«Che cos’ha spiegato Mrs. McKay a quella gente?»
«Che Harry stava bene, ma che era voluto restare a casa per vedere alla TV una partita di pallacanestro. Lo ha messo in cattiva luce e mi sono accorta che ne godeva.»
«Quella sera le ha parlato dei propri sentimenti verso Harry?»
«Oh, si.»
«Che cosa le ha detto, Mrs. Singleton?»
«Be’, eravamo circa a meta della festa. Vera sembrava divertirsi molto. Si guardo intorno e mi disse: ‘Sarebbe tutto cosi se lui fosse morto’.»
Emozione e mormoni in aula e ancora una volta i cronisti volarono a telefonare in redazione l’ultima novita.
Frain era turbato dalla deposizione della Singleton perche la teste era cosi sicura di se. Non sarebbe stato facile metterla in difficolta. Si chino verso Vera. «Lei ha mai detto niente di tutto cio?»
«No», rispose lei.
«Dobbiamo scoprire il motivo per cui queste donne depongono cosi. E ci sara ben altro, mi creda.»
«Sono tutte d’accordo», commento Vera con amarezza.
«Gia, ma provi a dimostrarlo. Dovremmo riuscire a svelare che esiste una congiura.»
Vedendo che Frain la scrutava intensamente Vera capi quello che lui stava pensando. Dubitava di lei. Come ogni avvocato, anche Frain talvolta era stato ingannato dai clienti. Un’eventualita che gli faceva paura, che lo umiliava.
L’emozione in aula si placo quando il giudice Watson, consultando l’orologio in previsione dell’intervallo di colazione, picchio con il martelletto. Dal momento che Tremont aveva praticato una cosi larga breccia nel fronte avversario, tutti si aspettavano che avesse concluso le sue domande e avrebbe passato la teste a Frain. Ma il procuratore distrettuale aveva da fare un’altra domanda.
«Mrs. Singleton, qualcuno potrebbe dire che il commento di Mrs. McKay era estemporaneo e insignificante. E accaduto qualcosa quella sera, o in qualche altra occasione, che le facesse pensare non fosse tale?»
Lily Singleton si mosse a disagio sulla sedia di legno. «Be’… si», rispose.
«Ci dica, allora.»
«Piu tardi, quella sera, Vera mi ha detto che si augurava che Harry morisse. Io l’ho presa sul ridere e le ho risposto che, sicuramente, non parlava sul serio, che in quel momento era arrabbiata con il marito. Ma lei ha ribattuto, e me lo ricordo esattamente: ‘Vedrai’. Nient’altro. Solo: ‘Vedrai’.»
Tremont si giro verso Frain. «A lei la teste, avvocato.»
«Nessuna domanda», dichiaro Frain. Riteneva inutile tentare di smantellare una deposizione basata su riferimenti precisi, per quanto scettico fosse sulla loro veridicita.
Watson, sollevato, pote pestare con il suo martelletto. «La seduta e aggiornata alle ore quattordici di questo pomeriggio.»
Pubblico e giornalisti si alzarono, stiracchiandosi, dando inizio agli interminabili commenti che sarebbero andati avanti anche ben oltre l’emissione del verdetto. Frain era seriamente preoccupato. Il fronte d’attacco di Tremont era chiaramente bene orchestrato e Frain sapeva che nei processi, come in guerra, il risultato era uno solo quando il numero era schiacciante su ogni altra cosa. E il pericolo era anche maggiore in una piccola citta come Tarrytown.
Mentre l’aula si stava svuotando, ci fu un’improvvisa confusione sul fondo. Giornalisti e fotografi, costretti fuori durante la seduta, si piazzavano in posizione, a spese degli spettatori.
Era arrivato Ned McKay, tutto tirato a lucido, ma cupo in volto.
«Mr. McKay», gli chiese uno dei giornalisti, «perche non e venuto quando il processo e cominciato?»
«Ritenevo che la mia presenza potesse risultare inopportuna nella fase iniziale e ho voluto evitarlo. Ho deciso di venire durante l’intervallo, per poi restare un po’.»
«Ha saputo delle deposizioni delle testi?»
Ned sospiro e scosse la testa, sconfortato. «Si», rispose con evidente tristezza. «Ho ascoltato la radio.»
