Nat Hamlin; non e questo tutto cio che cerca da me?

Il pensiero di poter essere per lei soltanto il pene rianimato di un morto non lo divertiva affatto. Naturalmente gli aveva detto che lui le piaceva per quello che era, ma cosa era lui in effetti? Avendo amato un genio, poteva amare altrettanto una nullita? Oppure no? Una giovane studentessa d’arte sarebbe stata naturalmente attratta da un magnete come Nat Hamlin, ma Paul Macy non disponeva di altrettanto fascino. Chi sono, cosa sono, dov’e la mia profondita, la mia consistenza? Io non sono nulla. Io sono irreale. L’ombra succeduta ad Hamlin. Il suo relitto. Macy cerco di controllare quell’attacco di pessimismo, dicendosi che era senza dubbio Hamlin a causarlo, emettendo un flusso di veleno dalla sua tana cerebrale. Ma in quel momento non riusci a incrementare la stima in se stesso. Penetrandola pompo meccanicamente per tre o quattro minuti, sentendosi completamente staccato da lei eccetto che nel punto di entrata, e dal momento che lei non dava alcun segno di essere con lui, venne e ricadde nel solito sonno inquieto, infestato da incubi e ricordi.

Il giorno dopo, all’ufficio, ricevette molte occhiate comprensive. Tutti quanti passavano in punta di piedi intorno a lui, parlavano a voce bassa, sorridevano un sacco, evitavano qualsiasi situazione di potenziale stress o conflitto. Evidentemente avevano paura che potesse dare i numeri al primo stimolo troppo brusco. Era una regressione alla maniera in cui lo avevano trattato qualche settimana prima, quando era appena arrivato, quando pensavano che un Riab dovesse essere trattato come una scatola di uova. Si chiese perche. Forse per il fatto che il giorno prima si era dato malato, e adesso pensavano che avesse sofferto di qualche particolare disturbo dei Riab, di qualche caduta della personalita che richiedeva cautele particolari? La loro eccessiva gentilezza, implicando che lui era piu vulnerabile di loro, lo irritava. Dopo due ore e mezzo, blocco Loftus, l’assistente di Stilton Fredericks, e le disse: — Voglio che sappiate che la ragione per cui sono stato a casa ieri e stato semplicemente un problema di stomaco. Diarrea e vomito, okay?

Lei lo guardo senza espressione. — Non mi pare di averlo chiesto.

— Lo so che non hai chiesto. Ma tutti quanti qui sembrano convinti che abbia avuto una specie di esaurimento nervoso. Almeno e cosi che mi hanno trattato oggi. Sono cosi schifosamente gentili che non ne posso piu. Percio ho pensato di farti spargere la voce che sto benissimo. Solo una piccola indisposizione interna.

— Non ti fa piacere che la gente sia gentile con te, Macy?

— Non ho detto questo. Solo non voglio che i miei colleghi di lavoro facciano delle ipotesi sbagliate sullo stato del mio cervello.

— D’accordo, non hai avuto un esaurimento nervoso. Allora perche hai un’aria cosi strana?

— Strana?

— Strana — disse Loftus.

— In che senso?

— Guardati allo specchio. — Poi un momento di tenerezza che affioro attraverso l’acciaio. — Se c’e qualcosa che possiamo fare per te…

— No. No. Davvero, era solo mal di stomaco.

— D’accordo. Se qualcuno lo chiede, glielo dico. Nessuno ti mormorera alle spalle.

La ringrazio e raggiunse in fretta il bagno dei dirigenti. Fra tutti gli arnesi elettronici, i rasoi ultrasonici, gli orinatoi a forma di bottiglia di Klein, trovo uno specchio, modello standard, con il retro argentato, come ai vecchi tempi. Una faccia feroce, iniettata di sangue lo guardo. Fronte aggrottata. Narici allargate. Labbra compresse, la bocca piegata da una parte. Gesu! Non c’era da meravigliarsi! Era il signor Hyde e il dottor Jekyll contemporaneamente, i lineamenti tutti contorti, che riflettevano i peggiori tormenti interiori.

E tutto questo senza il minimo segno da parte di Hamlin nelle ultime diciotto ore. Questa doppia esistenza, questa occupazione clandestina delle regioni inferiori del suo cervello, gli stava corrodendo la faccia, trasformandolo in un’insegna ambulante di sofferenza. Per forza erano tutti gentili con lui quel giorno; potevano vedere i segnali del collasso imminente scritti sulla sua fronte.

Tuttavia si sentiva relativamente rilassato? Che aspetto doveva avere quando Hamlin era vicino alla superficie e lo incalzava. Macy provo a lanciare un segnale. Hamlin? Hamlin, sei li? Il mio brutto sogno permanente. Fatti vedere. Facciamo quattro chiacchiere.

