autodisprezzo; c’era in Noim un fiero e bruciante odio per i difetti che immaginava di avere; e quei difetti erano molti. Si accusava di pigrizia, di mancanza di disciplina e di ambizione, di scarsa religiosita, di indifferenza verso i doveri piu importanti, di debolezza, fisica e morale. Non riuscivo a capire perche mai si vedesse in quel modo, dato che il vero Noim era li, accanto a quell’immagine, ed il vero Noim era un uomo dalla testa dura, leale verso quelli che amava, severo nel giudicare la stupidaggine, con le idee chiare, appassionato, energico. Il contrasto tra il Noim di Noim e il Noim del mondo era sorprendente: era come se egli fosse capace di valutare nel modo giusto qualsiasi cosa all’infuori di se stesso. Nei miei viaggi con la droga avevo gia visto simili discordanze, le avevano tutti; l’unica eccezione era Schweiz, che non era stato educato fin dall’infanzia a negare se stesso. Ma in Noim erano piu forti che in chiunque altro.

Vidi anche, come gia avevo visto altre volte, la mia immagine riflessa attraverso la sensibilita di Noim: un Kinnall Darival molto piu nobile di quello che io conoscevo. Come mi idealizzava! Io rappresentavo tutto quel che lui desiderava essere, un uomo d’azione e di coraggio, un uomo di potere, nemico di qualunque frivolezza, un uomo che praticava la piu severa disciplina intima, e capace di grande devozione. Ma quest’immagine portava nuove tracce di ruggine: non ero forse un esibizionista, uno che disprezzava il Comandamento, uno che aveva fatto questo e quello con undici sconosciuti, e che ora trascinava il suo fratello di legame in un esperimento criminale? E poi Noim scopri la vera profondita dei miei sentimenti per Halum e nel fare quella scoperta, che confermava dei vecchi sospetti, muto ancora l’immagine che aveva di me, e non certo in meglio. Mostrai a Noim l’immagine che io avevo sempre avuto di lui, un uomo rapido, intelligente, vivace, gli mostrai il suo Noim ed il Noim oggettivo, mentre egli mi faceva vedere il me stesso che ora poteva scorgere, al di la di quel Kinnall idealizzato. Quelle esplorazioni reciproche durarono diverso tempo. Pensavo che quegli scambi avessero un valore immenso, dato che soltanto con Noim potevo raggiungere la necessaria profondita di prospettiva, la giusta parallasse di carattere, e lui poteva farlo soltanto con me. Avevamo dei vantaggi enormi rispetto a due sconosciuti che s’incontrano per la prima volta con la droga sumariana. Quando la malia della pozione comincio ad abbandonarci, mi sentivo esausto per l’intensita della comunione, ma anche piu nobile, esaltato, trasformato.

Ma per Noim non era cosi. Sembrava svuotato, raggelato. Riusciva a stento ad alzare gli occhi su di me. Era cosi freddo che non avevo il coraggio di parlare. Rimasi in silenzio, aspettando che si riprendesse. Finalmente disse: — E finito? Tutto?

— Si.

— Prometti una cosa, Kinnall. Prometti?

— Cosa Noim?

— Prometti che non farai mai questa cosa con Halum! Prometti, Kinnall? Mai Mai.

54

Diversi giorni dopo la partenza di Noim, un sentimento di colpa mi spinse verso la Cappella di Pietra. Aspettando che Jidd mi ricevesse mi aggirai per le sale ed i passaggi dell’oscura costruzione fermandomi davanti agli altari, inchinandomi umilmente davanti a semiciechi studiosi del Comandamento, che tenevano discussioni teologiche in un cortile, respingendo gli ambiziosi confessori minori che, riconoscendomi, mi volevano per cliente. Tutt’intorno a me erano le cose della divinita, ma io non riuscivo a sentire la presenza divina. Forse Schweiz aveva trovato la divinita attraverso le anime degli altri; io, invece, andando a tentoni, esibendomi, avevo in qualche modo perduto l’altra fede: ma non me ne importava. Sapevo che col tempo avrei finito per ritrovare la strada della grazia dispensando amore e fiducia. Cosi, mi nascondevo nel tempio dei templi, come un semplice turista.

Andai da Jidd. Non mi confessava da quando Schweiz mi aveva dato per la prima volta la droga sumariana. L’omino dal naso storto me lo fece notare mentre mi porgeva il contratto. Gli impegni del Tribunale, gli spiegai, ma scosse la testa con un’esclamazione di scherno. — Dovete essere pieno da scoppiare. — Senza rispondere, mi sedetti davanti al suo specchio a guardare il volto sottile e poco familiare che vi si rifletteva. Mi chiese quale dio volessi e io gli risposi il dio dell’innocenza. Mi getto un’occhiata strana. Le luci sante si accesero. Parlando in modo suadente, mi porto alla mezza trance della confessione. Cosa potevo dire? Che avevo ignorato la promessa da me fatta, e avevo continuato a usare la pozione per dischiudere l’anima con chiunque avesse voluto prenderla con me? Rimasi silenzioso. Jidd cercava di farmi parlare. Fece una cosa che non avevo mai visto fare a nessun confessore: si riferi alla mia confessione precedente, e mi chiese di parlare ancora di quella droga che avevo ammesso di aver usata. L’avevo presa ancora? Avvicinai il volto allo specchio, appannandolo con l’alito. Si. Si. Miserabili peccatori, si e stati di nuovo vinti dalla debolezza. Jidd mi chiese come avessi ottenuto la droga ed io risposi che l’avevo presa la prima volta con un uomo che l’aveva comprata da un viaggiatore che era stato a Sumara Borthan. Si, disse Jidd, e qual era il nome di quell’uomo? Fu una mossa sbagliata: immediatamente mi misi sulle difensive. Mi sembrava che la domanda di Jidd andasse ben al di la delle esigenze di una confessione, e che comunque quel che mi chiedeva non avesse nessuna importanza, nella situazione in cui mi trovavo. Rifiutai di dirgli il nome di Schweiz e questo lo spinse a chiedermi, un po’ bruscamente, se avevo paura che infrangesse il segreto della confessione.

Era quello, che temevo? Qualche volta avevo nascosto delle cose ai miei confessori, ma per vergogna, non per paura che mi tradissero. Ero ingenuo e avevo una fiducia totale nell’etica del tempio. Soltanto ora, improvvisamente sospettoso, con quel sospetto che lo stesso Jidd mi aveva suggerito, diffidavo di lui e di tutta la sua tribu. Perche voleva sapere? Che informazione cercava? Cosa potevamo guadagnarci io e lui, se avessi rivelato la provenienza della droga? Risposi incerto: — Si cerca il perdono per se stessi soltanto: come puo il nominare il proprio compagno portare a questo? Lasciate che faccia da solo la sua confessione. — Naturalmente non c’era nessuna possibilita che Schweiz andasse da un confessore: piu che altro avevo giocato a parole, con Jidd. Ogni valore era fuggito dalla confessione, mi sentivo come un guscio vuoto. — Se volete avere la pace degli dei — disse Jidd, — dovete dir tutto della vostra anima. — Come potevo farlo? Come potevo confessare di aver indotto undici persone ad esibirsi? Non avevo bisogno del perdono di Jidd. Non avevo fiducia nella sua buona volonta. Mi alzai di scatto, la testa mi girava un poco perche ero rimasto inginocchiato al buio, barcollavo, incespicavo. Mi sfiorarono degli inni lontani e una traccia del profumo del prezioso incenso di una pianta delle Terre Basse Bagnate. — Non si e pronti per la confessione, oggi — dissi a Jidd. — E necessario esaminarsi l’anima piu da vicino. — Mi diressi velocemente verso la porta. Egli guardo meravigliato il denaro che gli avevo dato. — La paga? — mi grido dietro. Gli dissi di tenersela.

55

Le giornate divennero semplici stanze vuote che separavano un viaggio con la droga dall’altro. Scivolavo con indifferenza e distacco sulle mie responsabilita, non vedevo nulla di quello che avevo intorno, vivevo soltanto per la prossima comunione d’anime. Il mondo reale si dissolse: persi ogni interesse al sesso, al vino, al cibo, agli affari del Tribunale del Porto, agli attriti tra le province confinanti di Velada Borthan e a tutte le altre cose, che per me erano ormai soltanto ombre di ombre. Probabilmente prendevo la droga troppo spesso. Perdevo peso, ero sempre accecato da una confusa luce bianca. Non riuscivo a dormire, mi giravo e rigiravo per ore, con una coltre di umida aria tropicale che mi inchiodava al materasso, condannato all’insonnia, con un dolore dietro gli occhi e granelli di sabbia sotto le palpebre. Mi trascinavo stanco durante la giornata e mi si chiudevano gli occhi la sera. Parlavo di rado con Loimel, non la toccavo mai e ben poche volte toccai altre donne. Una volta mi addormentai di schianto mentre stavo pranzando con Halum, a mezzogiorno. Scandalizzai l’Alto Giudice Kalimol rispondendo ad una sua domanda con la frase — A me sembra… — Il vecchio Segvord Helalam mi disse che sembravo malato e mi suggeri di andare a caccia nelle Terre Basse Bruciate con i miei figli. Cio nonostante, la droga aveva il potere di farmi sentire vivo. Cercai altra gente con cui dividerla e scoprii che era sempre piu facile trovarla, perche spesso mi veniva portata da quelli che avevano gia fatto il viaggio verso la coscienza. Era uno strano gruppo: due duchi, un marchese, una prostituta, un guardiano degli archivi reali, un capitano di mare di Glin, l’amante di un Eptarca, il direttore della Banca Commerciale e Marittima di Manneran, un poeta, un avvocato di Velis che era li per conferire col capitano Khrish e molti altri. Il circolo degli esibizionisti si allargava. La mia scorta di droga era quasi esaurita e alcuni dei miei amici cominciavano a progettare una nuova spedizione a Sumara Borthan. Eravamo in cinquanta, stavolta. Il

Вы читаете Il tempo delle metamorfosi
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату