La sommita piatta del Wyrmberg venne loro incontro, ondeggio in maniera allarmante, poi si tramuto in una macchia verde che scorreva via rapida su entrambi i lati. Boschi e campi minuscoli si confusero in una macchia multicolore. Un breve lampo argenteo nel paesaggio poteva essere il fiumicello che si precipitava giu dall’orlo dell’altopiano. Scuotivento cerco di scacciare il ricordo dalla sua mente, ma quello si divertiva, terrorizzando gli altri occupanti e prendendo a calci la mobilia.

— Non credo — disse Liessa.

Hrun prese la coppa di vino, lentamente, con una risatina sciocca.

I dragoni, intorno all’arena, si misero a latrare. I loro cavalieri alzarono gli occhi. Una sorta di macchia verde sfreccio attraverso l’arena, e Hrun non c’era piu.

La coppa di vino rimase per un attimo sospesa nell’aria e poi rotolo sui gradini. Soltanto allora se ne verso un’unica goccia. Questo perche, nell’istante in cui avviluppava delicatamente Hrun nei suoi artigli, Ninereeds il drago aveva per un momento sincronizzato il ritmo dei loro corpi. Dato che l’immaginazione ha una dimensione molto piu complessa di quelle del tempo e dello spazio, che sono invero dimensioni molto recenti, l’effetto fu quello di trasformare in un baleno un Hrun fermo e priapico in un Hrun che si spostava lateralmente a centoventi chilometri l’ora, senz’altro inconveniente se non quello di avere sprecato pochi sorsi di vino. Un altro effetto fu che Liessa grido dalla rabbia e fece venire il suo drago. La bestia dorata si materializzo davanti a lei. che gli si mise a cavalcioni, ancora nuda, e ghermi una balestra da una delle guardie. Quindi si sollevo in aria mentre gli altri cavalieri correvano verso le loro bestie.

In quel momento, dal pilastro dietro al quale si era prudentemente nascosto a osservare il parapiglia, il Custode della Tradizione colse per caso gli echi incrociati di una teoria che nello stesso istante si andava delineando nella mente di uno psichiatra mattiniero in un universo adiacente. Cio forse perche l’eco fluiva in entrambi i sensi; cosi per un attimo lo psichiatra vide la fanciulla sul drago. Il Custode sorrise.

— Ci vuoi scommettere che lei non lo prendera? — gli disse nell’orecchio la voce di Greicha, una voce di vermi e di sepolcri.

Il Custode chiuse gli occhi e degluti con forza. — Credevo che il mio Signore risiedesse ormai nella Terra Temuta — riusci a dire.

— Sono un mago — rispose Greicha. — La Morte in persona deve reclamare un mago. Ah! Ah! Non sembra che si trovi nelle vicinanze…

— Andiamo? — chiese la Morte.

Era in groppa a un bianco destriero, un animale in carne e ossa, ma con le pupille rosse e le nari di fuoco. Stese una mano ossuta, afferro l’anima di Greicha, la roteo fino a farla diventare un punto luminoso e l’ingoio.

Quindi sprono il cavallo, che balzo nell’aria, lanciando scintille corrusche dagli zoccoli.

— Greicha mio Signore! — bisbiglio il vecchio Custode della Tradizione, mentre il mondo gli ondeggiava intorno.

— E stato uno scherzo di cattivo gusto — pronuncio la voce del mago, un flebile suono dileguantesi nelle dimensioni nere e infinite.

— Mio Signore… com’e la Morte? — grido tremula la voce del vecchio.

— Te lo faro sapere quando l’avro esplorata a fondo — fu la risposta, appena un fremito della brezza.

— Si — mormoro il Custode. Fu colpito da un pensiero e aggiunse: — Durante il giorno, per piacere.

— Siete dei buffoni — grido Hrun, appollaiato sulle zampe anteriori di Ninereeds.

— Che ha detto? — domando Scuotivento, mentre il drago fendeva l’aria nella sua corsa verso l’alto.

— Non ho udito! — grido a sua volta Duefiori, ma la sua voce fu portata via dal vento impetuoso. Il drago fece una leggera virata e lui guardo giu alla cima del potente Wyrmberg, un mero giocattolo da quell’altezza, e vide lo stormo delle creature che si alzavano per inseguirli. Con un battito energico delle ali, Ninereeds spostava sprezzante l’aria. Aria piu fina. Per la terza volta Duefiori senti nell’orecchio uno schiocco.

Davanti allo stormo, noto, c’era un drago dorato. E qualcuno lo cavalcava.

— Ehi, stai bene? — domando ansioso Scuotivento, costretto a mandare giu diverse boccate di quell’aria stranamente distillata per potere tirare fuori le parole.

— Avrei potuto essere un sovrano e voi buffoni siete arrivati e… — Hrun resto senza fiato. Quella sottile aria asciutta portava via la vita persino al suo torace possente.

— Che succede all’aria? — farfuglio Scuotivento. Luci blu gli passavano davanti agli occhi.

— Unk — disse Duefiori e svenne. Il drago svani.

I tre uomini continuarono a salire per qualche secondo ancora. Duefiori e il mago, a cavalcioni l’uno di fronte all’altro di qualcosa che non c’era, presentavano uno spettacolo curioso. Poi, cio che sul Disco passava per la forza di gravita, si riebbe dalla sorpresa e li reclamo. In quel momento il drago di Liessa passo sfrecciando accanto e Hrun atterro pesantemente sul suo collo. Liessa si chino a baciarlo.

Il dettaglio sfuggi a Scuotivento che stava precipitando, con le braccia sempre strette intorno alla vita di Duefiori. Il Disco era una piccola lente appuntata sul cielo. Non sembrava si muovesse, ma Scuotivento lo sapeva. Il mondo gli stava venendo incontro come una gigantesca torta di crema.

