Arrivando a casa sua, trovai in pieno svolgimento una concitata conferenza. Era presente la maggior parte degli uomini importanti che avevo coinvolto nel mio circolo di esibizionisti: il Duca di Mannerangu Smor, il Marchese di Woyn, il direttore di banca, il Commissario del Tesoro e suo fratello, il Procuratore Generale di Manneran, il Ministro dell’Economia e altri cinque o sei non meno importanti. L’archivista Mihan arrivo poco dopo di me.
— Ora ci siamo tutti — disse il Duca di Mannerangu Smor. — Potrebbero prenderci tutti in una volta sola. E ben guardato il terreno?
— Non verra nessuno — rispose gelido il Duca di Sumar, chiaramente offeso dall’idea che dei comuni poliziotti potessero far irruzione in casa sua. Volse i suoi strani occhi enormi verso di me. — Kinnall, questa sara la tua ultima notte a Manneran, non si puo fare diversamente. Tu devi essere il capro espiatorio.
— Per scelta di chi? — chiesi.
— Non nostra — replico il Duca. Spiego che quel giorno a Manneran si era tentato qualcosa di simile ad un colpo di Stato, e poteva ancora darsi che riuscisse, una rivolta dei burocrati piu giovani contro i loro padroni. Tutto era cominciato, disse, dal fatto che avevo ammesso con il confessore Jidd di aver preso la droga sumariana. (Nella stanza, i volti si rabbuiarono. L’implicazione sottintesa era che ero stato uno sciocco a fidarmi di un confessore e che percio adesso dovevo pagare la mia follia. Non ero stato astuto come loro.) Jidd, pareva, aveva fatto lega con un gruppo di insoddisfatti ufficiali minori, affamati del loro turno di potere. Dato che egli era il confessore della maggior parte degli uomini importanti di Manneran, si trovava nella migliore delle posizioni per dare aiuto a quegli ambiziosi, poiche poteva rivelare i segreti dei potenti. Perche Jidd avesse scelto di venir meno in quel modo al suo giuramento, ancora non era chiaro. Il Duca di Sumar sospettava che in Jidd la familiarita avesse finito col generare il disprezzo, che dopo aver ascoltato per anni i malinconici sfoghi dei suoi potenti clienti avesse finito con l’odiarli; esasperato dalle loro confessioni, aveva provato piacere nel collaborare alla loro distruzione. (Questo mi suggeri un nuovo punto di vista su quel che puo essere l’animo di un confessore.) Percio Jidd, ormai da diversi mesi, passava utili informazioni ai rapaci subordinati che se ne servivano contro i loro padroni, spesso con effetti considerevoli. Confessandogli di aver preso la droga, mi ero reso vulnerabile ed egli mi aveva venduto a della gente del Tribunale che desiderava togliermi di mezzo.
— Ma e assurdo! — gridai. — L’unica prova che esiste contro di me e tutelata dalla santita del tempio! Come puo Jidd impiantare un’accusa contro di me basandosi soltanto su quel che gli ho confessato? Gli faro causa per violazione di contratto!
— Ci sono altre prove — disse tristemente il Marchese di Woyn.
— Altre?
— Servendosi di quel che aveva sentito dalle tue stesse labbra — disse il Marchese, — Jidd ha aperto ai tuoi nemici diverse vie di ricerca. Hanno trovato una donna che vive nelle casupole dietro alla Cappella di Pietra che ha ammesso di aver avuto da te una strana bevanda che ti ha aperto la sua mente…
— Sono anche riusciti — aggiunse il Duca di Sumar, a ricollegare a te diversi di noi. Non tutti, ma molti. Questa mattina alcuni di noi hanno ricevuto dai loro stessi subordinati l’ingiunzione di dimettersi; l’alternativa era la pubblica esposizione. Abbiamo tenuto testa con fermezza alle minacce, e quelli che le hanno fatte sono ora in prigione, ma non si puo dire quanti alleati possano avere in posizioni importanti. E anche possibile che al prossimo levarsi della luna noi si sia tutti caduti in disgrazia, e altri occupino i nostri posti. In ogni modo ne dubito perche, per quel che ne sappiamo, finora l’unica prova tangibile e la confessione di quella donna di malaffare che coinvolge soltanto te, Kinnall. Le accuse di Jidd ovviamente non avranno nessun valore, anche se potrebbero comunque risultare dannose.
— Possiamo infirmare la sua credibilita — dissi. — Diro che non l’ho mai conosciuta. Io…
— Troppo tardi — ribatte il Procuratore generale. — La sua deposizione e stata trascritta, ne ho avuta una copia dal Giudice Supremo. E inoppugnabile. Sei coinvolto senza speranza.
— Che succedera? — chiesi.
