parenti di sua moglie. Uomo maturo, era diventato pesante, anche se non proprio grasso: ma il suo spirito e la sua intelligenza non erano affogati sotto i nuovi strati di grasso. Aveva un aspetto nitido, ben levigato, la pelle scura senza macchie, le labbra piene, compiacenti, gli occhi rotondi e sardonici. Nulla sfuggiva alla sua attenzione. Quando arrivo a casa mia, mi osservo a lungo e con grande cura, come a contarmi i denti e le rughe intorno agli occhi. Dopo il formale saluto tra fratelli di legame, dopo la presentazione dei regali, i suoi e quello che mi aveva portato da parte di Stirron, dopo la firma del contratto di ospitalita, Noim disse inaspettatamente: — Sei nei guai, Kinnall?
— Perche mi fai questa domanda?
— Il tuo volto si e assottigliato, sei dimagrito, la tua bocca… la contrai in una smorfia stanca che non sembra certo quella di un uomo rilassato. Hai gli occhi arrossati e non guardi mai gli altri in faccia. C’e qualcosa che non va?
— Questi sono stati i mesi piu felici di tutta una vita — dissi, con troppa veemenza, forse.
Noim ignoro la mia protesta: — Hai dei problemi con Loimel?
— Ciascuno fa la sua strada, senza interferenze.
— Hai dei problemi al Tribunale, allora?
— Per favore, Noim, non crederai che…
— La tua faccia ha subito una metamorfosi — disse. — Vuoi negare che ci siano stati dei mutamenti nella tua vita?
Scrollai le spalle: — E se cosi fosse?
— Mutamenti in peggio?
— Non sembra che sia cosi.
— Sei evasivo, Kinnall. Avanti: a cosa serve un fratello di legame se non per dividere con lui i propri problemi?
— Non ci sono problemi — insistetti.
— Molto bene. — E lascio cadere la cosa. Ma quella sera vidi che mi osservava e il giorno dopo a colazione mi studiava, mi esaminava. Non avevo mai potuto nascondergli nulla. Ci mettemmo seduti, con del vino blu accanto e parlammo del raccolto di Salla, del nuovo programma di riforma, della struttura delle tasse di Stirron, delle rinnovate tensioni tra Salla e Glin e delle sanguinose schermaglie di frontiera che poco tempo prima erano costate la vita ad una delle mie sorelle. Per tutto il tempo Noim continuo ad osservarmi.
Halum ceno con noi, parlammo della nostra infanzia, e Noim mi osservava. Fece un po’ di corte a Loimel, ma i suoi occhi non mi abbandonarono un minuto. L’intensita e la profondita della sua preoccupazione mi infastidivano. Ben presto comincio a far domande in giro, sperando di riuscire a capire quello che mi preoccupava dalle parole di Loimel o di Halum. In quel modo avrebbe potuto destare in loro una pericolosa curiosita. Non potevo lasciare che ignorasse l’esperienza piu importante della vita del suo fratello di legame. La seconda notte, sul tardi, quando ormai tutti si erano ritirati, condussi Noim nel mio studio, aprii il nascondiglio dove tenevo la polvere bianca e gli chiesi se sapeva qualcosa della droga sumariana. Mi rispose che non ne aveva mai sentito parlare. Brevemente, gliene descrissi gli effetti. Si oscuro, sembro ritrarsi in se stesso.
— Usi spesso questa roba? — chiese.
— Undici volte, finora.
— Undici… perche, Kinnall?
— Per imparare a conoscere la propria intima essenza attraverso il dividerla con gli altri.
Noim rise: quasi un sogghigno.
— Attraverso l’esibirsi, Kinnall?
— Si cominciano ad avere degli strani trastulli, quando si raggiunge la mezz’eta.
— E con chi hai giocato questo gioco?
— I loro nomi non contano. Nessuno che tu conosca. Gente di Manneran, gente con un po’ di spirito d’avventura nell’anima, gente disposta a correre dei rischi.
— Loimel? — Era il mio turno di sogghignare: — Mai! Lei non sa niente di tutto questo.
— Halum, allora?
Scossi la testa. — Si vorrebbe avere il coraggio di avvicinare Halum. Finora le si e tenuto nascosto tutto. Si teme che abbia un’indole troppo virginale, che si turbi troppo facilmente. E triste, vero, Noim, dover nascondere una cosa cosi eccitante, cosi meravigliosamente gratificante a una sorella di legame?
— Anche a un fratello di legame — osservo, amaramente.
— A te sarebbe stato detto piu tardi — risposi. — A te sarebbe stata offerta la possibilita di provare la comunione.
I suoi occhi mandarono lampi: — E tu pensi che io la vorrei?
