un soldo un giudeo che fa dei prezzi piu alti per i negri sicurissimo devo fregarlo e una buona idea quella di fregarlo devo spaccargli il muso prenderlo scagliarlo in mezzo a quei rifiuti se scrivessi da me la ricerca gli farei vedere ma non sono capace merda questo e il fottuto guaio mammoletto non posso Europide Sofocle Ischilo chi sa cagare qualcosa su di loro io ho dell’altro in testa i Rutgers giocano uno-contro-uno giu sul campo passami la palla stupido impara che e cosi ed eccola li alta ed e canestro per Lumumba! e aspettate gente lui e stato incastrato mentre stava tirando a canestro adesso va alla riga molto sicuro di se e facile alto un metro e novanta il sostegno di tutto il Columbia che rappresenta un primato far girare la palla una due volte in alto dentro! Lumumba in forma per un’altra grande serata stanotte Europide Sofocle Ischilo perche cazzo devo conoscere tutto su di loro scrivere tutto su di loro quant’e bello per un negro questi vecchi greci crepati fottuti che importanza hanno loro per l’esperienza del popolo negro importanza importanza importanza non per me per quella merda dei giudei che cosa ne sanno loro di quattromila anni di schiavitu che ci pesa c’e dell’altra roba nelle nostre menti che non puo sapere nessuno di loro soprattutto questa mammoletta testa di cazzo devo pagarlo 20 dollari per fare qualcosa che io non sono buono a fare da me chi dice che io devo fare tutto quello che c’e di buono perche perche perche perche'

Una fornace mugghiante. La calura e sconvolgente. Altre volte, in passato, sono stato in contatto con menti turbinanti, anche molto piu veementi di questa; ma e accaduto quando ero piu giovane, piu forte, con una maggiore capacita di recupero. Non ce la faccio a dominare un’esplosione del genere. L’intensita del suo disprezzo verso di me e moltiplicata all’ennesima potenza dall’intensita dell’autocommiserazione che prova perche ha bisogno dei miei servizi. E un ammasso di odio. E il mio povero potere che sta indebolendosi non lo sopporta. Una specie di automatismo di sicurezza lo taglia fuori per proteggermi da un sovraccarico; i ricettori mentali scattano da soli. E un’esperienza nuova per me, strana, questo fenomeno di difesa automatica da sovraccarico. E come se le membra cascassero giu, orecchie, palle, tutto quello che c’e a disposizione non lasciando nulla al di fuori di un torso ben levigato. La ricezione percepita, la mente di Yahya Lumumba si ritira e mi diventa inaccessibile e mi ritrovo a capovolgere involontariamente il processo di penetrazione fin quando non riesco a sentire altro che le sue emanazioni piu superficiali, poi neanche quelle, soltanto una grigia trasudazione pelosa che segna la sua semplice presenza accanto a me. Tutto e indistinto. Tutto e confuso. Bum. Siamo ritornati di nuovo a quello. C’e uno scampanellio nelle mie orecchie: e un prodotto dell’improvviso silenzio, un silenzio pesante come il tuono. Una nuova tappa nel mio declino. Non avevo mai perso il mio 'aggancio', e non ero mai scivolato fuori da una mente come in questo caso. Alzo lo sguardo, inebetito, a pezzi. Le sottili labbra di Yahya Lumumba sono tirate; guarda giu verso di me con ripugnanza, senza sospettare quello che e accaduto. Dico debolmente: — Vorrei dieci dollari in anticipo. Pagherete il resto quando vi consegnero il dattiloscritto. — Mi dice con freddezza che oggi lui non ha soldi da darmi. Il prossimo assegno della cassa scolastica non ci sara fino all’inizio del mese. Devo proprio fargli il lavoro sulla fiducia, dice lui. Prendere o lasciare. — Potete darmene cinque? — chiedo io. — Come garanzia. La fiducia non basta. Io ho delle spese. — Lui mi fissa. Si alza in tutta la sua statura; sembra alto piu di tre metri. Senza dire una parola prende un biglietto da cinque dollari dal suo portafogli, lo spiegazza, sdegnosamente me lo scaglia addosso. — Saro qui la mattina del nove novembre — gli grido dietro, mentre lui se ne va tutto impettito. Europide, Sofocle, Ischilo. Resto seduto, stordito, tremante, ascoltando il silenzio che urla. Bum. Bum. Bum.

12

Nei suoi momenti piu accesamente dostoievskiani, David Selig amava pensare al suo potere come a una maledizione, una punizione selvaggia per un qualche peccato immaginario. Il marchio di Caino, forse. E certo che la sua particolare abilita gli aveva procurato un sacco di guai, ma nei momenti piu equilibrati sapeva che definirla una maledizione era un’idiozia, pura e melodrammatica autoindulgenza. Il potere era un dono divino. Il potere portava all’estasi. Senza il potere lui non era niente, zero; con esso, era un dio. E questa sarebbe la maledizione? E una cosa cosi terribile? Qualcosa di curioso succede quando gamete incontra gamete, e il destino urla: vieni qui, Bambino-Selig: sii un dio! Tu disprezzeresti questo? Sofocle, a 88 anni piu o meno, esprimeva il suo grande sollievo per essere sopravvissuto agli stimoli delle passioni fisiche. Alla fine mi sono liberato da un padrone tirannico, diceva quel saggio felice. Potremmo mai immaginare che Sofocle (se Zeus gli avesse offerto la possibilita di modificare, in senso retroattivo, l’intero corso della sua vita) avrebbe scelto un’impotenza lunga quanto tutta la sua esistenza? Non raccontare storie a te stesso, David: non importa se la telepatia ti ha fatto qualche brutto tiro, e te ne ha fatto di sporche. Senza, non ce l’avresti fatta neanche per un minuto. Perche il potere ti portava all’estasi.

