stanza, guardando da ogni parte che non ci fosse nessuno, e poi, rannicchiandosi, striscio verso la cima delle scale.

Quel che vide la sotto la paralizzo di terrore.

Li, nel soggiorno, ecco la sua visione che si materializzava.

C’era il semicerchio di persone, in piedi, con le torce… tutte vestite di nero.

C’era Mrs. Moran.

E Mrs. Singleton.

E il dottor Laval.

E, al centro, con la torcia tenuta piu alta di tutti, c’era zio Ned.

L’espressione sul suo volto era determinata, cattiva, sinistra. Un’espressione che Annie non gli aveva mai visto.

E continuavano a cantilenare, monotoni… sempre le stesse parole che echeggiavano attraverso il pianterreno e su per le scale sino a lei.

Con il cuore che le batteva all’impazzata, tremando in tutto il corpo, Annie comincio a scivolare verso la stanza di Ned, pregando di non venire sorpresa. Il suono della cantilena le riempiva le orecchie, ma copriva anche ogni suo rumore.

Quando fu nella camera dello zio si precipito al telefono e con dita nervose e sudate formo il numero di casa sua.

«Per favore, mammina», sussurro, «per favore, sii a casa.»

L’apparecchio squillo una volta, due volte, poi una terza.

Vera, addormentata, sfinita dagli avvenimenti della giornata, non si sveglio che al quarto squillo. Intontita, sollevo il ricevitore, pensando si trattasse di qualche altro maniaco che si divertiva ad angosciarla.

«Pronto.»

«Mamma?»

«Piccola mia!» Vera si sedette di colpo.

«Mammina, ho paura!»

«Che cosa? Annie?»

«Mammina, e terribile!»

La Neuberger, che aveva teso l’orecchio sin dal primo squillo, usci di volata dalla stanza attigua per ascoltare a una derivazione.

«Annie», domando Vera, «che cos’e successo?»

«Mamma!» il respiro ansimante di Annie ne rendeva poco intelligibili le parole. «Mamma, loro sono giu al pianterreno.»

«Loro chi? Annie, cerca di calmarti!»

«Zio Ned», rispose Annie. «E giu dabbasso con delle altre persone. C’e Mrs. Moran. E Mrs. Singleton. Prima le ho viste come in un film.»

«Una visione», intervenne la Neuberger. «Ha avuto un’altra visione.»

«Si», disse Annie. «Vedevo quella gente che mi stava intorno, tutta vestita di nero. Avevano in mano dei bastoni, mammina. Li tenevano alti, con il fuoco in cima.»

«Torce», disse la Neuberger.

«Poi il film e sparito e adesso loro sono per davvero giu dabbasso. Cantano una canzone!»

Vera, disorientata, capiva solo in parte quanto Annie le stava dicendo. «Che cosa stanno cantando, tesoro?» domando.

«Di me, credo», bisbiglio Annie. «Ho paura, mamma!»

La Neuberger si intromise. «Annie, dobbiamo sapere che cosa stanno cantando. Alza il ricevitore.»

Annie corse alla porta e la spalanco, tirando il filo del telefono cosi da dirigere il ricevitore verso la tromba delle scale.

Vera e la Neuberger sentirono. Il canto era rabbioso, sinistro. Filtrava attraverso il telefono in tutta la sua agghiacciante follia:

LA BAMBINA DEVE MORIRE LA BAMBINA DEVE MORIRE IL NOSTRO CAPO E IL MESSAGGERO DI SATANA TUTTI QUELLI DEL SUO STESSO SANGUE DEVONO PERIRE LUI DEVE ESSERE IL SOLO LA BAMBINA DEVE MORIRE ANNIE MCKAY DEVE MORIRE

La voce di Ned McKay sovrastava le altre, facilmente identificabile tra il coro.

Per un attimo Vera e la Neuberger rimasero incapaci di parlare, le loro menti paralizzate dal nuovo incubo. La prima a riprendersi fu la Neuberger. «E una setta», disse con calma, intuendo l’importanza di mantenere il controllo. «E una setta di streghe.»

«Mio Dio», mormoro Vera. «Ned…»

Ma ad Annie le teorie non interessavano. «Mamma, che cosa devo fare?» domando e comincio a piangere.

«Annie!» esclamo la Neuberger. «Adesso ascoltami bene. Rimani li al telefono. Io vado subito a un altro apparecchio e torno.» Mise giu il ricevitore e si affretto a un altro telefono che Harry aveva fatto installare in casa per suo uso d’affari. Rapidamente chiamo la polizia. «Devo segnalarvi un incendio», dichiaro. «Forse doloso. Una strana faccenda.» Diede l’indirizzo di Ned e quindi fece un’identica telefonata ai pompieri.

Torno di corsa all’apparecchio in linea con Annie. «Annie», ordino, «devi scappare da quella casa. Subito! Adesso arriviamo anche noi. Fa’ come ti dico!»

Riattacco e si affretto a raggiungere Vera, che era ancora seduta, inebetita, il ricevitore appoggiato all’orecchio. La Neuberger glielo tolse di mano e lo riappese. «Qui non le siamo di alcun aiuto», le disse. «Si infili qualcosa. Andiamo la con la polizia. Adesso il pericolo e grande!»

«Che cosa le succedera?» gemette Vera.

«Si vesta!» grido la psicanalista. «Vuole aiutarla o no?»

Terrorizzata, ossessionata da orribili presagi, Vera scese dal letto.

«Adesso capisco», le disse la Neuberger, mentre Vera afferrava i vestiti. «Avrei dovuto sospettarlo. Suo cognato, quel Ned, e il capo di questa setta di indemoniati. Da quello che cantavano sappiamo che lo considerano il messaggero di Satana sulla terra.

«Ma il messaggero dev’essere puro. Nessun altro puo esistere avendo lo stesso suo sangue. Quindi, questo Ned deve distruggere tutti i propri consanguinei, quale atto di devozione a Satana.»

Vera la guardo, il volto devastato dall’angoscia piu torturante. «E lui che ha ucciso Harry.»

«Si», rispose la Neuberger, «questo e ovvio, adesso.»

«E Annie!…»

«Ha gia tentato di ucciderla, come diceva la visione. Adesso non dobbiamo perdere un minuto. Il loro rito sta procedendo ancora. Ned deve eliminare Annie, un altro discendente dello stesso sangue, che ha nelle vene il sangue di suo fratello. Dalle torce deduco che il piano e di servirsi del fuoco, per poi dire che e stato un incendio a colpire la casa.»

Vera e la Neuberger corsero fuori e salirono in macchina. Partirono a tutta velocita, dirette verso l’abitazione di Ned, che distava quattro minuti, i quattro minuti piu lunghi della vita di Vera.

In lontananza udirono le sirene che ancora una volta ululavano per i McKay.

Le auto della polizia e le autopompe convergevano sulla casa di Ned.

Annie cercava di fuggire. Al primo piano c’era un balcone, ma Ned lo aveva chiuso a chiave. Annie sapeva che c’erano finestre che davano sul tetto piatto dell’autorimessa, circa un metro piu sotto, ma anche quelle erano bloccate. Penso di correre giu dalle scale, al pianterreno, e di li guadagnare il portone, ma c’erano Ned e gli altri.

Non c’era nessuna via di fuga.

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