completare la caduta. Adesso: raccogli le gambe sotto il tronco e alzati! Ma non e cosi facile. Potrebbe benissimo essere tornato a Pesante, tanto forte e lo schermo invisibile che preme su di lui. Si insinua, lentamente, lentamente, lentamente, senza forzare, solo muovendosi con fredda determinazione, e infine riesce ad alzarsi di nuovo in piedi. La manovra l’ha fatto avanzare di circa un metro e gli ha richiesto circa quattro minuti. Rimane per un po’ in piedi, raccogliendo le forze; per lo meno stare fermi non richiede fatica, dato che l’ambiente lo abbraccia e lo sostiene da tutte le parti. Tentare di nuovo, adesso? Cadere e rialzarsi? La sua discesa e ancora piu lenta dell’altra volta. E un ciottolo che rotola nell’asfalto appiccicoso. Giu. Giu. Giu. Terra. In piedi di nuovo. Impiega mezza eternita. Adesso si rialza. Come prima, ma meno velocemente. Che aspetto avrebbe di fronte a un osservatore non interessato dal fenomeno? Un Verme ubriaco? E in piedi. Probabilmente ha rallentato a un centesimo il ritmo normale della sua attivita. O a un millesimo. Potrebbe impiegare tutta l’eternita per attraversare questo campo. Cade di nuovo. Si alza. Cade. Comincia il crepuscolo: una tonalita ramata screzia l’erba. Tenta di alzarsi, ma questa volta la battaglia e troppo dura. Gli viene in mente che la resistenza dell’atmosfera potrebbe essere meno elevata in prossimita del terreno. Cerchera di strisciare, come a Pesante. Striscia. La resistenza non e minore, qui. No, deve muoversi nello spazio libero davanti a se. Ogni movimento e rallentato: le palpebre gli scendono in battiti monumentali, i polmoni si espandono in inalazioni marmoree. Striscia. Striscia. Striscia. E notte. La luce delle stelle alleviera questa stasi? No. Raggi argentei danzano nell’aria. La luce delle stelle non dovrebbe essere rifratta da questo mezzo intrattabile? E lui, non e capace di rilevare una tale rifrazione? Ci sara un fine a questo tormento? Oh, lentamente, cosi lentamente, con una lentezza cosi totale… E presto non riuscira piu nemmeno a muoversi. — Bril? — chiama speranzoso. — Angelon? — Anche la sua voce e rallentata; le vibrazioni si spezzano in particelle pesanti che si disperdono e cedono tutta la loro risonanza. — Ti? Hanmer? Han Mer? Ser I Fice? Ser? I? Fice? — E stato dimenticato. E assorbito da Lento.

Ormai non ha piu possibilita di rialzarsi in piedi. Ci vorrebbe un milione di anni. Si concentra sull’atto di strisciare. Mano destra avanti, ginocchio destro, mano sinistra, ginocchio sinistro. I piedi vengono trascinati dalle gambe. La testa e spinta dalle spalle. E cosi si trascina. La luce debole dell’alba gli raggiunge gli occhi. Mano destra in avanti. E mezzogiorno: fuoco sulla sua testa. Ginocchio destro. Il sole scende. Mano sinistra nella penombra del crepuscolo. Notte e ginocchio sinistro. Sotto le stelle: riposo, ricupero delle forze. Mano destra avanti. Alba. Sole di mezzogiorno. Ginocchio destro. Quanto tempo? Non potra continuare cosi per l’eternita. Le ombre si allungano. Mano sinistra. Alba. Ginocchio sinistro. Notte. Alba. Mano destra. Crepuscolo. Ginocchio destro. Oscurita. Alba. Mano sinistra. Mezzogiorno. Notte. Alba. Mezzogiorno. Ginocchio sinistro. Notte. Notte. Notte. Notte. Notte. Rinuncia. Il suo ritmo ha ormai raggiunto l’infinitamente lento. In questa regione di velocita inesistente il confine tra movimento e non-movimento e facilmente superato in un senso, ma non in quello opposto. Giorno. Notte. Giorno. Notte. Cerchi di nuovo di muoverti, forse? Lento trionfo. Ci vuole un mese tra la sistole e la diastole… Studia le sue dita e, sperimentalmente, le solleva. Ha visto montagne fare una danza piu veloce di quella. Ma in qualche modo riesce ad avanzare di una frazione di centimetro, portandosi avanti ancora piu lentamente. E poi, miracolosamente, si ritrova al confine estremo di Lento.

Ha raggiunto la sommita di una piccola collinetta. La parte superiore della sua testa si proietta al di la di quel confine, permettendogli di vedere un pianoro sottostante. Sara rischioso lasciarsi cadere su quel pianoro, ma cos’e mai la possibilita di rompersi un osso o due contro la prospettiva di arrivare a un completo arresto dei processi vitali, prigioniero di Lento? Non ha possibilita di scelta. Deve lasciarsi cadere. Forse l’influenza di Lento si estendera leggermente oltre il margine, e cosi la sua caduta verra rallentata. Riesce a spingersi in avanti ancora di pochi centimetri. A questo punto oscilla e si spinge verso il basso. La sua testa oscilla sull’abisso. In quale punto il suo centro di equilibrio superera i sostegni della collinetta, cosi da liberare la sua massa dai legami di Lento? Per un po’ fa progressi molto lenti. Probabilmente l’effetto cumulativo e arrivato troppo vicino al punto critico: arrivera la stasi e lui rimarra li a penzolare per tutta l’eternita. Ma riesce a conquistarsi un altro paio di centimetri. Adesso il petto ha superato il bordo. Spinge avanti il braccio destro per parecchi giorni e notti. E adesso. E adesso.