Il potere portava all’estasi. Tutto il succo del problema in una sola frase incisiva. I mortali sono nati in una valle di lacrime e prendono il piacere dove possono. C’e chi, alla ricerca del piacere, si rivolge al sesso, alle droghe, all’ubriachezza, alla televisione, al cinema, al gioco, alla borsa, alle corse, alla roulette, al sadomasochismo, a raccogliere le prime edizioni, alle crociere nei Caraibi, all’oppio, ai poeti anglosassoni, abiti di gomma, calcio professionistico e cosi via. Non lui, non il maledetto David Selig. Tutto quello che lui doveva fare era starsene tranquillamente seduto con i suoi sensi aperti, e assorbire le ondate di pensiero portate dalla brezza telepatica. Con la piu grande facilita viveva un centinaio di vite alternative. Rimpinzava la sua cassaforte con il bottino di un migliaio di anime. Estasi. Naturalmente, i momenti d’estasi appartenevano ormai quasi tutti al passato.

Gli anni migliori erano stati quelli tra i quattordici e i venticinque. Prima di allora era ancora troppo ingenuo, troppo disinformato, per trarre soddisfazione dai dati che ricavava. Poi, fattosi piu vecchio, il suo crescente senso di amarezza, l’aspro senso di isolamento, avevano spento la sua capacita di gioirne. Dai quattordici ai venticinque, dunque. Gli anni d’oro. Ah!

Era tutto straordinariamente piu vivido allora. La vita era come un sognare da svegli. Non c’erano barriere al mondo; poteva andare dove voleva e vedere tutto quello che voleva. L’intenso aroma dell’esistenza. Immerso nei forti succhi della percezione. Selig non si era reso conto, non prima di aver passato i quaranta, di quanto aveva perduto, negli anni, la sua capacita di mettere a fuoco la sua profondita di campo. Il potere non aveva cominciato a diminuire in maniera sensibile prima che lui fosse gia nella trentina inoltrata, ma ovviamente doveva essersi spento per tappe graduali negli anni della sua maturita, deperendo cosi gradatamente da lasciarlo ignaro della perdita complessiva. Anche in un giorno di quelli buoni, adesso, la ricettivita non riusciva piu ad avvicinarsi all’intensita dei giorni che lui ricordava nella sua adolescenza. In quegli anni remoti il potere gli aveva portato non soltanto frammenti di conversazione sub-cranica e brandelli separati di anima, come adesso, ma anche uno sfarzoso universo di colori, trame, odori, spessori: il mondo visto attraverso un’infinita di altri agganci sensoriali, il mondo catturato e goduto per la sua gioia nel limpido raggiante sferico riparo dentro la sua mente.

Per esempio. Lui e appoggiato contro un pungente mucchio di fieno — e agosto — in un infuocato paesaggio alla Brueghel; e appena dopo mezzogiorno. E il 1950 e lui e li, sospeso, tutto tranquillo, tra il quindicesimo e il sedicesimo anno di vita. Qualche effetto sonoro, maestro: la sesta di Beethoven, che zampilla su piano piano, morbidi flauti e giocosi ottavini. Il sole ciondola in un cielo senza nubi. Un leggero venticello agita i salici attorno al campo di grano. Il frumento giovane trema. Il ruscello gorgoglia. Uno storno gli gira sopra la testa. Sente i grilli. Ode il ronzio di una zanzara, e osserva con calma come sparisce sul suo petto nudo, privo di peli, lucido di sudore. Anche i suoi piedi sono nudi; indossa soltanto un paio di blue-jeans attillati, scoloriti. Il ragazzo di citta che si immerge nella campagna.

La fattoria si trova nei Catskill, 12 miglia a nord di Ellenville. E di proprieta degli Schiele, una tribu di bronzei teutoni, che producono uova e un assortimento di vegetali, e che integrano, ogni estate, i loro introiti affittando la casa a qualche famiglia di ebrei di citta in cerca di sollievo rurale. Quest’anno gli ospiti sono Sam e Annette Stein di Brooklyn, New York, e la loro figlia Barbara. Gli Stein hanno invitato i loro amici, Paul e Martha Selig, a passare una settimana nella fattoria con il figlio David e la figlia Judith. (Sam Stein e Paul Selig stanno macchinando un piano d’affari destinato a svuotare definitivamente i loro conti in banca e a distruggere l’amicizia che esiste tra le due famiglie, quello di mettersi in societa e lavorare come grossisti in pezzi di ricambio per set televisivi. Paul Selig ha gia tentato in passato alcune avventure d’affari per niente sagge). Oggi e il terzo giorno della visita, e questo pomeriggio, misteriosamente, David si ritrova completamente solo. Suo padre e uscito per la sua escursione quotidiana in aperta campagna con Sam Stein: nella serenita delle colline, del resto vicinissime, studieranno i dettagli della loro unione commerciale. Le rispettive mogli sono andate via in macchina, portando con se Judith, di cinque anni, a fare un giro per i negozi di oggetti antichi a Ellenville. Non c’e nessuno, fatta eccezione per i silenziosi Schiele che si muovono tenebrosamente attorno ai loro lavori quotidiani, e la sedicenne Barbara Stein, che e stata

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