— Infrangeremo le ambizioni dei ricattatori — disse il Duca di Sumar, — e li faremo cadere in miseria. Distruggeremo il potere di Jidd e lo cacceremo dalla Cappella di Pietra. Negheremo tutte le accuse di esibizionismo che potranno essere fatte contro di noi. Ma tu devi lasciare Manneran.
— Perche? — Guardai perplesso il Duca. — Anch’io sono una persona influente. Se voi potete far fronte alle accuse, perche io no?
— La tua colpevolezza e sui registri — disse il duca di Mannerangu Smor. — Se tu fuggi, si puo sempre dire che tu e la ragazza che hai corrotto eravate gli unici implicati in questo affare, e che tutte le altre accuse sono soltanto invenzioni di ambiziosi dipendenti, ansiosi di cacciare i loro padroni. Se invece rimani e cerchi di combattere una battaglia senza speranze finirai col farci cadere in trappola uno per uno, man mano che l’inchiesta su di te procede.
Ormai, era tutto chiarissimo.
Per loro ero un pericolo. In un tribunale potevano spezzare la mia resistenza, le loro colpe potevano venir fuori. Fino a quel momento io ero l’unico indiziato, l’unico passibile di processo. Loro erano vulnerabili soltanto per tramite mio: se io me ne andavo, non avrebbero potuto colpirli. La salvezza della maggioranza imponeva che partissi. C’era dell’altro: la mia ingenua fede nel tempio, che mi aveva stupidamente indotto a confessarmi a Jidd, aveva scatenato quella tempesta, che altrimenti sarebbe stata evitata. Ero stato io la causa di tutto, ed ero io quello che doveva andarsene.
Il Duca di Sumar disse: — Rimarrai con noi fino a quando la notte sara buia, poi il mio carro da terra privato, scortato dalla guardia del corpo come se fossi io a viaggiare, ti portera alla tenuta del Marchese di Woyn, dove ti attende un battello. All’alba avrai attraversato il Woyn e sarai a Salla, dove sei nato. Possano gli dei viaggiare al tuo fianco.
59
Di nuovo un senza patria. In un sol giorno tutto il potere che avevo accumulato in quindici anni a Manneran era andato perduto. Ne la mia alta nascita ne le mie alte amicizie potevano salvarmi: avevo legami di matrimonio, d’amore e politici con meta dei signori di Manneran, ma nessuno poteva aiutarmi. Da come ho messo le cose sembra che mi abbiano costretto all’esilio per salvarsi la pelle, ma non era cosi. La mia partenza era necessaria e addoloro loro quanto me.
Non avevo con me altro che i vestiti che indossavo. Il mio guardaroba, le mie armi, i miei gioielli, perfino le mie ricchezze dovevano rimanere a Manneran. Giovane principe in fuga verso Glin da Salla, avevo avuto l’accortezza di farmi precedere dal mio denaro. Adesso ero totalmente tagliato fuori. I miei beni sarebbero stati sequestrati, i miei figli si sarebbero trovati in miseria. Non c’era stato tempo per far preparativi.
In questo, almeno, i miei amici mi aiutarono. Il Procuratore Generale, che aveva piu o meno la mia taglia, aveva portato diversi splendidi oggetti di vestiario. Il Commissario del Tesoro mi aveva procurato una considerevole somma in moneta di Salla. Il Duca di Mannerangu Smor si tolse di dosso due anelli ed una collana in modo che io non dovessi tornare senza gioielli nel mio paese natio.
Il Marchese di Woyn mi mise in mano una spada da cerimonia e la sua sbarra-calore col manico tempestato di pietre preziose. Mihan promise di parlare con Segvord Helalam e di raccontargli tutto quel che mi era successo. A Segvord sarebbe dispiaciuto, pensava, e avrebbe protetto i miei figli con tutta l’influenza che aveva, avrebbe fatto in modo che l’infamia del loro padre non li toccasse.
Infine, il Duca di Sumar venne da me a notte fonda, mentre sedevo solo, amareggiato, mangiando la cena per la quale prima non avevo avuto tempo, e mi consegno un piccolo scrigno d’oro massiccio tempestato di gemme, di quelli che si usano per le medicine. — Aprilo con cautela — disse. L’aprii e lo trovai colmo fino all’orlo di polvere bianca. Sorpreso, gli chiesi come se la fosse procurata. Non molto tempo prima aveva mandato in tutta segretezza degli agenti a Sumara Borthan, rispose, e questi avevano riportato una piccola quantita di droga. Disse di averne ancora, ma credo che mi abbia dato tutta quella che aveva.
— Partirai tra un’ora — disse il Duca, per interrompere le mie proteste di gratitudine.
Gli chiesi se potevo telefonare.
— Segvord spieghera tutto a tua moglie. — disse il Duca.
— Ma non alla moglie. Si voleva chiamare la propria sorella di legame. — Parlando di Halum, non riuscivo ad usare il rozzo linguaggio di noi esibizionisti. — Non si e avuta la possibilita di dirle addio.