Muller si rabbuio. «Non sai, dunque, perche sono qui?»

«No.»

«Gia. Eri troppo piccolo. Ma gli altri, quando hanno visto la mia faccia, avrebbero dovuto capire. Perche non ti hanno detto niente?»

«Sinceramente, non capisco…»

«Avvicinati!» tuono Muller.

Rawlins si trascino avanti. Di colpo si trovo a faccia a faccia con Muller, dominato dalla corporatura massiccia dell’uomo, dalla fronte solcata di rughe e dagli occhi fissi, sbarrati, rabbiosi. La mano enorme lo afferro a un polso, e lui barcollo, intontito per la forza insospettata dell’urto, travolto da una disperazione cosi grande che sembrava ingoiare l’Universo intero. Cerco di dominarsi.

«E adesso vattene!» grido Muller, aspro. «Esci di qui! Fuori!»

Rawlins non si mosse.

L’uomo impreco, e corse a rifugiarsi in un edificio basso, dai muri che parevano di vetro. La porta si richiuse alle sue spalle. Ned respiro a fondo e cerco di ritrovare il suo equilibrio.

Resta dove sei disse Boardman. Lasciagli il tempo di smaltire tutta la collera. Tutto va a gonfie vele.

15

Muller si accovaccio dietro la porta. Era madido di sudore, e tremava. Incrocio le braccia, e le premette forte contro il torace, sino a farsi dolere le costole. Non era cosi che avrebbe voluto trattare l’intruso. Aveva deciso di comportarsi in tutt’altro modo: due parole di spiegazione, un energico invito ad andarsene e, se l’uomo non avesse ubbidito, la sfera disintegratrice. Ma le cose erano andate diversamente. Aveva parlato e ascoltato troppo. Il figlio di Stephen Rawlins? Una spedizione di archeologi? Il ragazzo aveva l’aria di non risentire esageratamente dell’effetto delle radiazioni, se non a distanza molto ravvicinata. Forse il male perdeva forza col passare degli anni?

Muller lotto per dominarsi e analizzarsi. Perche era cosi impaurito? Perche si aggrappava tanto disperatamente alla sua solitudine? Non aveva niente da temere dai Terrestri: se mai, erano loro a soffrire quando venivano a contatto con lui. In fondo, lui era fuggito per amore degli uomini, perche non voleva infliggere a nessuno il tormento della propria presenza. Ma il ragazzo gli dimostrava simpatia e voleva aiutarlo. Perche fuggire?

Si alzo lentamente, apri la porta. Usci. La notte era scesa con la rapidita che le era propria durante l’inverno. Il cielo era nero, e le lune ardevano sopra la sua testa. Il ragazzo era ancora li, in mezzo alla piazza, un po’ sconcertato. Clotho, la luna piu grande, gli inondava di luce d’oro i capelli che sembrano risplendere per una fiamma interna. La faccia era pallida. Gli occhi azzurri splendevano sgomenti.

Muller si sentiva come una grossa macchina arrugginita che ricomincia a funzionare dopo molti anni di abbandono. «Ned» disse «senti, Ned, voglio dirti che mi dispiace. Cerca di capire, non sono piu abituato a vedere gente. Abituato… a… vedere… gente.»

«Non preoccupatevi, Muller, vi capisco benissimo. Dev’essere stato difficile per voi.»

«Chiamami Dick.» Muller alzo le mani unite a coppa, come se volesse raccogliere un raggio di luna. Sul muro opposto della piazza danzavano le sagome di alcuni animaletti. «Ho finito per amare la mia solitudine» disse Muller. «Si puo amare anche il cancro, quando si e nello stato d’animo giusto. Senti, dovresti renderti conto di una cosa: sono venuto qui di mia spontanea volonta. Non e stato un naufragio. Ho scelto l’unico posto dell’Universo dove avevo buone probabilita di essere lasciato in pace, e mi ci sono nascosto. E voi siete arrivati con i vostri maledetti robot, e vi siete spinti fin qui.»

«Se non mi volete, me ne vado» disse Rawlins.

«Forse questa sarebbe la cosa migliore per tutt’e due. No… aspetta. Rimani. E terribile, stare vicino a me?»

«Ecco… non e piacevole, ma non e affatto tremendo come… Non so… Da questa distanza mi sento solo un po’ depresso.»

«E lo sai il perche? Da come parli, direi di si. Fingi soltanto d’ignorare che cosa e successo su Beta Hydri IV.»

