il trasgredira!»
Lo schermo si oscuro. Trehearne guardo gli altri. «Che tipo di posto e questo?»
«Hai udito il Vecchio. E un luogo in cui i Vardda devono chieder scusa di esistere.»
«Chi sono gli Hedarin?»
«I legislatori, i saggi. Quelli che dicono l’ultima parola.»
Il giovane Perri alzo le spalle in modo espressivo. «Miserabili accattoni» disse. «Sono dei medium.»
12
Il centro di raccolta era vasto e quasi completamente vuoto eccetto che per un edificio aperto da tutti i lati come un padiglione da fiera, che sorgeva a un’estremita. Non vi erano fabbricati, solo il centro adiacente a un campo d’atterraggio fuori della citta. Una gran folla era raccolta al di la delle basse mura, assai simile a qualsiasi folla della Terra, con gente che rideva, si spingeva, indicava l’astronave, in un incessante vocio. Ma dentro il centro non vi erano che poche dozzine di uomini. Se ne stavano all’interno del padiglione, in attesa, e Trehearne assistette incuriosito all’insolito spettacolo dato dal capitano vardda e dai suoi ufficiali che avanzavano umilmente a chiedere il permesso di commerciare.
«Avvicinati un poco di piu» gli bisbiglio Yann. «Vedi quei due uomini alti in abiti scuri, seduti la in fondo? Sono Hedarin. Guarda.»
Gli ufficiali vardda si rivolsero ai due uomini e ne ebbero una secca risposta.
«Ci concedono due giorni» disse Rohan. «Generoso da parte loro.» Trehearne spinse con curiosita lo sguardo al di sopra delle mura. Vi erano macchie d’alberi la fuori, e doveva essere l’inizio dell’autunno perche le foglie cadevano gia. Il cielo era di un azzurro intenso con una lieve foschia bassa sull’orizzonte, e l’aria era fresca. Se non si guardavano troppo i particolari, pareva di essere nell’Ohio in ottobre, ed egli avrebbe voluto andare da qualche parte a passeggiare solo, ricordando. Non sapeva perche. La Terra era dietro di lui e non la rimpiangeva. Ma avrebbe voluto andare a passeggiare tra gli alberi.
Invece tiro fuori i listini dei prezzi e le bollette doganali e se ne rimase al suo posto, mentre si iniziavano le contrattazioni. Merci e campioni di merci, da gioielli a medicinali e macchinari leggeri, venivano scaricati dall’astronave e il trasporto era effettuato dai Vardda stessi. Trehearne aiutava, e tutto il bestemmiare che si faceva lo si faceva sottovoce. «Troppo maledettamente orgogliosi per fare i facchini» disse qualcuno. «Alla gente in genere non importerebbe, ma gli Hedarin pensano che sia degradante. Non la fatica fisica, capite?, ma perfino il fatto di farsi vedere lavorare per noi. Io li manderei all’inferno piuttosto che commerciare con loro.»
«Il Vecchio non la pensa a questo modo, falla finita, vuoi? Questa cassa e pesante.»
Nel padiglione fervevano le contrattazioni. Solo gli Hedarin, seduti in disparte, avevano un’aria ostile. I loro visi davano a Trehearne un sentimento particolare. Piuttosto minuti per le loro teste massicce, benche non tanto da essere deformi, i loro lineamenti avevano una specie di terrea forza che era quasi agghiacciante come se il loro spirito avesse dominato tutte le debolezze della carne. I loro occhi, profondamente infossati e di colore chiaro, parevano chiusi al mondo; non nel solito atteggiamento di ottusa contemplazione di gente che rifletta sui propri pensieri, ma come fossero rivolti a una visione chiara e luminosa, dove nulla fosse oscuro e incerto, dove non potessero esistere trivialita, turbamenti emotivi, impulsi capricciosi. Erano uomini splendidi a vedersi. Si sentiva costretto ad ammirarli. Ma quanto a piacergli neppure da pensarci. Osservavano il traffico e Trehearne noto che ogni articolo veniva sottoposto alla loro approvazione prima che l’affare fosse concluso. Il piu delle volte veniva accettato, ma di tanto in tanto uno di loro scuoteva il capo e l’articolo veniva respinto. I mercanti si rammaricavano, ma non protestavano.
«Si danno una terribile aria di importanza» disse Trehearne sottovoce a Yann.
