troppo bene i suoi sentimenti in merito.»
Shairn lo sfido: «Mettimi alla prova.»
Joris si era fatto molto pensoso.
«Sai» disse a Kerrel «qualunque atteggiamento essa prenda, c’e una gran parte di verita in quello che quest’uomo dice. Troppa, temo, perche la si possa trascurare.»
«E un bluff» disse Kerrel. «Senti, Joris, se tu lasci libero quest’uomo, dovro riferire…»
«Oh, riferisci e va’ all’inferno! La legge dice che io devo arrestarlo e io lo arrestero, e il mio dovere si limita a questo e non c’e bisogno che tu mi dica quel che devo fare.»
Si avvicino al registratore, ne tolse il rullo, lo getto sul pavimento e lo schiaccio sotto i piedi. «Ora fuori di qui, tutti. Vi congedo. E raccomando a tutti di tenere la bocca chiusa, specialmente a
Trehearne rimase, e in lui c’era l’amara convinzione di aver perso la partita. Le facce degli altri, mentre se ne andavano, erano molto dubbiose. Finalmente si trovo solo con Joris nel fascio di luce dorata delle vetrate. Dal settore orientale della base Trehearne vide una grande astronave levarsi in volo e librarsi verso lontani astri.
Joris misurava la camera a grandi passi, senza dir parola. Il silenzio era pesante, opprimente. I rumori del porto cosi lontani la sotto non lo rompevano: ne erano al di fuori e il volto di Joris era una maschera pesante, cupa. Trehearne guardo fuori al cielo diverso, dove le nuvole ardevano come piccole nebulose, e poi alle navi laggiu. Dalla sua posizione poteva vedere il settore di arrivo delle squadriglie dei vari pianeti, i lenti apparecchi da carico provenienti dai mondi esterni ad Aldebaran, e improvvisamente gli baleno alla mente che cosa dovevano sentire i poveri bastardi a bordo, vedendo le astronavi andare e venire convinti che non le avrebbero mai potute seguire. Al di la della base sorgevano le torri della citta, e Trehearne si chiese se l’avrebbe mai vista.
Joris smise di camminare e ordino: «Venite qui.»
Trehearne obbedi. Gli occhi chiari, duri e intensi come quelli di una vecchia aquila lo scrutarono a lungo, pesandolo, valutandolo. Egli non disse nulla. Non c’era altro da aggiungere.
«Sangue vardda» mormoro Joris tra se. «Indiscutibile. E vuole librarsi a volo tra le stelle.» Chiese all’improvviso. «Siete un trovatello?»
«No» disse Trehearne. E aggiunse lentamente. «Ma e come se lo fossi stato.»
Joris si volse altrove, le sopracciglia corrugate, la testa e le spalle massicce sullo sfondo del cielo ardente. «Quanti anni avete?»
«Trentatre, in anni terrestri.»
Sempre voltando le spalle a Trehearne, Joris parlo. «Mi sembra di vedere una via d’uscita. Se vi servira o no non lo so dire. Il Consiglio si radunera di nuovo tra cinque giorni; allora mi si chiedera di fare un rapporto su di voi e faro del mio meglio. Nel frattempo dovrete andare dove vi diro e rimanervi senza far chiasso. E chiaro?»
«Si.» Il lieve pulsare della speranza era ricominciato in lui.
«Bene. E, Trehearne…»
«Si?»
«Se tutto andra bene, vi librerete in volo tra le stelle!»
Era una minaccia e una promessa insieme.
Mezz’ora piu tardi, dopo un viaggio in sotterranea che gli tolse ogni nozione del luogo in cui si trovava, Trehearne fu scortato in un nitido stanzino quadrato, confortevole sotto ogni aspetto, ma pur sempre una cella. La serratura magnetica scatto con un lieve suono secco alle sue spalle; rimase solo.
Non c’erano finestre. Non sapeva neppure se si trovava sopra o sotto il livello del suolo. Non c’era ne giorno ne notte ne tempo. Egli percorse da capo a fondo il breve pavimento e mangio i cibi inconsueti che gli giungevano automaticamente attraverso una fessura della parete e cerco di dormire. Fumo le ultime sigarette, risparmiate a stento. Spero e la speranza si trasformo lentamente in cupa disperazione.
Nessuno veniva. Shairn l’aveva dimenticato. L’amicizia di Edri si era allentata. A ogni ora che passava gli pareva sempre piu chiaro che Joris gli aveva teso una trappola. Li odiava tutti. S’infuriava, attendeva e ricordava le parole del vecchio.