«Che cosa ne pensa?»
Ned si strinse nelle spalle. «Che cosa posso dire? Che cosa si puo dire? Sento cose cui non riesco a credere.»
Proprio in quel momento Vera e Frain lasciavano l’aula da una porta li vicina. Alcuni cronisti si staccarono da Ned per intervistare i due, ma quasi tutti gli altri non si mossero, affascinati da un possibile incontro tra gli ormai nemici McKay. Un giornalista, anzi, tento addirittura di spingere Vera, che si era fermata e fissava Ned. Frain tento di trascinarla via, ma lei resiste. Era quello, dopotutto, l’uomo che aveva Annie e che, se lei fosse stata condannata, avrebbe potuto tenersela per sempre.
Le telecamere si accesero, in agguato. I giornalisti pregavano per un incontro-scontro, ma furono delusi. Vera, consigliata da Frain, che le sussurrava all’orecchio i pericoli di eventuali battute, di cui poi si sarebbe pentita, giro le spalle e si allontano.
Allora si fece avanti Birch. «Ehi, Mr. McKay!» grido. «Dov’e Annie?»
Ned McKay sorrise. «E a casa mia… con un’infermiera, naturalmente, una vecchia amica di famiglia. Non l’affiderei mai a nessun altro.»
«Non crede», domando Birch, «che nel primo giorno del processo a sua madre lei dovrebbe essere con la bambina, cercando di renderle meno dura la cosa?»
Una tensione vorace immobilizzo l’orda dei giornalisti. Ned si acciglio e di colpo parve sulla difensiva. Maledisse tra se quella domanda. «Sono stato con Annie questa mattina», rispose. «E naturalmente tornero da lei non appena la seduta di questo pomeriggio si sara conclusa. Oggi non vado in studio. Voglio stare con lei stasera. Amo moltissimo mia nipote.»
20
L’udienza riprese qualche minuto dopo le quattordici, con Ned McKay tra il pubblico.
Immediatamente Tremont riattacco come un rullo compressore, trattenendo al banco docili testimoni a favore della rappresentazione. Deposero altre donne e Birch credette di riconoscere la voce di una di loro. Tutte seguirono fedelmente le orme delle testi della mattinata: Vera odiava Harry. I coniugi litigavano. Vera voleva togliersi di torno il marito. Nessuna dichiaro che lei aveva detto di volerlo uccidere, ma l’implicazione non passo inosservata alla giuria.
Il dibattimento continuo per due buone giornate interrotto soltanto da qualche testimonianza su aspetti tecnici. In una il detective Simeon esibi il martello trovato nel garage di Vera McKay. Frain tento di sottolineare che il martello poteva esserci stato messo di proposito e poteva anche non essere appartenuto a Vera, ma persino lui intuiva che una marea prorompente stava salendogli contro. In effetti risultava che molti di coloro di cui Vera si era fidata per anni le si erano rivoltati contro. Mentivano, gli aveva detto lei. Ma chi poteva saperlo? Perche avrebbero mentito cosi in tanti?
Il terzo giorno scoppio un’altra bomba.
«Chiamo Frances Crawford», proclamo Tremont.
Vi fu un immediato rumoreggiare nell’aula, punteggiato da esclamazioni di stupore. Frances Crawford, una rotondetta cinquantenne, era la moglie del reverendo Milton Crawford, uno degli ecclesiastici piu stimati di Tarrytown e il piu anziano proprietario terriero del posto. Che Frances Crawford potesse deporre per l’accusa sembrava impossibile. Quell’affabile, paciosa, artritica donna che cosa mai poteva conoscere che fosse disposta a usare contro una parrocchiana, una componente di una famiglia di vecchio ceppo?
Dopo i preliminari, quello che Frances Crawford sapeva divento palese.
«Ha avuto un incontro con Mrs. McKay qualche mese prima che il marito scomparisse?» domando Tremont alla moglie dell’ecclesiastico.
«Si.»
Vera, stupefatta per la presenza della Crawford, resto seduta scuotendo la testa, una reazione che le era divenuta abituale durante gran parte delle deposizioni. «Non e vero», disse a Frain che a sua volta si era ormai abituato alla frase. «La conosco appena.»