d’insetti dorati. Sotto, non rivelavano altro che una tenue caligine. Sopra…
Gli anelli che servivano per spostarsi cominciavano cosi vicino alla testa di Liessa che lei, allungando una mano, poteva toccarne uno. Si stendevano a migliaia da una parte all’altra del tetto della caverna. Per fissare alle pareti le caviglie di supporto ci erano voluti una ventina di muratori che avevano lavorato per una ventina di anni, appesi alla loro opera via via che avanzavano. Eppure non erano nulla paragonati agli ottantotto grossi anelli raccolti intorno all’apice della cupola. Altri cinquanta erano andati persi nei vecchi tempi, mentre erano messi in opera da squadre di schiavi (e nei primi giorni del Potere, c’erano stati schiavi in quantita); i grandi anelli erano sprofondati, trascinando con loro gii sfortunati operai.
Ma ottantotto erano stati installati, maestosi come arcobaleni, rosseggiami come sangue. Da essi…
— Stanno guadagnando terreno! — grido Scuotivento. Si chino ancora di piu sul collo del suo cavallo e gemette. Duefiori si sforzava di tenere il passo e allo stesso tempo di allungare il collo per girarsi a guardare le bestie volanti.
— Voi non capite! — grido, al di sopra del rumore terribile delle ali.
— E tutta la vita che desidero vedere i draghi.
— Dall’interno? — grido a sua volta il mago. — Chiudi il becco e cavalca — ordino, passando al tu. Frusto il cavallo con le redini e fisso il bosco davanti, cercando di farlo avvicinare con la semplice forza di volonta. Sotto gli alberi sarebbero stati salvi. Sotto quegli alberi i draghi non potevano volare…
Udi il battito delle ali prima che la loro ombra lo avvolgesse. Istintivamente si appiatti sulla sella e senti una fitta rovente di dolore quando qualcosa di tagliente gli striscio tra le spalle.
Dietro a lui Hrun urlo, ma sembro piu un ululato di rabbia che un grido di dolore. Con un volteggio il barbaro era atterrato tra l’erica e aveva sfoderato la spada nera, Kring. La brandi e urlo: — Nessuna dannata lucertola puo farmi una cosa simile! — Intanto uno dei draghi si era girato per sferrare un altro attacco.
Scuotivento si sporse ad afferrare le redini di Duefiori. — Vieni via! — sibilo.
— Ma i draghi… — protesto Duefiori, incantato.
— Al diavolo i… — comincio il mago e s’interruppe di botto. Un altro drago, staccatosi dai piccoli punti volteggianti in alto, stava planando verso di loro. Scuotivento lascio andare il cavallo di Duefiori, impreco con violenza, e sprono la sua cavalcatura dirigendosi, solo, verso gli alberi. Non si guardo alle spalle all’udire un improvviso tumulto e quando un’ombra lo sorvolo, si limito a gemere piano, cercando di nascondersi nella criniera del cavallo.
Poi, invece del dolore lacerante che si era aspettato, ci fu una serie di colpi pungenti mentre l’animale terrorizzato passava sotto la volta del bosco. Il mago cerco di reggersi ma un ramo basso, piu robusto degli altri, lo sbalzo di sella. L’ultima cosa che udi prima di essere ingoiato dalle luci azzurre e perdere i sensi fu un acuto grido di frustrazione del rettile e lo sferzare dei suoi talloni sulle cime degli alberi.
Quando rinvenne, un drago lo stava fissando. O almeno guardava nella sua direzione. Con un gemito, Scuotivento cerco di infilarsi nel folto tappeto di muschio facendo forza sulle scapole, ma trattenne il respiro dal dolore acuto.
Giro la testa a guardare il drago, in mezzo alla nebbia provocata dal dolore e dalla paura.
La creatura penzolava da un ramo di una grossa quercia morta, diversi metri piu in la. Le sue ali di bronzo dorato gli aderivano strettamente al corpo, ma la lunga testa equina si voltava di qua e di la all’estremita di un collo straordinariamente prensile, per scrutare la foresta.
Era anche semitrasparente. Sebbene il sole brillasse sulle sue squame, Scuotivento scorgeva chiaramente la sagoma attraverso il contorno dei rami.