'Potreste esser tolto di mezzo con tanta rapidita e segretezza che nessuno mai udrebbe parlare di voi.'
E questo era il suo arrivo a Llirdis, il frutto del suo viaggio attraverso l’Universo. Questa era la fine del sogno.
La sua furia cadde.
Venne il momento in cui si sveglio d’improvviso da un sonno inquieto per udire lo scatto della serratura e un passo lieve, attutito che si avvicinava. Balzo in piedi e vide che era Shairn. Ella grido: «
«Tutto e finito, Michael, sei libero!»
9
Era passata un’ora e ancora non riusciva a crederci. Aveva lasciato alle sue spalle la cella e i cinque giorni di attesa. Si trovava su una terrazza alta sopra la citta. Era notte e le lune splendevano nel cielo. Il vento del mare aveva il sapore pungente del vino, ma non era come il vento di mare che egli ricordava, era nuovo e strano, intensamente emozionante. Intorno a lui le alte torri sottili si slanciavano verso le lune e lontano, ai suoi piedi, la rete luminosa delle strade era un’apparizione di sensuale bellezza, variopinta sonora, satura di vita.
Shairn sussurro: «Guarda, Michael. E tutto tuo.»
Guardo. Le sue mani erano aggrappate alla ringhiera della terrazza e c’era in lui una pienezza che gli mozzava il respiro.
«C’entro un poco anch’io, Michael. Non mi ringrazi?»
Egli si volse. Shairn aveva indossato un ondeggiante abito bianco drappeggiato e cosparso di una pioggia di diamanti e nella massa scura dei suoi capelli brillavano strani gioielli. Egli comincio a parlare e poi dimentico quello che voleva dire, quando rumori all’interno dell’appartamento — erano in casa di Edri — annunciarono l’arrivo di Joris.
«Vieni a sentire come e accaduto il miracolo.»
Dalla terrazza passarono attraverso porte di vetro scorrevoli aperte ora alla tiepida brezza, in una bassa camera ampia e spaziosa che era insieme estremamente semplice e confortevole. La camera di un milionario, avrebbe detto Trehearne, eppure Edri era povero, secondo il metro dei Vardda, non essendo proprietario di astronavi e lavorando per altri proprietari. Le pareti-finestre si affacciavano sulla citta, uno spettacolo imponente di luce e di colore, senza vistosi eccessi, e all’interno erano la quiete e un’intimita resa piu personale dalla presenza dei piccoli oggetti che Edri aveva portato a casa dai suoi viaggi. Macchine di vario genere provvedevano, automaticamente alle pulizie giornaliere mentre egli era fuori e non vi era cucina. I pasti gli giungevano attraverso un tubo pneumatico, caldi, freddi, secondo gli ordini, da un servizio centrale. Ricordando il proprio appartamento da scapolo sulla Terra, Trehearne si senti preso dall’invidia.
Joris gli si avvicino, tendendogli la sua grande mano dura. Trehearne la strinse e Joris disse: «Che cosa avete pensato in quei cinque giorni in cella?»
Trehearne scosse il capo. «Non ve lo dico, dal momento che nulla di quanto pensavo corrispondeva a realta.»
Joris rise. Edri disse: «Non gli abbiamo detto nulla. Abbiamo lasciato a voi il privilegio.» Prese dei bicchieri e verso del vino. Joris sedette pesantemente in una poltrona, pieno del sincero orgoglio di aver saputo risolvere la situazione, raggiante addirittura. Shairn si accovaccio accanto a lui su un ampio divano e comincio a sorseggiare il suo vino. «Avanti» disse. «Aspettiamo.»
«C’e voluta un’abilita da giocoliere» disse Joris «e qualche vera e propria falsificazione, ma tutto e andato bene. Vedete, Trehearne, all’Amministrazione della base esiste un registro completo di tutti i viaggi. Riportandomi a trenta o quarant’anni fa, sono riuscito a crearvi un soddisfacente passato.»
Si chino in avanti. «Ora ascoltate e tenete bene in mente. Siete nato sulla Terra trentaquattro anni or sono da genitori vardda allora impegnati in attivita commerciali su quel pianeta. Vostra madre mori nel darvi alla luce e vostro padre fu costretto ad abbandonarvi poiche un piccolo Vardda non puo sopravvivere al volo interstellare. Le persone che vi allevarono e che voi credevate vostri genitori non furono in realta che dei genitori adottivi.» S’interruppe, si frugo nelle tasche dei pantaloni finche trovo un foglietto di carta che tese a Trehearne. «Ecco i nomi dei vostri veri genitori. Teneteli a mente. Vostro padre mori in un incidente al largo della nebulosa di Orione e non avete ne fratelli ne sorelle. Il caso vuole che a voi non tocco neppure l’eredita perche il patrimonio di vostro padre venne diviso subito dopo la sua morte. Da ora in poi questa e la sola vostra storia. Non dimenticatela. E non ditene piu di quanto siate richiesto.»