Rawlins arrossi. «Ricordo qualcosa, in modo vago. Hanno agito sulla vostra mente, se non sbaglio.»

«Si. Quelle che senti ora, Ned, sono le emanazioni della mia anima che si diffondono nell’aria. Tu capti il flusso di corrente nervosa che emana dalla sommita del mio cranio. Piacevole, vero? Vieni un po’ piu vicino. Ecco, cosi.»

Rawlins si fermo.

«Bene» riprese Muller. «Adesso e piu forte. Ne ricevi una dose maggiore. Ripensa a come ti sentivi quando ti ho afferrato il polso. Non era divertente, vero? A dieci metri, puoi farcela. A un metro, e insopportabile. Riesci a immaginare uno che stringe tra le braccia una donna, e intanto emana un simile fetore mentale? E non si puo fare all’amore a dieci metri di distanza! Sediamoci, Ned. Siamo al sicuro, qui. Ho sistemato dei rivelatori nel caso che qualche animale pericoloso si avvicinasse, e non ci sono trabocchetti in questa zona. Siediti.» Si accovaccio sul selciato bianco come latte, fatto di un marmo sconosciuto che dava alla piazza l’aria di un salotto. Dopo un istante di esitazione, Ned lo imito, tenendosi a una decina di metri.

«Quanti anni hai?» chiese Muller.

«Ventitre.»

«Sposato?»

«Credo proprio di no» rispose l’altro con un sorriso timido.

«Ce l’hai la ragazza?»

«Ne avevo una. Una relazione con tanto di contratto. Ma l’abbiamo sciolto quando ho accettato questo incarico.»

«Quanti uomini avete perso, finora?»

«Cinque, credo. Mi piacerebbe proprio sapere come era la gente che ha costruito una simile diavoleria.»

«Questo, probabilmente, e stato il loro grande capolavoro» disse Muller. «Il loro monumento. Dovevano essere molto orgogliosi del labirinto. Riassumeva tutta l’essenza della loro filosofia: uccidere lo straniero.»

«Sono supposizioni vostre, o avete trovato degli indizi che rivelano la natura della loro civilta?»

«L’unico indizio che sono riuscito a trovare e attorno a noi. Ma sono un esperto in psicologie aliene, Ned. In questo campo ne so piu di qualsiasi altro essere umano, perche sono l’unico che abbia mai avuto contatti con una specie sconosciuta. Uccidere lo straniero e la legge dell’Universo. E se non puoi o non vuoi ucciderlo, almeno torchialo un poco.»

«Ma noi non siamo cosi!» disse Rawlins. «Non proviamo un’ostilita istintiva verso…»

«Sciocchezze.»

«Ma…»

«Se un’astronave sconosciuta atterrasse su uno dei nostri pianeti, la metteremmo subito in quarantena, imprigioneremmo i membri dell’equipaggio, e li interrogheremmo fino a farli crepare. Fingiamo di essere troppo nobili per odiare gli stranieri, ma in realta ci comportiamo correttamente solo quando abbiamo paura. Prendi il caso degli Hydrani. Nel nostro governo, c’era un nutrito gruppo di deputati favorevoli a praticare la fusione parziale dello strato di nubi che avvolge Beta Hydri IV, perche i suoi abitanti potessero godere il vantaggio di un sole. Volevano realizzare quel progetto «prima» di mandare un emissario a esplorare il pianeta, ma furono sopraffatti. Fu inviato subito l’emissario e gli Hydrani ne hanno fatto scempio. Ero io, quell’emissario.» All’improvviso un’idea gli attraverso il cervello. Sgomento, chiese: «Che cosa e successo tra noi e gli Hydrani in questi nove anni? Ci sono stati altri contatti? Guerre?»

«Niente. Ci siamo tenuti alla larga.»

«E la verita? O abbiamo sterminato quei bastardi? Ma gia, dopo tutto non e stata colpa loro se mi hanno ridotto cosi. Hanno avuto una normale reazione zenofoba. Ned, c’e stata una guerra contro di loro?»

«No. Ve lo giuro.»

Muller tacque per un poco, poi disse: «E va bene. Non ti chiedero altre notizie. In fondo, non me ne importa niente. Quanto resterete su Lemnos?»

«Ancora non lo so. Forse qualche settimana. Non abbiamo ancora cominciato a esplorare veramente il

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