Duefiori s’interruppe. Il motivo era il punto di luce brillante che si era materializzato a qualche centimetro dai suoi occhi. Crebbe rapidamente e dopo pochi secondi si era trasformato nella minuscola silhouette di un uomo. Comincio allora a fare un rumore o, piuttosto, Duefiori comincio a udire il rumore che era andato facendo tutto il tempo. Era come la vibrazione di un grido, prolungata per un lungo istante.

L’uomo iridescente adesso aveva le dimensioni di una bambola, una forma distorta, che planava lenta, sospesa a mezz’aria. Duefiori si chiedeva perche mai gli era venuta in mente la frase 'la vibrazione di un grido' e avrebbe voluto non averci pensato.

La sagoma intanto prendeva l’aspetto di Scuotivento. La bocca del mago era spalancata e il suo volto era illuminato dalla luce di… che cosa? Di strani soli, si ritrovo a pensare Duefiori. Soli che gli uomini normalmente non vedono. Rabbrividi.

Adesso il mago, sempre piroettante in aria, aveva raggiunto meta della dimensione normale. La crescita si fece piu rapida, vi fu un momento di grande tensione, un soffio d’aria e un’esplosione di suono. Con un urlo, Scuotivento precipito dall’aria. Batte violentemente a terra, si strozzo, poi rotolo su se stesso, la testa nascosta nelle braccia e il corpo tutto raggomitolato.

Quando la polvere si fu depositata, Duefiori allungo con precauzione una mano e batte sulla spalla del mago. La palla umana si raggomitolo ancora di piu.

— Sono io — disse Duefiori. Il mago si srotolo di un centimetro.

— Cosa?

— Io.

In un solo movimento Scuotivento si srotolo, salto su davanti all’ometto e lo afferro disperatamente per le spalle. Aveva gli occhi spalancati e lo sguardo folle.

— Non ditelo! — sibilo. — Non ditelo e cosi potremmo uscirne!

— Uscirne? Come ci siete entrato? Non sapete…

— Non ditelo!

Duefiori arretro davanti a quel pazzo.

— Non ditelo!

— Non dire che cosa?

— Il numero!

— Numero? — ripete Duefiori. — Ehi, Scuotivento…

— Si, numero. Tra sette e nove. Quattro piu quattro.

— Come, ot…

Le mani di Scuotivento gli tapparono la bocca. — Ditelo e siamo condannati. Non ci pensate, va bene? Fidatevi di me!

— Non capisco — si lamento Duefiori. Scuotivento si rilasso un poco, vale a dire che. in confronto a lui, una corda di violino era come una ciotola di gelatina.

— Forza — disse. — Cerchiamo di uscire. Ci provero e vi guidero.

Dopo la prima Eta della Magia, nel mondo-disco l’eliminazione degli zibaldoni divenne un serio problema. Un incantesimo e un incantesimo anche se imprigionato temporaneamente in pergamena e inchiostro. Esso ha efficacia. Cio non rappresenta un problema finche il proprietario del libro resta in vita, ma alla sua morte esso diventa una fonte di potere incontrollato non facile da disinnescare.

In breve, i libri d’incantesimi lasciano uscire la magia. Si sono tentate varie soluzioni. I paesi vicini all’Orlo hanno semplicemente zavorrato i libri dei maghi morti con pentalfa di piombo e li hanno scaraventati giu dal Bordo. Vicino al Centro, le alternative possibili erano meno soddisfacenti. Una era quella d’infilare i libri in recipienti di ottirono sottoposto a polarizzazione negativa e affondarli nelle profondita incommensurabili del mare (la loro sepoltura nelle caverne terrestri era stata proibita dopo che alcune province si erano lamentate di alberi che camminavano e di gatti a cinque teste), ma non molto tempo dopo la magia ne trasudava e alla fine i pescatori si lamentavano di banchi di pesci invisibili o di molluschi immateriali.

Una soluzione temporanea fu la costruzione, in vari centri di tradizione magica, di grandi ambienti fatti di ottirone denaturato, inaccessibile alla maggior parte delle forme di magia. Li era possibile immagazzinare i volumoni piu critici finche la loro potenza si fosse attenuata.

Fu cosi che all’Universita Invisibile si trovava l’Ottavo, il piu grande di tutti, gia di proprieta del Creatore dell’Universo. Era questo il libro che una volta Scuotivento aveva aperto per scommessa. Basto che guardasse una pagina per un secondo per attivare i vari allarmi, ma fu sufficiente perche un incantesimo balzasse fuori e s’insediasse nella sua memoria come un rospo sotto una pietra.

— E allora? — chiese Duefiori.

— Oh, mi hanno trascinato fuori. Mi hanno picchiato, naturalmente.

— E nessuno conosce l’effetto dell’incantesimo?

Scuotivento scosse la testa. — E svanito dalla pagina — rispose. — Nessuno lo conoscera finche non lo diro io. O finche io muoia, naturalmente. Allora diciamo che uscira da solo. Per quello che so, esso ferma l’universo o mette fine al Tempo, o qualcosa del genere.

Duefiori gli batte sulla spalla. — Inutile affliggersi — disse allegro. — Diamo un’altra occhiata per trovare il modo di uscire.

