«Ha dato un pugno all’uomo che le siede accanto», sbotto Annie.
«Si. Si, glielo ha dato.»
Mentre salutava l’infermiera, Ned capi che Annie aveva gia visto il telegiornale. «Ma non penso che ne avesse l’intenzione. A volte basta un momento di nervoso. Direi che dovresti telefonare alla mamma e dirle quanto le vuoi bene.» Ned incoraggiava la piccola a telefonare a Vera almeno una volta al giorno.
Annie chiamo, ma fu la Neuberger a rispondere. Vera dormiva, sotto l’effetto di un tranquillante. La Neuberger spiego che non si sentiva bene, ma che avrebbe richiamato quando si fosse svegliata. Annie ci rimase male, ma cerco di mostrarsi coraggiosa.
«Sono sicurissimo che la mamma stara bene», la rassicuro di nuovo Ned. «Adesso dorme proprio per rimettersi. Meglio non disturbarla, ti pare?»
«No», rispose Annie, docilmente.
«Perche non facciamo un gioco?» propose Ned.
«Okay. A Merlino.»
Merlino era un nuovo gioco elettronico che Ned aveva comprato qualche giorno prima. Andarono in soggiorno e si sedettero sul tappeto per giocare. Di solito Ned faceva vincere Annie, ma ogni tanto la batteva perche non si insospettisse. Come al solito, Annie comincio a stancarsi dopo sette-otto partite, sbadigliando piu volte e accelerando nelle battute conclusive. Per le sei e mezzo era pronta per la cena e un’ora dopo Ned la mise a letto.
Comincio a leggerle
Qualche minuto piu tardi telefono Elwood Frain. Di solito era lui a chiamare quando Vera voleva parlare con Annie, per evitare un contatto diretto tra Ned e Vera.
«La mia cliente vorrebbe parlare con la piccola», disse l’avvocato, come se annunciasse una visita regale.
«Apprendo che la sua cliente ha avuto una leggera collisione con la sua mascella», rispose Ned, incapace di rinunciare alla frecciata.
«Pura casualita», ribatte Frain. «La mia cliente stava manifestando la propria irritazione davanti a una deposizione particolarmente odiosa.»
«Bene», disse Ned in tono piu cordiale, rendendosi conto di esser potuto sembrare ostile, «le auguro il meglio. Lei sa come la penso.»
«Naturalmente.»
«Annie non ne poteva piu dal sonno. E andata a letto. Non ho voluto si stancasse troppo. Non puo telefonare domattina?»
«Certamente», rispose Frain.
«Diciamo verso le otto», disse Ned, che concluse li la telefonata.
Dopo che ebbe riattaccato compose un altro numero, irrigidendosi in tutto il corpo mentre completava le ultime cifre, come se il gesto avesse un profondo significato. All’altro capo del filo il telefono squillo una volta, due volte. Poi rispose una voce femminile.
«Tutto pronto», disse Ned. «Trovati qui all’ora esatta. Passa parola.»
La donna non rispose, limitandosi a riattaccare.
Poi Ned sali solennemente in camera sua e apri un ampio ripostiglio. Sul fondo c’era un baule da marina, chiuso con due lucchetti. Li apri servendosi di una chiave appesa alla catena del panciotto, sollevo il coperchio e guardo dentro. Il suo sguardo incontro un mare di tessuto nero. «Questa notte», promise lui.
Annie dormiva bene a casa di suo zio. C’era gia stata altre volte, quando Vera accompagnava Harry in qualche viaggio. Il letto nella stanza degli ospiti era soffice, l’atmosfera accogliente. Probabilmente, aveva detto Ned a una delle sue segretarie, Annie ci dormiva meglio che non a casa propria, con tutte le emozioni del processo.
Anche quella sera stava dormendo sodo. Durante le prime ore non aveva quasi cambiato posizione. Non risentiva nemmeno della forte umidita che era calata su Tarrytown insieme con una fitta nebbia. Era distesa, pacifica, con il braccio stretto attorno al cagnolino di pezza che lo zio Ned le aveva portato in ospedale.
E poi, all’improvviso, comincio ad agitarsi.
Sollevo la testa dal cuscino e quindi la riadagio, come se fosse troppo pesante.
Cerco di riprendere sonno, ma sollevo di nuovo la testa e apri gli occhi, spalancati e spaventati. Strinse forte il cane di pezza.
Giro attorno lo sguardo. Il respiro le si fece affannoso. Le pareva di vedere qualcuno ritto di fronte a lei.
Era un sogno? Un incubo? Una visione? Non lo sapeva.
L’immagine di quelle persone si intensifico. Annie era terrorizzata e vi si concentro tentando di decifrare la scena.
C’erano delle persone, in piedi, a semicerchio, tutte che la guardavano, gli occhi pieni di furore. Le scruto una per una. Penso di riconoscere una donna, ma senza esserne sicura. Erano vestite… in modo strano. Tuniche nere. Scarpe nere. Guanti neri.
Annie aguzzo gli occhi su un’altra donna. Si, era Mrs. Moran.
E sembrava in collera.
E, vicino a lei, c’era Mrs. Singleton, la signora dell’AGI. Annie l’aveva vista spesso in giro per la scuola. Anche lei aveva un’aria feroce.
Annie salto giu dal letto e comincio a indietreggiare, ma la gente avanzava su di lei. Un uomo, al centro del gruppo, con il viso nascosto dal buio, accese un fiammifero. Prese da un tavolo una torcia, l’accese e la diede a Mrs. Moran. Poi, passando lungo il semicerchio, consegno una torcia ad ognuno.
I volti emersero dalle tenebre.
Annie vide altri che conosceva: Mrs. Crawford, la moglie del pastore… e il dottor Laval.
«Mamma!» gemette Annie.
Spiava, confusa e dubbiosa, quegli adulti dal comportamento cosi strano.
«Mammina», mormoro di nuovo.
E poi anche l’uomo al centro, il capo, avanzo in piena luce. Era zio Ned. Sembrava piu arrabbiato degli altri e anche lui era vestito di nero.
Annie indietreggio ancora, ma era ormai contro la parete. Ebbe voglia di urlare. E di scappare. Ma da chi? Vera e la dottoressa Neuberger non c’erano. C’era soltanto Ned.
Annie era ormai terrorizzata, smarrita, una bimba sola, senza nessuno a cui ricorrere.
Ma si chiedeva anche: che cosa stava facendo quella gente? Che cosa stava facendo zio Ned?
Di colpo la visione comincio a sbiadire. Annie allungo una mano per toccarla, ma continuava ad allontanarsi e ben presto scomparve.
Annie, ancora una volta al buio, dapprima non si mosse. Era spaventata, incerta su quanto aveva visto. Voleva chiamare lo zio Ned, ma l’immagine di lui vestito di nero le ricordo una precedente visione, quella di lui che veniva per ucciderla.
La bimba si riaccosto lentamente al letto e vi mise su un ginocchio, quasi a cercare rifugio sotto le coperte. Vi sali sopra, le molle cigolanti sotto il suo peso.
Poi udi dei rumori venire dal pianterreno.
Rumori strani.
C’era gente dabbasso. Forse zio Ned aveva ospiti, ma non gliene aveva parlato. E quei rumori non erano di persone riunite per un party: gli ospiti di Ned stavano cantando. Le voci ritmate risuonavano lugubri, minacciose.
Annie scese di nuovo dal letto e ando alla porta in punta di piedi, attenta a non fare il minimo rumore. Apri l’uscio e una lama di luce si staglio sul tappeto.
Il canto era piu forte, ma Annie non riusciva ancora a capirne le parole. Sguscio pian piano fuori della