Il primo ufficiale, un uomo appena brizzolato che conosceva la costellazione come il proprio giardino, era li accanto e lo udi. «Sareste cosi anche voi» disse «se poteste scrutare entro la mente di un uomo fino a vederne i pensieri, e dentro il suo corpo fino a seguire il groviglio delle sue viscere, semplicemente servendovi del potere della vostra mente.»
«Gente temibile, come governanti.»
«Non governano, in senso vero e proprio. Essi sono i medici, i giudici, gli scienziati: gli intellettuali puri, una casta separata. Non si abbasserebbero a qualcosa di fisico come il governare. Vivono interamente dentro e per lo spirito. Negli affari temporali non fanno che dare il loro consiglio.»
Ricordando un certo dottor Rhine, Trehearne chiese: «Possono fare qualunque cosa, intendo levitazione, telecinesi, telepatia, tutti questi giochetti?»
«Non ne hanno mai parlato con me, ma penso siano in grado di fare tutto questo e anche piu…»
«Bastardi insolenti» brontolo il giovane Perri accigliato. Il suo orgoglio di Vardda era ferito. Rohan gli sferro un calcio. «Tienlo per te. E cerca di non pensarci neppure.» Trehearne si agitava irrequieto. Per il momento non vi era nulla da fare, ed egli se ne stava con gli altri, sei o sette, in attesa Infine bisbiglio: «Che cosa acquistiamo qui che valga la pena di venirci?»
«Pietre preziose» rispose Yann. «Favolose. E i gioiellieri sono tra i migliori della Galassia.» Accosto il capo a quello di Trehearne e sussurro: «Malgrado cio, sono d’accordo con Perri. Guarda questi mercanti. Mi farei dannare piuttosto che lasciarmi dire da qualcuno che cosa comperare e che cosa no.»
Dal loro posto gli Hedarin non erano in grado di udirli e neppure un sussurro avrebbe potuto raggiungerli al di sopra del brusio e del vociare delle contrattazioni che si svolgevano davanti a loro. Pure, all’improvviso volsero il capo e Trehearne si trovo a guardar dritto nella luce di quei limpidi occhi chiari. Senti che Yann trasaliva suo malgrado e poi qualcosa come un vento freddo gli attraverso la mente, invadendone ogni angolo piu remoto con una strana facilita che lo terrorizzo, e abbandonandolo immediatamente dopo, con un inconfondibile disprezzo che lo irrito profondamente. Scosse il capo in un inutile tentativo di liberarlo da quell’invadente presenza e avanzo in una furia cieca, dimenticando completamente gli ordini. Il primo ufficiale lo afferro bisbigliandogli seccamente: «Zitto!» benche non avesse detto ancora una parola. Quel freddo qualcosa svani dalla sua mente come una luce che si spenga. Con la coda dell’occhio scorse i visi turbati e stupiti dei suoi compagni e comprese che anche a loro era accaduta la stessa cosa. E poi gli Hedarin si scambiarono d’improvviso uno sguardo, si alzarono, uno levo un braccio e annuncio: «Le contrattazioni sono finite.»
Ogni suono cesso d’improvviso. I mercanti rimasero al loro posto, seccati e sorpresi, lo sguardo rivolto agli Hedarin e poi nel penoso silenzio si udi la voce del capitano vardda, visibilmente controllata. «Ma ci avete dato due giorni!»
«E finito. Prendete quanto e vostro e andate.»
La voce del capitano ora non era piu cosi educata. «Desidero sapere perche. Abbiamo rispettato tutte le convenzioni…»
«Avevamo dato il permesso. Ora lo revochiamo.»
Fecero un cenno ai mercanti, uomini di mezza eta, dall’aria preoccupata, simili a tutti gli uomini d’affari che Trehearne aveva conosciuto. Riluttanti ma docili, si volsero e cominciarono a uscire dal padiglione. Qualcuno, che parve essere il capitano, disse: «Di tutti i dannati prepotenti…» E poi la voce di qualche altro Vardda urlo all’indirizzo dei mercanti: «Ma che cosa siete, un branco di ragazzini, che vi si caccia qua e la? Perche non continuate le contrattazioni, se lo volete?»
Uno dei mercanti rispose: «Gli Hedarin sono saggi.»
«Puo darsi» disse Trehearne rabbiosamente. «O forse vogliono solo darsi delle arie.» Domando agli uomini vestiti di scuro: «Che cosa avete contro di noi?»
Non risposero e Rohan disse, ridendo: «Gli stessi sentimenti che tutti i non-Vardda nutrono contro di noi. Inoltre noi siamo volgari e rozzi commercianti. Noi non pensiamo.»
«Pensate» disse un Hedarin pianamente. «E noi non vogliamo i vostri pensieri. Tra di voi vi e piu che bassezza. Vi e il delitto.»
Di nuovo ci fu un silenzio e questa volta aveva un sapore di scandalizzato stupore. I Vardda si guardarono l’un l’altro e improvvisamente Trehearne senti un brivido nella schiena. Ombre sotto un astro morente, una orribile foresta stretta attorno a lui come una livida muraglia, uno strappo, uno scatto, e la morte invisibile e inspiegabile, ma inesorabile che si chiudeva su lui come un grande pugno nero.
Delitto.
Voci, voci di Vardda si levarono indignate, a sfida. I mercanti se ne andavano e gli Hedarin si erano alzati. I Vardda chiedevano le prove. Non poteva essere. Nessuno a bordo della
«Chi e?» tuono il capitano. «Non potete lanciare un’accusa come questa e poi andarvene…»
«Noi non ci interessiamo dei fatti vostri. Avete chiesto i motivi e ve li abbiamo detti. Questo e tutto.» Delitto. Era un’orribile parola. Trehearne avrebbe voluto che non l’avessero mai pronunciata. Avrebbe voluto che l’episodio del respiratore non si fosse mai verificato. Faceva nascere tante riflessioni. Gli faceva attribuire a se stesso l’implicita minaccia, anche se ogni membro dell’equipaggio poteva avere almeno un nemico che non avrebbe esitato a ucciderlo. Tutti ci pensavano una volta o l’altra. Egli stesso aveva pensato di uccidere Kerrel, ma una cosa era pensare e un’altra fare.
Kerrel. Poteva avere assoldato qualcuno per fare in modo che un certo Terrestre non ritornasse dalla costellazione di Ercole?
Supponiamo che l’avesse fatto. E chi. Rohan? Perri? Yann? No, Yann gli aveva salvato la vita e non poteva immaginare nessun altro dei ragazzi nella parte dell’assassino. Qualcun altro, allora. Volse lo sguardo intorno ai visi familiari, irritati ora, risentiti. Chi? Non avrebbe saputo indicarne uno. Li conosceva uno per uno. Erano i suoi camerati. Potevano fare di tutto, ma… uccidere?
Il primo ufficiale disse una parolaccia. «Si puo penetrare il subcosciente di un uomo e trovarvi un impulso a uccidere. Non ci vuole un medium per saperlo. Cercavano un pretesto.»
«Gia» concordo Yann. «Vadano al diavolo. Bene, prendiamo la nostra roba e andiamocene.»
Trehearne penso che il primo ufficiale aveva ragione. Era la spiegazione piu confortante. Vi si attaccava. Con ogni probabilita, se qualcuno aveva avuto realmente intenzione di uccidere e aveva tentato una volta, avrebbe ritentato. Aveva visitato tanti pianeti e fatto tante cose.
Le occasioni non erano mancate.
O lo erano? Chi sapeva quale occasione poteva sembrare adatta a un assassino? E poi questi non poteva semplicemente uccidere. Doveva simulare un incidente. Non era poi cosi facile.
Oh, al diavolo, dimentichiamo. Era stato un incidente.
Lo dimentico, deliberatamente, per quanto pote. Ma in lui rimase un certo disagio. E piu spesso si sognava della foresta di funghi e della spaventosa sensazione di respirare senza aria. Comincio a desiderare un cambiamento. Non ci avrebbe creduto pochi mesi prima, ma s’accorgeva di essere sempre piu stufo della nave, dell’isolamento, delle anguste cabine, dell’aria condizionata e del cibo gradevole, ma sintetico. Non era il solo. I piu induriti veterani di bordo soffrivano per la noia del lungo viaggio. Attendevano con ansia sempre maggiore di far scalo anche su pianeti poco accoglienti, e si lagnavano della brevita delle soste. Quando la
Yann era tutto eccitato: «Questo e il sistema di cui ti ho parlato, Trehearne, quello su cui sono stato agente per tanto tempo. Conoscevo gli abitanti come fratelli.» Rise e diede una pacca sulle spalle di Trehearne. «Ci fermiamo qui un bel po’, e quando avremo sbrigato le nostre faccende ti mostrero qualcosa!»
La
«Vieni con me ora» disse Yann facendo schioccare la lingua. «Vino, tenuto in fresco in pozzi profondi. Fara di te un uomo nuovo.»