Al quinto tentativo ci riesce, e sollevandosi a fatica con le braccia, si alza in piedi, sentendosi gli intestini violentemente trascinati verso il basso, la spina dorsale al massimo della tensione, il collo che scricchiola, su, su, un’altra spinta; e in piedi. Annaspa. Cammina. Trovare il sentiero di cui si e servito non e un’impresa difficile, in quanto ci sono le sue impronte, profonde un paio di centimetri sul soffice suolo sabbioso. Mette i piedi sulle impronte precedenti e cammina. Ma la forza gravitazionale non diminuisce man mano che si allontana dal centro di Pesante. E piuttosto il contrario: continua ad aumentare. Calcola di trovarsi ormai a meta strada rispetto all’inizio del suo percorso, adesso; anche cosi, non prova una riduzione graduale della forza man mano che si avvicina all’uscita del distretto. Una semplice inversione di direzione non porta alcun sollievo. Respirare diventa una battaglia. La sua cassa toracica non si solleva se non a prezzo di duri sforzi; i suoi polmoni sono strizzati come spugne spremute. Le guance si allungano verso le spalle. Nella sua gola c’e un macigno. Una voce secca e lontana intona: L’intensita dell’attrazione e una funzione della durata della vostra esposizione a essa, e non della prossimita al centro del corpo attraente. - Corpo attraente? — chiede sommessamente. — Quale corpo? Il corpo di chi? — Ma riascoltando le parole nella sua mente capisce. Le leggi della fisica non contemplano fenomeni di questo tipo, e tuttavia sa che se rimarra ancora qui, verra completamente schiacciato. Diventera una pellicola di molecole che copriranno il terreno come la brina di novembre.

Deve andarsene.

E molto peggio.

Non riesce piu a rimanere eretto. E diventato pesantissimo, e la massa del suo cranio gli inarca la schiena; le sue vertebre si spostano, scricchiolando e stridendo. Deve strisciare. Resiste alla tentazione di sdraiarsi e arrendersi alla tremenda forza.

Il cielo gli sembra schiacciarlo con ancora maggior potenza. Uno scudo grigio e appoggiato sulla sua schiena. Le sue ginocchia stanno mettendo radici. Striscia. Striscia. Striscia. Striscia.

— Hanmer, aiutami! — grida.

Le sue parole sono di piombo. Escono dalla sua bocca e crollano per terra.

— Ninameen! Ti! Serifice! Qualcuno! Striscia.

Sente un dolore intollerabile a un fianco. Teme che la punta dell’intestino possa fuoriuscire forando la pelle. Anche le sue unghie reagiscono alla spaventosa attrazione. Le ossa premono ai gomiti e alle ginocchia. Striscia. Striscia. Striscia.

Striscia.

Si sente pietrificare. I lobi delle orecchie sono di pietra. Le labbra sono di pietra. Striscia. Le sue mani affondano nel terreno. A fatica riesce a liberarle. Striscia. E ormai giunto allo stremo delle forze. Morira. Morira di una morte lenta e tremenda. Il manto grigio lo sta frantumando? E prigioniero della terra e dell’aria. Pesante. Pesante. Pesante. Striscia. Vede solo il ruvido suolo spoglio a venti centimetri dal suo naso.

Vede acqua.

E arrivato a un laghetto. Un liquido grigio e immoto, lo attende. Vieni a me, dice. Allevia il tuo carico. Nel mio ventre non esiste pesantezza. Ma riuscira a raggiungerlo percorrendo gli ultimi due metri? Le sue labbra toccano l’acqua. Il suo petto si graffia sul terreno. Posa una guancia sulla superficie dell’acqua: l’accarezza, una pellicola liscia e compatta. Si contorce, annaspando, verme della gravita, lottando per sopravvivere. Centimetro. Centimetro. Centimetro. Centimetro. Freddo contro il suo petto. Pesante. Spinta. Fatica. Dentro. Dentro.

Fluttua.

E acqua davvero? Sembra cosi densa, cosi tangibile. Acqua pesante? Si abbandona a essa, libero da quella forza distruttrice, le gambe verso il fondo, le braccia allargate. Il cuore gli rintrona. Eccomi qui, ma dove mi trovo? E come faccio ad andarmene? Piu rimane qui a galleggiare, sospetta, piu si rendera le cose difficili. Dal momento che la sua esposizione all’attrazione di Pesante continuera per tutto questo tempo, l’impatto gravitazionale si accumulera, e quando uscira dall’acqua potrebbe essere ridotto a una poltiglia bidimensionale in un solo istante. Dunque, cosa deve fare? Forse c’e un’altra strada. Inspira profondamente.

Si immerge.

Discende agevolmente. L’acqua lo accetta. Scende attraverso strati di grigiore screziato dal sole fino a quando trova, vicino al pavimento della polla, una linea di rocce larga tre volte un uomo. Anche se i polmoni gli scoppiano, si costringe a entrare nella grotta che si apre sotto le rocce. Adesso sta viaggiando orizzontalmente sotto la superficie della terra. Questa galleria si rivelera un vicolo cieco? Morira annegato in questa sacca nera? E cos’e meglio, questo, o morire schiacciati dalla super-gravita esterna? Nuota. Nuota. Nuota. Vede davanti a se una zona luminosa. Avanza.

