal raggio tremolante della pila. Vera, d’impulso, scatto in avanti, anche lei per guardare. «Non vedo niente», disse.
«Pietra frantumata qui giu, signora», le spiego Washington.
«Che cosa significa?»
«E quello che accade quando la terra viene smossa con la vanga.»
«Le vostre vanghe?»
«No, Mrs. McKay. Quel punto li non l’abbiamo toccato affatto.»
La constatazione colpi Vera come un pugno. Di colpo, senza pensarci, strappo la vanga dalle mani dell’agente e comincio a scavare freneticamente.
«No!» grido Washington.
«Lo trovero!» proruppe Vera, irrigidendo le mascelle. Salto dentro la fossa. «Se e qui sotto, lo trovero.»
Sembrava un’invasata, le mani strette sul manico della vanga, le vene sporgenti, la pelle di un pallore cadaverico.
La Neuberger era strabiliata, Washington stupefatto.
La terra volava via a raffiche. Vera sembrava quasi ringhiare mentre lavorava con una velocita febbrile. Washington cerco d’intervenire per aiutarla. «No», lo blocco Vera. «Voglio farlo da sola, adesso. Se l’hanno messo qui sotto, saro io a tirarlo fuori!»
Washington si tiro indietro e rimase a osservare, nel raggio delle torce che stava indebolendosi.
Vera si affanno per quattordici minuti, con il fiato pesante, pieno di sospiri, sussulti e colpi di tosse. Poi, le mani tremanti di terrore, si fermo e fisso il punto dove stava scavando.
Lascio cadere la vanga e indico.
«Li!» disse con un’espressione mistica sul viso contratto.
Washington si avvicino lentamente alla fossa. Guardo dentro e vide un brandello di stoffa azzurro pallido, a righine sottili. «Sembra far parte di una manica», osservo preoccupato.
Allora, quasi repentinamente com’erano esplosi, il vigore selvaggio e la determinazione abbandonarono Vera. Si appoggio alla vanga e comincio a singhiozzare irrefrenabilmente. «Non posso!» grido.
Washington si affretto a farla uscire dalla fossa. La condusse vicino ad Annie e alla Neuberger. «Cerchi di riposarsi, adesso, Mrs. McKay», le disse con dolcezza. «Ce ne occupiamo noi.»
Ma il freddo Washington, il tetragono poliziotto che si vantava di non farsi mai prendere dall’emozione, si accorse che stava tremando. Poteva esserci un corpo li sotto. La bambina poteva aver ragione. Guardo il suo aiutante, un agente di vent’anni, ancora alle prese con l’acne giovanile, e gli lesse la paura sul volto.
Comunque Washington aveva un lavoro da fare. Prese la vanga e si calo con prudenza nella fossa. Con il tocco preciso di uno scultore saggio la terra attorno al pezzo di stoffa per vedere se fosse attaccato a qualcosa. Si, era attaccato, non veniva via. Scese con la punta di qualche centimetro. Con una delicatezza sempre piu crescente l’enorme callosa mano di Washington guido la vanga finche, di colpo, incontro qualcosa di duro. Gratto con l’attrezzo, cercando di mettere a nudo l’ostacolo.
Il sergente degluti: fissava carne umana pietrificata.
Abbandono la vanga. Con espressione cupa torno da Marie Neuberger, che era discosta da Vera un due o tre metri. «Signora», le bisbiglio, «abbiamo trovato resti umani.»
La psicanalista annui: lo aveva previsto.
«Forse, signora, sarebbe meglio che Mrs. McKay si allontanasse…»
«L’accompagnero al motel», disse la Neuberger. «Lei non scavi piu finche non torno. Devo essere presente.»
«D’accordo, signora.»
La Neuberger si avvicino a Vera. «Vera», le disse, «penso che dobbiamo rientrare. E meglio.»
Vera, ancora singhiozzando sommessamente, la fisso, quasi rabbiosa. «L’hanno trovato!» Prima che la Neuberger riuscisse a rispondere, scatto in piedi e si slancio verso la fossa.
Washington le si paro davanti di scatto, facendola quasi cadere. «Non guardi, signora!»
