Robert Silverberg
Karen Haber
La stagione dei mutanti
RINGRAZIAMENTI
Un particolare ringraziamento a Lou Aronica, Pat Lo Brutto, David M. Harris e Mary Higgins.
Introduzione
Il mutante — l’estraneo in mezzo a noi, l’alieno in incognito, il
Fu il botanico genetista olandese Hugo de Vries che verso la fine del Diciannovesimo secolo conio, a partire dal verbo latino
Le moderne ricerche genetiche hanno ormai da tempo confermato le teorie di de Vries. Oggi sappiamo che l’aspetto fisico degli organismi viventi e determinato da corpuscoli, denominati geni, presenti all’interno dei nuclei cellulari. Tali geni sono a loro volta formati da complesse molecole disposte secondo intricate strutture, e ogni cambiamento nella struttura (o «codice») del materiale genetico, che comporti la sostituzione di una certa molecola con una molecola diversa, produrra una mutazione. In natura le mutazioni si generano spontaneamente, indotte dal verificarsi di alterazioni chimiche o termiche all’interno del nucleo, oppure dall’influenza dei raggi cosmici sui geni. Ma possono anche venire provocate artificialmente, sottoponendo il nucleo ai raggi X, all’ultravioletto o ad altre radiazioni penetranti.
Le mutazioni spettacolose sono piuttosto rare. I mutanti straordinariamente diversi dai propri genitori — creature con tre teste, esseri privi di apparato digerente, e cosi via — tendono a sopravvivere per breve tempo: o perche la mutazione li rende incapaci di esplicare certe irrinunciabili funzioni vitali, o perche vengono rifiutati da chi li ha generati. I mutanti che riescono a trasmettere la propria mutazione ai loro discendenti sono di solito affetti da alterazioni piuttosto lievi: le grandi trasformazioni evolutive risultano da un accumulo di piccoli mutamenti, piuttosto che da un unico sbalorditivo balzo genetico.
Il tema del mutante e sempre stato uno dei prediletti degli scrittori di fantascienza. I pionieristici esperimenti di H.J. Muller, il quale nel 1927 dimostro che utilizzando radiazioni era possibile indurre mutazioni nelle drosofile, diedero vita quasi immediatamente a una copiosa produzione narrativa incentrata sui mutanti. John Taine (pseudonimo del matematico Eric Temple Bell), uno dei grandi romanzieri fantascientifici delle origini, ci diede nel 1929
L’esplosione, avvenuta nel 1945, delle prime bombe atomiche, porto drammaticamente all’attenzione del mondo intero il concetto di mutazione indotta da radiazioni, e questo, come era da aspettarsi, divenne un tema ossessivamente ricorrente nella fantascienza del dopoguerra: tanto che il direttore della piu importante rivista specializzata di allora, il quale inizialmente aveva chiesto ai suoi scrittori di prendere in esame con estrema attenzione le implicazioni scientifiche e sociologiche dell’era atomica, fu costretto a un certo punto a imporre una tregua nella produzione narrativa incentrata sul cataclisma nucleare, che con la sua invadenza cominciava a tagliar fuori ogni altra tematica. Fu comunque proprio in quel periodo che videro la luce alcune delle migliori opere del genere: in particolare le storie del ciclo «Baldy» (1945-1953) di Henry Kuttner, ispirate al concetto della non facile convivenza fra umani normali e mutanti telepatici, e
Qualche osservazione sulla genesi di questo libro.
Nel 1973 pubblicai un breve racconto,
Poi, a distanza di parecchi anni, si fece avanti il mio amico Byron Preiss per suggerirmi che in quella vecchia idea avrebbe potuto esservi molto da esplorare in lungo e in largo, forse addirittura in una serie di romanzi, magari da scrivere in collaborazione con mia moglie Karen Haber, per l’appunto agli inizi della sua carriera come scrittrice di fantascienza. La mia prima reazione fu di sorpresa. Il racconto era talmente minuscolo — sulle duemila parole appena — che l’ipotesi di attingervi per cavarne diversi romanzi mi parve li per li davvero stravagante. Tuttavia, rileggendolo, mi resi conto che Byron aveva ragione: in quelle poche pagine avevo adombrato un’intera societa, anche se poi, chissa perche, avevo lasciato che il concetto mi sfuggisse di mente.
Ecco dunque il racconto in forma di romanzo, con la prospettiva di ulteriori opere da elaborare a mano a mano che andremo sviscerando tutte le implicazioni dell’esistenza di una cultura mutante parallela alla nostra, esistente prima segretamente, e quindi apertamente, in seno alla societa americana contemporanea. Lavorare in collaborazione ha costituito per noi un esperimento interessante. Karen e io abbiamo ideato insieme la trama e i personaggi della vicenda, prendendo spunto (con alcune sostanziali modifiche) dal mio racconto originale, ampliato enormemente sino a comprendere un arco di parecchie generazioni. Poi Karen ha realizzato la prima stesura del libro, che io ho in seguito rivisto riga per riga suggerendo revisioni tanto tematiche quanto stilistiche, dopo di che e toccato di nuovo a Karen sedersi alla tastiera. Abbiamo cosi trascorso diversi mesi in stretta e sostanzialmente armoniosa interazione letteraria. Scrivere un libro insieme alla propria moglie e un po’ come insegnarle a guidare un’automobile: ci vuole pazienza, buonumore, e riflessi pronti. E un’esperienza che non mi sentirei di raccomandare