Cade.

22

In effetti Lento cerca di trattenerlo. Scivola giu dalla sommita senza guadagnare troppa velocita, e scende in maniera molto rallentata, senza ancora essersi uniformato allo schema temporale del mondo esterno. Riesce cosi a risistemarsi mentre scende, spostandosi da quella sgradevole posizione a testa in giu e facendo in modo di atterrare verticalmente, ma sulle natiche, che considera piu adatte ad assorbire il colpo che non i piedi. E cosi atterra, con un piccolo tonfo soffocato. Rimbalza un paio di volte e poi si ferma.

Si rende rapidamente conto di essere illeso.

Si alza rapidamente in piedi, godendo delle sensazioni portate dai movimenti veloci.

Muove le braccia. Tira calci al terreno. Salta nell’aria. Scuote la testa.

Nel nuovo posto non c’e ne una gravita schiacciante, ne una misteriosa forza rallentatrice; il freddo non e insopportabile, e il caldo non e furioso, e lui non si sente sopraffatto da una senilita precoce come a Vecchio. E sollevato nel trovare assenti queste qualita negative dal luogo in cui si trova. D’altra parte, non sembra che abbondino neppure le qualita positive. E in piedi in una pianura estesa e uniforme che sembra consistere interamente di una singola distesa di pietra grigia levigata, che raggiunge l’orizzonte. Anche il cielo e grigio, e incontra la terra in modo che e impossibile determinare dove uno finisca e dove cominci l’altro. Non c’e traccia di vegetazione, non ci sono segni di vita animale, non ci sono colline e non si vedono vallate. Non ci sono torrenti. Percepisce un grigio ininterrotto ed esteso, interamente privo di contenuti.

Capisce che non e ancora uscito dai distretti sgradevoli; intuisce di essere giunto nel luogo conosciuto come Vuoto.

— Ehila! — chiama. — Ehi! C’e qualcuno? Dove…?

Non gli risponde nemmeno l’eco.

Si inginocchia e appoggia una mano sulla roccia grigia. Non e ne fredda ne calda. Cerca di graffiarla senza riuscirci. Avvicina il suo volto, alla ricerca di una qualche imperfezione, senza riuscire a trovarne. Potrebbe benissimo essere una lastra perfetta di materiale plastico. Alzandosi, si volta, cercando di scorgere l’altipiano su cui sorge Lento, ma si perde nel grigiore generale. Il sole e invisibile. Non c’e assolutamente nulla. Rimane quasi sorpreso dallo scoprire che almeno le molecole d’aria sopravvivano in questo luogo privo di materia; perche non il vuoto assoluto? Ma indubbiamente lui sta respirando. O se non altro ha l’illusione di farlo.

Si rassegna ad attraversare Vuoto.

Non ha mai conosciuto un isolamento di questo tipo. Lui potrebbe benissimo essere il solo oggetto esistente nell’universo. Forse e stato colto di nuovo dal flusso del tempo, e lanciato miliardi di anni avanti nel futuro, nell’era del trionfo dell’entropia, quando il grigiore avra conquistato tutto. Dove andra? Come fara a far passare il tempo?

Ma potrebbe essere peggio. Dopotutto non e ferito, non e immobilizzato, non e schiacciato da nulla, in questo strano posto. Non corre il pericolo di gelare ne quello di bruciare ne quello di invecchiare. Non e capace di affrontare la solitudine? E la qualita dell’isolamento, e poi molto diversa da quella che sentiva quando era con Hanmer e i suoi amici?

Si mette in movimento, e comincia a camminare. Lasciamo che Vuoto faccia quello che puo per creare ostacoli. Da qualche parte dovra pur finire. Si spingera in avanti, come ha fatto a Vecchio e a Ghiaccio e a Fuoco, e a Pesante e a Lento; e forse dovra superare qualche ulteriore prova, e forse si riunira ai suoi amici, ma in ogni modo nel cammino non soffrira particolarmente. Dopo un po’, pero, non ne e piu cosi sicuro: potrebbe benissimo stare compiendo una serie di circoli viziosi, e non puo contare sull’alba o sulla luce delle stelle come punto di riferimento. Non sa neanche se sta avanzando o se il grigiore sotto di lui sta scivolando costantemente indietro mentre lui rimane immobile. Possono passare secoli senza che qui si verifichi il minimo cambiamento. E una stasi peggiore di quella che lo ha stretto a Pesante e a Lento, e man mano che il tempo scivola in intervalli inconoscibili una confusa disperazione avvinghia la sua anima. Adesso sa qual e il peggio. Nel mare del nulla e completamente annichilito, annientato. La vita gli scivola davanti agli occhi e lui non vede assolutamente nulla: niente incidenti, niente crisi, niente relazioni, niente eventi, soltanto un flusso di giorni e di settimane e di mesi e di anni, grigi senza lineamenti, vuoti. Questo e un regno infinito. E una citta continua. Come fara a liberarsene? Cammina. Cammina. Cammina. Non si preoccupa di chiedere aiuto. Questo e Vuoto. Questo e un posto in cui ogni

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