Trehearne guardo il foglietto e i due nomi che vi erano scritti. «Non pensavo fosse possibile… Ma che cosa ha detto Kerrel? Certo non ha creduto a questa storia.»
«Ma non poteva provare che la verita fosse un’altra. E io produssi documenti di tale attendibilita che il risultato fu schiacciante.» Rise. «In effetti causo, come si dice, il crollo del terreno sotto i suoi piedi.»
«La cosa non gli e piaciuta» disse Shairn. «Ma non vi poteva far nulla, ne potra far nulla in futuro. Joris e io riuscimmo a convincere il Consiglio a non chiamarvi in causa, Michael, adducendo la ragione che meno si parlava del fatto meglio era. L’udienza fu chiusa, senza che i cronisti potessero assistervi. I documenti prodotti da Joris e le vostre caratteristiche di Vardda furono sufficienti. In meno di mezz’ora il Consiglio prese la sua decisione, dopodiche si riunirono nuovamente per rafforzare la legge secondo cui i neonati Vardda non possono venire alla luce in nessun altro luogo che a Llirdis!»
Trehearne si ficco in tasca il foglietto. «Vorrei dire tante cose, ma…» S’interruppe e Edri gli mise in mano un bicchiere. «Non provatevi neppure» disse. «Diteci francamente che noi siamo meravigliosi e saremo soddisfatti. Tra parentesi, non giudicatemi un bugiardo. Non ho fatto che riferire i particolari piu interessanti che voi stesso mi avete raccontato sulla vostra infelice infanzia di trovatello.»
Trehearne sogghigno. Volse lo sguardo dall’uno all’altro e infine lo fisso su Joris. «C’e una cosa che non capisco. Perche avete fatto questo per me?»
«Non chiedete mai a un uomo perche ha agito in un dato modo, se ha agito bene, Trehearne. E ora che siete un Vardda fatto e finito, avete un altro problema da affrontare. Dovete guadagnarvi la vita. Desiderate ancora darvi ai voli interstellari?» Colse l’espressione del viso di Trehearne e sorrise. «Ho bisogno di un sovrintendente a bordo della mia nave
Edri intervenne: «Bisogna che vi avverta, Trehearne. Le spedizioni a Ercole sono tra le piu dure di tutta la Galassia.»
«Ecco perche rendono tanto» disse Joris. «Ebbene?»
Prima che Trehearne potesse rispondere, Shairn gli poso pigramente una mano sulla spalla e disse: «Sciocchezze, Joris. Non e il caso che intraprenda nulla di simile. Posso trovargli una sistemazione migliore nella mia flotta e nell’attesa non patira certo la fame.»
Il volto di Trehearne si irrigidi. Osservo pianamente: «Mi sembra di aver sentito dire, Shairn, che gli affari vi vadano a meraviglia.»
«Oh, a meraviglia! Trenta navi invece delle due di Joris. Mio padre era un uomo in gamba e io sono stata abbastanza fortunata da essere la sua unica erede. Oh, al diavolo chi vuol parlare di affari! Andiamo, Michael, vi mostreremo la citta!»
«Tra un momento.» Joris lo guardava con un’espressione curiosa, e le labbra di Trehearne si irrigidirono ancor piu. Chiese: «Quando dovro trovarmi a bordo della
Edri si curvo sulla spalla di Shairn e bisbiglio. «Penso che abbiate fatto arrabbiare il nostro Michael.»
Joris guardo Shairn e rise. «Perdete un ospite, vero?» Si alzo. «Benissimo, Trehearne, ve lo faro sapere. E ora vediamo che cosa possiamo fare per celebrare questo giorno!»
Uscirono. Ma per un’ora o piu Shairn rimase un po’ imbronciata, tanto piu perche Trehearne pareva aver dimenticato la sua esistenza.
Splendente nel costume nero e argento preso dal guardaroba di Edri, libero, accettato, con un futuro davanti a se, Trehearne camminava per le vie della citta, ubriaco di colori, di suoni e di movimento, abbagliato dalle incredibili dimensioni e dall’assoluta stranezza della piu grande metropoli della Galassia. Si ergeva splendida nella varieta dei suoi edifici affollati, fiorente, bella, immersa