Scuotivento scosse la testa. Tutto il terrore era stato ormai consumato. Forse lui aveva oltrepassato la barriera del terrore e si trovava nella disposizione d’animo di calma assoluta esistente dall’altra parte. E comunque, aveva cessato di farfugliare parole insensate.

— Siamo condannati — dichiaro. — Abbiamo camminato in tondo tutta la notte. Parola mia, questo posto e una vera tela di ragno. Non importa da che parte ci dirigiamo, finiamo sempre nel centro.

— In ogni modo, e stato gentile da parte vostra venire a cercarmi — disse Duefiori. — Come avete fatto di preciso? Sono rimasto molto impressionato.

— Oh, be’ — comincio il mago imbarazzato — ho semplicemente pensato 'non posso lasciare la il vecchio Duefiori' e…

— Cosi non ci resta che trovare questo Bel-Shamharoth, spiegargli la situazione e forse ci lascera uscire — suggeri Duefiori.

Scuotivento si gratto un orecchio. — Ci devono essere degli echi strani in questo posto. Mi e sembrato udirvi usare parole come trovare e spiegare.

— Infatti.

Il mago gli lancio un’occhiataccia. — Trovare Ben-Shamharoth?

— Si. Non dobbiamo lasciarci coinvolgere.

— Trovare il Mangiatore d’Anime e non essere coinvolti? Salutarlo semplicemente con un cenno della testa, suppongo, e chiedergli la via per uscire? Spiegare la situazione al Signore dell’Ott…

Scuotivento tronco la parola appena in tempo e concluse: — Siete matto! Ehi! Tornate indietro!

Si getto all’inseguimento di Duefiori e dopo pochi secondi si fermo con un gemito.

La luce violetta li era piu intensa e conferiva a tutto colori nuovi e sgradevoli. Non si trovava in un corridoio ma in una vasta sala, con pareti di cui non osava contemplare il numero, dalla quale partivano ot… 7a corridoi.

Poco piu in la, Scuotivento vide un altare basso con lo stesso numero di lati di quattro volte due. Pero non era l’altare il centro della sala, ma un’enorme lastra di pietra con due volte i lati di un quadrato. In quella luce strana, la pietra massiccia appariva leggermente inclinata, poggiata di taglio sulle lastre che la circondavano.

Su di essa stava in piedi Duefiori.

— Ehi, Scuotivento! Guardate cosa c’e qui!

Il Bagaglio veniva avanti a passo incerto da uno dei corridoi che si irradiavano dalla sala.

— Magnifico — esclamo Scuotivento. — Bene. Ci puo condurre fuori di qui. Ora.

Duefiori stava gia frugando nella cassa. — Si. Dopo che avro scattato alcune immagini. Il tempo di trovare gli accessori…

— Ho detto adesso…

Scuotivento s’interruppe. In piedi all’estremita del corridoio proprio di fronte a lui, Hrun il Barbaro reggeva nella mano grossa come un prosciutto una grande spada nera.

— Tu? — disse incerto.

— Ahaha. Si — rispose Scuotivento. — Hrun, non e vero? E un pezzo che non ti vedo. Cosa ti porta qui?

Hrun indico il Bagaglio. — Quello. — Lo sforzo della.conversazione sembro esaurirlo. Poi aggiunse, in un tono misto tra affermazione, pretesa, minaccia e ultimatum: — Mio.

— Appartiene a Duefiori qui — ribatte il mago. — Ecco una mancia. Non toccarlo.

Troppo tardi si accorse che quella era precisamente la cosa sbagliata da dire, ma Hrun aveva gia scansato Duefiori e allungava la mano verso il Bagaglio…

…che, tirate fuori le gambe, indietreggio e alzo minaccioso il coperchio. Nella luce incerta a Scuotivento parve di vedere le file di enormi zanne, bianche come rami di faggio secchi.

— Hrun — si affretto a dire — c’e qualcosa che dovresti sapere.

Hrun si volto verso di lui con aria irresoluta. — Cosa?

— Si tratta di numeri. Senti, sai che se sommi sette piu uno, o tre piu cinque, o sottrai due da dieci, ottieni un numero. Finche stai qui, non pronunciarlo e tutti noi potremmo avere la possibilita di uscire vivi da qui. Oppure di uscirne morti.

— Lui chi e? — chiese Duefiori. Reggeva in mano una gabbia, pescata dalle profondita del Bagaglio. Pareva piena di pigre lucertole rosa.

— Sono Hrun — rispose fiero Hrun. Poi guardo Scuotivento. — Cosa? — ripete.

— Semplicemente non dirlo. Sta bene? — gli raccomando il mago. Guardo la spada in mano al barbaro. Era nera, del nero che non e tanto un colore quanto un cimitero di colori, e sulla lama aveva un’iscrizione in caratteri runici. Ancora piu rimarchevole era il lieve alone di ottarino che la circondava. Anche la spada doveva essersi accorta di lui, perche d’un tratto si mise a parlare con una voce simile a un artiglio sfregato sul vetro.

— Strano — disse la voce. — Perche non puo pronunciare otto?

Subito l’eco s’impadroni della parola. Dalle profondita della terra venne uno stridio appena percettibile.

E l’eco, sebbene piu attenuata, rifiuto di spegnersi. Rimbalzo da parete a parete, incrociandosi e rincrociandosi, e la luce violetta oscillo a tempo con il

Вы читаете Il colore della magia
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату