«Di lui.» Accenno alla nera figura che scomparve tra gli alberi.

«Non potra mai farti del male.»

«Non direttamente. E a te che sto pensando. Non te la perdonera. Mi ha dato l’avvertimento. Non puo perdonartela, e non solo a causa di me o del suo orgoglio. L’ho lasciato altre volte, ma ora e diverso. Tu sei diverso. Sa che abbiamo mentito al Consiglio.»

«Che cosa puo fare?»

«L’hai visto con Edri. Non so, Michael, ma sta’ attento. Non dargli l’appiglio di un’opportunita contro di te. Ho cambiato idea. Sono contenta che tu debba partire. E, nel frattempo, e meglio che tu non veda molto spesso Edri.»

«Mi ami, Shairn?»

«Mi sembra di aver fatto abbastanza per provartelo!»

«Non prendertela. Me lo chiedevo soltanto. Davvero saresti passata agli Orthisti per aiutarmi?»

Ella rise. «Era una minaccia sicura. Sapevo che Joris non l’avrebbe mai raccolta.»

Come se il suono del suo nome l’avesse deciso, Joris si affloscio tranquillamente su un fianco e incomincio a russare. Trehearne si curvo su di lui e gli parve di vedere, al chiarore delle lune, qualcosa di molto strano. Gli parve di vedere lacrime sulle guance del vecchio. Penso di essere completamente ubriaco. Shairn gli tocco lievemente il braccio. «Andiamo, Michael.»

«Dove?»

«Alla casa dei miei avi, la Torre d’argento. Vi e cosi poco tempo per essere felici prima che tu parta.»

Due settimane piu tardi, vestito dell’abito nero e scarlatto dei trasvolatori dello spazio, Trehearne lascio Llirdis a bordo dell’astronave Saarga diretta a Ercole.

10

La Saarga non assomigliava all’astronave a bordo della quale Trehearne era giunto dalla Terra. Era piu goffa e male in arnese, una vecchia carcassa di nave con una enorme capacita di carico e niente spazio per i passeggeri. Gli ufficiali e l’equipaggio erano ammassati in locali funzionalmente ridotti al minimo indispensabile, e non vi erano lussi come saloni e osservatori a cupola. Ma per Trehearne essa era qualcosa di bello, di miracoloso, di meraviglioso. Ogni traccia, ogni segno sulle sue vecchie pareti, ricordava un viaggio a un astro senza nome. Le stipate e odorose volte della stiva erano magazzini di esotiche ricchezze. La Saarga era diretta a Ercole ed egli ne faceva parte. Non era piu semplicemente un avido spettatore. Le apparteneva. La venerava.

La vide dapprima ormeggiata in tutta la sua massa nel dock, la lamiera dello scafo corrosa e bucherellata rifletteva l’opaco splendore del sole. Alzo lo sguardo su di essa e poi lo volse intorno all’assordante fragore del porto, infine scese a grandi passi lungo il passaggio, orgoglioso e felice come un ragazzo a carnevale. Si presento a bordo, fu notificato secondo le regole e gli venne assegnata una cabina piccolissima con quattro anguste cuccette, dove egli di buon grado si lascio relegare nella cuccetta superiore, la meno desiderabile. I suoi compagni di cabina erano tutti piu giovani di lui, ma veterani ed egli fu costretto ad ammettere che quello era il suo primo viaggio professionale.

«Trehearne» disse il giovanotto dai capelli neri della cuccetta inferiore numero due, storpiando il nome nella sua lingua e aggrottando la fronte «Che nome comico, l’ho sentito da qualche parte.»

Il giovanotto dai capelli color rame — il piu giovane — nella cuccetta superiore numero uno, disse: «Lo so io. Mio zio parlava di lui. E quello che hanno trovato sulla Terra. Non e vero, Trehearne?»

Il giovanotto dai capelli neri emise un fischio. «Hai avuto una bella fortuna! C’era un milione di probabilita su una che incontrassi un Vardda. Com’e sulla Terra? Non ci sono mai stato?»

«Meraviglioso» rispose Trehearne «per i Terrestri.»

Risuono il primo dei segnali di partenza. Si sistemarono nelle cuccette imbottite e il lungo ragazzo smilzo dall’aspetto allegro della cuccetta inferiore numero uno, la cui giovinezza era gia stata provata da molte esperienze, getto un’occhiata a Trehearne e osservo: «Non ci sei abituato, vero?»

«No.» Lo stomaco di Trehearne si era improvvisamente contratto in un duro nodo e la pelle era fredda di sudore rappreso. L’angoscia del suo primo volo lo riassali con violenza. Sapeva che questa volta non sarebbe stato cosi terribile. Una volta che ci si abituava, tutto andava bene. Tutti lo dicevano. Ma non cambiava niente. Aveva paura.

Il giovane della cuccetta inferiore numero uno disse tranquillamente: «Non prendertela. A proposito, il mio nome e Yann. Personale addetto al radar.»

