— Non posso farne a meno. Sai, non sono intelligente come te, e non capisco mai se scherzi o no. — Le bacio la punta del seno. — Adesso devo andare.

— Ma sei appena arrivato!

— Mi dispiace moltissimo. Devo davvero andare.

— Sei arrivato in ritardo; abbiamo sprecato meta del tempo in quella discussione sciocca… rimani ancora un’ora con me, Manuel!

— Ho una moglie che mi aspetta in California — disse lui. — Ogni tanto, il mondo reale si fa sentire anche lui.

— E quando ci rivedremo?

— Presto. Presto. Presto.

— Dopodomani?

— Non credo. Ma presto, comunque. Ti chiamo io. — Si rivesti. Nella mente gli scoppiettavano quelle parole: Non sei come gli altri, Manuel… Non dividi il mondo in uomini e androidi. Era vero? Poteva essere vero? Le aveva mentito, chiaro: era marcio di pregiudizi e la visita a Duluth gli aveva spalancato nella mente una scatola di veleni. Ma forse avrebbe potuto superare queste cose con un atto di volonta. Si chiese se oggi non avesse trovato la vocazione che cercava. Che cosa avrebbero detto se il figlio di Simeon Krug avesse abbracciato la scottante causa dell’eguaglianza androide? Manuel il perdigiorno, l’ignavo, il playboy, trasformato in Manuel il crociato? Si balocco con quel pensiero. Chissa. Era una buona occasione per togliersi il marchio della superficialita. Una causa, una causa, finalmente una causa! Chissa. Lilith lo accompagno alla porta; si baciarono ancora, e la sua mano lo accarezzo; chiuse gli occhi. Ma, costernato, vide stagliarsi davanti a se la sala delle vasche, e l’immagine di Nolan Bompensiero gli baleno nel cervello, spiegandogli affabilmente come s’insegnava agli androidi freschi di decantazione l’arte di controllare lo sfintere anale. Ferito, si sciolse dall’abbraccio di Lilith. — Presto — ripete. — Ti chiamo io. — E usci.

Ore 16 e 44. California. Uscendo dalla cabina trasmat, si trovo nell’atrio della propria casa, sulle lastre d’ardesia del pavimento. Il sole del pomeriggio stava quasi per affondare nel Pacifico. Tre androidi corsero subito da lui, portandogli un cambio d’abito, una tavoletta rinfrescante, un giornale. — Dov’e la signora Krug? — chiese. — Ancora addormentata?

— E alla spiaggia — lo informo un valletto beta.

Manuel si cambio in fretta, prese il rinfrescante, scese alla marina. Clissa, a un centinaio di metri di distanza, diguazzava fra le onde. Tre uccelli dalle lunghe zampe le giravano intorno, e lei li chiamava, rideva, batteva le mani. La raggiunse senza essere visto. Al confronto con le forme voluttuose di Lilith, Clissa pareva malignamente immatura: cosce magre, fianchi piatti da adolescente, seno da dodicenne. Il triangolo nero alla base del ventre sembrava un’assurdita, una cosa fuori posto. Una bambina per moglie, penso lui, e una donna di plastica per amante. — Clissa? — disse.

Lei si volto. — Oh! Mi hai spaventato!

— Ti piace l’oceano? Ma l’acqua non e un po’ troppo fredda in questa stagione?

— No, per me non e mai troppo fredda, Manuel, lo sai. E tu, ti sei divertito alla fabbrica degli androidi?

— Era interessante — rispose lui. — Come ti senti? Meglio, mi pare.

— Meglio? Perche, stavo male?

Lui la fisso, sorpreso. — Stamane, alla torre. Tu eri… be’, un po’ scossa.

— Oh, quello! Non ci pensavo piu. Dio, e stato terribile, no? Hai l’ora, Manuel?

— Le cinque meno dieci, minuto piu minuto meno.

— Allora e meglio che cominci a prepararmi. Abbiamo quel ricevimento a Hong Kong.

Fu costretto ad ammirare l’abilita con cui Clissa riusciva a scrollarsi di dosso i traumi. Disse: — Adesso e ancora mattino, a Hong Kong. Non c’e fretta.

— Be’, allora perche non ti fai una nuotata con me? L’acqua non e fredda come credi. Oppure potremmo… — S’arresto. — Non mi hai neppure abbracciato per salutarmi!

— Ciao — disse lui.

— Ciao. Ti amo.

— Ti amo — rispose. Baciarla era come baciare alabastro. Sentiva ancora sulle labbra il gusto di Lilith. Chi e la donna viva, appassionata, si chiese, e chi e la cosa fredda, artificiale? Nello stringere la moglie non provava nessuna sensazione. La lascio. Lei gli prese il polso, lo tiro verso l’acqua: nuotarono un poco, e lui ne usci raggelato, con i brividi. Al crepuscolo, presero un aperitivo nell’atrio. — Mi sembri cosi distante — gli disse lei. — E tutto quel viaggiare trasmat. Ti toglie le forze, anche se il dottore dice di no.

Per il ricevimento della sera, Clissa si mise al collo un tesoro unico: una collana di perle oblunghe, vetrose e opache. Una trivella stellare delle Imprese Krug, a 7,5 anni luce dalla Terra, aveva raccolto quei pezzi di materia dalla superficie dell’Astro di Volker, calcinato e morente. Krug li aveva regalati alla nuora come dono nuziale. Quale altra donna portava una collana di pezzi di stella? Ma nell’ambiente frequentato da Clissa i miracoli erano all’ordine del giorno: nessuno dei loro amici parve notare la collana. Manuel e Clissa rimasero al ricevimento fin dopo la mezzanotte ora di Hong Kong e, quando tornarono a Mendocino, in California era gia mattino inoltrato. Programmate otto ore di sonno, si chiusero in camera. Manuel aveva perso il conto del tempo, ma sospettava di essere rimasto sveglio per ventiquattr’ore filate, anche piu. A volte la cultura del trasmat comincia a pesare un po’ troppo, si disse, e chiuse le tende alla luce del giorno.

8

18 ottobre, 2218

La torre ha raggiunto quota 280 metri, e di ora in ora pare crescere un poco. Di giorno luccica, brillante, perfino alla pallida luce del sole artico: sembra una fulgida lama di lancia, infilata nella tundra da un titano. Di notte l’effetto e ancor piu affascinante, perche riflette le migliaia di piastre luminose sospese a un chilometro d’altezza, alla cui luce lavora il turno di notte.

Ma la sua vera bellezza deve ancora venire. Quel che esiste ora e solo la base, che, necessariamente, deve essere larga e spessa. Il progetto di Justin Malinotti prevede una torre elegantemente rastremata, un sottile obelisco di cristallo che pungoli l’atmosfera, e il profilo della rastrematura inizia solo ora; d’ora in poi la struttura continuera a restringersi fino a raggiungere una delicatezza sorprendente.

Anche se ha toccato solo un quinto dell’altezza definitiva, la torre di Krug e gia la piu alta struttura dei Tenitori Nordest: a nord del sessantesimo parallelo e superata solo dal grattacielo Chase-Krug di Fairbanks, alto 320 metri, e dall’Ago Kotzebue sullo Stretto di Bering. Tra un giorno o due si lascera l’Ago alle spalle; superera il Chase-Krug pochi giorni dopo. Verso la fine di novembre, raggiunti i 500 metri, la torre sara il piu alto edificio dell’intero sistema solare. E anche allora sara solo a un terzo della strada verso la piena statura.

I manovali androidi lavorano regolarmente, senza fermate. Salvo lo spiacevole infortunio di settembre, non ci sono stati altri morti. La tecnica di fissare i grandi blocchi di cristallo alle benne e di issarli al vertice della torre e diventata per tutti una seconda natura. I blocchi salgono contemporaneamente sugli otto fronti, vengono fatti scivolare a posto, vengono saldati ai blocchi sottostanti, mentre gia le benne ne innalzano la serie successiva.

La torre non e piu un guscio vuoto. Il lavoro e cominciato anche nelle opere interne, destinate ad accogliere il complesso apparato di comunicazione a fascio tachionico che inviera messaggi piu veloci della luce alla nebulosa planetaria NGC 7293. Il progetto di Justin Malinotti prevede paratie orizzontali ogni venti metri, salvo che in cinque punti dove la dimensione degli apparecchi richiede una distanza di sessanta metri tra i piani successivi. Sono gia state parzialmente costruite le cinque solette piu basse, e sono gia in opera le strutture portanti per la sesta, la settima e l’ottava. Le solette sono costruite nello stesso limpido cristallo delle pareti esterne. Nulla deve macchiare la trasparenza della torre. Malinotti ha delle ragioni estetiche per insistere su questo particolare; i progettisti del comunicatore tachionico hanno delle ragioni scientifiche per condividere la preoccupazione dell’architetto, perche la luce deve poter passare liberamente.

Pero osservando la torre incompleta da una certa distanza, a esempio da un chilometro, si viene colpiti da un senso di fragilita e di vulnerabilita. Si vedono i raggi scintillanti del sole mattutino danzare tra le pareti come tra le acque purissime di un basso laghetto; si riesce anche a discernere le minute, scure figurine degli androidi muoversi

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