suono.

— L’hai fatto! — urlo Scuotivento. — Ti avevo raccomandato di non dire otto!

Si fermo, sgomento. Ma ormai la parola era venuta fuori e si uni alle simili nel sussurro generale.

Scuotivento si volto per scappare ma l’aria d’improvviso s’era fatta piu densa della melassa. Si stava accumulando la carica magica piu forte che lui avesse mai visto.

Quando si avvio, con lente faticose movenze, le sue membra si lasciarono dietro scintille dorate che tracciarono una scia nell’aria.

Alle sue spalle, ci fu un boato: la grossa lastra ottagonale si sollevo in aria, rimase per un attimo sospesa per uno spigolo e precipito ai suolo.

Una cosa nera e sottile serpeggio fuori dal cratere e gli si avvolse intorno alla caviglia. Lui si abbatte con un urlo sui lastroni. Il tentacolo prese a trascinarlo sul pavimento.

D’un tratto gli si paro davanti Duefiori. che cercava di afferrarlo per le mani. Scuotivento si aggrappo disperatamente alle braccia dell’ometto e i due si fissarono. Ma anche cosi, continuava a scivolare.

— Cosa vi trattiene? — chiese ansimante il mago.

— N-niente — disse Duefiori. — Che sta succedendo?

— Vengo trascinato in quella fossa, che credete?

— Oh Scuotivento, mi dispiace…

— Vi dispiace…

Si udi un rumore come di sega circolare e repentinamente cesso la pressione sulle gambe di Scuotivento. Giro la testa e vide Hrun accovacciato vicino al cratere, con la spada balenante che si abbatteva sui tentacoli che lo aggredivano.

Duefiori aiuto il mago ad alzarsi e i due si acquattarono dietro all’altare a guardare l’uomo che si accaniva contro le braccia che volevano afferrarlo.

— Non funzionera — affermo Scuotivento. — Il Signore puo far materializzare tutti i tentacoli che vuole. Che state facendo?

Duefiori stava febbrilmente attaccando la gabbia di lucertole alla scatola a immagini, che aveva montato su un treppiede. — Devo assolutamente fissare un’immagine di questo — borbotto. — E stupendo! Mi ascolti, diavoletto?

L’esserino apri la sua porticina, diede una rapida occhiata alla scena vicino alla fossa e scompari nella scatola. Scuotivento dette un balzo quando si senti toccare la gamba e calpesto sotto il tallone il tentacolo che si era allungato fino a lui.

— Venite — disse. — E tempo di svignarcela. — Afferro Duefiori per un braccio, ma quello resistette.

— Scappare e lasciare Hrun con quella cosa? — esclamo.

Il viso del mago era impassibile. — Perche no? E il suo mestiere.

— Ma lo uccidera!

— Potrebbe andare peggio.

— Cosa?

— Potremmo essere noi - osservo ragionevolmente Scuotivento. — Venite!

— Ehi! — obietto Duefiori con un dito puntato. — Ha preso il mio Bagaglio!

Prima che Scuotivento potesse trattenerlo, fece di corsa il giro del cratere per avvicinarsi alla cassa, che veniva trascinata via mentre cercava di azzannare il tentacolo che la teneva. L’ometto, infuriato, si mise a tempestarlo di calci.

In quel mentre un altro tentacolo schizzo fuori dalla mischia e si avvolse intorno alla vita di Hrun. diventato ormai una forma indistinta tra le spire che lo stringevano In preda al terrore. Scuotivento vide che la spada gli veniva strappata di mano e scagliata contro il muro.

— L’incantesimo! — grido Duefiori.

Scuotivento non si mosse. Guardava la Cosa che usciva fuori dalla fossa. Era un occhio enorme e lo fissava. Dette un gemito quando un tentacolo gli si strinse intorno alla vita.

Le parole dell’incantesimo gli vennero spontanee alle labbra. Apri come in sogno la bocca per pronunciare la prima sillaba barbarica.

Un altro tentacolo scatto fuori come una frusta e gli si avvolse intorno alla gola, strozzandolo. Fu trascinato via, barcollante e ansimante. Il braccio, mulinando, colse al volo la scatola a immagini di Duefiori. che scivolava via sul suo treppiede. Il mago l’afferro istintivamente, cosi come i suoi antenati potevano avere afferrato una pietra quando si trovavano di fronte a una tigre affamata. Se soltanto avesse potuto disporre di spazio sufficiente per scagliarla contro l’Occhio…

…l’Occhio riempiva l’intero universo davanti a lui. Scuotivento sentiva la volonta sfuggirgli come acqua attraverso un setaccio.

Nella gabbia posata sopra la scatola a immagini, le torpide lucertole si mossero. Irrazionalmente, come un uomo che sta per essere decapitato nota ogni scalfittura e ogni macchia sul ceppo del carnefice, Scuotivento si accorse che avevano code estremamente larghe e azzurrognole, che cominciavano a vibrare.

Mentre era trascinato verso l’Occhio, alzo la scatola per proteggersi e contemporaneamente udi l’omuncolo dire: — Sono quasi mature ormai, non posso piu trattenerle. Sorridete tutti, prego.

Ci fu un…

…lampo di luce cosi bianca e brillante…

…da non sembrare affatto una luce.

Bel-Shamharoth grido, un suono che inizio nel lontano ultrasonico e fini da qualche parte nelle viscere di Scuotivento. I tentacoli divennero rigidi come bastoni, scaraventarono per la stanza i loro vari carichi e finirono rinserrati in posizione di difesa davanti all’Occhio. L’intera massa sprofondo nel cratere e un attimo dopo la grossa lastra, afferrata da dozzine di braccia, fu rimessa a posto e richiusa di colpo; parecchi tentacoli che battevano l’aria, rimasero incastrati nei bordi.