«Piacere.»

Suono il secondo segnale. I denti di Trehearne si serrarono di scatto e i muscoli delle mascelle si tesero.

Testa-rossa della cuccetta superiore numero uno disse: «Sono Perri. Personale ausiliario nella camera generatori.»

La voce dell’uomo della cuccetta inferiore numero due proprio di sotto a lui, disse: «Se cadi giu, ti prendo. Sono il tecnico calcolatore dell’astronavigazione, di seconda classe. Un nome grosso che riempie la bocca, pero tutto quello che faccio e premere bottoni. Il mio nome e Rohan.»

Trehearne disse penosamente: «Sulla Terra vi era un cardinale…»

Terzo segnale. Silenzio. Uno strappo, un sussulto, un balzo…

«Trehearne, Trehearne, sei ancora li?»

«Si…» 'Schiacciato, oppresso, sbalordito, ma non e cosi terribile, nient’affatto cosi terribile, non molto peggio che riemergere dopo un tuffo. E l’astronave si alza, oh Dio, si alza!'

Le vibrazioni dell’aria cessarono. Il silenzio dello spazio avvolse lo scafo e all’interno il tranquillo e possente pulsare, che Trehearne ricordava, si faceva piu rapido, piu alto. Gli sfuggi un sospiro e il suo corpo si rilasso. Sorrise. Era dove desiderava essere.

Il lungo viaggio verso Ercole fu privo di avvenimenti e gli altri lo trovarono monotono. Ma per Trehearne ogni minuto era pieno di magia. Fu chiamato alla presenza del capitano che lo fisso duramente e disse: «Joris mi raccomando di badare che lavorassi e sara necessario che tu faccia degli esami per fare carriera presto o tardi. Ecco, studia questi. E se hai tempo libero, impara tutto quello che puoi sull’astronave.»

Cosi dicendo gli consegno testi sulle leggi che regolavano il commercio dei Vardda, dell’espansione transgalattica della razza vardda durante i mille anni della sua esistenza. Sapeva che Joris doveva aver fornito i libri ed era contento di averli. I codici commerciali, come le leggi di qualunque paese, erano piuttosto noiosi e interessavano solo per il campo fantasticamente vasto che includevano.

I manuali erano un po’ meglio perche ricchi di riferimenti a razze diverse e spesso non umane, con affascinanti descrizioni dei piu strani costumi e psicologie di cui mai Trehearne avesse udito. Ma la storia lo incantava. Iniziava con una prefazione su cio che i Vardda erano stati nei millenni precedenti la comparsa di Orthis, quando erano semplicemente gli abitanti di Llirdis. Sembrava a Trehearne che essi non fossero molto diversi dai Popoli della Terra. Avevano avuto le loro epoche barbariche e mutamenti ed espansioni, la loro omogeneita non era stata raggiunta senza fatica. Comunque l’avevano raggiunta e in un periodo piu antico rispetto allo svolgimento della loro cultura di quello in cui si trovava ora il suo pianeta d’origine. Pensava che forse il compito era stato piu facile per i Llirdiani, vi erano state meno barriere geografiche al libero mescolarsi delle genti nella loro fase nomade. Gli oceani erano chiusi tra le terre e le catene montuose interrotte da passi transitabili. Nessuna tribu primitiva si era trasformata in uno stato isolato se pure parzialmente, e le conenti culturali erano fluite impetuose in tutte le direzioni perdendo d’intensita ma espandendosi oltre i loro ristretti limiti in quello che infine divenne un patrimonio universale. Tale unita culturale creo forse una certa monotonia nel quadro del pianeta a causa dell’uniformita degli abiti, della lingua e dei costumi, ma aveva una sua forza e porto alla concezione dell’individuo come cittadino del mondo invece che di una nazione, fatto che conduce usualmente alla guerra. Il progresso scientifico aveva avuto solo qualche naturale interruzione, senza eta oscure che determinassero regressi, e in un’epoca in cui i popoli della Terra erano immersi nel piu nero pozzo dell’ignoranza, cioe dall’eta della pietra, Llirdis possedeva l’energia atomica, un traffico organizzato con i pianeti vicini e stava costruendo e varando la prima astronave, e qui si arrivava al capitolo iniziale della storia e a Orthis: 'E difficile immaginare che cosa sia stato il primo epico volo dell’uomo tra gli astri…