Emerge.

21

E risalito ai bordi del paradiso. Il sole ha un’aureola verde di felicita; l’aria e dolce e fresca; gli uccelli cantano; le piante emanano un felice bagliore. Dopo Ghiaccio, dopo Fuoco, dopo Pesante, quasi non riesce a credere nella sua attuale fortuna. Si vede sdraiato su quel tappeto amichevole di erba dolce mormorante; si vede inondato da un amichevole calore; da il benvenuto al ristoro nel suo corpo esaurito. Si spinge nuovamente in avanti. C’e il suono di un leggero singhiozzo, sente un impatto improvviso e qualcosa lo respinge indietro. C’e forse qualche muro invisibile, intorno a questo Eden? No. No. Riesce a entrare. Ma lentamente. Molto lentamente. Anche questa e una regione sgradevole… Anche questa… E arrivato a Lento.

L’aria e melassa trasparente e cristallina. Ne e prigioniero. Non e pensabile correre, qui, solo un solenne e lento trascinarsi. Le ginocchia salgono senza difficolta, le spalle si muovono, i capelli fluttuano liberi… sulle prime sembra una delizia. Ma il piacere scompare lentamente. Scopre quanto sia spiacevole. Il cervello ronza, inviando ordini impazienti, e il corpo non riesce a reagire. Impulsi improvvisi rallentano e ostacolano le sue sinapsi. Vorrebbe chinarsi per raccogliere un bocciolo sfolgorante, e si ferma bruscamente, come se la sua fronte avesse sbattuto in una lastra di vetro. Sente un suono, cerca di voltarsi, e deve combattere contro la stretta segreta. Ogni movimento e una sfida; ogni mossa e una frustrazione. Non esiste dolore in questo posto, ma non esiste neanche liberta.

Attraversarlo e liberarsene, allora? Si, certamente. Ma quanto tempo richiedera la traversata? Cerca di adattarsi. Acquieta ogni irritabile impazienza. Si calma. Si calma. Si calma. Sale, scende, lentamente, lentamente, sforzandosi di non offrire nessuna controresistenza alla resistenza del mezzo in cui si muove. Nonostante se stesso, si innervosisce. Cerca di affrettarsi. Vuole combattere di nuovo contro la liquida aria dorata. Dimentica se stesso e cerca di accelerare, e non ottiene nulla. Bolle. Suda. Tutto intorno a lui e grazia e bellezza; gli alberi ondeggiano dolcemente, il cielo sembra di miele, la luce e sublime. Ma lui e trattenuto.

E, si rende conto, anche in questo posto la forza si accumula progressivamente contro di lui…

Si sta muovendo ancora piu lentamente. L’aria tesa aumenta costantemente la sua stretta. La viscosita aumenta. Per muoversi con lenta cadenza perde l’ultima illusione di estasi: e terrorizzato. Sollevare le gambe adesso e diventato uno sforzo. Muovere un gomito e una battaglia. Fare un passo e una guerra. Non e un’agonia lenta, come quella che ha provato a Pesante, ma un’immobilita crescente da tutte le parti; questo posto lo sta costringendo, dolcemente e senza fargli del male, a fermarsi. Il panico si impadronisce di lui. Cerca di accelerare la traversata. Cio non fa che moltiplicare la sua fatica. Piu combatte, piu strettamente si sente legato. Quanta strada ancora? Si fermera completamente, una statua vivente in questo campo paradisiaco? Un passo. Un passo. Un passo. Lotta per liberarsi i piedi. Le pareti invisibili lo circondano da ogni lato. Gli appiattiscono il naso. Gli spingono le labbra. Cerca di rendersi aerodinamico, di forare le pareti. Forse camminando lateralmente, prima con le spalle? Gli ci vuole qualche minuto per voltarsi di novanta gradi. Finalmente ci riesce. Si appoggia contro l’etere luminescente. Spinge. Preme. Rallenta.

Adesso non si muove quasi piu.

E arrivato vicino all’esaurimento. E stremato dalla lotta. I polmoni gli bruciano. I muscoli si tendono e contraggono nelle guance tese. Si ordina di rilassarsi: spingiti in avanti, fluttua, insinuati attraverso la pressione. Si, facile dirlo! Almeno in questo modo e meno faticoso, ma non sta facendo molti progressi. Un altro tentativo: semplicemente lasciati cadere. Allenta completamente la tensione muscolare. Poi rialzati e cadi ancora, spingendoti in avanti, sempre piu in avanti e ancora in avanti, fino a quando sarai uscito da questo posto. Cerca di farlo, lasciandoti andare, sporgendoti in avanti, lasciandoti crollare mollemente al suolo. Gli ci vogliono parecchi minuti per

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