uno stupido, in quel particolarissimo modo in cui possono esserlo persone molto intelligenti. E forse aveva il tatto di una valanga ed era egocentrico come un tornado. Ma non gli sarebbe mai passato per la testa che i bambini fossero abbastanza importanti per comportarsi sgarbatamente con loro.

Dai lunghi capelli bianchi alla punta rivolta all’insu degli stivali, Treatle era l’immagine stessa di un mago. Ne aveva, come d’uso, le sopracciglia cespugliose, la tunica scintillante e la barba patriarcale, appena rovinata dalle macchie gialle della nicotina (i maghi, sebbene celibatari, godono a fumarsi un buon sigaro).

— Ti sara tutto chiaro quando sarai cresciuta — le rispose. — Certo, l’idea e divertente, un bel giochino di parole. Un mago femmina! Tanto varrebbe inventarti una strega maschio!

— Stregoni — disse Esk.

— Prego?

— La mia nonnina afferma che gli uomini non possono essere streghe. Dice che se gli uomini tentassero di essere delle streghe sarebbero dei maghi.

— Mi sembra una donna molto saggia — osservo Treatle.

— Lei dice che le donne dovrebbero attenersi a cio che sanno fare bene — continuo la bambina.

— Molto ragionevole da parte sua.

— Dice che se le donne fossero brave come gli uomini, sarebbero assai meglio.

Treatle rise.

— Lei e una strega — dichiaro Esk e in mente sua aggiunse: 'Prendi questa, che ne pensi, signor cosiddetto grandemago'.

— Mia cara signorina, dovrei esserne scioccato? Provo un grande rispetto per le streghe.

Esk si acciglio. Non era quello che si aspettava di sentire da lui.

— Davvero?

— Si, certo. A mio parere, le arti di una strega sono una bella carriera per una donna. Una vocazione nobilissima.

— Davvero? Cioe, e cosi?

— Oh, si. Molto utile nelle zone rurali per… per le persone che… fanno figli e cosi via. Comunque, le streghe non sono maghi. La loro arte e il modo di cui si serve la Natura per permettere alle donne l’accesso ai flussi magici. Ma devi ricordare che non e la grande magia.

— Capisco. Non e grande magia — ripete la bambina in tono tutt’altro che soddisfatto.

— Oh, no. Naturalmente, e un’arte assai valida per aiutare la gente nel cammino della vita, ma…

— Suppongo che le donne non siano abbastanza razionali per essere dei maghi — aggiunse Esk. — Suppongo che sia questo.

— Non ho che il massimo rispetto per le donne — affermo il mago, che non aveva notato il nuovo tono che vibrava nella voce della piccola. — Sono impareggiabili quando, quando…

— Si tratta di avere dei figli, eccetera?

— Si, infatti — concesse generosamente il mago. — Ma a volte possono creare un certo disturbo. Un po’ troppo eccitabili. La grande magia richiede una grande lucidita di spirito, capisci, e i talenti femminili non si esercitano in quella direzione. Il loro cervello tende a surriscaldarsi. Mi rincresce dire che c’e una sola porta per accedere all’arte di un mago. Ed e la porta principale dell’Universita Invisibile: nessuna donna l’ha mai passata.

— Spiegami esattamente a che cosa serve la grande magia.

Treatle le sorrise.

— Bambina mia, essa puo darci tutto cio che vogliamo.

— Oh!

— Quindi scaccia dalla tua mente tutta questa sciocchezza di un mago femmina, va bene? — Treatle le sorrise benevolo. — Come ti chiami, piccola?

— Eskarina.

— E perche vai ad Ankh, mia cara?

— Pensavo che avrei potuto cercare fortuna — borbotto lei. — Ma credo che forse per le fanciulle non ci sia una fortuna da cercare. Sei sicuro che i maghi danno alla gente cio che vuole?

— Naturale. La grande magia e fatta per questo.

— Capisco.

La grande carovana avanzava poco piu che a passo d’uomo. Esk salto giu. tiro fuori la verga dal suo nascondiglio tra le bisacce e i secchi appesi sul fianco del vagone, e parti di corsa fino a trovarsi in coda alla fila di carri e di animali. Scorse attraverso le lacrime Simon che si sporgeva a guardarla dal vagone, un libro aperto in mano. Il ragazzo le rivolse un sorriso perplesso e fece per dirle qualcosa, ma lei continuo a correre e cambio direzione lasciando la pista.

Si arrampico su una scarpata di argilla, con le gambe graffiate dai cespugli spinosi delia ginestra, e poi si ritrovo a correre libera su un nudo altopiano racchiuso tra dirupi giallastri. Non si fermo finche non le manco il fiato, ma si sentiva ancora ardere dalla collera. Altre volte era stata arrabbiata, ma mai in quel modo. Di solito la collera era simile alla fiamma delia fucina appena accesa, splendente e sprizzante faville. Ma quella che provava in quel momento era diversa. Come attizzata dal mantice, si era ridotta alla fiammella di un azzurro cosi intenso da scolorare nel bianco, capace di tagliare il ferro.

Le faceva formicolare tutto il corpo. Doveva fare qualcosa o scoppiare.

Come mai, quando ascoltava la Nonnina dilungarsi sull’arte delle streghe, lei non desiderava altro che quella piu possente dei maghi; ma, ogni volta che sentiva parlare Treatle con la sua voce acuta, avrebbe difeso la prima con tutte le sue forze? Lei avrebbe avuto entrambe o nessuna. E piu gli altri volevano fermarla, piu lei era decisa.

Sarebbe stata una strega e anche un mago. Gliela avrebbe fatta vedere a tutti.

Si sedette sotto un folto cespuglio di ginepro ai piedi di un ripido pendio, la mente ribollente di collera e di piani. Sentiva porte che si richiudevano ancor prima che lei provasse ad aprirle. Treatle aveva ragione: non l’avrebbero lasciata entrare nell’Universita. Possedere una verga non bastava per diventare un mago, occorreva anche ricevere una formazione e a lei nessuno l’avrebbe data.

Il sole di mezzogiorno picchiava e intorno a Esk l’aria comincio a sapere di ginepro e di api. Lei si sdraio, fissando la volta rossastra del cielo tra le foglie, e alla fine scivolo nel sonno.

Un effetto collaterale di chi pratica la magia e che si tendono a fare sogni realistici inquietanti. Una ragione c’e, ma il solo pensarci e sufficiente per far venire gli incubi a un mago.

Il fatto e che la mente dei maghi e in grado di dare forma ai pensieri. Le streghe lavorano con cio che esiste realmente nel mondo ma, se e bravo, un mago puo dare corpo alla propria immaginazione. La cosa in se non sarebbe grave se non fosse per il fatto che il piccolo cerchio di luce di candela, impropriamente chiamato 'l’universo del tempo e dello spazio', scivola in cose molto piu spiacevoli e imprevedibili. Strani Esseri si aggirano e grugniscono fuori delle fragili barriere della normalita. Dai profondi crepacci al confine del Tempo si levano sibili e ululi misteriosi. Ci sono esseri cosi orribili che perfino l’oscurita ne ha paura.

La maggior parte di noi non lo sa e cio e un bene, perche il mondo non potrebbe funzionare come si deve se ognuno se ne stesse a letto con le lenzuola tirate sopra la testa. Ed e quello che accadrebbe se sapessimo quali orrori sono in agguato.

Il problema e che coloro che s’interessano di magia e di misticismo trascorrono, per cosi dire, molto tempo proprio al limite della luce. Il che fa si che vengano notati dalle creature delle Dimensioni Sotterranee, le quali allora cercano di servirsene nei loro incessanti sforzi di penetrare in questa particolare Realta.

La maggior parte di noi e capace di opporre resistenza, ma i continui tentativi di quegli Esseri si fanno piu forti quando il soggetto e addormentato.

Bel-Shamharoth, Chulagen, Colui che e addentro… gli orridi e bui dei del Necrotelicomnicon (il libro conosciuto da certi folli adepti con il suo vero nome di Liber Paginarum Fulvarum) sono sempre pronti a introdursi in una mente addormentata. Gli incubi sono spesso vividi e sempre sgradevoli.

Esk ci aveva fatto l’abitudine fin da quel primo sogno dopo il suo primo Prestito e la familiarita era quasi subentrata al terrore. Quando si ritrovava seduta nel mezzo di una pianura di polvere scintillante sotto stelle ignote, sapeva che era arrivato il momento di un altro incubo.

— Al diavolo — esclamo. — Va bene, vieni avanti. Forza con i mostri. Spero soltanto che non sia quello con la chiocciola di mare sul viso.

Questa volta, pero, l’incubo era diverso. Esk si guardo intorno e vide, erto dietro di lei, un alto castello nero. Le sue torri scomparivano tra le stelle. Dai merli venivano giu luci e fuochi d’artificio e una musica strana. La grande porta a doppio battente era spalancata con aria invitante. Sembrava che all’interno si svolgesse una festa molto animata.

Lei si alzo, si spazzolo via dall’abito la polvere argentea e si diresse alla porta.

L’aveva quasi raggiunta quando i battenti si richiusero. Ma senza muoversi. Semplicemente, un attimo prima erano spalancati e subito dopo erano serrati con un clangore che scosse gli orizzonti.

Esk tese la mano per toccarli. Erano neri e cosi freddi che sopra cominciava a formarsi il ghiaccio.

Qualcosa si mosse alle sue spalle. Si volto e vide la verga, non piu camuffata da scopa, piantata ritta nella sabbia. Sul legno polito guizzavano delle scintille come pure intorno alle incisioni che a nessuno era mai riuscito di decifrare.

Esk la prese e la batte con violenza contro la porta. L’urto produsse una pioggia di scintille di ottarino ma non intacco minimamente il nero metallo.

La bambina socchiuse gli occhi. Tenendo la verga a braccio teso, si concentro finche una piccola lingua di fuoco sprizzo dal legno ed esplose sul battente. Il ghiaccio si tramuto in vapore ma la tenebra (adesso lei era sicura che non si trattava di metallo) assorbi il potere senza rivelare nemmeno il piu piccolo bagliore. Esk allora raddoppio l’energia, cosi che tutta la magia racchiusa nella verga si riverso in un raggio talmente brillante da obbligarla a chiudere gli occhi (pur continuando a vederlo nella sua mente).

Poi si spense.

Lei lascio passare qualche secondo, poi si avvicino di piu e tocco con cautela la porta. Il gelo quasi le fece cadere le dita.

Dall’alto dei merli senti il suono di risa beffarde. Quel suono era peggio di una risata, specie una riecheggiante risata demoniaca. Invece era soltanto… una sghignazzata.

Che ando avanti a lungo. Uno dei suoni piu sgradevoli che Esk avesse mai udito.

Si sveglio con un brivido. Mezzanotte era passata da un pezzo e le stelle spandevano una luce umida e fredda. L’aria era piena del silenzio notturno, un silenzio attivo, creato da centinaia di piccoli esseri pelosi che si spostano con grande cautela nella speranza di trovarsi una cena ed evitare al tempo stesso di fornire la portata principale.

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