Hrun atterro rotolando, rimbalzo su una parete e si rimise in piedi. Trovo la sua spada e si mise a troncare metodicamente i tentacoli senza piu scampo. Steso a terra, Scuotivento si concentrava nello sforzo di non diventare matto. Volto la testa nell’udire un rumore sordo.

Il Bagaglio era atterrato sul suo coperchio ricurvo e adesso si dondolava rabbiosamente e scalciava in aria con le sue gambette.

Scuotivento si guardo cautamente intorno in cerca di Duefiori. L’ometto sembrava un mucchio senza vita accanto al muro, ma almeno gemeva.

Il mago si trascino faticosamente sul pavimento e bisbiglio: — Che diavolo e stato?

— Perche erano cosi brillanti? — borbotto Duefiori. — Dio, la mia testa…

— Troppo brillanti? — Scuotivento guardo la gabbia sulla scatola a immagini. Le lucertole, ora notevolmente piu sottili, lo osservavano con interesse.

— Le salamandre — si lamento Duefiori. — L’immagine sara sovraesposta lo so…

— Sono salamandre? — chiese Scuotivento incredulo.

— Certo. Un accessorio standard.

Barcollando, Scuotivento ando a prendere la scatola. Aveva gia visto delle salamandre, naturalmente, ma sempre piccoli esemplari e galleggiavano in un vaso di salamoia nel museo di rarita biologiche allestito nelle cantine dell’Universita Invisibile, dato che intorno al Mare Circolare le salamandre vive si erano estinte.

Cerco di ricordarsi il poco che sapeva di loro. Erano creature magiche. Inoltre non avevano bocca, dato che sussistevano interamente grazie alla quantita nutritiva della lunghezza d’onda dell’ottarino nella luce solare del mondo-disco, che esse assorbivano attraverso la pelle. Naturalmente assorbivano pure il resto della luce solare, immagazzinandola in un sacchetto speciale fino a espellerla per via normale. Un deserto abitato dalle salamandre del mondoDisco diventava a notte un vero e proprio faro.

Scuotivento le mise giu con una smorfia sardonica. Con tutta la luce di ottarino di quel posto magico, le creature si erano abbuffate e poi la natura aveva seguito il suo corso.

La scatola a immagini si allontano di sbieco sul suo treppiede. Scuotivento volle sferrarle un calcio e la manco. Il legno del pero sapiente cominciava a non piacergli piu. Si senti pungere una guancia da qualcosa e la scaccio via irritato con la mano.

Si volto nell’udire un raschio e una voce come di trinciante che taglia la seta disse: — Questo e molto poco dignitoso.

— Chiudi il becco — ribatte Hrun, che stava usando Kring come una leva per sollevare la parte superiore dell’altare. Alzo gli occhi su Scuotivento e fece un sorrisetto. Scuotivento spero che quella smorfia simile a un rictus fosse intesa come un sorrisetto.

— Grande magia — commento il barbaro spingendo la lama che protestava con una mano delle dimensioni di un prosciutto. — Adesso ci dividiamo il tesoro, eh?

Un oggetto piccolo e duro lo colpi sull’orecchio e Scuotivento brontolo. Segui un colpo di vento, quasi impercettibile.

— Come sai che qui c’e un tesoro? — chiese.

Hrun alzo la pietra e riusci a inserirci sotto le dita. — Uno trova le mele sotto un melo — rispose. — E trova un tesoro sotto gli altari. Logico.

Arroto i denti. La pietra si sollevo e fini pesantemente a terra.

Questa volta qualcosa di pesante colpi la mano di Scuotivento. Lui l’agguanto a mezz’aria e guardo che cosa aveva preso. Era una pietra con tre-piu-cinque lati. Guardo il soffitto. Era regolare che si curvasse al centro in quel modo?

Canticchiando, Hrun comincio a togliere i calcinacci dall’altare dissacrato. Vi fu nell’aria un crepitio, una fluorescenza, un mormorio. Venti impalpabili afferrarono la tunica del mago e la fecero ondeggiare in un turbine di scintille azzurre e verdi. Folli spiriti informi ululavano ed emettevano suoni indistinti intorno alla testa di Scuotivento, mentre erano risucchiati via.

Lui provo ad alzare una mano. Che fu immediatamente circondata da una brillante aureola di ottarino al passaggio del soffio magico. La brezza spazzava la stanza senza alzare un granello di polvere eppure faceva rivoltare le palpebre di Scuotivento; s’ingolfava nei tunnel e il suo lugubre lamento si ripercuoteva follemente da una parete all’altra.

Duefiori si raddrizzo barcollante e si piego in due preso nella morsa del soffio astrale.

— Che diavolo e questo? — urlo.

Scuotivento fece per voltarsi e immediatamente fu afferrato e quasi travolto dal vento ululante, mentre poltergeist turbinanti nell’aria lo ghermivano per i piedi.

Hrun allungo un braccio per trattenerlo. Un momento piu tardi lui e Duefiori erano stati trascinati nel rifugio dell’altare devastato e giacevano al suolo ansimanti. Accanto a loro splendeva la spada parlante, Kring. il suo campo magico reso cento volte piu intenso dalla bufera.

— Reggetevi forte! — grido Scuotivento.

— Il vento! — grido di rimando Duefiori. — Da dove viene? E dove va? — Fissando il volto di Scuotivento, ridotto a una pura maschera di terrore, raddoppio la sua

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