Quell’oscenita voluta gli guadagno soltanto un lieve sorriso da parte mia. — Si spererebbe di poter dividere tutte le esperienze col proprio fratello di legame. Adesso, la droga scava un abisso tra di noi: si e andati e si e tornati molte volte in un posto che tu non hai mai visitato. Capisci Noim?
Noim capi. Era tentato, tentennava sull’orlo dell’abisso; si morse le labbra, si tiro i lobi delle orecchie. Vedevo tutto quel che gli passava per la testa come se gia ci fossimo divisi la droga sumariana. Era in ansia per me, sapeva che mi ero pericolosamente allontanato dal Comandamento, e che avrei potuto trovarmi in guai seri, morali e legali. Per quel che lo riguardava, invece, era tormentato dalla curiosita: sapeva che rivelare l’anima ad un fratello di legame non e una grave colpa e gli sarebbe piaciuto sapere che tipo di comunione avrebbe potuto avere con me sotto l’influsso della droga. Nei suoi occhi, poi, si leggeva una sorta di gelosia, perche io avevo aperto il mio cuore a questo, a quello e a quell’altro, tanti sconosciuti senza nessuna importanza, e non a lui. Posso dire di aver capito tutto cio allora, anche se ne ebbi la conferma solo piu tardi, quando mi fu svelata l’anima di Noim.
Non ne parlammo piu per diversi giorni. Venne con me nel mio ufficio e rimase a guardarmi ammirato mentre risolvevo questioni di enorme importanza nazionale. Vide gli impiegati inchinarsi di fronte a me quando venivano e quando se ne andavano, e vide Ulman, l’impiegato che aveva preso la droga con me. La nostra tranquilla familiarita fece vibrare di sospetto le sensibili antenne di Noim. Andammo a far visita a Schweiz, vuotammo diverse bottiglie di buon vino e discutemmo di religione in modo aperto, serio e un po’ ebbro. (- Tutta la mia vita — disse Schweiz, — e stata una ricerca di ragioni plausibili per credere in cio che so essere irrazionale -). Noim osservo che non sempre Schweiz seguiva la correttezza grammaticale. Un’altra sera cenammo in una lussuosa villa sulle colline che sovrastavano la citta, con un gruppo di nobili manneriani: ometti che sembravano uccelli, vestiti con troppa ricercatezza, irrequieti e afflitti da orribili mogli, grasse, ovvero giovani, belle e traditrici. A Noim dispiacquero questi effemminati duchi e baroni, con tutto il loro parlare di commercio e di gioielli, e divento ancora piu irrequieto quando si comincio a discutere della notizia che una certa droga del continente meridionale, che aveva il potere di schiudere le anime, si poteva ormai trovare anche nella capitale. Al sentire cio io feci solo delle educate esclamazioni di protesta: Noim mi guardava con gli occhi fuori dalla testa, folgorato dalla mia ipocrisia. Arrivo addirittura a rifiutare un calice di morbido liquore manneriano, tanto tesi erano i suoi nervi. Il giorno dopo andammo insieme alla Cappella di Pietra, non per confessarci ma per vedere le reliquie dei tempi passati, dato che Noim aveva preso ad interessarsi di antiquariato. Il confessore si trovo ad attraversare il chiostro mentre recitava le sue devozioni e mi sorrise in un modo strano: immediatamente vidi Noim calcolare la possibilita che io avessi coinvolto persino il prete nelle mie attivita sovversive. Una irritante tensione continuava a montare in Noim in quelle giornate: era chiaro che desiderava tornare sull’argomento della nostra prima conversazione, e che non aveva il coraggio di farlo. Io non feci nulla per riaprire il discorso. Alla fine fu Noim a muoversi, alla vigilia della sua partenza per Salla. — Questa tua droga… — comincio con voce rauca.
Disse che non avrebbe potuto considerarsi veramente mio fratello di legame se non l’avesse sperimentata. Quelle parole gli costarono molta fatica. I suoi eleganti vestiti erano fuori posto, tanto era il suo nervosismo, una linea sottile di gocce di sudore gli imperlava il labbro superiore. Andammo in una stanza in cui nessuno potesse entrare e io preparai la pozione. Quando prese il flacone mi sorrise brevemente col suo sorrisetto familiare, impudente, furbo e coraggioso, ma la sua mano tremava tanto che quasi rovescio la bevanda. La droga agi rapidamente su tutti e due. Era una notte di pesante umidita, una densa nebbia untuosa ricopriva la citta ed i suoi suburbi, avevo l’impressione che le dita di quella nebbia scivolassero nella stanza attraverso le finestre semiaperte; vidi brillanti e pulsanti fasce di nuvole afferrarci, danzare tra il mio fratello di legame e me. I primi effetti della droga disturbavano Noim, ma io gli spiegai che quelle sensazioni erano normali, il doppio battito cardiaco, la testa piena di bambagia, le acute vibrazioni dell’aria. Ormai eravamo aperti. Guardai in Noim e vidi non soltanto