sapesse che i trabocchetti non erano piu tanto numerosi, Rawlins aveva la sensazione che la terra potesse aprirglisi sotto i piedi da un momento all’altro. L’aria si era fatta piu fresca e sferzante, come quella della pianura. A ogni crocevia si elevavano enormi vasche di cemento dove crescevano piante lanceolate leggere come piume.
«Che cosa vi e sembrato piu terribile finora, Charles?»
«Lo schermo deformante.»
«Non era poi cosi pericoloso… Forse non vi andava di camminare con gli occhi chiusi in mezzo a tutte quelle insidie!»
«Ho guardato, Ned.»
«Nella zona di deformazione?»
«Solo per un attimo. Non ho potuto resistere.»
Rawlins sorrise. Avrebbe voluto congratularsi con Boardman per quel gesto sciocco, pericoloso, assolutamente umano, ma non oso. Disse soltanto: «Vi siete fermato, avete lanciato un’occhiata e poi avete ricominciato a camminare?»
«In un attimo di distrazione ho alzato un piede per muovere un passo, ma poi mi sono ricordato… Ho tenuto i piedi ben piantati in terra e mi sono guardato in giro.»
«Forse tentero anch’io, al ritorno. Soltanto un’occhiata. Conoscendolo, ogni pericolo diventa meno pericoloso.»
«Certo, conoscendolo. Ma tu come fai a sapere se lo schermo agisce oppure no anche nella direzione opposta? Sulla strada del ritorno per intenderci.»
Rawlins corrugo la fronte. «Gia, non ci avevo pensato. Finora, nessuno e ancora «uscito» dal labirinto, e quindi non sappiamo le insidie del ritorno. E se fosse tutto completamente diverso? E se restassimo bloccati qua dentro?»
«Ci serviremo ancora dei ricognitori. Non preoccuparti per questo. Quando saremo pronti per andarcene, ne chiameremo una squadra nella zona F, e controlleremo il percorso di uscita come abbiamo controllato quello d’entrata.»
Dopo una breve pausa, Rawlins disse: «Ma perche dovrebbero esserci altri trabocchetti? I costruttori del labirinto non volevano certo rinchiudersi nella loro citta, ma semplicemente impedire ai nemici di entrare. Perche l’avrebbero fatto?»
«Chi puo saperlo, Ned? Sono creature sconosciute.»
13
Poi Boardman si ricordo di non avere ancora chiesto a Ned quale fosse stato invece per lui il punto piu difficile fino a quel momento. Si affretto a informarsi.
«Il primo schermo» disse Rawlins «quello che mostrava tutte le cose cattive e indecenti che si agitano nella nostra mente.»
«Quale schermo?»
«Quello in fondo alla zona H. Un rettangolo dorato, assicurato con strisce metalliche a un muro alto. L’ho guardato e ci ho visto mio padre per un paio di secondi, e subito dopo una ragazza che conoscevo tempo fa e che si e fatta suora. Si spogliava e rideva.»
«Io non ho visto niente del genere.»
«Non poteva sfuggirvi. Era a una cinquantina di metri dal punto in cui avete ucciso il primo animale. Un po’ a sinistra, a meta del muro: era uno schermo rettangolare, incorniciato di metallo bianco, e sopra si muovevano dei colori, delle forme…»
«Ah, si. Forme geometriche.»
«Io ho visto Maribeth che si stava spogliando» disse Rawlins, confuso. «E voi, soltanto forme geometriche?»
Anche la zona F nascondeva insidie mortali. Una piccola bolla color perla spuntata dal suolo si apri, liberando un torrente di palline lucenti, che rotolarono verso Ned. Si avvicinarono con la perfida decisione di uno stuolo di formiche fameliche, e lo punsero dolorosamente. Lui ne calpesto quacuna, ma nell’agitazione rischio di avvicinarsi troppo a una lampeggiante luce azzurra che si era accesa improvvisamente. Con un calcio lancio verso la luce tre palline, ed esse si fusero.