'Non come ora rapido e agevole, di molto superiore alla velocita della luce. La scienza aveva a disposizione anche allora i mezzi tecnici per costruire e azionare veloci astronavi, ma esse erano inutili. L’uomo non poteva sopravvivere alle ultravelocita. Dovevano accontentarsi di andare da un pianeta all’altro lentamente. Quattro generazioni vissero e morirono dentro gli angusti confini di quel primo fragile precursore delle flotte dei Vardda; uomini e donne dedicarono se stessi e i loro figli alla conquista della piu ardua barriera che l’umanita abbia mai superato. E la superarono. Lentamente, a fatica, esposti a tutti i pericoli di radiazioni sconosciute, di luoghi selvaggi nel vero senso della parola, mai esplorati, non segnati su alcuna carta, nella piu terribile solitudine e isolamento che mai esseri viventi abbiano affrontato, essi proseguirono faticosamente il loro viaggio finche sbarcarono sul pianeta di un altro sole e poi — e questa, a Trehearne sembrava la piu incredibile audacia — di nuovo salparono per Llirdis che per questa generazione intermedia rappresentava solo un nome, una tradizione; e qualcosa che, lo sapevano bene, non avrebbero mai visto. Orthis nacque durante questo viaggio di ritorno, a ventidue anni di distanza dal pianeta che gli avevano insegnato a considerare come sua patria, sebbene non sapesse nulla di pianeti ne di alcun’altra forma di vita oltre quella dell’astronave che si muoveva come per l’eternita. Il suo udito doveva essere accordato solo a quel vasto silenzio, la sua vista all’oscurita e alle stelle lontane. Al vento, alla pioggia, alla luce del sole, all’erba calda, agli animali, ai visi delle folle egli era straniero.

'E straniero rimase. Non poteva sopportare di essere legato ai pianeti, dopo aver vissuto tutta la sua vita nello spazio. Costrui la sua astronave-laboratorio e lavoro in essa, navigando dove voleva, quasi solo, per altri quindici anni. Poi all’eta di trentasette anni, annuncio la sua scoperta: la nascita dell’uomo galattico, il principio della razza vardda.

'Orthis rifiuto di rivelare il segreto del suo processo di mutazione, convinto che fosse troppo pericoloso affidarlo a mani inesperte. Egli stesso costrui gli strumenti necessari di cui si servi per seminare con le sue stesse mani il seme della razza vardda che sarebbe germogliato nella generazione successiva. E in quel tempo egli era venerato dalle genti di Llirdis come un semidio. Ma nell’anno seguente ebbero principio i guai che quasi gettarono nella discordia lo stato llirdiano, che infine fecero cadere in disgrazia Orthis. Egli aveva svelato la sua scoperta al suo popolo prima che ad altri, e ora…'

Trehearne leggeva con la piu profonda attenzione, cercando di scoprire oltre il nudo racconto dei fatti quale forza poteva far si che uomini come Edri calpestassero i loro interessi piu vitali. Orthis non aveva avuto intenzione di limitare al suo mondo la razza dei Vardda. Avrebbe voluto rendere partecipi del suo segreto gli altri pianeti di Aldebaran e infine i sistemi solari che la prima spedizione aveva visitato e che vantavano un alto grado di civilta. Desiderava che tutti loro ne partecipassero, essi e le altre razze che forse si sarebbero scoperte nella Galassia purche dotate di un livello culturale abbastanza alto da esserne degne. Ma quando cio fu risaputo dai neo-Stellari, si ebbe una violenta reazione. Si sollevo ogni genere di obiezioni, dall’egoistica, ma, per Trehearne, del tutto logica argomentazione che i Llirdiani avevano tutti i diritti alla mutazione, avendo sperimentato tutte le vie e compiuto tutta la fatica, e percio dovevano tenere per se il segreto, almeno per qualche tempo, alla grave minaccia della guerra in proporzioni galattiche. «Ricordate» aveva ammonito il presidente del Consiglio «come abbiamo aiutato i piu arretrati mondi del nostro sistema solare nella conquista del volo interplanetario e come essi ci hanno ripagato. Ricordate le guerre che gia abbiamo combattuto! Pensiamoci bene, prima di diffondere questo grande potere.»

Ci pensarono, e nonostante le appassionate argomentazioni di Orthis e dei suoi seguaci, non si affrettarono a prendere una decisione. La situazione divenne cosi tesa che la nave-laboratorio di Orthis venne sigillata e sequestrata e Orthis stesso venne posto in stato d’arresto. La lotta si trascino per anni, e dai resoconti sembrava a Trehearne che quei padri dei futuri Vardda non avessero agito solo per l’egoistico desiderio di tenere per se quel bene supremo. Essi si trovavano di fronte a un gravissimo problema senza precedenti, e non avevano nulla su cui fondarsi se non i loro pensieri e sentimenti. Alcuni dei membri del Consiglio — i congressisti llirdiani — erano evidentemente mossi da gretti motivi di puro egoismo. Ma ve ne erano altri che cercavano sinceramente di essere giusti e per i quali la giustizia verso la loro gente veniva per prima cosa. Temevano di rendere partecipi del segreto della mutazione o del controllo di essa qualsiasi altro popolo. Temevano di spalancare tutte le ignote porte dello spazio su Aldebaran. Gli Orthisti furono sconfitti.

Poi venne la fine, la drammatica esplosione finale. La fazione orthista preparo la fuga per il suo capo. Lo aiutarono a impadronirsi dell’astronave. Lo videro scomparire nel vuoto oscuro oltre il

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