Ma no: tutto tranquillo sul fronte cerebrale. Sentendosi offeso, Macy si diede da fare per riparare la sua faccia. Si spoglio a torso nudo e infilo la testa sotto il getto dell’aria calda. Rilassa i muscoli, spiana la fronte. Un po’ di umidita, maestro. Ah. Ah. Una stupenda sensazione tattile. Adesso infila la testa nel lavandino a vortice. Gira gira gira, giu giu giu, trattieni il fiato e lascia che l’acqua meravigliosa operi la sua magia. Ah. Ah. Splendido. Ancora l’aria calda per asciugarsi. Adesso ingoia un tranquillante, fumati una oro. Scruta la mappa. Meglio, molto meglio. La tensione si sta allentando; per fortuna: non ti avrebbero lasciato apparire davanti a una telecamera cosi conciato.

Macy stava ancora sistemandosi, rivestendosi, quando Fredericks entro nel bagno. Una sonora risata: oh oh oh. — Ti ho interrotto in un momento di relax, Paul?

— No. Ormai sono gia rilassato. Mi sento molto meglio.

— Ci siamo preoccupati quando hai telefonato, ieri.

— Soltanto lo stomaco in disordine, nient’altro. Adesso sto molto meglio. Vedi? — Sorrise a Fredericks con la sua faccia restaurata. — Ti ringrazio per la sollecitudine, ma ho la pelle abbastanza dura, Stilton — aggiunse con riluttanza. Che accidente di nome da portarsi dietro. Fredericks si dedico allo svuotamento della sua vescica. Macy usci, impegnandosi a sembrare tranquillo. Lo sforzo dovette sortire i suoi effetti, perche la gente smise di coccolarlo.

Alle due e mezzo prese in mano il copione della giornata, proietto il video quattro o cinque volte, ripasso l’audio. Una notizia di due minuti sull’incoronazione in Etiopia: folle acclamanti, leoni che marciavano in catene per le strade, un angolo del quindicesimo secolo che faceva capolino nel ventunesimo.

Macy si chiese come se la cavava ad Addis Abeba il signor Bercovici, colui che l’aveva scelto al Centro Riab per quel lavoro. Era forse quell’uomo ai bordi della folla, registrato dal fedele occhio volante, quella faccia bianca e grassoccia fra le facce scure dai lineamenti aquilini? Gia sparito; probabilmente era solo il console del Sud Africa, o chissa chi. Macy diede un tono nobile alla sua voce fuori campo. 'Fra la pompa e lo sfarzo di un impero orientale, il principe Takla Haymanot e diventato oggi Leone di Judan, Re dei Re d’Etiopia, Sua Eccellenza il Negus Lebna Dengel II, ultimo monarca di una dinastia che discende da re Salomone stesso…' Stupendo.

Poi a casa da Lissa, sotto la pioggia.

Lei era a letto, leggeva, con addosso una vestaglia verde, stracciata, che sembrava abbastanza vecchia da essere una di quelle della regina di Saba, senza niente sotto, i capezzoli bruno-rosati che sbucavano fuori. Una rapida occhiata, e Macy capi, come se avesse ricevuto un messaggio telepatico, che lei aveva avuto una brutta giornata.

La sua faccia aveva quell’espressione cupa, imbronciata; i capelli erano spettinati, un groviglio color castano dorato; l’odore rancido di sudore asciugato impregnava l’aria della camera da letto. Macy provo una strana sensazione di vita domestica: il maritino che torna a casa da una giornata di duro lavoro in ufficio, la moglie trasandata che si appresta a raccontargli i piccoli guai giornalieri.

Lissa getto da parte il libro e si sedette. — Cristo — disse. La sua esclamazione favorita. — Una giornata di merda. Tempo schifoso dentro e fuori.

Lui si tolse le scarpe. — Brutta?

— Un coro spaventoso in testa. — Alzo le spalle. — Non parliamone. Avevo intenzione di prepararti una bella cenetta, ma non ho trovato la forza. Potrei preparare qualcosa di rapido.

— Andremo fuori a mangiare. Non preoccuparti. — Si tolse la giacca. Quindici secondi di aria morta. Malgrado Lissa avesse detto che non voleva parlare della giornata, sembrava in attesa che lui le facesse delle domande. Macy evito l’esca. Era stanco e inquieto lui stesso; forse era Hamlin che stava ricominciando ad affiorare.

La guardo. Lei guardo lui. Il silenzio si protrasse, fin quando non ebbe raggiunto una presenza quasi tangibile. Poi Lissa parve smorzare la tensione; stacco qualcosa dentro se stessa e si lascio andare contro il cuscino, affondando in quel suo mondo di meditazione in cui viveva per meta del tempo.

Macy si procuro una birra. Quando torno nella camera da letto, lei era ancora lontana anni-luce. Gli venne un’idea curiosa: che se non avesse preso contatto con lei in qualche maniera, immediatamente, l’avrebbe persa del tutto. La sua chiusura lo irritava, ma supero l’irritazione, e avvicinandosi al letto tiro indietro la coperta per accarezzarle la coscia nuda. Un gesto gentile, quasi d’amore. Lei parve non accorgersene. Le appoggio la birra

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