— Svegliati! — urlo per vincere il frastuono del vento. — I draghi! Pensa ai draghi!

Ci fu un fruscio di ali quando piombarono in mezzo alla schiera delle creature incalzanti, che si divise. I draghi gridarono e si allontanarono.

Nessuna risposta da Duefiori. Spinta dal vento, la tunica di Scuotivento lo flagellava, ma lui non si sveglio.

Draghi, pensava Scuotivento preso dal panico. Cercava di concentrarsi, d’immaginarsi un drago veramente realistico. Se lui puo farlo, pensava, posso farlo anch’io. Ma non accadde nulla.

Il Disco adesso era piu grande, un cerchio solcato da nuvole che si levava sotto di loro.

Scuotivento provo di nuovo, occhi stretti e ogni nervo del corpo teso. Un drago. La sua immaginazione, organo logoro e superusato, si proietto alla ricerca di un drago… qualsiasi drago.

— Non funzionera — rise una voce simile al rintocco di una campana funebre. — Tu non ci credi.

Scuotivento guardo la terribile apparizione a cavallo, che lo fissava con un ghigno, e la sua mente vacillo dallo spavento.

Un lampo brillante.

L’oscurita totale.

Scuotivento senti sotto i piedi una morbida superficie, si vide circondato da una luce rosea e udi le grida improvvise di molte persone.

Si guardo intorno spaventato. Era in piedi in una sorta di tunnel, pieno di sedili ai quali erano state legate delle persone in costumi bizzarri. E tutte urlavano alla sua volta.

— Svegliati! — sibilo. — Aiutami!

Trascinando il turista sempre svenuto, rinculo lontano dalla folla finche con la mano libera non trovo una maniglia dalla forma strana. La giro, oltrepasso la soglia poi richiuse la porta con un tonfo.

Diede un’occhiata rapida alla stanza nella quale si trovava e incontro lo sguardo terrorizzato di una giovane donna che lascio cadere con un urlo il vassoio che reggeva in mano.

Era quel genere di urlo capace di richiamare un aiuto immediato. Scuotivento senti scorrere nelle vene una scarica di adrenalina distillata dalla paura; si giro e filo via. Anche qui c’erano dei sedili e la gente seduta sopra si chino timorosa mentre lui trascinava Duefiori lungo il passaggio centrale. Al di la dei sedili, c’erano delle finestrelle. Al di la delle finestre, contro uno schermo di nuvole vaganti, c’era l’ala di un drago. Era argentea.

'Sono stato mangiato da un drago' penso. 'E ridicolo' riflette. 'Non potrei vedere all’interno di un drago.' Poi urto con la spada la porta all’estremita del tunnel e si trovo in una stanza a forma di cono, ancora piu strana del tunnel stesso.

Era piena di minuscole luci brillanti. Tra queste, assisi in poltrone dallo schienale rotondo, quattro uomini lo guardavano a bocca aperta. Lui li fisso a sua volta e quelli distolsero gli occhi.

Scuotivento si volto lentamente. Accanto gli stava un quinto uomo, abbastanza giovane, barbuto, dalla carnagione scura come il popolo nomade del Grande Nef.

— Dove sono? — domando il mago. — Nel ventre di un drago? Il giovane si accovaccio e gli spinse sotto il naso una piccola scatola nera. Gli altri quattro si abbassarono.

— Che cos’e? — disse Scuotivento. — Una scatola a immagini? — Allungo una mano e la prese, con una mossa che sembro sorprendere l’altro il quale grido e cerco di strappargliela. Risuono un altro grido, questa volta da uno degli uomini seduti. Solo che ora non era seduto, ma in piedi e puntava contro il giovane un piccolo oggetto metallico.

L’effetto fu sorprendente. L’uomo arretro, con le mani alzate.

— Per piacere datemi la bomba, signore — disse l’uomo dall’oggetto metallico. — Con cautela, prego.

— Questo coso? Eccovelo! lo non lo voglio! — L’uomo lo prese con la massima precauzione e lo depose a terra. Gli altri tre si rilassarono e uno di loro comincio a parlare con il muro in toni concitati. Il mago, sbalordito, lo contemplava.

— Non muovetevi! — scatto l’uomo dall’ogget… Un amuleto, decise Scuotivento, doveva essere un amuleto. L’uomo dalla carnagione scura si sposto in un angolo.

— E stato molto coraggioso da parte vostra — disse a Scuotivento il Detentore dell’Amuleto. — Lo sapete?

— Cosa?

— Che cos’ha il vostro amico?

— Amico?

Duefiori stava ancora dormendo tranquillo. Questa non era una sorpresa. Cio che era realmente sorprendente era che indossava vestiti nuovi. Vestiti strani. Le brache gli arrivavano sopra le ginocchia e portava una specie di camiciola a righe vivaci; sulla testa un ridicolo cappeliuccio di paglia. Con una piuma.

Una strana sensazione a livello delle ginocchia fece abbassare gli occhi a Scuotivento. Anche i suoi vestiti erano cambiati. Invece della vecchia e comoda tunica, cosi meravigliosamente adatta all’azione veloce in ogni possibile circostanza, le sue gambe erano paludate in due tubi di stoffa. Indossava una giacchetta dello stesso tessuto grigio…

Fino a quel momento non aveva mai udito il linguaggio usato dall’uomo con l’amuleto. Era rozzo e ricordava vagamente quello della regione centrale, l’hublandico… quindi, come mai adesso ne capiva ogni parola?

Vediamo, erano improvvisamente apparsi in questo drago, si erano materializzati in questo dra… improvv… loro… loro… avevano intrecciato una

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