Boardman ne aveva abbastanza. Si trovava nel labirinto solo da un’ora e quarantotto minuti, ma gli sembrava di esserci da un secolo. Il percorso ora attraversava una stanza dalle pareti rosa, dove, da sfiatatoi mascosti, uscivano getti di vapore. In fondo al locale c’era una stretta feritoia: se non ci si passava attraverso al momento giusto, si finiva schiacciati. L’apertura dava accesso a un lungo corridoio dal soffitto basso e i muri rosso-sangue che vibravano fino a dare la nausea. All’estremita del corridoio si apriva una piazza, dove si vedevano sei lastre di metallo bianco, ritte in piedi come spade in attesa. Una fontana lanciava in aria un getto d’acqua alto cento metri. La piazza era circondata da tre torri con molte finestre di dimensioni diverse. Alcuni riflettori prismatici giocavano contro i vetri. Nessuno era rotto. Sui gradini che conducevano a una delle torri, giaceva lo scheletro di una creatura lunga almeno dieci metri. Una sfera trasparente, certo un casco spaziale, le copriva ancora il teschio.
Alton, Antonelli, Cameron, Greenfield e Stein costituivano il gruppo attendato nella zona F, che serviva da base ausiliaria agli uomini del gruppo piu avanzato. Nella piazza che si apriva al centro della zona, Rawlins e Boardman trovarono Antonelli e Stein, che erano venuti loro incontro.
«Ci manca poco» disse Stein. «Volete riposare qualche minuto, signor Boardman?»
Il vecchio gli lancio un’occhiataccia, e tutti insieme proseguirono.
Infine, Antoneili disse: «Davis, Ottavio e Reynolds si sono trasferiti nella zona E stamattina, quando Alton, Cameron e Greenfield ci hanno raggiunto. Petroncelli e Walker sono in ricognizione lungo il lato interno della zona E, e cacciano il naso anche nella zona D. Dicono che sembra molto meglio delle altre.»
La base ausiliaria consisteva in un paio di cupole, rizzate una accanto all’altra ai margini di un giardino.
Il posto era stato accuratamente esplorato e non c’era pericolo di aspettarsi delle brutte sorprese.
Rawlins entro in una delle cupole e si levo le scarpe. Cameron gli diede un pulitore, e Greenfield una scatola di cibo.
Anche Boardman entro. Ned era sbalordito dalla resistenza del vecchio. «Dite al comandante Hosteen che ha perso la sua scommessa!» esclamo Charles ridendo. «Ce l’abbiamo fatta!»
«Che scommessa?» chiese Antonella Greenfield s’intromise. «Credo che Muller stia seguendo i nostri spostamenti con qualche suo sistema» disse. «I suoi sono stati molto regolari. Occupa il settore piu interno della zona A, e si sposta seguendo un piccolo arco, a seconda dei movimenti del nostro gruppo avanzato.»
Boardman rise, e disse: «Hosteen ha scommesso tre contro uno che non saremmo arrivati fin qui. L’ho sentito.» Poi, rivolto a Cameron, che era il tecnico addetto alle comunicazioni, disse: «Credete possibile che Muller usi qualche apparecchio di ricognizione?»
«E molto probabile.»
«Abbastanza perfezionato da poter distinguere i lineamenti di una persona?»
«Puo darsi, ma non posso esserne certo.»
«Se vede la mia faccia» disse Boardman «possiano anche tornarcene immediatamente a casa. Non avevo mai pensato che fosse in grado di tenerci d’occhio. Qualcuno di voi ha una termoplastica? Mi serve subito una faccia nuova.»
Non perse tempo in spiegazioni, ma quando ebbe finito, sfoggiava un naso lungo e magro, labbra sottili piegate all’ingiu e un mento aguzzo, degno di una strega. Non era certo una faccia simpatica, comunque non ricordava nemmeno lontanamente quella di Charles Boardman.
Dopo una notte di sonno tutt’altro che tranquillo, Rawlins si preparo a raggiungere l’avamposto della zona E. Boardman non l’avrebbe accompagnato, questa volta, ma si sarebbero tenuti continuamente in contatto. Charles avrebbe visto e sentito quello che vedeva e sentiva Ned, e sarebbe stato in grado d’impartirgli gli ordini necessari.
La mattina era fredda e ventosa. Prima della partenza vennero controllati i circuiti di comunicazione. Rawlins usci dalla cupola, fece dieci passi, poi si fermo e rimase li, solo, rivolto verso il centro del labirinto, a guardare la