Su uno di essi sedeva un uomo, rimpicciolito dal confronto con il rettile. Era nudo a eccezione di un paio di alti stivali, un piccolo perizoma di pelle che gli copriva i genitali e un elmo dall’alto cimiero. Faceva dondolare oziosamente una corta spada e fissava in alto le cime degli alberi con l’aria di uno che assolve un incarico tedioso e senza gloria.
Un coleottero comincio ad arrampicarsi faticosamente sulla gamba di Scuotivento.
Il mago si chiese quanto potesse essere pericoloso un drago ridotto a meta della sua potenza. Lo avrebbe ammazzato soltanto a meta? Decise di non restare a scoprirlo.
Aiutandosi con i calcagni, le punte delle dita e i muscoli delle spalle, si contorse spostandosi di lato fino a che il fogliame maschero la quercia e i suoi occupanti. Quindi si rimise in piedi e se la dette a gambe tra gli alberi.
Non aveva in mente una meta, non disponeva di provviste ne di un cavallo. Ma finche aveva ancora le gambe poteva correre. Felci e rami lo sferzavano, ma lui non li sentiva.
Quando ebbe messo circa due chilometri tra lui e il drago, si fermo e si appoggio esausto a un albero, che gli rivolse la parola.
— Psst — lo chiamo.
Terrorizzato da cio che avrebbe potuto vedere, Scuotivento alzo lo sguardo. I suoi occhi cercarono di fissarsi sulle foglie e su innocui pezzetti di corteccia, ma la curiosita li costrinse a staccarsene. Finalmente si posarono su una nera spada infilzata proprio nel ramo sopra la sua testa.
— Non stare li impalato — disse la spada (con voce simile al suono di un dito passato sull’orlo di un largo bicchiere di vino vuoto). — Tirami fuori.
— Cosa? — chiese Scuotivento, ancora con il respiro affannoso.
— Tirami fuori — ripete Kring. — Oppure dovro trascorrere il prossimo milione di anni in uno strato di carbone. Ti ho mai raccontato di quella volta che mi buttarono in un lago lassu nel…
— Che e successo agli altri? — chiese Scuotivento, sempre aggrappato al tronco dell’albero.
— Oh, i draghi li hanno presi. E i cavalli. E quella buffa cassa. Anche me, solo che Hrun mi ha lasciato cadere. Che colpo di fortuna hai avuto.
— Be’… — comincio Scuotivento. ma Kring lo ignoro.
— Sono certo che avrai fretta di salvarli — aggiunse.
— Si, be’…
— Quindi, se mi tiri fuori, possiamo muoverci.
Scuotivento lancio un’occhiata in tralice alla spada. Se certe speculazioni avanzate sulla natura e la forma della molteplicita multidimensionaie dell’universo erano esatte, un tentativo di recupero, fino allora relegato in un angolo remoto della sua mente, era invece in cima ai suoi pensieri. E una spada magica era un ausilio prezioso…
E lungo sarebbe stato il cammino per tornare a casa, ovunque essa fosse…
Si arrampico sull’albero e comincio a strisciare lungo il ramo. Kring era saldamente piantata nel legno. Lui afferro il pomo e tiro fino a farsi venire dei lampi luminosi davanti agli occhi.
— Riprova — lo incoraggio la spada.
Scuotivento gemette e strinse i denti.
— Potrebbe essere peggio — disse Kring. — Sarebbe potuta essere un’incudine.
— Yaargh — sibilo il mago, che temeva il futuro del suo inguine.
— Io ho un’esistenza multidimensionale — affermo la spada.
— Ungh?
— Ho avuto molti nomi, sai.
— Incredibile — disse Scuotivento, che barcollo all’indietro mentre la lama scivolava fuori.
Di nuovo a terra, decise che era venuto il momento di dare la notizia. — In realta, non credo che andare a liberarli sia una buona idea. Penso che faremmo meglio a tornare in una citta. Sai, per organizzare una squadra di ricerca.
— I draghi erano diretti verso il centro — disse Kring. — Comunque, suggerisco di cominciare con quello lassu negli alberi.
— Spiacente, ma…
— Non puoi abbandonarli al loro fato!
— Non posso? — disse Scuotivento sorpreso.