come il controllo del passaporto, l’esame sanitario, eccetera. I miei bagagli erano arrivati nello stesso momento (scatola dopo scatola di abiti costosi, d’alta classe, coi gioielli del caso), ma se n’era occupata altra gente; io non avevo dovuto pensare a nulla.
Avevo trascorso tre di quei giorni in Florida, in quello che pareva un ospedale ma era (lo sapevo!) un superbo laboratorio d’ingegneria genetica. Avevo anche dedotto quale laboratorio fosse, ma tenni per me le mie ipotesi, perche li
Il signor Sikmaa non uso le tecniche intimidatorie tentate da Fawcett e Mosby. Dopo aver deciso che io andavo bene, rispedi Mosby a casa e mi copri talmente d’oro che non ebbi bisogno di mercanteggiare. Il venticinque per cento delle spese extra? Non basta; facciamo il cinquanta per cento. Ecco qui, prendete (in oro e certificati di credito in oro di Luna City), e se vi serve dell’altro ditelo al commissario di bordo; bastera una vostra firma per addebitare a me tutte le spese. No, non ci sara un contratto scritto; non e quel tipo di missione. Ditemi cosa volete e lo avrete. Ed ecco qui un opuscoletto che vi dice chi siete e dove avete studiato e tutto il resto. Nei prossimi tre giorni avrete tutto il tempo per memorizzarlo e se vi scorderete di bruciarlo, non preoccupatevi; la carta e impregnata di una sostanza che lo fara autodistruggere nel giro di tre giorni. Non stupitevi se il quarto giorno le pagine saranno gialle e un po’ bruciacchiate.
Il signor Sikmaa aveva pensato a tutto. Prima di lasciare Beverly Hills, fece venire una fotografa, che mi riprese da diversi angoli: io vestita di un sorriso, coi tacchi alti, coi tacchi bassi, a piedi nudi. Quando i miei bagagli arrivarono sulla
Non sono abituata all’
Shizuko mi guido alla cabina Bb (non abbastanza grande per un campo da pallavolo). Una volta li, scoprii che a giudizio di Shizuko c’era appena il tempo sufficiente per prepararmi per cena.
La cosa mi parve eccessiva, visto che alla cena mancavano tre ore. Ma lei era decisa e io avevo intenzione di accettare tutto cio che mi veniva suggerito; non mi occorreva un diagramma per capire che me l’aveva messa alle costole il signor Sikmaa.
Mi fece il bagno. Mentre lei mi lavava, ci fu un aumento improvviso della gravita alla partenza della nave. Shizuko mi tenne ferma e impedi che il tutto si trasformasse in un disastro, e lo fece talmente bene da convincermi che era pratica di navi a contrazione spaziale. Strano, non sembrava abbastanza vecchia.
Trascorse un’ora intera sui miei capelli e sulla mia faccia. In passato, mi ero lavata la faccia quando ce n’era bisogno e mi ero pettinata i capelli, piu che altro, scostandoli quel tanto da non vederli penzolare davanti agli occhi. Scoprii quanto fosse abissale la mia inettitudine. Mentre Shizuko mi reincarnava nelle spoglie della Dea dell’Amore e della Bellezza, il piccolo terminale della cabina trillo.
Le lettere apparvero sullo schermo e lo stesso messaggio usci dalla stampante, come una lingua impertinente:
Il capitano della nave IperSpazio
chiede il piacere della compagnia
della signorina Marjorie Friday
per sherry e allegria
nel salone di comando
alle ore diciannove.
In caso di rifiuto, si prega di comunicare.
Io restai sorpresa. Shizuko no. Aveva gia appeso e preparato un abito da cocktail. Mi copriva completamente, e in vita mia non sono mai stata vestita in modo cosi indecente.
Shizuko si rifiuto di lasciarmi andare in orario. Mi condusse al salone di comando in maniera che facessi il mio ingresso con sette minuti di ritardo. L’hostess conosceva gia il mio (attuale) nome e il capitano s’inchino sulla mia mano. E mia modesta opinione che sia meglio fare il Vip su una nave che l’addetto alla sicurezza sulla stessa nave.
Lo «sherry» comprendeva highball, cocktail, Morte Nera islandese, Pioggiadiprimavera del Regno (micidiale: non toccatelo mai), birra danese, un liquore roseo di Paese di Cuccagna, e, non ne dubito, Sudoredipantera a richiesta. Comprendeva anche trentun tipi diversi (li contai) di gustosi stuzzichini da mangiare con le dita. Fui fedele al signor Sikmaa; presi lo sherry, e solo un bicchiere piccolo cosi, e feci sforzi tremendi per rifiutare quando mi offrirono, di nuovo e di nuovo e di nuovo, quelle trentuno appetitose tentazioni.
E resistere fu un bene. Su questa nave la pappa viene servita otto volte al giorno (ho contato anche qui): caffe del primo mattino (
La nave ha due piscine, una palestra, un bagno turco, una sauna svedese, e una clinica per il «controllo pancia». Il rettilineo piu lungo per le passeggiate, a percorrerlo da cima a fondo, e un chilometro. Secondo me non e abbastanza; certi passeggeri si stanno letteralmente
Il dottor Jerry Madsen, ufficiale medico giovane, che non sembra tanto vecchio da poter essere un tagliaossa, mi individuo tra la folla allo sherry del capitano, poi mi aspetto dopo cena. (Non mangia al tavolo del capitano, e nemmeno nel salone da pranzo; mangia con gli altri ufficiali giovani nel quadrato ufficiali.) Mi porto nel salone galattico, dove ballammo, poi ci fu uno spettacolo di cabaret: canzoni, balletti, e un giocoliere che faceva anche il prestigiatore (e a me tornarono in mente quei piccioni, e Blondie, e di colpo mi sentii malinconica, ma soffocai la sensazione.)
Poi ripresero le danze e due altri giovani ufficiali, Tom Udell e Jaime Lopez, fecero a turno con Jerry, e alla fine il salone chiuse e tutti e tre mi portarono a un piccolo cabaret, il Buco Nero, e io rifiutai decisamente di sbronzarmi ma ballai tutte le volte che me lo chiesero. Il dottor Jerry riusci a fregare gli altri e mi riporto alla cabina Bb a un’ora notevolmente tarda per il tempo della nave ma non particolarmente tarda per il tempo della Florida, e in fin dei conti io mi ero imbarcata quel giorno in Florida, no?
Shizuko mi aspettava, vestita in un bellissimo kimono, ciabattine di seta, e trucco d’alto livello e di stampo particolare. Ci fece un inchino, indico che dovevamo sederci nella zona salotto (la zona letto e schermata da un paravento), e ci servi te e pasticcini.
Dopo un po’ Jerry si alzo, mi auguro la buonanotte e usci. Poi Shizuko mi spoglio e mi mise a letto.
Non avevo nessun piano preciso su Jerry, anche se senz’altro lui sarebbe riuscito a convincermi, se ci si fosse messo; la mia resistenza e scarsa, lo so. Ma tutti e due sapevamo fin troppo bene che seduta li c’era Shizuko, le mani in grembo, a controllarci e aspettare. Jerry non mi diede nemmeno il bacio della buonanotte.
Dopo avermi messa a letto, Shizuko si corico sull’altro lato del pavimento, accontentandosi di lenzuola e coperte che prese da una credenza.
Nessuno, nemmeno a Christchurch, mi aveva tenuta sotto una sorveglianza cosi stretta. Rientrava anche questo nel mio contratto non scritto?